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Raccolta differenziata: quali sono gli errori piu’ comuni che dovremmo evitare? (VIDEO)

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raccolta differenziata errori

Raccolta differenziata, quali sono gli errori più comuni? I dubbi su dove buttare gli imballaggi, alimentari e non, sono spesso presenti tra i cittadini. Alcuni Comuni prevedono regole diverse per il conferimento dei rifiuti ai fini del loro riciclo.

Per fare chiarezza abbiamo chiesto agli esperti presenti a Ecomondo 2014 quali sono gli errori più comuni e quali possono essere le soluzioni più adatte per aiutare i cittadini a fare una raccolta differenziata corretta.

Ad esempio, gettare bottiglie, Tetra Pak e scatolette senza residui di cibo aiuta la raccolta differenziata e permette di evitare la formazione di muffe e batteri tra i rifiuti. Siamo noi cittadini i primi a dover collaborare per una raccolta differenziata corretta.

In caso di dubbio chiediamo sempre ai Comuni delle specifiche sulla raccolta dei diversi materiali. Guardate i video con le nostre interviste per fare chiarezza e per iniziare a differenziare i rifiuti al meglio. Non commettere errori aiuta coloro che si occupano della raccolta e del riciclo dei rifiuti, permette che interi cassonetti non vengano compromessi e consente di ottenere nuovi materiali di maggiore qualità.

1) Vetro

Franco Grisan, presidente di CoReVe, ci ha spiegato che di solito i consumatori mettono insieme al vetro altri materiali che possono sembrare simili al vetro, come i piatti. Questi materiali però sono differenti dal vetro e rischiano di vanificare la raccolta differenziata. Un portacenere di cristallo di un certo peso può rovinare un'intera campana per la raccolta del vetro. 

{youtube}mk6YoI11aeg{/youtube}

2) Alluminio

Cosa dobbiamo gettare nel bidone dell'alluminio? In questo tipo di raccolta differenziata si inseriscono scatolette, bombolette spray, tappi a vite delle bottiglie di olio e di acqua e fogli di alluminio, come ricorda il CiAl. A volte il foglio di alluminio non viene inserito nella raccolta differenziata poiché la denominazione di "carta stagnola" può creare confusione, ma in realtà è riciclabile al 100% come le lattine. Anche la carta stagnola sporca, ad esempio con piccoli residui di olio o di sugo, va conferita con l'alluminio. Non si possono gettare con l'alluminio le bombolette che riportano simboli della nocività del prodotto. Dalle scatolette degli alimenti vanno sempre eliminati tutti i residui di cibo per una questione di igiene.

{youtube}PYWi-BlOHME{/youtube}

3) Tetra Pak

Dove si butta il contenitore del latte? Lo abbiamo chiesto a Michele Mastrobuono, Direttore Ambiente di Tetra Pak Italia. Ci ha spiegato che bisogna informarsi presso i Comuni. Dove è stata avviata la raccolta differenziata questi contenitori vanno conferiti insieme alla carta o alla plastica, a seconda di quanto stabilito dai diversi Comuni. Alcune volte i cittadini scambiano il Tetra Pak per un contenitore di plastica e lo gettano con essa anche quando dovrebbe essere conferito con la carta. Una corretta pulizia del Tetra Pak dai residui alimentari aiutano a non creare impurità nella carta o nella plastica presente nella raccolta.

{youtube}i5z5XR_83GI{/youtube}

4) Carta e cartone

Roberto Di Molfetta, Responsabile Riciclo e Recupero di Comieco, introduce in questo video le 10 regole d'oro per la corretta raccolta differenziata. Se la carta o il cartone sono sporchi di cibo, come nel caso del cartone della pizza, dobbiamo separare la parte sporca dalla parte pulita. La parte pulita si butta nella carta, mentre la parte sporca si butta nell'organico, se la raccolta è attiva. Gli scontrini non si buttano nella carta, vanno conferiti nel secco. Ciò garantisce che la nuova carta che verrà prodotta e poi di nuovo riciclata sia davvero di qualità.

{youtube}gFpBfS7yI4k{/youtube}

Marta Albè

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A Sydney una tiny house costruita al 95% con materiali riciclati (FOTO)

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Una piccola casa costruita quasi del tutto con materiali riciclati. Siamo a Sydney, dove un vero appassionato di tiny House, James Galletly aka The Upcyclist, ha ideato questa speciale abitazione, di ridotte dimensioni ma confortevole e alimentata dalle fonti rinnovabili.

Ma è davvero possibile utilizzando quasi esclusivamente materiali di recupero? La risposta è praticamente scontata. Il Movimento “Tiny House” si sta facendo strada in tutto il mondo basandosi proprio sulla possibilità di riutilizzare materiali dismessi per dare loro una nuova vita, limitando l'utilizzo di altre risorse.

Il costruttore australiano James Galletly ne ha fatto una filosofia di vita. Di recente ha collaborato con The Bower per progettare e costruire il piccolo e accogliente rifugio su rimorchio, assemblato con oltre il 95% di materiali riciclati. Questi ultimi provengono soprattutto da The Bower, Reverse Garbage e altri cantieri di recupero di Sydney. I pochi oggetti acquistati nuovi sono coperture per viti e inverter per l'energia elettrica.

Il rivestimento esterno è una combinazione artisticamente assemblata di allume di zinco, lamiera ondulata e steccati di recinzione in legno, che rendono la struttura impermeabile al 100%. Le pareti interne sono rivestite da una combinazione abbastanza eclettica di compensato e lamiera.

Le mura sono state invece riempite con un mix di Bower che funge da isolante: si chiama “earthwool” ed è un prodotto a base di vetro riciclato e sabbia. Il soffitto è isolato con un foglio riflettente. Circa la metà delle viti e dei fissaggi utilizzati sono di seconda mano e provengono ancora da The Bower.

Il piccolo rifugio è stato progettato e realizzato in 3 mesi. Ci sono volute più di 500 ore per la costruzione, la progettazione e la ricerca dei materiali per l'edilizia e 20 persone hanno contribuito con il loro tempo al progetto.

tiny house sydney2

tiny house sydney3

E l'arredamento? Anche i mobili sono stati creati utilizzando materiali recuperati per produrre oggetti salvaspazio, come il letto pieghevole e le scale, realizzate con i pallet. Anche la scrivania è a scomparsa e pieghevole. Il sistema di illuminazione e di alimentazione è a LED ed è alimentato ad energia solare.

tiny house sydney4

Abbiamo voluto dimostrare cosa si può fare con materiali riciclati ed esporre a Sydney il concetto di tiny househa spiegato James Galletly. Il ricavato della vendita andrà a The Bower e al finanziamento della start-up di James che punta a costruire questo tipo di case usando materiali riciclati.

Precisa il progettista che all'occorrenza la struttura può essere facilmente staccata dal rimorchio e resa permanente poggiandola su una fondazione come si farebbe per una casa normale.

Francesca Mancuso

Foto: Facebook

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Bardana: prorpieta', benefici, usi e controindicazioni

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bardana proprieta bemefici

La bardana, conosciuta anche come bardana maggiore o lappa bardana, è una pianta erbacea della famiglia delle Asteraceae. Ha grandi foglie cuoriformi con fiori rossicci. La bardana cresce nei luoghi umidi e incolti. Ad esempio lungo i bordi dei prati e i sentieri di campagna. E' nota per le sue numerose proprietà benefiche.

Proprietà e benefici

Secondo la medicina naturale, la bardana ha proprietà diuretiche e di purificazione del sangue, che sono tra le caratteristiche che la rendono più nota negli usi curativi. La bardana contiene sali minerali come calcio, potassio, ferro e magnesio. Contiene inoltre sostanze vegetali antibiotiche dal potere antibatterico.

Ha notevoli proprietà cicatrizzanti e contribuisce ad abbassare i livelli degli zuccheri nel sangue. E' considerata benefica per problemi alla pelle, come impurità, acne e psoriasi, problemi di stomaco e cura delle ferite.

Secondo la medicina tradizionale la bardana cura le intossicazioni del sangue, le infezioni batteriche, le difficoltà di carattere diuretico e gli stati di iperglicemia. In generale la bardana viene esaltata per le sue proprietà depurative e diuretiche e per la sua capacità di stimolare il lavoro del fegato e la produzione della bile.

Usi della bardana

La bardana viene spesso utilizzata sotto forma di decotto realizzato a partire dalle radici fresche o essiccate. Bere una tazza di decotto di bardana alla mattina stimola la diuresi. Di solito si utilizza 1 cucchiaino di radice di bardana ogni 250 millilitri d'acqua per la preparazione di decotti diuretici.

Bere due o tre tazze di decotto di bardana al giorno è un rimedio naturale che consente di godere delle proprietà antibatteriche di questa pianta. Lo stesso tipo di decotto a base di radici di bardana viene utilizzato per abbassare il tasso di zuccheri contenuto nel sangue dei diabetici.

I decotti di bardana, a base di radici o di foglie, vengono impiegati anche per uso esterno sotto forma di impacchi che sono considerati benefici in caso di reumatismi, di acne, pelle impura e capelli grassi. Le radici di bardana si raccolgono in primavera, durante il secondo anno di vita della pianta, mentre le foglie per uso erboristico vengono raccolte e lasciate essiccare tra maggio e agosto.

Le radici di bardana sono commestibili. In Giappone vengono raccolte ad uso alimentare. Anche nella tradizione culinaria popolare italiana è presente la bardana, ad esempio sotto forma di radici lessate. Le foglie di bardana si possono consumare lessate insieme ad altre verdure.

Le foglie fresche di bardana vengono utilizzate sulle ferite, per favorire la cicatrizzazione, e sui foruncoli, per accelerare la guarigione. La tintura madre di bardana viene impiegata in erboristeria per depurare il fegato. Le sostanze contenute nelle radici rendono la bardana un vero e proprio antibiotico naturale.

In questo caso può essere utile assumere la bardana sotto forma di decotto. Per maggiori informazioni sugli usi della bardana, in base alle proprie condizioni di salute, è bene rivolgersi al proprio erborista di fiducia, che saprà consigliare il rimedio naturale migliore a seconda del caso specifico.

Controindicazioni della bardana

Alcune persone potrebbero soffrire di allergia alla bardana. Naturalmente in questo caso l'assunzione di bardana, sotto qualsiasi forma, è controindicata. La bardana è controindicata in gravidanza, dunque il suggerimento per le donne che aspettano un bambino è di evitarne l'assunzione. La bardana è controindicata in gravidanza per una sua possibile azione sulla muscolatura uterina.

Dato il suo potere ipoglicemizzante, la bardana potrebbe interagire con alcuni farmaci consigliati ai diabetici. In generale non sono stati riscontrati effetti indesiderati o tossici della bardana in chi ha rispettato le dosi terapeutiche indicate dal medico e dall'erborista. Dovranno fare attenzione alla bardana, e evitarla, le persone che sanno di essere allergiche o ipersensibili alle Asteraceae.

Marta Albè

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Risotto al radicchio rosso con mandorle e mele

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risotto radicchio cover

Risotto al radicchio rosso, ecco una ricetta un po' diversa dal solito, che prevede di arricchire il piatto con mandorle e mele. Con questo risotto al radicchio rosso potrete sutpire i vostri ospiti a pranzo o a cena. Preferite il radicchio rosso tondo. Se non avete a disposizione la cipolla rossa, potete utilizzare la cipolla comune o lo scalogno. Per voi tutte le istruzioni per preparare un ottimo risotto al radicchio rosso con mandorle e mele.

Ingredienti per 2 persone

180 gr di riso per risotti
¼ di radicchio rosso tondo
¼ di cipolla rossa media
1 litro di brodo di verdure
1 mela piccola
10-15 mandorle sgusciate
1 pizzico di zenzero
3 cucchiai di olio extravergine
Sale e pepe

Preparazione

Per iniziare a cucinare il risotto al radicchio rosso dovrete preparare un litro di brodo di verdure secondo le vostre abitudini. Vi potrà essere utile, ad esempio, unire nella preparazione qualche pezzetto di sedano, porro, prezzemolo e carota, comunque procedete secondo i vostri gusti e portate il brodo ad ebollizione in modo che sia pronto quando dovrete iniziare la cottura del riso.

Mondate e lavate il radicchio rosso. Affettatelo a listarelle sottili. Sbucciate la cipolla rossa e dividetela in quattro parti. Per preparare il risotto al radicchio rosso per due persone vi basterà un quarto di cipolla.

Sciacquatela rapidamente con acqua fredda per evitare che gli occhi lacrimino mentre la affettate (qui il nostro metodo per sbucciare e affettare la cipolla senza piangere). Versate due cucchiai di olio extravergine d'oliva in una padella antiaderente capiente o nella pentola che usate di solito per fare il risotto.

Riscaldate l'olio e unite la cipolla. Doratela leggermente mescolando con un cucchiaio di legno. Versate il risotto e tostatelo a fiamma viva per circa trena secondi, sempre mescolando bene in modo che non si attacchi al fondo della pentola. Quindi aggiungete anche il radicchio rosso gia affettato.

Mescolate bene e iniziate a versare insieme al riso una parte del brodo. Prevedete circa 20 minuti di cottura totali. Sbucciate la mela, affettatela a cubetti e unitela dopo circa 5 minuti di cottura, insieme ad altro brodo. Attendete che il risotto arrivi a metà cottura se volete che la mela rimanga più croccante.

Non dimenticate di insaporire il risotto con zenzero in polvere, pepe nero (ancora meglio se macinato fresco) e sale (da preferire il sale marino integrale o il sale rosa dell'Himalaya). Tenete sotto controllo la cottura del risotto e mescolate di tanto in tanto, versando ancora un po' di brodo di verdura quando serve.

A parte tritate una manciata di mandorle e tostate in padella qualche mandorla intera. Quando il risotto sarà pronto, mantecate con olio extravergine d'oliva e arricchitelo con le mandorle tritate. Servite il risotto al radicchio rosso nei piatti guarnendoli con qualche mandorla intera (tostata, oppure no, a piacere).

risotto radicchio ricetta

Buon appetito!

Marta Albè
(Testi e foto)

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Ansia: le nuove terapie saranno a base di ossitocina?

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attacchi di panico

Soffrite di ansia? Forse il vostro problema è dovuto ad uno scompenso dell’ossitocina, l’ormone della serenità, dell'amore e del piacere. A dirlo è una nuova ricerca americana che ha evidenziato come livelli troppo bassi di ossitocina possano far sorgere ansia e attacchi di panico.

Gli scienziati della Stanford University School of Medicine, che hanno visto pubblicato il loro studio su Molecular Psychiatry, hanno preso a campione 27 volontari (dai 4 ai 64 anni di età) selezionati tra un gruppo di persone che avevano bisogno di punture lombari per ragioni mediche. I ricercatori hanno testato i livelli di ossitocina nel liquido cerebrospinale ottenuti durante la puntura lombare, contemporaneamente hanno raccolto campioni di sangue e fatto compilare un questionario sui livelli di ansia dei partecipanti.

Secondo i risultati ottenuti sarebbe sufficiente sottoporsi ad un semplice esame del sangue per capire qual è il livello di ossitocina presente nel corpo e in questo modo valutare se ciò possa essere la motivazione della propria ansia. Questo sistema attualmente comporta un solo prelievo del sangue a differenza del passato quando invece per monitorare i livelli di ossitocina presenti nell’organismo era necessario per forza prelevare del liquido cerebrospinale. Il team si è mostrato dunque molto soddisfatto dei risultati ottenuti anche perché è la prima volta che una ricerca prova che ad una minore concentrazione di ossitocina corrisponde uno stato di ansia maggiore.

Come ha dichiarato Karen Parker, del team di ricerca: “questo ormone potrebbe diventare presto un biomarker per lo stato d'ansia. Non solo, proprio perché è presente in basse quantità la somministrazione di ossitocina potrebbe diventare una possibile nuova terapia”. Naturalmente sono prima necessarie nuove e più approfondite ricerche.

{youtube}N2xCiGJm7Q4{/youtube}

{youtube}KY6QBeEn7Q0{/youtube}

Francesca Biagioli

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- Ansia: 10 rimedi naturali per alleviare il panico

- Ansia: non solo rimedi naturali ma anche la giusta alimentazione

Eczema: 10 rimedi naturali

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rimedi naturali eczema

Rimedi naturali che possono essere d'aiuto in caso di eczema. L'eczema è una reazione infiammatorie della pelle, con particolare riferimento al derma (dermatite), che provoca prurito e arrossamento, con la possibile formazione di crosticine e bollicine.

Tra i fattori che possono causare l'eczema il più diffuso è rappresentato dalle allergie da contatto con sostanze indesiderate, come quelle che potrebbero essere contenute nei detersivi, nei cosmetici o in alcuni abiti. Si parla anche di eczema atopico o dermatite atopica, causato da reazioni allergiche o da altri fattori, come particolari condizioni climatiche o infezioni batteriche. Ecco alcuni rimedi naturali utili per l'eczema.

1) Aloe Vera

L'aloe vera è uno dei rimedi naturali più popolari e utilizzati in caso di eczema. Si tratta di acquistare preferibilmente del gel d'aloe vera biologico in erboristeria, che sia il più possibile puro e che non contenga profumazioni aggiunte o altri ingredienti che possano contribuire ad irritare la pelle. Il gel d'aloe vera ha proprietà lenitive e calmanti. In generale è adatto al trattamento delle pelli sensibili e arrossate.

Leggi anche: Gel Aloe Vera: in crema o in succo, gli utilizzi

2) Sali di Epsom

I sali di Epsom, conosciuti anche come sali inglesi, sono un rimedio naturale a base di solfato di magnesio. Hanno proprietà emollienti e sono utili in caso di eczema e pelle irritata. In questo caso vengono utilizzati soprattutto disciolti in acqua per un bagno lenitivo e rilassante. Provate a versare un bicchiere di sali di Epsom nella vasca da bagno per godere dei loro effetti benefici.

Leggi anche: Sali di Epsom: 10 sorprendenti utilizzi da provare

3) Bicarbonato di sodio

Il bicarbonato di sodio è un rimedio naturale dai mille utilizzi. Per quanto riguarda l'eczema il consiglio è di utilizzarlo per un bagno lenitivo per la pelle. Ad esempio si può aggiungere una tazza di bicarbonato all'acqua della vasca e rimanere immersi per 20 minuti. Altrimenti si può immergere un panno in acqua e bicarbonato da applicare sulla pelle come un impacco.

Leggi anche: 50 fantastici usi alternativi del bicarbonato di sodio

4) Aceto di mele

L'aceto di mele presenta proprietà antibatteriche e antifungine che possono aiutare a ridurre i segni lasciati sulla pelle dall'eczema. Il consiglio è di applicare di tanto in tanto dell'aceto di mele mescolato con acqua in parti uguali come rimedio utile per ridurre il prurito e la secchezza della pelle. L'aceto di mele, assunto come alimento, può contribuire ridurre l'infiammazione della pelle.

5) Olio extravergine d'oliva

L'olio extravergine d'oliva ha potenti effetti antinfiammatori, può contribuire ad ammorbidire la pelle e a ridurre il rossore. Si può applicare l'olio extravergine d'oliva in piccole quantità direttamente sulla pelle, magari massaggiando delicatamente senza grattare e aiutandosi con un batuffolo di cotone o con un panno morbido. L'olio extravergine può sostituire l'olio di cocco se quest'ultimo non è disponibile.

6) Camomilla

La camomilla è nota per le sue proprietà calmanti e lenitive. La potrete utilizzare semplicemente come tisana per agire dall'interno e ridurre lo stress che potrebbe essere tra le motivazioni della comparsa dell'eczema. Potete preparare un normale infuso di camomilla, lasciarlo raffreddare o almeno intiepidire, e applicarlo sulla pelle con un panno umido come impacco. Altro rimedio utile è rappresentato dall'oleolito di camomilla, che potrete preparare seguendo una ricetta davvero semplice.

7) Burro di karitè

Il burro di karitè è un vero e proprio toccasana per la pelle arrossata e in caso di eczema. Aiuta a lenire rossore e prurito e a rendere la pelle più elastica. Potete acquistare facilmente del burro di karitè puro, da utilizzare come se fosse un unguento, in erboristeria o da internet. Basta prelevarne un pochino dalla confezione con la punta del cucchiaino e scioglierlo tra i palmi delle mani per applicarlo più facilmente dove serve.

Leggi anche: Burro di karitè: benefici, usi e dove trovarlo

8) Olio di cocco biologico

Potete trovare l'olio di cocco biologico in erboristeria o su internet. Questo rimedio naturale è considerato molto efficace in caso di eczema. Il consiglio è di scegliere olio di cocco biologico spremuto a freddo, in mood che il prodotto possa mantenere le sostanze, i minerali e gli enzimi utili per la pelle. Potete applicare l'olio di cocco sulla pelle come se si trattasse di una lozione o di una crema.

9) Aglio

L'impiego di aglio può essere utile in caso di eczema. In questo caso viene indicata l'applicazione di un estratto liquido di aglio. Potete richiedere maggiori informazioni in proposito in erboristeria, in modo che l'erborista possa preparare il tipo di estratto naturale più adatto alla vostra situazione. Ecco un nuovo utilizzo dell'aglio come potente rimedio naturale.

Leggi anche: Aglio: le proprieta' e i mille utilizzi

10) Dieta crudista

Di recente vi abbiamo raccontato la storia di Maya, la bambina guarita da un grave eczema grazie alla dieta crudista. Si tratta di un'alimentazione che aiuta molto l'organismo a liberarsi dalle tossine. Potreste provare ad arricchire la vostra alimentazione abituale con più frutta fresca e verdura cruda, senza dimenticare i succhi e centrifugati fatti in casa, per comprendere se ciò può avere effetti benefici per l'eczema.

Marta Albè

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Ecomondo 2014: le auto ecologiche in mostra (con test drive) a Rimini

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ecomondo volkswagen

A Ecomondo spazio anche alle auto ecologiche con un evento dedicato. H2R - Mobility for sustainability 2014 ha mostrato le nuove opportunità di sviluppo economico del settore della mobilità con l'esposizione di alcune auto a basse emissioni, mostrando lo stato dell'arte della ricerca automobilistica nel campo della sostenibilità.

Dopo le 11 edizioni di "H2Roma energy&mobility" nella capitale, dallo scorso anno l'evento è ospitato da Ecomondo, con un'area Test Drive che permette di sperimentare le tecnologie più avanzate in tema di contenimento di emissioni e consumi. A dominare è stata la tecnologia ibrida.

Ma ecco quali sono state le auto in mostra a Rimini dal 5 all'8 novembre.

Si parte dalla Volkswagen che ha portato con se le auto a zero emissioni. I visitatori hanno avuto modo di effettuare test per toccare con mano l’interpretazione Volkswagen dell'auto elettrica. Già sul mercato da qualche mese, le Volkswagen 100% elettriche e-up! e e-Golf sono state provate a Ecomondo. Presente anche la Golf in versione GTE ibrida plug-in con batterie ricaricabili, la prima ibrida plug-in della Casa.

Lexus ha portato a Rimini il SUV Premium compatto NX Hybrid alimentato dalla tecnologia Full Hybrid, che produce 12 g/km di CO2 nel ciclo combinato e raggiunge l'accelerazione 0-100 in 9,2 secondi, con la velocità massima di 180 km.

Toyota invece ha mostrato a Ecomondo la Nuova Yaris Hybrid, che insieme alla NX di Lexus è stata messa a disposizione per i test drive. Con emissioni di CO2 pari a 75 g/km e consumi nel ciclo misto di 3,3 litri/100 km, l'auto è adatta alla guida in città.

Anche Porsche ha risposto Sì all'appuntamento con la mobilità sostenibile di Rimini. A H2R la casa automobilistica tedesca ha messo a disposizione dei test drive la sua Cayenne S E-Hybrid in anteprima. La prima ibrida plug-in nel settore dei SUV Premium è una novità assoluta che definisce nuovi standard per le vetture a trazione integrale di questo segmento. Insieme alla Panamera S E-Hybrid e alla 918 Spyder, l'azienda è l'unico costruttore al mondo ad offrire tre modelli ibridi plug-in che uniscono la guida completamente elettrica al basso consumo senza problemi di autonomia. In mostra nello stand Porsche dell’agorà di Ecomondo anche la 918 Spyder e la 919 Hybrid.

ecomondo bmw

E infine BMW, con la sua i8 in esposizione statica e la i3 nei test drive. La prima, più sostenibile grazie alla tecnologia ad alta efficienza BMW eDrive e ai materiali riciclabili usati per gli interni, è un'ibrida plug-in con un'innovativa tecnologia che unisce motore elettrico e motore a combustione. Grande ritorno invece per la city car BMW i3 (disponibile nei test drive anche nella versione Range Extender) col suo motore elettrico ad emissioni zero.

Francesca Mancuso

Foto: Ecomondo

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Troppa CO2 fara’ aumentare i pollini: boom di allergie

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Allergie co2

Cambiamenti climatici: allergie a go go a causa dell'aumento dell'anidride carbonica. L'aumento dei livelli di CO2 nell'atmosfera che ormai tutti paventano, infatti, farà schizzare le concentrazioni di pollini nell'aria, et voilà: le reazioni iperimmuni ei sintomi asmatici aumenteranno spropositatamente. 

È quanto emerge da uno studio dell'Università del Massachusetts pubblicato su PlosOne secondo il quale i casi di allergie da pollini saranno sempre di più, per buona pace dei i soggetti già allergici, nonostante i livelli di ozono superiori.

Secondo i ricercatori i pollini nell'aria aumenteranno di circa il 200% entro i prossimi 100 anni, portando quindi a gravi conseguenze, a un peggioramento dei sintomi e a una maggior frequenza delle manifestazioni allergiche più acute.

LO STUDIO – L'analisi è stata realizzata facendo crescere alcune piante di fleo (Phleum pratense), una delle principali responsabili delle allergie da polline, in un ambiente con alti livelli di ozono e di anidride carbonica, simulando i livelli presenti e quelli attesi nei prossimi anni.

Gli studiosi hanno verificato che elevati livelli di CO2, che è in grado di stimolare la crescita e la riproduzione delle piante, aumentano la produzione di polline di ogni fiore del 53%, qualunque sia il livello di ozono, che, invece, la crescita delle piante la contrasta. Elevati livelli di ozono, invece, riducono la percentuale di allergene, ma la forte stimolazione di polline prodotta dall'anidride carbonica aumenta l'esposizione complessiva all'allergene.

Quindi, nonostante possano esserci buoni livelli di ozono da consentire una riduzione della pericolosità degli allergeni, sarà sempre necessario diminuire di molto la presenza di anidride carbonica nell'atmosfera che annulla qualsiasi effetto benefico.

Soluzioni? Sono sempre loro, i combustibili fossili, i principali imputati. Il problema è dato da una loro eccessiva produzione per l'energia: il livello di anidride carbonica attualmente è maggiore che in qualsiasi momento storico negli ultimi 800mila anni.
Nel 1880, era pari a 285 parti per milione. Nel 1960, la concentrazione di anidride carbonica atmosferica, misurata al National Oceanic and Atmospheric Administration (Noaa) a Mauna Loa nelle Hawaii, era di circa 315 parti per milione. Lo scorso anno, tale cifra ha superato 400 parti per milione.
Se non sono cifre allarmanti queste...

Germana Carillo

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Clima, IPCC: ridurre le emissioni del 40-70% entro il 2050. Il nuovo monito dell'ONU 

Cambiamenti climatici: il rapporto dell'ONU spiegato con le illustrazioni degli autori 


Dutch Solar Cycle: la bici elettrica solare con i pannelli integrati nelle ruote

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 bici elettrica solare

Quando la bici elettrica è alimentata da energia ottenuta dal carbone, non possiamo parlare davvero di sostenibilità. Ma le cose stanno cambiando, per fortuna, anche da questo punto di vista. Ecco che arriva Dutch Solar Cycle, la bici elettrica ad energia solare che funziona grazie ai pannelli integrati nelle ruote.

Non si tratta del primo modello di bici solare, ma in questo caso si utilizza una tecnologia unica che permette di ricaricare la bici anche quando il cielo è nuvoloso o i pannelli solari sono sporchi. Infatti è dotata di un sistema che permette di catturare più energia con una sola cella solare.

Grazie all'Application Solar Lab si creano prodotti solari che funzionano bene anche in condizioni meteo non ottimali. I pannelli solari presenti sulle ruote di queste speciali bici inviano energia ad una batteria mentre pedaliamo. In una giornata luminosa e soleggiata la batteria può ricaricarsi del tutto in quattro o sei ore.

Se la batteria dovesse scaricarsi durante il viaggio, è comunque possibile pedalare come su una bici tradizionale. I progettisti si sono impegnati ad integrare completamente i pannelli solari nel design, piuttosto che ad aggiungerli a parte. Ora si trova in corso di realizzazione in prototipo che sarà pronto da testare il prossimo giugno.

bici elettrica solare 1

bici solare elettrica

Da quel momento in poi, la nuova bici elettrica solare dovrebbe essere pronta per il mercato entro tre anni. E' stato calcolato che le impronte di carbonio di una bici elettrica solare e di una bici tradizionale sono quasi equivalenti e comunque molto basse, soprattutto rispetto ad auto, moto e motorini. La bici elettrica solare potrebbe dunque essere utile a chi ama pedalare ma per i tratti più lunghi ha bisogno di un aiuto in più, senza la necessità di dover acquistare un motorino.

Marta Albè

Fonte foto: Dutch Solar Cycle

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Inquinamento indoor: l’aria della palestra ti sta facendo ammalare?

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inquinamento indoor palestra

Inquinamento indoor in palestra. Il freddo sta arrivando e molte persone iniziano a preferire l'allenamento in palestra all'attività fisica all'aria aperta. Ma l'aria che respiriamo in palestra è davvero salutare? Se lo sono chiesto i ricercatori portoghesi e olandesi, che hanno approfondito l'argomento in un nuovo studio.

I risultati sono stati pubblicati di recente sulla rivista Building and Environment. Allo studio hanno partecipato i ricercatori dell'Università di Lisbona, in Portogallo, e della Technical University di Deft, in Olanda. Per condurre lo studio hanno deciso di testare la qualità dell'aria indoor nelle palestre.

Protagoniste dello studio sono state varie palestre della città di Lisbona. Si trattava di strutture che potevano comprendere varie sale per i pesi e per gli attrezzi e stanze per i corsi di aerobica, di Yoga, di Pilates o dedicati ad altre attività sportive. I ricercatori hanno ottenuto da 11 palestre il permesso di posizionare degli strumenti per monitorare la qualità dell'aria nelle sale pesi e nelle aree della palestra dedicate alle attività senza attrezzi.

Gli strumenti erano stati programmati per misurare la qualità dell'aria e le sostanze inquinanti per due ore consecutive nei momenti in cui le palestre erano più frequentate, con particolare riferimento al tardo pomeriggio e alle ore serali. Il monitoraggio andava alla ricerca di inquinanti dell'aria tipici degli ambienti chiusi, come monossido di carbonio, biossido di carbonio, ozono, formaldeide e altre sostanze chimiche derivanti dai prodotti per la pulizia, dai mobili e dalle vernici.

I sistemi avrebbero rilevato alti livelli di polveri in sospensione, di formaldeide e di biossido di carbonio, in concentrazioni che hanno superato gli standard più accreditati per la qualità dell'aria indoor. I livelli erano più alti durante i corsi di ginnastica serali, con particolare riferimento all'anidride carbonica.

Ma a preoccupare di più sono stati i livelli elevati delle concentrazioni di polvere e formaldeide, perché l'esposizione a queste sostanze chimiche è stata associata ad asma e problemi respiratori. Gli esperti sono preoccupati perché quando ci alleniamo respiriamo più a fondo e dunque gli inquinanti vanno più in profondità nei polmoni rispetto alle situazioni di riposo.

Una nuova scusa per non andare in palestra? No di certo. Ma se vi accorgete di avere problemi respiratori mentre vi allenate e vi rendete conto che l'aria è pesante, provate ad evitare le ore di punta e avvisate i gestori della palestra affinché intervengano per migliorare la qualità dell'aria dei locali.

Marta Albè

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Come ricaricare lo smartphone camminando con Ampy

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ampy ricarica

Camminare, correre. Azioni quotidiane che tutti noi compiamo, per un motivo o per un altro. Ma se fosse possibile accumulare l'energia cinetica prodotta mentre andiamo al lavoro, a fare la spesa o a fare jogging per ricaricare i nostri smartphone? L'ultima trovata si chiama Ampy ed è uno speciale dispositivo, grande quanto un cellulare, in grado di immagazzinare energia per mesi per ricaricare i dispositivi con la stessa velocità di una presa a muro.

AMPY contiene una batteria 1000 da mAh. Gli ideatori di Ampy hanno cercato di superare uno dei limiti degli smartphone che più diventano intelligenti, meno hanno batterie in grado di tenere loro il passo.

Abbiamo deciso di risolvere un problema che molti di noi hanno: lo smartphone si scarica prima della fine della giornata”, ha detto Tejas Shastry, CEO di Ampy. “C'è un modo per catturare l'energia cinetica che impieghiamo nelle attività quotidiane per ricaricare i nostri telefoni?”.

Chi vive in città in media fa 10.000 passi al giorno, abbastanza per produrre l'energia necessaria ad alimentare per tre ore la batteria per uno smartphone o per 24 ore quella di uno smartwatch. Una corsa di mezz'ora o un giro in bicicletta della durata di un'ora possono raddoppiare la quantità di energia. Ma bastano anche movimenti più piccoli, dentro casa o in ufficio.

Quali dispositivi possono essere ricaricati con AMPY? Con la sua batteria interna agli ioni di litio, al momento lo si può utilizzare per caricare qualsiasi gadegt tecnologico che abbia una porta USB 3.0 o una porta micro-USB 2.0, tra cui tutti gli smartphone e i dispositivi indossabili. Non è ancora in grado di fornire l'energia sufficiente per un computer portatile o un tablet, ma il team sta già lavorando per questo.

ampy kick

Come si ricarica? Basta collegare il proprio smartphone alla porta USB per avviare la carica. Ampy, come altri progetti di questo genere prima di lui, ad esempio la suola SolePower, ha avviato una campagna di raccolta fondi su Kickstarter, che ha raggiunto la somma necessaria alla messa in produzione del progetto proprio oggi.

{youtube}vis3IxkkuPM{/youtube}

La vendita dovrebbe partire dalla prossima estate ma in questo momento è possibile preordinare il caricabatterie cinetico AMPY solo su Kickstarter.

Francesca Mancuso

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Cambiamenti climatici: quali piante sopravviveranno? Lo svela una serra hi-tech

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serra cambiamenti climatici

Quali piante riusciranno a sopravvivere ai cambiamenti climatici? Una serra hi-tech potrebbe svelarcelo. A Durham, negli Stati Uniti, c'è un laboratorio di biotecnologie in cui gli scienziati stanno cercando di capire quali piante sopravviveranno e quali soccomberanno ai cambiamenti climatici.

A loro disposizione ecco una serra ad alta tecnologia che consente di osservare la resistenza di diverse varietà di piante ai cambiamenti della temperatura e delle condizioni climatiche. All'interno della serra i ricercatori simulano diverse condizioni di vita per le piante, da una forte siccità simile alle condizioni meteorologiche africane nel deserto, alla possibilità di modificare le caratteristiche del terreno.

Il sistema è stato realizzato per garantire alle piante condizioni di luce e di calore omogenee in ogni parte della serra, con particolare attenzione alle ombre che potrebbero interferire con gli esperimenti. Uno speciale rivestimento interno diffonde la luce in modo regolare per evitare problemi di questo tipo.

I ricercatori possono modificare le condizioni di umidità e i livelli di ossigeno e di anidride carbonica, ad esempio imitando i modelli climatici sulla base di dati storici o previsti. Possono anche modificare le temperature e consentire all'aria di circolare in modo molto uniforme nella serra, a seconda delle caratteristiche dell'esperimento in corso.

Di certo dal punto di vista tecnologico si tratta di un esperimento molto interessante, ma vale la pena sottolineare che dietro la realizzazione di questa serra hi-tech troviamo Syngenta, la multinazionale specializzata nella produzione di pesticidi, erbicidi e fungicidi, oltre che di sementi Ogm. L'esperimento, dunque, sarà davvero utile per salvare il Pianeta o serve piuttosto a tutelare i profitti dell'azienda?

Marta Albè

Fonte foto: wired.com

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Simil-influenza: colpite 90mila persone in una settimana, la "vera" arriverà a dicembre

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influenza novembre 2014

Il meteo nelle ultime settimane non è stato particolarmente favorevole: piogge, bruschi abbassamenti della temperatura e poi rialzo. Tutto questo ha fatto sì che tantissimi italiani venissero colpiti dal primo male di stagione, una sorta di simil-influenza (come l’hanno soprannominata gli esperti) dato che non si tratta ancora dell’influenza vera e propria attesa per l'inizio di dicembre.

Secondo le statistiche nell’ultima settimana sono 90mila le persone rimaste a casa per colpa di virus molti simili a quello dell’influenza (il cui picco è previsto tra circa un mese quando le temperature saranno decisamente più basse) ma dalla sintomatologia più leggera. Come ha spiegato Fabrizio Pregliasco, del dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Milano: “Quelli attualmente in circolazione sono virus parainfluenzali che appartengono a 260 diversi tipi, dai rinovirus ai coronavirus. Tutti provocano sindromi simili all’influenza ma, appunto, meno intense, con sintomi vari come febbre, naso chiuso, problemi intestinali".

Nel caso si venga colpiti, però, gli esperti consigliano comunque di non sottovalutare la situazione e se, con i medicinali generici che di solito si utilizzano in questi casi, non si riesce a far migliorare la sintomatologia è bene rivolgersi al proprio medico.

Altro buon consiglio è quello di aiutarsi con l’alimentazione, soprattutto in fase preventiva. Una dieta ricca in vitamine e sali minerali (quella cioè in cui ogni giorno si consumano in buona quantità frutta e verdura) aiuta ad evitare la comparsa del raffreddore e in generale aiuta il sistema immunitario nella lotta contro virus e batteri.

C’è però anche una buona notizia sulla prossima influenza in arrivo: sarà più mite di quella dello scorso anno anche se si prevede che verranno contagiate circa 4 milioni di persone.

Francesca Biagioli

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Elettrodomestico in stand by, ma quanto ci costi?

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Quanto ci costa l'energia sprecata, in misura maggiore o minore, da ogni apparecchiatura elettrica lasciata in stand-by? Dal forno a microonde agli spazzolini elettrici, tutti gli elettrodomestici non smettono mai di assorbire energia. Così si può arrivare a spendere ogni anno 80 euro semplicemente non staccando mai la spina di un piccolo impianto stereo o 120 euro lasciando il computer sempre collegato, fino ad arrivare ai 250 euro di spreco annuale per le console di ultimissima generazione.

QUANTO CI COSTA LO STAND BY? – E ancora: un televisore costantemente acceso si traduce in una spesa addizionale di almeno 60 euro all'anno e se ci aggiungiamo poi un computer e una console dei videogiochi le bollette lievitano e lo stand-by può costare a una famiglia anche più di 400 euro all'anno, senza considerare le emissioni di CO2 che lievitano anch'esse.

Ogni anno in Europa sprecati 1 miliardo di euro con gli elettrodomestici in stand-by che, oltretutto, favoriscono l'inquinamento immettendo nell'ambiente 3,6 milioni di tonnellate di CO2: a metterlo in evidenza è Avvenia, leader nazionale nel settore della White Economy.

E' circa un terzo degli elettrodomestici attualmente in vendita in Europa non rispetta ancora le nuove norme relative allo stand-by, superando gli oltre 3 watt di potenza assorbita da fermo, il triplo di quanto previsto dall'apposita direttiva europea del gennaio 2010. Gli elettrodomestici di oggi, insomma, hanno ancora le stesse caratteristiche energivore di quelli di vecchia generazione.

GLI ELETTRODOMESTICI CHE CONSUMANO DI PIU' - Tra gli elementi che in stand-by consumano maggiormente, sul podio della graduatoria stilata da Avvenia si posizionano le console dei videogiochi, le stampanti laser e le fotocopiatrici che, se costantemente collegate alla presa di corrente, possono sprecare fino al 95% dell'energia assorbita. Seguono poi, osservano gli esperti di Avvenia, i decoder della tv digitale, le macchinette del caffè, i router per Internet e i televisori. E poi ancora i forni elettrici, gli impianti stereo e persino i caricabatterie dei cellulari.

COSA FARE? - Eppure, basterebbe staccare la spina per evitare di sprecare ogni anno oltre un miliardo di euro e ridurre le emissioni di CO2 di oltre 3,6 milioni di tonnellate. Il suggerimento di Avvenia per i cittadini è quello di staccare sempre la spina degli elettrodomestici.

«Per i televisori e le console basterebbe acquistare una presa multipla dotata di interruttore e ricordarsi di spegnerla ogni volta che non si utilizzano questi apparecchi» conclude l'ingegner Giovanni Campaniello, fondatore e amministratore unico di Avvenia.

Roberta Ragni

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Divieto di gioco per i bambini di Ardea

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divieto ardea

Vietato ai bambini giocare. E non è uno scherzo. Ai piccoli studenti della scuola elementare Manzù del comune di Ardea, in provincia di Roma, è stato proibito di "praticare giochi di qualsiasi genere". Il nuovo dictat è comparso dall'oggi al domani su un cartello ufficiale, messoesposto dai vigili urbani su ordine dell'Amministrazione, con tanto di stemma.


Qualcuno leggendolo deve aver pensato ad uno scherzo. Purtroppo, invece, è tutto vero. Tutto nascerebbe dalle lamentele e da decine di esposti presentati da alcuni cittadini: i bambini fanno troppo chiasso e disturbano la quiete pubblica. Ma le mamme non ci stanno. E si ribellano.

Così, hanno attaccato un 'contro cartello': "Se i nostri bambini non possono giocare a questa età, cosa devono fare: drogarsi?". In effetti, a sentire le loro testimonianze raccolte dal sito di informazione online www.InTerris.it, in paese alternative non ce ne sono. E quella piazzetta è l'unico posto dove i piccoli e gli adolescenti possono starsene un po' all'aria aperta in sicurezza, prima e dopo scuola, tra coetanei.

{youtube}Ftk3Tn7zj4c{/youtube}

Sulla vicenda è intervenuta anche Pina Tarantino, Responsabile del Comitato Provinciale UNICEF Civitavecchia:

"Leggiamo con stupore il cartello apparso vicino alla scuola elementare Manzù nel piccolo Comune di Ardea (vicino Roma ) 'Vietato praticare qualsiasi gioco'. Ma è uno scherzo? A giorni, esattamente il 20 novembre, ricorre l'importantissimo 25° Anniversario della Convenzione ONU sui diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza. La Convenzione approvata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 20 Novembre 1989, ratificata dall'Italia con legge del 27 Maggio 1991 n. 176, depositata presso le Nazioni Unite il 5 settembre 1991".

La Tarantino ricorda anche che è un obbligo applicare e far rispettare l'art. 31 della Convenzione ONU che recita "Gli Stati parti riconoscono al fanciullo il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco ed attività ricreative proprie della sua età e a partecipare liberamente alla vita culturale ed artistica". Non resta che augurarsi che i bambini della scuola elementare Manzù possano tornare a praticare i loro giochi nel piazzale. E che gli adulti tornino a guardare il mondo con gli occhi dei più piccoli. Voi che ne pensate?

Roberta Ragni

Fonte e Photo Credit

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Scandalo spiumatura delle oche, oltre Moncler. Di chi fidarsi?

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Continuano le polemiche sulla spiumatura delle oche e sul caso Moncler, dopo l'inchiesta messa in onda dal programma Report lo scorso 2 novembre e tutto quel che ne è seguito, crollo in Borsa e polemiche comprese. Ora a parlare è Assopiuma, Associazione Manufatturieri Italiani di Vera Piuma e Piumino e di articoli confezionati con Vera Piuma e Piumino.

LA POSIZIONE DI ASSOPIUMA - Inizia così la nota dell'associazione:

"In qualità di associazione che opera a tutela del consumatore finale, ci sentiamo in dovere di precisare alcuni aspetti trattati impropriamente. Fin dalla presa in visione del promo della trasmissione avevamo anticipato alla Redazione delle informazioni che purtroppo non sono state recepite ed utilizzate. Conoscendo la pratica del prelievo delle piume da animali vivi, consentita solo con il metodo della spazzolatura durante il periodo della muta, abbiamo segnalato che in Europa esiste una legge (art. 3 Direttiva Comunitaria Europea n.9858/C) che vieta lo spiumaggio da animali vivi con le modalità proposte dal filmato messo in onda; non possiamo negare che casi sporadici si possano ancora verificare, ma sicuramente sono episodi isolati che sfuggono al controllo delle autorità competenti divenuto negli ultimi anni estremamente accurato anche a seguito dell'influenza aviaria".

SONO CASI SPORADICI? "NO!" - Ma la LAV non ci sta e chiede una rettifica del comunicato, che definisce "rassicurante", "discutibile" e redatto al fine di "tutelare i propri associati, e i propri interessi" . Secondo l'associazione, infatti, le dichiarazioni che vi sono contenute non corrispondono con quanto previsto dalla normativa europea. Vediamo perché, punto per punto.

1. La "spazzolatura" nel periodo di muta è una pratica che, unitamente alla "pettinatura", può sì consentire la raccolta di piume senza causare dolore agli animali, tuttavia non è una metodologia obbligatoria per legge.

E' stata infatti l'EFSA (l'Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) ad individuare tale metodologia come unica indolore pubblicando nel 2010 un proprio Parere tecnico-scientifico.

EFSA si limitata ad elaborare pareri scientifici e consulenza specialistica per fornire un solido fondamento all'attività legislativa e alla definizione delle politiche in Europa e per consentire alla Commissione europea, al Parlamento europeo e agli Stati membri dell'UE di assumere determinate decisioni. I Pareri EFSA non sono leggi.

2. La Direttiva Europea 98/58/CE riguardante la "Protezione degli animali negli allevamenti" non dispone alcun esplicito divieto di spiumatura di animali vivi. Il Punto 19 dell'Allegato alla Direttiva, in riferimento alle Mutilazioni prevede che:

"Mutilazioni

19. In attesa dell'adozione, secondo la procedura di cui all'articolo 5 della direttiva e fatta salva la direttiva 91/630/CEE, di disposizioni specifiche in materia di mutilazioni, si applicano le pertinenti disposizioni nazionali nel rispetto delle norme generali del trattato."

Ciò significa che se uno Stato Membro non ha in proprio vietato la spiumatura di animali vivi, tale pratica resta consentita.

3. Il divieto di spiumatura di animali vivi è invece esplicitamente previsto nella normativa italiana (importante risultato ottenuto anni fa proprio dalla LAV) dove al Decreto Legislativo 146/2001 (di recepimento della Direttiva UE) il Punto 19 dell'Allegato è stato così integrato:

"Mutilazioni e altre pratiche

19. È vietata la bruciatura dei tendini ed il taglio di ali per i volatili e di code per i bovini se non a fini terapeutici certificati. La cauterizzazione dell'abbozzo corneale è ammessa al di sotto delle tre settimane di vita. Il taglio del becco deve essere effettuato nei primi giorni di vita con il solo uso di apparecchiature che riducano al minimo le sofferenze degli animali. La castrazione è consentita per mantenere la qualità dei prodotti e le pratiche tradizionali di produzione a condizione che tali operazioni siano effettuate prima del raggiungimento della maturità sessuale da personale qualificato, riducendo al minimo ogni sofferenza per gli animali. A partire dal 1° gennaio 2004 è vietato l'uso dell'alimentazione forzata per anatre ed oche e la spiumatura di volatili vivi. Le pratiche di cui al presente punto sono effettuate sotto il controllo del medico veterinario dell'azienda". Questo in Italia, ma non in tutto il resto di Europa, dove la maggior parte delle aziende ha delocalizzato.

NESSUNA GARANZIA PER LE OCHE MALTRATTATE -

"Oggi, nella produzione mondiale di piume non c'è alcuna credibile garanzia che le oche non subiscano alcun danno o lesione. Risulta alquanto improbabile che la produzione industriale di piume, per il soddisfacimento delle aziende che ogni anno immettono sul mercato milioni di capi, possa sostenersi con la sola tecnica della spazzolatura e pettinatura e nel solo periodo di naturale muta. La filiera della piuma nasconde molte incertezze sul reale trattamento degli animali, e i soggetti commerciali che basano il loro modello di business su questa forma di sfruttamento animale non sono in tale senso affidabili date le fuorvianti interpretazioni delle scarse normative esistenti a tutela delle oche", conclude Simone Pavesi, Responsabile LAV Moda eticamente sostenibile.

Roberta Ragni

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Il bus si paga con il cellulare: per ora il servizio Postamobile solo a Milano e Torino

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Piccola grande rivoluzione nel campo del trasporto pubblico, almeno a Milano e Torino, dove è possibile pagare il biglietto dell’autobus direttamente dal proprio smartphone grazie alla collaborazione tra Postamobile, Atm di Milano e Gtt di Torino.

Si tratta di un servizio al momento offerto solo dal gestore Postemobile grazie alla tecnologia NFC (Near Field Communication) in grado di mettere in comunicazione gli smartphone con i tornelli e le macchinette convalidatrici presenti in autobus e metropolitane.

E’ necessario però avere non solo una Super SIM NFC di PosteMobile su cui è stata installata l’apposita applicazione (scaricabile da Google Play Store) ma anche uno smartphone con sistema Android.

Grazie a questa tecnologia si potranno acquistare non solo i classici biglietti ma anche gli abbonamenti settimanali, mensili o annuali. I soldi per il biglietto o l’abbonamento richiesti verrano scalati dal conto BancoPosta associato e in caso di controlli durante il viaggio per mostrare di essere in regola basterà avvicinare il proprio cellulare al dispositivo del controllore.

Al momento il sistema è in fase sperimentale, l’intenzione è però quella di estenderlo nei prossimi mesi (sicuramente entro l'apertura di Expo 2015) anche ad altri gestori telefonici in modo tale che tutti potranno usufruire del servizio. Una bella comodità, non credete?

Francesca Biagioli

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Spine Crusher, la bicicletta più veloce di una Ferrari(VIDEO)

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La Ferrari, il simbolo tutto italiano della velocità. Ma se la F430 fosse superata da una bici? A raggiungere e superare il record di 333 km orari in sella a una due ruote a pedali è stato François Gissy. Ma la sua non era una bicicletta qualunque.

La “Spine Crusher”, è questo il suo nome, è dotata di un sistema di propulsione a perossido di idrogeno applicato al telaio. Quest'ultimo è super leggero. Ciò l'ha trasformata in un vero e proprio razzo in grado di percorrere 250 metri in meno di 5 secondi (precisamente 4,8).

Il 7 novembre, sul famoso circuito Paul Ricard a Le Castellet situato nel Sud della Francia, Gissy a cavallo della bici ha raggiunto l'accelerazione 0-100 in 1,1 secondi, mentre i 200 kmh sono stati raggiunti in 2,5 secondi. A misurare la velocità è stato il localizzatore GPS precedemente installato sulla bici.

Ideata da Arnold Neracher, la Spine Crusher è un bolide a due ruote, ma non è stato solo il sistema di propulsione a idrogeno a permetterle di superare il record. Merito anche delle gomme da alta velocità, adatte ai 300 chilometri orari. Attenzione anche per la sicurezza, viste le velocità raggiunte: necessario infatti un sistema frenante adatto, in questo caso sono stati utilizzati i cuscinetti in gomma.

bici ferrari1

Foto: Facebook

Record su record. Prima dei 333 kmh raggiunti nei giorni scorsi in Francia, la Spine Crusher era stata testata a 133 chilometri orari e successivamente a 260. L'ultimo record raggiunto dallo stesso Gissy nel 2013 in Svizzera era stato di 285 chilometri orari.

Ecco il video che mostra la pazza corsa di Gissy:

{youtube}WREyAicJXkM{/youtube}

Ma non è ancora finita. Si guarda già al futuro. La prossima missione sarà quella di raggiungere i 400 Km/h in meno di 2 secondi già nel 2015.

Francesca Mancuso

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OGM: gli Stati UE saranno liberi di vietarli per tutelare l'ambiente

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greenme ogm voto ue

Gli Stati UE saranno liberi di vietare gli OGM. Una vera e propria sconfitta per le multinazionali biotech. La votazione è avvenuta questa mattina da parte della Commissione Ambiente del Parlamento Europeo, che forse ha finalmente ascoltato la voce delle organizzazioni che vogliono difendere l'agricoltura europea dalla diffusione delle coltivazioni geneticamente modificate.

Proprio ieri Slow Food Italia ha lanciato un ultimo appello, a poche ore dall'inizio delle votazioni europee. Slow Food aveva chiesto a gran voce di dare più poteri agli Stati membri per vietare gli OGM, seguendo la volontà dei cittadini. I cittadini europei infatti vogliono politiche alimentari basate sulla tutela della biodiversità agroalimentare e sulla valorizzazione dei prodotti di piccola scala. Le organizzazioni che tutelano la biodiversità vogliono favorire la messa al bando degli OGM in Europa.

La notizia dell'approvazione dell'emendamento è giunta questa mattina direttamente dal Parlamento Europeo. Il rapporto presentato da Frederique Ries è stato adottato con 53 voti a favore, 11 contrari e 2 astensioni. Nei prossimi giorni inizieranno le negoziazioni con i vari Paesi Europei, ma già oggi pomeriggio è previsto un incontro con la Presidenza italiana del Consiglio Europeo.

Il voto europeo di oggi metterà in difficoltà le multinazionali dell'agribusiness. Infatti va a modificare quanto espresso in precedenza dai ministri UE, che avevano offerto alle multinazionali biotech un ruolo centrale nei processi di messa al bando degli OGM. Ora la posizione delle multinazionali risulta ridimensionata. Gli eurodeputati hanno ripristinato il diritto dei Paesi membri a vietare le coltivazioni transgeniche a causa di problemi ambientali.

Viene dunque riconosciuto che gli OGM possono rappresentare una minaccia per l'ambiente e per l'agricoltura, con particolare riferimento alle contaminazioni delle coltivazioni biologiche e di quelle convenzionali comunque non OGM. Il nuovo Parlamento Europeo sembra dunque pronto a garantire un'agricoltura senza OGM e a tutelare l'ambiente.

Il testi adottato in precedenza dal Consiglio dei ministri europei è stato radicalmente modificato. In precedenza la sua stesura sarebbe stata fortemente influenzata dalla posizione pro-OGM del Governo britannico, secondo quanto dichiarato da Marco Contiero, direttore Politiche Agricole UE.

Secondo i Verdi Europei, i Paesi che vorranno scegliere di adottare gli OGM dovranno disporre di un quadro del tutto ineccepibile dal punto di vista legale per poterlo fare. Rimangono comunque alcune preoccupazioni riguardo la proposta complessiva, anche se la speranza è che il sistema di "opt-out" per scegliere di autorizzare o vietare la coltivazione di OGM sul proprio territorio semplifichi le decisioni degli Stati e soprattutto le renda libere dalle influenze delle multinazionali biotech che propongono l'autorizzazione delle sementi geneticamente modificate.

Un accordo preliminare per lasciare i Paesi europei liberi di vietare gli OGM o di coltivarli sul proprio territorio era già stato raggiunto lo scorso giugno. Ma in quel caso si parlava di motivi diversi da quelli ambientali o sanitari per introdurre il divieto. Ad esempio si faceva riferimento a ragioni di pianificazione urbanistica o di politica agricola.

Ora le motivazioni ambientali per vietare gli OGM sono state reintrodotte. E' di certo un buon segno. Dobbiamo attender i risultati dei negoziati delle prossime settimane per capire come si configurerà la nuova legge. Nella speranza che l'Italia adotti una forte posizione anti-OGM.

"Ci complimentiamo con il nuovo Parlamento europeo che cerca di assicurare ai cittadini un'agricoltura e un ambiente privi di OGM. I parlamentari hanno radicalmente migliorato il testo adottato dal Consiglio che era stato fortemente influenzato dalla linea pro OGM del governo britannico. Il voto di oggi fornisce agli Stati membri basi legali solide per bandire la coltivazione di OGM dai propri territori, rendendo difficile per l'industria biotech contrastare i bandi nazionali nei tribunali" - ha dichiarato Federica Ferrario, responsabile campagna Agricoltura Sostenibile di Greenpeace Italia.

Secondo Greenpeace, ora proprio il ruolo della Presidenza italiana in Europa sarà decisivo per fare in modo che la proposta non venga annacquata e il testo non si trasformi in un cavallo di Troia durante le negoziazioni in sede di trilogo tra la Commissione, il Consiglio e il Parlamento UE.

Anche per Legambiente si tratta di un grande passo avanti:

"Salutiamo positivamente la decisione presa oggi a larga maggioranza dalla Commissione Ambiente dell'Europarlamento relativa alla revisione della normativa sulla coltivazione deli Ogm. Un provvedimento che consente agli Stati membri di vietarne o meno la coltivazione sul proprio territorio, anche per ragioni di carattere ambientale. - ha commentato il Presidente Vittorio Cogliati Dezza -  L'introduzione del criterio ambientale rappresenta un importante passo in avanti che rafforza e rende più solido il diritto degli Stati membri a vietare la coltivazione degli Ogm. Le prossime settimane saranno cruciali affinché l'Italia, durante il suo semestre di presidenza europea, si impegni per raggiungere un accordo in coerenza su quanto votato oggi dalla Commissione".

 

Marta Albè

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Tur Rivers: un viaggio lento tra i grandi fiumi del Veneto

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Tra Padova e Venezia, dove la laguna abbraccia l'entroterra, è possibile intraprendere un viaggio verso luoghi semplici ma orgogliosi della propria storia. Non serve l'auto, ma soltanto la voglia di rallentare il tempo e riscoprire quei profumi e quei colori spesso dimenticati. 

Siamo nella campagna Veneta e ci muoviamo a piedi, in bici o in canoa. Tutte le strade sono percorribili, non solo quelle di terra ma anche quelle fatte d'acqua, ed attraversarle lentamente riempie il cuore e ci regala il tempo di farle nostre.
Il paesaggio che circonda è immerso nella natura e con eleganza spuntano fuori i tratti del passato.

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Camminiamo verso antichi campanili che con i loro rintocchi scandiscono ancora il tempo di questa valle, tenuta in vita da persone consapevoli e fiere dei tesori che hanno fra le mani. Le corti benedettine racchiudono campagne coltivate con fatica e passione per raccogliere i doni che la terra ci regala e che qui hanno ancora un profumo autentico. 

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Le persone che incontriamo sono semplici ma autentiche, hanno voglia di raccontarci la loro storia e per farlo aprono la porta della propria casa. Ci accompagnano per mano alla scoperta di un territorio poco conosciuto, che riesce ancora ad emozionare, dove il tempo sembra davvero fermarsi.

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{youtube}u9x9-VspNec{/youtube}

Tur Rivers è un progetto di valorizzazione del territorio rurale tra Veneto ed Emilia Romagna grazie al quale è stata creata una rete di itinerari di mobilità lenta - tra cui sentieri, percorsi ciclabili e navigabili - nei territori di Pianura vicino ai grandi fiumi: Adige, Po, Brenta, Bacchiglione.

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Questa rete permette di raggiungere in modo lento e sostenibile grandi città d'arte - Padova Verona, Chioggia, Venezia - che rappresentano il punto di arrivo di un affascinante viaggio, attraverso un territorio unico che regala sorprese passo dopo passo.

Per maggiori informazioni: www.galdogado.it

Arturo Carlino

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