Come tutti gli organi del nostro corpo anche il cervello invecchia ma ci sono delle situazioni che possono accelerare questo processo fisiologico, una di queste sembra essere il lavoro su turni soprattutto se molto irregolari in quanto fonte di grande stress per l’organismo.
A dirlo è uno studio condotto in collaborazione tra l’Università di Swansea nel Galles e l'Università di Tolosa in Francia e pubblicato sul Journal of occupational medicine. Gli esperti hanno preso a campione 3.000 persone sottoposte a vari tipi di test e seguite in anni diversi per capire quanto il loro cervello fosse pronto e scattante.
Si è notato così che coloro che da almeno 10 anni lavoravano con turni molto irregolari, spesso di notte e con tante ore di fila, avevano un invecchiamento cerebrale precoce che corrispondeva non a 10 anni (il tempo che era effettivamente trascorso) ma a 16 anni e mezzo. Questo perché il lavoro su turni scombussola il normale ritmo sonno veglia del nostro organismo con la conseguenza di farlo invecchiare precocemente. Inoltre in chi lavora di notte è spesso riscontrata una carenza di vitamina D, fattore associato a un deficit del lavoro cerebrale.
Scambiare il giorno per la notte, anche se per motivi di lavoro, può dunque a lungo andare incidere sulle nostre capacità cognitive rallentando la velocità di pensiero e indebolendo la memoria. Come ha spiegato Philip Tucker, autore della ricerca: “Si tratta di un sostanziale declino nella funzione del cervello. Dunque è probabile che quando le persone cercano di svolgere compiti cognitivi complessi, possono fare più errori”.
Cos’è che a livello fisico esattamente provochi questa accelerazione nell’invecchiamento non è ancora del tutto chiaro anche se si ipotizza che i responsabili possano essere alcuni ormoni definiti dello stress, che vanno ad agire negativamente sui neuroni. Fortunatamente gli scienziati hanno anche appurato che si può fermare questo processo e recuperare nel giro di 5 anni semplicemente riprendendo degli orari più regolari e normali, purtroppo però non tutti possono permettersi di farlo.
Se proprio non si può evitare di sottoporsi a turni stressanti, come ha dichiarato Tucker “ci sono modi per mitigarne gli effetti”: pianificare gli orari con criteri migliori e sottoporre regolarmente le persone che li svolgono a test cognitivi per riconoscere in tempo eventuali segnali di pericolo.
Francesca Biagioli
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