Gli esami specialistici condotti dalla sezione di Forlì dell'Istituto zooprofilattico, confermati dal Centro nazionale di riferimento per l'influenza aviaria di Padova, sui campioni prelevati nell'allevamento, hanno rilevato, infatti, la presenza del virus del tipo H7. Per fronteggiare il nuovo caso, la Regione ha già emanato un'ordinanza per l'attuazione delle misure straordinarie previste in questi casi dalla normativa sanitaria europea e nazionale.
RISCHI PER L'UOMO - Per quanto riguarda la sicurezza alimentare, le autorità sanitarie confermano che non vi è alcun rischio per l'uomo derivante dal consumo di carni di tacchino e sottolineano che il ritiro di quest'ultime è stato disposto esclusivamente come misure di estrema cautela in quanto potenzialmente venute a contatto con il virus. L'eventuale contaminazione non è pericolosa per il consumatore, bensì per il possibile contatto delle uova o dei relativi scarti (gusci) con altri avicoli.
COSA FARE - Le precauzioni da adottare per chi ha uccelli sono quelle che occorrono per evitare il contatto con animali selvatici, adottando alcuni accorgimenti, come ad esempio evitare che nel recinto scorrano fossi o canali o vi siano stagni. Per quanto riguarda la prevenzione della diffusione del virus, la raccomandazione che viene fatta, se si sospetta che sia comparsa la malattia (ad esempio la morte improvvisa e contemporanea di diversi animali), è di contattare il Dipartimento di Sanità Pubblica dell'Ausl di riferimento, che provvederà ad effettuare gli accertamenti del caso.
LE FAQ - A disposizione dei cittadini, sui siti internet della Regione, della Usl di Imola, della Usl di Ferrara e del Comune di Mordano ci sono le principali domande/risposte sul virus: ci sono problemi a mangiare alimenti che contengono uova crude? Devo usare qualche precauzione per le galline del pollaio domestico? Ma se non ci sono pericoli di contagio, perché vengono sequestrate le uova?
GLI ABBATTIMENTI - Anche per questo terzo focaloio, i provvedimenti comprendono, come negli altri casi, l'abbattimento degli animali presenti nell'allevamento, che inizieranno al più presto. A tal proposito, l'associazione animalista Animal Equality sottolinea come, tra i tanti spunti di riflessione su questa vicenda, ne manchi uno "così palesemente semplice eppure evidentemente sfuggente: perché così tanti individui si trovano rinchiusi dentro un capanno? Quale soluzione potremmo proporre affinché questi poveri animali non siano più' poveri ma liberi?".
E aggiunge: "la risposta per noi è semplice. Nessun individuo dovrebbe essere sfruttato: cinquecentomila animali che muoiono in quello che sembra un girone dantesco non sono risorse perdute ma individui ai quali è stata negata la vita, la libertà. Individui che come noi hanno un proprio sentire, dei desideri, delle necessità che vengono calpestate quotidianamente perché è più importante trasformarli in macchine per produrre uova. E così dimentichiamo chi sono, dimentichiamo tutto e riusciamo a leggere quel 500.000 senza battere ciglio, pensando magari alla perdita in termini economici e non a quante vite sono state spezzate", sottolinea Animal Equaity.
Roberta Ragni