L'Argan (Argania spinosa), che appartiene alla famiglia delle Sapotacee ed è un albero nativo del Marocco, dove è il secondo più diffuso dopo la quercia, non a caso viene chiamato anche "albero delle capre". Sui suoi rami, che raggiungono anche i 10 metri d'altezza e una corona dal diametro fino a 14 metri, questi animali hanno imparato a mangiare le foglie ricche d'acqua e i frutti, contribuendo tra l'altro anche alla diffusione della pianta. Riescono, infatti, a rosicchiare la parte carnosa del frutto, sputando il seme, che così può germogliare.
In seguito al forte e sconsiderato disboscamento, portato avanti senza scrupoli per anni per sfruttare i legni ricercati per la lorr compattezza e durezza, per ottenere terra coltivabile, o per la mutilazione dei rami durante la raccolta dei frutti, anche le caprette hanno rischiato di non poter più nutrirsi dei frutti dell'albero di Argan, che ormai sopravvive in una sola vallata. Per fortuna, infatti, nel 1996 ha dichiarato l'albero d'Argan patrimonio dell'umanità, salvando gli esemplari rimasti.
È così che oggi gli alberi di argan e le loro capre arrampicatrici attirano migliaia di turisti in Marocco, in una posizione strategica tra il Sahara e le pianure centrali, dove l'albero è diventato il simbolo della lotta alla desertificazione: grazie alle sue profondi radici e alle sue foglie protegge il terreno dall'erosione.
È anche per questo che le popolazioni locali, che ne utilizzano tutte le sue parti (le foglie e la polpa come foraggio, il legno per il riscaldamento, i frutti per produrre il famoso olio alimentare e cosmetico) lo considerano preziosissimo. Ancora non siete sicuri che non si tratta di un fotomontaggio? Ecco allora un video per convincere anche i più cinici:
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Roberta Ragni
ABDELHAK SENNA/AFP/Getty Images
FADEL SENNA/AFP/Getty Images
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