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Buco dell'ozono: nel polo Nord ha dimensioni ridotte rispetto all'Antartide

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Una buona notizia arriva dal Polo Nord: i livelli di ozono nella regione Artica ancora non hanno raggiunto i minimi estremi già registrati in Antartide

Così, dopo essere stato elevato a "Santuario" protetto dalle trivellazioni, l'Artico potrebbe non essere flagellato da un buco nello strato di ozono così intenso come, invece, già è il Polo Sud. Ad affermarlo è un articolo pubblicato sulla rivista dell'Accademia delle Scienze Americana Pnas e condotto dai ricercatori del Massachusetts Institute of Technology (Mit), coordinati da Susan Solomon.

"Sicuramente c'è un certo impoverimento dell'ozono artico, ma la situazione estrema che si vede in Antartide finora è molto diversa da quella che troviamo nella regione artica, anche negli anni più freddi", dice la Solomon, professore di Chimica Atmosferica e Scienze del Clima Atmospheric Chemistry and Climate Science al MIT.

LO STUDIO – I ricercatori si sono serviti di palloni sonda e di dati satellitari per esplorare entrambe le regioni polari e hanno scoperto che i livelli di ozono nella zona Artica hanno avuto un calo significativo nel corso di un periodo abbastanza lungo di freddo inusuale nella primavera del 2011. In pratica, le temperature estremamente basse possono stimolare la perdita di ozono, dal momento che grazie ad esse si creano le condizioni principali per la formazione di nuvole stratosferiche polari. Quando la luce solare colpisce queste nuvole, si scatena una reazione tra il cloro proveniente dai clorofluorocarburi (CFC), le sostanze chimiche artificiali che una volta venivano utilizzate nei circuiti dei frigoriferi e nelle bombolette spray. Queste reazioni portavano in ultima analisi ad una distruzione dell'ozono.

buco ozono artico

E forse proprio agli sforzi internazionali si deve la buona notizia di oggi: dopo che nel 1980 si capì che dall'uso dei CFC derivava gran parte dell'aumento del buco dell'ozono antartico, i paesi di tutto il mondo decisero di eliminare gradualmente l'utilizzo dei CFC stessi come parte del Protocollo di Montreal del 1987. Da allora i CFC non si usano più, ma quelli prodotti in quegli anni sono ancora nell'atmosfera. È per questo che le concentrazioni atmosferiche hanno raggiunto il picco, anche se adesso si stanno lentamente riducendo, e ci vorranno diversi decenni prima che i CFC siano totalmente eliminati dall'ambiente.

In buona sostanza, il gruppo del MIT dimostra che la perdita di ozono in Antartide è strettamente associata ai livelli ridotti di acido nitrico nell'aria, che è più fredda di quella nell'Artico. Un passo in avanti? Certo, anche se minuscolo. Ma non solo: come la mettiamo con i dati snocciolati appena ieri dal Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (Ipcc)? Un taglio netto ai CFC non basta. Ricordiamoci anche tutte le emissioni di gas serra e l'uso spropositato di combustibili fossili dei Paesi industrializzati di tutto il mondo.

Germana Carillo

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OpenTreeMap: un progetto per la mappatura digitale degli alberi delle citta'

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open tree map cover

Creare comunità più sostenibili ed esplorare le foreste urbane insieme. Ecco il motto di OpenTreeMap, un progetto per la mappatura digitale degli alberi delle città. Grazie ad uno speciale software, le città potranno individuare più facilmente la posizione degli alberi e valutarne l'impatto sul territorio e sulla salute dei cittadini.

Fino ad ora le città non avevano a disposizione strumenti abbastanza efficaci per valutare l'impatto positivo degli alberi sull'ecosistema urbano, a partire dalla riduzione dell'inquinamento. Qualcosa sta cambiando, dato che OpenTreeMap, con il proprio software open-source, viene già impiegato in alcuni progetti per il censimento degli alberi.

Al momento l'iniziativa coinvolge gli Stati Uniti, con particolare riferimento a Philadelphia, che ha creato la propria PhillyTreeMap, a Tampa (Tampa Tree Map) ed a San Diego (San Diego Tree Map). Proprio a San Diego, tra le tre località nominate, troviamo il maggior numero di alberi segnalati. Sono oltre 340 mila.

Alcune città utilizzano il sistema per schedare gli alberi presenti sul territorio, altre permettono ai cittadini di intervenire direttamente sul database collettivo. In questo modo la passione per gli alberi e il senso civico si uniscono in un progetto utile per la protezione delle aree verdi. Molte città, purtroppo, si occupano degli alberi soltanto quando la loro presenza diventa un problema e arriva il momento di abbatterli.

Sono stati segnalati complessivamente 11 milioni di alberi, incluse le mappe al di fuori degli Stati Uniti. Azavea, che si è occupata di realizzare OpenTreeMap, ha infatti lavorato anche con il Regno Unito per la realizzazione di Treezilla. Schedare gli alberi è piuttosto semplice. Bisogna indicare specie, dimensioni ed altri dati utili.

open tree map 1

open tree map 2

Il sistema calcolerà i benefici della presenza di quell'albero, a partire dalla riduzione della Co2 e dell'inquinamento. Le mappe digitali degli alberi verranno presto migliorate per consentire di calcolare l'impatto sull'ambiente della prospettiva di piantare nuovi alberi in una determinata area.

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Clicca qui per visitare OpenTreeMap.

Marta Albè

Fonte foto: opentreemap.org

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Fukushima: come far rinascere l'agricoltura nelle zone contaminate

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agricoltura fukushima

Decontaminare i terreni e garantire la rinascita dell'agricoltura dopo il disastro di Fukushima. Esperti e volontari dal 2011 sono al lavoro per offrire una nuova possibilità ai coltivatori giapponesi delle zone toccate dalla radioattività.

I ricercatori dell'Università di Tokyo stanno fornendo assistenza alle zone colpite dall'incidente del marzo 2011. Il lavoro di rilancio dell'agricoltura avviene a stretto contatto con i residenti locali. Il 15 aprile 2011, circa un mese dopo il terremoto, il professor Hiromichi Nagasawa ha invitato i membri della Facoltà di Agraria ad avviare uno studio a sostegno delle zone colpite dall'incidente nucleare.

I gruppi di ricerca hanno elaborato numerose proposte per monitorare suoli, acqua, boschi, allevamenti coltivazioni di riso e di frutta, così da poter salvare l'agricoltura dalla contaminazione radioattiva. Il lavoro è stato svolto principalmente da volontari, che hanno operato per valutare l'assorbimento di cesio radioattivo da parte dei terreni. A parere degli esperti, il cesio continuerà ad avere il maggiore impatto rispetto alle altre sostanze radioattive liberate dopo l'incidente.

Dagli studi condotti a Fukushima, è emerso che gran parte del cesio si è distribuito ad una profondità di circa 5 cm dalla superficie del suolo. Sono dunque seguiti alcuni esperimenti sul terreno contaminato, a partire dal lavaggio del suolo. Il primo lavaggio ha permesso la rimozione del 20% del cesio. Per quanto riguarda le risaie, nel 99,8% del riso ispezionato non è stata rilevata alcuna radioattività.

agricoltura fukushima 1

I volontari e gli esperti hanno lavorato direttamente sul campo, per verificare i problemi in modo concreto. E' nata una vera e propria collaborazione con i contadini per mettere a punto un metodo di irrigazione delle risaie che permettesse di eliminare gli strati di suolo contaminato.

agricoltura fukushima 2

I risultati ottenuti sono stati presentati pubblicamente ogni tre mesi. L'ultima riunione si è svolta a dicembre 2013. Il professor Nakanishi ha pubblicato un libro in lingua giapponese sull'argomento, che porta il titolo di "Contaminazione del suolo: rintracciare le sostanze radioattive a Fukushima" (NHK Books). Nel 2013 i ricercatori coinvolti nel progetto hanno dato vita ad un insieme di documenti in lingua inglese, che sono stati pubblicati da Springer con il titolo di "Agricultural Implications of the Fukushima Nuclear Accident".

agricoltura fukushima 3

La soluzione dei problemi di radioattività potrà portare allo sviluppo di nuovi sistemi di produzione più sofisticati. "La mia speranza è in un futuro in cui la gente di Fukushima non debba più preoccuparsi per gli effetti dell'incidente nucleare e possa concentrarsi sulla rinascita dell'agricoltura" - ha dichiarato il professor Nakanishi a nome di tutto il gruppo di ricerca, che sostiene che la propria missione finale consisterà nel perseverare nel sostegno degli agricoltori locali.

Marta Albè

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Le surreali citta' fantasma post Fukushima (FOTO).

 

Solare Termico: dal Mit il materiale che riscalda anche quando il sole non splende

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vitamina d

Siamo tutti per l'energia solare, ma come superare il limite di quando il sole non splende? Un'idea geniale l'hanno avuta i ricercatori del MIT che, insieme con gli studiosi della Harvard University, hanno pensato a un nuovo materiale in grado di raccogliere calore e conservarne l'energia in forma chimica da rilasciare nel momento in cui serve. 

Quando è notte o quando il cielo è plumbeo, il nuovo materiale consentirà di produrre non tanto energia elettrica (secondo gli studiosi in questo caso non converrebbe), quanto il calore che serve per riscaldare gli ambienti, per cucinare o per alcuni processi industriali basati proprio sull'energia termica.

COME FUNZIONA – Il nuovo materiale si basa su un semplice principio: alcune molecole cosiddette "photoswitches" (letteralmente "che reagiscono alla luce") sono in grado di assumere due forme diverse, come se in mezzo avessero una cerniera. Esponendole alla luce solare, queste molecole immagazzinano energia per poi passare da una forma all'altra. E gli scienziati hanno scoperto che la forma che assumono queste molecole rimane stabile per lunghi periodi di tempo.

Proprio come delle batterie termiche ricaricabili, queste molecole, se stimolate con brevissimi lampi di luce o con piccolissime dosi di energia termica o elettrica, tornano alla forma precedente e nel far questo rilasciano calore. In pratica, prendendo energia dal sole, lo conservano e lo rilasciano su richiesta.

energia solare nuova

Le chiavi della scoperta? I nanotubi e l'azobenzene: i primi sono delle strutture microscopiche e tubolari in grafene; l'azobenzene, invece, è una sostanza fotosensibile che cambia configurazione molecolare non appena è esposta alla luce o al calore.

L'azobenzene lo si conserva a grande densità nei nanotubi, mentre le sue molecole sporgono dai lati dei nanotubi di carbonio. In questo modo, le misurazioni fatte su queste strutture ibride hanno rilevato un aumento dell'energia conservata del ben 200%, contro il 30% che si credeva.

A differenza dei combustibili che vengono bruciati, questo sistema utilizza materiale che può essere continuamente riutilizzato. "Esso non produce emissioni e nulla si consuma", dice Jeffrey Grossman, firmatario della ricerca.

"Ciò apre le porte alla ricerca di una vasta serie di materiali per ottimizzare lo stoccaggio del calore, una nuova classe di materiali solari termici che sfruttino l'interazione tra strutture portanti e molecole fotosensibili", conclude Grossman.

Insomma, produrre calore senza bruciare combustibili. Sembra una possibilità lontana anni luce, ma di sicuro è una delle tante strade buone per salvare il nostro Pianeta.

Germana Carillo

Foto: Mit

 

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Pasquetta: 5 cose da fare con gli amici se dovesse piovere (come ogni anno succede)

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pic nic pasquetta

La pioggia della domenica delle Palme nasconde la promessa di una bella giornata di sole a Pasqua, almeno secondo la tradizione. Nessun detto popolare  ci offre però garanzie su Pasquetta.

In questi ultimi anni il meteo non è stato proprio clemente il giorno del Lunedì dell'angelo, solitamente dedicato alle gite fuori porta con gli amici. E, stando alle previsioni incerte che si rincorrono in queste ore per Pasquetta, meglio organizzarsi con un piano B, per non rinunciare al divertimento in compagnia degli amici.

1) Preparazione di bombe seme per il prossimo International Sunflower Guerrilla Gardening Day del primo maggio

Il prossimo 1° maggio ritorna l'appuntamento con l'International Sunflower Guerrilla Gardening Day. Per l'ottavo anno consecutivo Free Sunflower Seeds propone a tutti di partecipare, piantando semi di girasole in vaso, in giardino, ma soprattutto nelle aree verdi abbandonate o poco curate delle città in cui viviamo. Per realizzare le vostre bombe seme vi serviranno semi di girasole, argilla e terriccio.

bombe seme

Seguite il nostro video-tutorial per scoprire come creare le bombe seme in pochi minuti.

{vimeo}41155800{/vimeo}

2) Swap Party

Con il cambio di stagione si avvicina il momento di rinnovare il guardaroba. Per farlo non serve di certo spendere una fortuna. Ognuno di noi conserva nei cassetti e nell'armadio dei vestiti che ormai non indossa più da tempo. Ecco dunque il momento giusto per organizzare uno Swap Party. Ognuno porterà con sé gli abiti - o gli accessori, ad esempio le borse - che non indossa o usa più e potrà dare il via allo scambio con gli altri presenti. Sarà un bel modo per divertirvi anche in caso di pioggia e in men che non si dica avrete a disposizione dei jeans o delle t-shirt perfette per voi. Lo scambio si può estendere anche ad altri oggetti, oppure a pasta madre, granuli di kefir o semi per coltivare l'orto.

Leggi anche: 5 prodotti da scambiare o da spacciare

swap party

LEGGI anche: Come organizzare uno Swap Party in 10 mosse

3) Laboratorio di Autoproduzione

Avete amici abili nell'autoproduzione? Qualcuno di voi sicuramente saprà preparare il pane in casa con la pasta madre, oppure le marmellate, le torte, i cosmetici naturali o i detersivi fai-da-te. Se non siete ancora riusciti a contagiare i vostri amici con la vostra passione per l'autoproduzione, Pasquetta potrebbe essere il momento giusto. E' sufficiente avere a disposizione una cucina per mettervi all'opera. E se dovesse smettere di piovere, potrete approfittare per organizzare una bella merenda al parco o in giardino, con le delizie che avrete preparato.

Leggi anche: Le vie dell'autoproduzione sono infinite

4) Laboratori di Riciclo Creativo

Ecco un'idea perfetta per chi a Pasquetta si ritrova con la famiglia o con gli amici che hanno dei bambini. Sarà bellissimo coinvolgere grandi e piccoli in un laboratorio di riciclo creativo. Potrete prendere spunto da uno dei nostri numerosi articoli dedicati all'argomento per provare a riciclare i barattoli di vetro, i vasetti dello yogurt, le cassette della frutta, i vecchi bottoni, le scatole di scarpe, le bottiglie di plastica e tanto altro ancora.

Leggi anche: Le 100 migliori idee di riciclo creativo del 2013

riciclo creativo

5) Giochi da Tavolo

Con l'arrivo di tablet e videogames, i giochi da tavolo negli ultimi anni sono stati accantonati. E' il momento di andare alla ricerca di ciò che potrebbe essere rimasto in cantina o in soffitta. I giochi da tavolo più classici sono un divertimento da riscoprire sia per i bambini che per i grandi, a partire dal classico Gioco dell'Oca, fino allo Scarabeo, al Paroliere e al Trival Pursuit. Potrete organizzare dei veri e propri tornei a squadre. E se siete alla ricerca di un gioco da tavolo particolarmente stimolante, provate Dixit. A partire da carte illustrate i giocatori si trasformano in narratori per creare insieme storie appassionanti.

Leggi anche: Giochi da tavolo: 10 idee per il riciclo creativo

giochi da tavolo dixit

E se il giorno di Pasquetta dovesse splendere un magnifico sole, ovviamente queste piccole idee potrete rimandarle alla prossima giornata triste e uggiosa che ogni tanto la primavera ci riserva.

Marta Albè

Fonte foto: tadst.com

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La Pasqua è green ai giardini di Ninfa

 

A Pasqua salva un agnello: il video choc di Animal Equity

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Nuove e scioccanti immagini, frutto di un'investigazione sotto copertura a cura di Animal Equality Italia, svelano tremendi atti di crudeltà e maltrattamenti perpetrati nei confronti di agnelli e capretti negli allevamenti e nei macelli italiani a ridosso della Pasqua 2014.

Le rivela un nuovo sconvolgente video, accompagnato dalla voce narrante dell'attrice Claudia Zanella, che mostra scene mai viste prima di reali abusi inflitti ai cuccioli. Uccisi ad appena un mese di vita, questi piccoli sono destinati a diventare il cibo "tradizionale" sulle tavole del nostro Paese, soprattutto nel periodo delle festività pasquali.

Animali stipati in spazi ristretti, senza ripari, in mezzo a rifiuti e rottami; pecore malate, lasciate per ore legate, allontanate dal gregge, senza alcuna cura veterinaria, in attesa della macellazione; agnelli troppo presto separati dalle loro madri, spesso affette da mastite e con le mammelle in necrosi. In un allevamento prima del carico sul camion diretto al macello è stata nuovamente documentata la "pesatura", una pratica controversa, cruenta e sulla quale la legge italiana non è molto chiara, durante la quale gli agnelli, terrorizzati, vengono legati, issati per i carpi (polsi) e pesati in gruppo.


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Si tratta di una modalità di contenimento molto dolorosa, che può portare lesioni come strappi muscolari e dei legamenti. Tale posizione é molto innaturale per questi animali e li induce a scalciare nel tentativo di trovare una postura meno stressante, con conseguente rischio di lesioni gravi come la lussazione della spalla o la frattura dei carpi.

All'interno dei macelli, poi, le riprese sono sconcertanti: capretti e agnelli terrorizzati, intrappolati nei tunnel che li condurranno verso i loro ultimi istanti di vita. Gli investigatori hanno ripreso anche le inadempienze dei lavoratori incapaci di stordire gli animali, ai quali viene recisa la gola in stato di coscienza mentre sono in preda al panico e al dolore.

salva un agnello

È una realtà terribile che, sebbene con numeri in costante diminuzione, coinvolge ancora oggi circa 3 milioni di agnelli e capretti per il consumo umano, tra quelli importati dall'Est Europa e quelli allevati in Italia. Una cifra che però cresce se prendiamo in considerazione anche pecore, agnellotti e capre. In questo modo il numero degli animali uccisi arriva a superare i 500.000 nelle sole settimane precedenti la Pasqua.

"Il materiale raccolto dai nostri investigatori negli allevamenti e nei macelli italiani espone una realtà diffusa e non casi isolati; la breve vita di milioni di agnelli e capretti nel nostro Paese è segnata da violenze inimmaginabili", dichiara Fabrizia Angelini, portavoce di Animal Equality in Italia.

{youtube}rSwY3-Y906g{/youtube}

Ecco perché a Pasuqa, e non solo, è importante scegliere alternative vegetali alla carne, per far del bene agli animali, all'ambiente e alla nostra salute.

Roberta Ragni

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Vacanze gratis a Ponza per chi pulisce le spiagge. Il bando

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ponza

Vacanze gratis per i volontari che vogliono pulire le spiagge dell'isola di Ponza. È questa l'iniziativa di grande successo della Pro Loco locale, invasa letteralmente da decine e decine di richieste di aspiranti aiutanti. Il progetto si chiama "Un volontario per amico" e consiste nell'ospitare gratuitamente 4 volontari a settimana (dalla domenica al venerdì) in cambio di attività di volontariato per la pulizia delle spiagge, tratti di strada, sentieri, piccoli spiazzi, riassettare dopo manifestazioni locali, pulizia di siti archeologici, etc.


"Aiutaci a pulire l'ambiente e ti ospiteremo per 5 notti, 6 giorni, sulla nostra isola. L'ambiente è tra la risorse primarie per fare turismo, se non lo salvaguardiamo e aiutiamo a metabolizzare tutte le nostre incurie ambientali, un giorno vedremo che tale risorsa potrebbe venir meno e con essa l'esperienza turistica in un luogo interessante e accattivante, sia dal punto di vista geografico che naturalistico", si legge nel bando.

COME FUNZIONA - I volontari (Per partecipare all'iniziativa bisognerà avere la maggiore età) dovranno collaborare con i dipendenti della Pro-loco, già predisposti per questi servizi diversificati. Aderendo a questa iniziativa si ha così ha diritto ad un soggiorno gratuito per i periodi prestabiliti nei quali si intende partecipare. Le ore di servizio-volontariato sono identiche a quelle dei dipendenti della Pro-loco: 6,40 ore a partire dalle ore 7:30 del mattino (orario flessibile in funzione delle esigenze di servizio).

Il giorno previsto per l'arrivo del volontario è nella giornata di domenica per ogni settimana prestabilita. Gli interessati, una volta sbarcati sull'isola dovranno dirigersi verso l'ufficio della Pro-loco sito in via Molo Musco dove verranno date tutte le indicazioni riguardanti l'alloggio, che verrà consegnato nel pomeriggio. In serata è previsto un briefing informativo inerente al soggiorno sull'isola e allo svolgimento delle attività di volontariato ed i relativi orari stabiliti dal calendario con un responsabile della Pro-loco.

Ad ogni volontario, durante la riunione informativa, verrà fornito un kit ecologico per la buona riuscita dell'operazione di raccolta dei rifiuti oltre al cappellino come segno distintivo. Alla fine del soggiorno verrà consegnato al singolo volontario un diploma di partecipazione. Tutti i partecipanti saranno coperti da assicurazione riguardante eventuali danni subiti solo ed esclusivamente nel periodo di servizio.

L'unica spesa riguarda il pagamento del viaggio per raggiungere l'isola e il vitto. Ma la società di navigazione SNAP, con partenza da Terracina, ha proposto una convenzione con la Pro-loco di Ponza facendo uno sconto del 50% a tutti i volontari che decideranno di viaggiare con questa compagnia. Durante il soggiorno si potranno utilizzare anche le cucine in dotazione negli immobili messi a disposizione. Il giorno di partenza, infine, bisognerà lasciare l'immobile pulito entro e non oltre le ore 10:00 del venerdì. Per eventuali partenze serali i bagagli saranno custoditi nei locali della Pro-loco fino all'orario di partenza.

COME ADERIRE - L'adesione al progetto deve avvenire tramite e-mail, dove bisognerà specificare tutti i dati anagrafici, il periodo nel quale si intende soggiornare, i recapiti telefonici, il numero di prenotazione del mezzo scelto per il raggiungimento dell'isola. Una volta decisa la data di arrivo sull'isola non si potrà cambiare o disdire tale data onde evitare la preclusione ad altre persone di partecipare a questa esperienza indimenticabile. Le manifestazioni d'interesse dovranno pervenire presso i locali della Pro-loco con un anticipo di 10 giorni dalla data di arrivo inviando tutti i documenti richiesti precedentemente, salvo disponibilità.

QUANDO - Settimane disponibili per lo svolgimento del progetto "Un volontario per amico":

 

- 20-21-22-23-24 Aprile'14

- 4 -5-6-7-8 Maggio'14

- 11-12-13-14-15 Maggio'14

- 18-19-20-21-22 Maggio'14

- 25-26-27-28-29 Maggio'14

- 1-2-3-4-5 Giugno'14

- 8-9-10-11-12 Giugno'14

- 15-16-17-18-19 Giugno'14

- 22-23-24-25-26 Giugno'14

- 6-7-8-9-10 Luglio'14

- 13-14-15-16-17 Luglio'14

- 14-15-16-17-18 Settembre'14

- 21-22-23-24-25 Settembre'14

- 28-29-30 Settembre'14 e 1-2 Ottobre'14

Per informazioni inviare una mail alla Pro-loco di Ponza info@prolocodiponza.it oppure chiamare al numero di telefono 0771-80031

Roberta Ragni

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Pannolini, assorbenti e tamponi biodegradabili dalle meduse. E' davvero una soluzione green?

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Un nuovo metodo per creare assorbenti e tamponi completamente biodegradabili... con le meduse. Si, avete letto bene. È questa l'idea che dà "irritazione" al solo pensiero dell'Università di Tel-Aviv. Lo scopo sarebbe quello di creare un prodotto più sostenbile che potrebbe sostituire pannolini, spugne, assorbenti e tamponi attualmente sul mercato, la maggior parte dei quali è costituito da materiali sintetici inquinanti.

Il risultato è un prodotto super assorbente, che si bio-degrada in meno di 30 giorni e può competere a livello di prezzo, spiega il presidente della start up Cine'al, Ofer Du-Nour. In più sarebbe perfettamente sicuro, offrendo anche un modo per liberare gli oceani dagli sciami infiniti di meduse, che ora possono essere viste come materie prime da raccogliere invece che esseri infestanti.

Le persone saranno disposte a utilizzare prodotti realizzati con questo materiale? Le madri metteranno ai figli un "pannolino di medusa"? L'esperto risponde così:

"Non sono preoccupato per questo, è probabile che il consumatore non lo saprà nemmeno, come già accade per molti altri prodotti con ingredienti che sono derivati da animali e piante. In realtà, credo che l'uso di questo materiale potrebbe essere richiesto da governi stessi, che stanno spendendo milioni di dollari per tenere le meduse fuori delle zone turistiche e portuali. Ci sono troppe meduse nei mari, e troppi pannolini nelle discariche. Cine'al può avere la risposta definitiva per entrambi questi problemi".

Parole che di certo non rassicurano i consumatori che sempre più vogliono essere, invece, informati e coscienti sui loro acquisti. E, soprattutto, stanno davvero così le cose? Non proprio! Oltre all'esistenza di alternative ecologiche già presenti sul mercato ai prodotti in plastica, dai pannolini e dagli assorbenti lavabili o biodegradabili alle coppette mestruali (GUARDA SOTTO), sarebbe il caso, a maggior ragione quando si parla di ambiente e sostenibilità, di indagare sui motivi veri dei problemi, come nel caso della proliferazione di questi organismi planctonici. Almeno prima di farne una materia e sterminarli.

Il boom delle meduse, infatti, è dovuto a una concomitanza di fattori che vedono il "global warming" tra i principali responsabili: il riscaldamento delle acque marine, infatti, oltre a creare un ambiente loro adatto, favorisce le migrazioni degli esemplari abituati a vivere nei mari più caldi. "Ma non è tutto – spiegava qualche tempo fa Ferri –. Il fenomeno è causato anche dallo sfruttamento indiscriminato delle risorse ittiche, e di conseguenza dalla consistente riduzione dei predatori come tonni, pesce spada e tartarughe, nonché dall'inquinamento dei nostri mari".

I rimedi proposti fino a oggi, allora, finirebbero per aggravare il problema, compreso questo fantomatico innovativo materiale. Non ha senso, infatti, catturare e uccidere questi animali, perché in questo modo non si rimuoverebbero le cause alla base del fenomeno. "Occorre invece intervenire sui fattori scatenanti e quindi promuovere una serie politica di contrasto al riscaldamento globale, proteggere la biodiversità favorendo il ripopolamento delle specie marine, combattere l'inquinamento dei nostri mari", concludeva l'Enpa.

Ecco le vere alternative ecologiche per pannolini e assorbenti:

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Roberta Ragni

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Clorofilla: benefici, usi e controindicazioni

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clorofilla cover

La clorofilla è un pigmento presente naturalmente nelle piante. Assorbe la luce solare e permette la fotosintesi. Ha una struttura simile alla nostra emoglobina e per questo motivo è conosciuta anche come sangue vegetale. 

La possiamo utilizzare sotto forma di integratore per migliorare il nostro stato di salute in alcuni casi specifici ma, soprattutto, la possiamo portare ogni giorno in tavola arricchendo i nostri piatti con ortaggi a foglia verde.

Fonti vegetali di clorofilla

E' bene ricordare che l'assunzione della clorofilla non avviene soltanto tramite integratori. La troviamo infatti in numerose verdure, come i broccoli, i cavoli, le barbe di frate, le erbette, la catalogna, gli spinaci, la cicoria, il tarassaco e le insalate. Il consiglio è di consumarle questi cibi crudi o poco cotti. Posssiamo preparare, ad esempio, dei centrifugati a base di spinaci, di erba d'orzo o di erba di grano. Un'altra fonte interessante di clorofilla è l'alga spirulina. Privilegiamo però sempre le verdure a foglia verde scuro come sorgente principale di clorofilla

clorofilla

 

Benefici della clorofilla

La clorofilla è essenziale per la sopravvivenza delle piante, ma è benefica anche per il nostro organismo. La sua composizione chimica richiama quella dell'emoglobina. Nella clorofilla, però, il ferro è sostituito dal magnesio. E' antianemica e cicatrizzante, purifica il sangue e regola il colesterolo.

La clorofilla e gli integratori che la contengono vantano numerosi benefici per la salute. L'assunzione di clorofilla è considerata utile per l'intestino, in particolar modo per riequilibrare la flora batterica. La clorofilla aiuta il nostro organismo ad eliminare le tossine. Poiché agisce contro i radicali liberi, la clorofilla ha proprietà anti-invecchiamento.

Migliora la circolazione ed è considerata un valido aiuto per prevenire le vene varicose. Viene consigliata in caso di artrite e di artrite reumatoide. Facilita l'eliminazione di residui di medicinali e insetticidi tossici. La sua azione purificante è benefica per il fegato.

La clorofilla stimola il metabolismo e aiuta il nostro organismo ad utilizzare al meglio l'energia e a resistere allo stress. A differenza della caffeina, la clorofilla non rappresenta una sostanza eccitante. E' utile come ricostituente, ad esempio dopo l'influenza e svolge, dall'interno, una funzione deodorante, utile per contrastare alitosi e odori sgradevoli.

La clorofilla è considerata benefica in caso di anemia. Aiuta i globuli rossi a trasportare al meglio il ferro verso gli organi. Facilita l'assorbimento del calcio e può dare sollievo a chi soffre di gastrite, colite o ulcera. E' utile per le donne che vogliono regolarizzare il ciclo mestruale. Protegge i muscoli dai danni provocati dalle contrazioni e dagli indolenzimenti. Migliora il lavoro del cuore e previene l'ipertensione.

clorofilla integratore

fonte foto: trulyorganicfoods.com

Come usare la clorofilla

Le modalità d'impiego dell'integratore a base di clorofilla possono variare a seconda della necessità e dello stato di salute del soggetto. Alcuni integratori in forma liquida indicano di assumere 30 gocce di clorofilla in poca acqua prima di pranzo. Per gli integratori in compresse, viene suggerita l'assunzione di 1 o 2 compresse 2 volte al giorno durante i pasti.

Controindicazioni

Tenete l'integratore alla clorofilla fuori dalla portata dei bambini. Le avvertenze per la clorofilla in compresse indicano di non superare la dose giornaliera consigliata. Durante la gravidanza e l'allattamento dovrete rivolgervi al medico prima dell'utilizzo. Può causare una colorazione giallo-nera della lingua e verdastra delle urine e delle feci.

Dove trovare la clorofilla

L'integratore alla clorofilla è in vendita nelle erboristerie, nei negozi di prodotti naturali e su internet. Lo si trova in forma liquida o in compresse. Prima di decidere di iniziare ad assumere la clorofilla, come per qualsiasi altro farmaco o integratore, meglio consultare il parere di un esperto.

Marta Albè

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Livelli eccessivi di rame: cause, sintomi e rimedi

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rame


Il rame è un elemento essenziale per il nostro organismo: serve per produrre energia, formare il collagene, è utile alle funzioni immunitarie, al sistema nervoso e cardiovascolare, alla fertilità della donna e molto altro. E’ evidente quindi quanto sia importate la sua presenza nel nostro corpo, ma nelle giuste dosi, un eccesso di rame infatti tende ad accumularsi e diventa tossico.

Si può essere carenti di rame e avvertire sintomi come stanchezza cronica, depressione, ipertensione ma più spesso ci si trova nella situazione opposta, ovvero si hanno livelli eccessivi di rame che possono portare ad una vasta gamma di sintomi e condizioni di natura psicologica o fisica. 

CAUSE

Quali possono essere le cause di un eccesso di questo oligoelemento? La lista è abbastanza lunga e comprende:

Bere acqua proveniente da rete idrica con parti in rame
• Utilizzo di pentole in rame
Carenza di zinco (questo minerale è infatti molto importante per bilanciare il rame).
Carenza di vitamina C, di vitamine del gruppo B, di sali minerali come ferro, selenio, cromo, manganese e molibdeno
• Squilibri nelle ghiandole surrenali o nel fegato
Presenza di altri metalli pesanti nel corpo come mercurio e cadmio
Iperestrogenismo
• Assunzione di pillola anticoncezionale

Generalmente le cause più frequenti di accumulo di rame nel corpo sono una dieta particolarmente ricca di alimenti che contengono rame a scapito di quelli che contengono zinco e il consumo di acqua contaminata da rame a causa delle tubature, recentemente tra l’altro una ricerca ha collegato l’utilizzo di quest’acqua alla crescita di alcune tipologie tumorali.

 

SINTOMI

Un eccesso di rame nel corpo può comportare un'eccessiva stimolazione del sistema nervoso e problematiche legate agli organi dove tende ad accumularsi di più: fegato, cervello e organi riproduttivi. Dunque possono comparire sintomi quali:

• Stati di ansietà cronica
• Disturbo bipolare
• Depressione
• Schizofrenia
• Iperattività
• Disturbi dell’apprendimento
• Sindrome di Tourette
• Problemi a livello sessuale
• Sindrome premesturale
• Ipotiroidismo
• Perdita eccessiva di capelli

Naturalmente si tratta di sintomi che non è sempre facile collegare ad un accumulo di rame, dato che possono essere associati a diverse altre problematiche. Serve necessariamente l’aiuto di un medico e delle specifiche analisi per valutare l’eventuale presenza di valori elevati di rame.

 

RIMEDI

Quando ci si disintossica dal rame, così come spesso accade durante la disintossicazione da metalli pesanti, può avvenire che inizialmente le condizioni peggiorino e si avverta mal di testa, sbalzi di umore, problemi digestivi, senso di pesantezza o altro. Questo avviene perché le tossine vengono messe inizialmente in circolo prima di poter essere correttamente smaltite dall’organismo. Sarebbe importante quindi sempre farsi seguire da una persona esperta anche in questa fase e mettere in atto alcune delle seguenti strategie:

Capire la fonte che ha causato l’accumulo di rame ed eliminarla
• Incrementare l’assunzione di cibi ricchi di zinco
• Ridurre l’assunzone di cibi ricchi di rame (cioccolato, gamberi, caffè, ecc.)
• Aumentare gli antagonisti del rame: Vitamina C, vitamine gruppo B, selenio, molibdeno, manganese
Bere molta acqua
• Aiutarsi con saune e attività che aumentano la sudorazione
Fare bagni coi sali di Epsom
• Assumere Chlorella, Coriandolo o altri rimedi naturali utili a disintossicarsi dai metalli

Francesca Biagioli

Leggi anche:

- Come depurarsi dai metalli pesanti: 10 alimenti e rimedi naturali

Lampadine a risparmio energetico: cosa fare se si rompono?

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lampadina rotta

Le lampadine a risparmio energetico ci salvano da una bolletta troppo salata, ma pongono nuovi interrogativi per la sicurezza. Il problema riguarda soprattutto il loro contenuto di mercurio che può diventare pericoloso nel caso in cui la lampadina si rompa accidalmente.  

Le lampadine a risparmio energetico, ormai lo sappiamo bene, vanno smaltite a parte, alla stregua dei rifiuti elettronici. Grazie alla raccolta dei Raee e all'1 contro 0, i consorzi responsabili del ritiro delle lampadine giunte a fine vita garantiscono il riciclo dei materiali e il corretto recupero del mercurio.

Ma come comportarsi in caso di rottura e come pulire in sicurezza e come prevenire gli incidenti domestici?

Mantenere la distanza corretta

Innanzitutto è bene non stare troppo vicini alle lampadine a risparmio energetico. Secondo uno studio condotto a Zurigo, infatti, per evitare il rischio di infiammazioni e eritemi causati dall'esposizione alle correnti elettriche e ai campi elettromagnetici, sarebbe bene mantenere una distanza di almeno 30 centimetri dalle lampade a risparmio energetico. Pensiamo, ad esempio, alla lampada da scrivania.

I consigli per una maggiore attenzione alla nostra distanza dalle lampadine sono stati diffusi dall'Ufficio Federale della sanità pubblica svizzera. Lo studio in questione porta il titolo di Assessment of EM Exposure of Energy-Saving Bulbs & Possible Mitigation Strategies ed è stato condotto da ITIS Foundation.

Attenzione al mercurio

L'Autorità dell'Ambiente della Germania ha eseguito dei test specifici su lampadine a risparmio energetico che si erano rotte accidentalmente. Gli esperti hanno individuato valori di mercurio di gan lunga superiori ai limiti consentiti. Sarebbero soprattutto a rischio i bambini e le donne in gravidanza.

Secondo il Centro Tutela Consumatori Utenti di Bolzano, sia le lampade con 5 milligrammi che quelle con 2 milligrammi di mercurio causano una concentrazione del metallo pesante che supera di ben 20 volte la soglia ammessa per legge. Questo comporta gravi rischi per la salute. Dunque, nelle stanze dei bambini, nelle scuole, negli asili o nei centri sportivi andrebbero usate solo lampadine a risparmio energetico, rese ad esempio infrangibili con un mantello di protezione o altre misure precauzionali, che impediscano una rottura della lampadina.

Lampadine infrangibili

In generale sarebbe necessario avere a disposizione lampadine a risparmio energetico che risultino davvero sicure e che vengano prodotte secondo criteri antirottura. Il passaggio dalle lampadine tradizionali alle lampade a risparmio energetico ha purtroppo introdotto nelle nostre case un elemento di rischio, pur garantendo un minor consumo di energia.

Cosa fare se si rompono

Broken lamp

In caso di rottura le lampadine a risparmio energetico, conosciute anche come lampadine fluorescenti compatte, possono rilasciare nell'aria mercurio. Il mercurio è tossico sia per l'uomo che per l'ambiente. Dunque è necessario prestare molta attenzione. Dalle lampadine a risparmio energetico il mercurio si sprigiona sotto forma di vapori nocivi. Agite con la massima cautela e seguite le indicazioni dell'Environmental Protection Agency (Epa).

10 suggerimenti utili

Ecco alcuni suggerimenti utili da mettere in pratica di fronte alla rottura di una lampadina a risparmio energetico, per proteggersi dal rilascio di mercurio.

1) Chiedete alle donne in gravidanza e ai bambini di allontanarsi dalla stanza. Nemmeno gli animali domestici devono essere presenti mentre pulite e raccogliete i frammenti della lampadina rotta.

2) Aprite subito le finestre della stanza e areate per almeno 10-15 minuti. Spegnete gli impianti di condizionamento.

3) Indossate guanti, una mascherina e occhiali protettivi. Non utilizzate l'aspirapolvere, per evitare di disperdere mercurio nell'aria.

4) Raccogliete i pezzi più grandi con le mani e i frammenti più piccoli con l'aiuto del nastro adesivo.

5) Riponete i frammenti della lampadina in contenitori ermetici, come vasi di vetro o sacchetti di plastica sigillabili.

6) Pulite le superfici con un panno umido. Poi gettate tutto ciò che avete utilizzato per la pulizia, inclusi il panno e i guanti.

7) Se la rottura avviene su un tappetino, eliminatelo o rimuovete almeno la parte contaminata.

8) Chiamate il centro locale per la raccolta differenziata se siete in dubbio sul da farsi. Portate i rifiuti presso la Piattaforma Ecologica del vostro Comune, in modo che vengano smaltiti in modo corretto.

9) Come misura preventiva, sarebbe bene non utilizzare lampadine al mercurio in aree a rischio di rottura e incidenti.

10) Lavatevi subito le mani quando avrete terminato.

Rischi per la salute

La rottura di una lampadina a risparmio energetico provoca l'esposizione al mercurio delle persone presenti, con particolare riferimento a chi si occuperà di raccogliere la lampadina e di ripulire la stanza. Un adulto in salute non dovrebbe avvertire nell'immediato le conseguenze dell'esposizione al mercurio. Resta il fatto che l'esposizione ai vapori tossici può avere un impatto sulla salute, lieve o più incisivo. In caso di dubbio è bene consultare il proprio medico, soprattutto se si è affetti da una particolare sensibilità alle sostanze chimiche.

Lampadine a risparmio energetico senza mercurio

Esiste unl'alternativa alle comuni lampadine a risparmio energetico? Il consorzio di ricerca guidato dal professor Holger Heuermann della FH di Aachen e dal dottor Rainer Kling dell' LTI del KIT nel 2012 ha annunciato di trovarsi al lavoro per la realizzazione di lampade a risparmio energetico prive di elettrodi e di mercurio, che rappresentano un'alternativa alle tradizionali lampade compatte contenenti mercurio CFL.

Marta Albè

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Bicintreno 2014, a Pasquetta porta gratis la tua bici in treno (#bicintrenotuttigiorni)

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bici treno 2012

Mobilità sostenibile. E gratis. Il giorno di Pasquetta sarà in onore dei cicloviaggiatori incalliti, che potranno spostarsi in treno trasportando la propria bicicletta gratuitamente. Si rinnova anche per il 2014 Bicintreno, l'iniziativa di Trenitalia in collaborazione con Fiab, la Federazione Italiana Amici della Bicicletta, a favore della bici + treno

Il prossimo lunedì in Albis, quindi, la bici potrà essere trasportata sui treni regionali di tutta Italia senza dover pagare la relativa tariffa per il trasporto: una bicicletta a persona viaggerà gratis sui treni regionali di tutta la penisola, abilitati al servizio di trasporto delle bici. I viaggiatori, con l'acquisto di un biglietto personale per il trasporto, valido per la giornata del 21 aprile, potranno dunque usufruire del servizio treno+bici senza costi aggiuntivi.

Un modo semplice, insomma, per incentivare l'utilizzo per gli spostamenti di mezzi di trasporto a ridotto impatto ambientale, come il treno e la bicicletta.

"Nelle edizioni passate di Bicintreno abbiamo visto orde di cicloturisti sfidare qualsiasi legge della fisica e dove abitualmente si concede di caricare 5/6 biciclette arrivare anche fino a 30. Certo, il comfort è un'altra cosa ma se c'è qualcosa di buono nella giornata BICINTRENO è che il popolo dei cicloviaggiatori è in costante aumento ed è plasticamente visibile in quella giornata", ha dichiarato Giulietta Pagliaccio, Presidente nazionale della FIAB.

#BICINTRENOTUTTIGIORNI – Per l'occasione FIAB lancia lo slogan #BICINTRENOTUTTIGIORNI e chiede alle Ferrovie e al Ministro delle Infrastrutture che anche l'Italia venga dotata di un servizio ferroviario per i cicloturisti degno delle più belle e organizzate città europee.

bicitreno2014 1

Infine, le associazioni Fiab organizzeranno in tutta Italia pedalate per promuovere l'intermodalità treno + bici e per sensibilizzare Trenitalia e le Regioni, titolari di Contratto di servizio, ad inserire fra le norme che disciplinano tale rapporto con i vettori del servizio ferroviario un preciso riferimento all'aumento dei posti per le biciclette in tutti i nuovi mezzi e in quelli rinnovati da acquistare prossimamente.

Qui trovate l'elenco delle pedalate.

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Germana Carillo

Titolo: 

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Come estrarre oro dai vecchi cellulari grazie...ai funghi

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oro cellulari fungo

I nostri cellulari, anche quelli che gettiamo via, contengono oro. Il prezioso materiale, insieme all'argento e al rame, si trova nel cuore dei telefonini rimanendo spesso inutilizzato alla fine della loro vita. Ma grazie alla natura e, in particolare ai funghi, sarà possibile recuperare qualcosa come 2,4 km di oro, oltre 900 kg di rame e 25 di argento da 100.000 cellulari.

Merito di una ricerca condotta da un team di scienziati del VTT Technical Research Centre of Finland che ha sviluppato un metodo dedicato al bio-assorbimento tramite funghi. Anche se in piccole quantità, tali metalli preziosi vanno spesso sprecati, contribuendo ad aumentare la quantità di e-waste.

Di metodi per il recupero di materiali preziosi, ne esistono già. Ma mai si era pensato di sfruttare la capacità dei funghi - veri specialisti della decomposizione - di catturare l'oro filtrando le impurità.

Il team ha sviluppato un filtro biologico fatto da uno strato di micelio in grado di recuperare fino all'80 per cento dell'oro presente nei rifiuti elettronici, riducendo al minimo i prodotti chimici nocivi necessari all'estrazione proprio sfruttando queste proprietà dei funghi.

È difficile rimuovere i componenti dai circuiti, il primo passo nella maggior parte dei processi di riciclo è quello di distruggere totalmente le particelle,” ha spiegato Jarno Mäkinen, scienziatp del VTT Technical Research Centre. “Utilizzando soluzioni atossiche con acqua, siamo riusciti a progettare biomassa a base di micelio che agisce come un bioassorbente specificamente destinato all'oro”.

Un metodo tutt'altro che semplice ma efficace, come hanno spiegato gli stessi ideatori. I cellulari testati sono stati schiacciati, setacciati e separati magneticamente. Sono stati poi trattati ulteriormente per separare le varie componenti anche per galleggiamento e flottazione. Quest'ultima consiste in un processo in cui le particelle idrorepellenti vengono separate dall'acqua a favore dell'aria. Le particelle idrorepellenti aderiscono alle bolle d'aria e formano una sorta di schiuma in superficie. Intervengono allora i funghi.

I processi biologici per il recupero dei metalli sono ancora rari, ma i metodi della ricerca sono sempre più avanzati. E, ancora una volta, è la Natura ad offrire la soluzione.

Recuperare i metalli contenuti nei rifiuti elettronici, secondo gli esperti dell'e-Waste Accademy, è fondamentale, se si considera che il materiale recuperato dai Raee vale più di quello estratto dalle miniere d'oro di tutto il mondo: 21 miliardi di dollari.

Francesca Mancuso

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Abbracci, carezze e baci: i macachi si consolano tra loro come l'uomo

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Tonkean macaque Affiliation Photo by E. Palagi

Come gli umani, anche i macachi si consolano nel momento del bisogno. Lo rivela una ricerca italiana, appena pubblicata sulla rivista internazionale "Evolution and Human Behavior", frutto di un lavoro di squadra guidato da Elisabetta Palagi, dell'Università di Pisa e CNR di Roma, e da Roscoe Stanyon, Università di Firenze.

Il team ha dimostrato che la capacità di consolare spontaneamente non è una prerogativa solo delle grandi antropomorfe o dell'uomo, ma è presente anche nei macachi, gruppo di primati che condivide con l'essere umano un antenato comune vecchio circa 25 milioni di anni. La consolazione, quindi, è una capacità antica, anche se non tutte le specie di macachi hanno la possibilità di esprimerla: tra le specie studiate finora, quella che ha mostrato capacità empatiche è anche la più "tollerante".

"Nel mondo delle scimmie – ha spiegato Elisabetta Palagi – 'tolleranza' vuol dire bassi livelli di aggressione, scarsa importanza del rango gerarchico a favore dell'amicizia, alti livelli di gioco anche tra adulti e frequente uso di segnali e comportamenti pacificatori".

I ricercatori hanno confrontato due specie di macachi, Macaca fuscata e Macaca tonkeana, caratterizzati l'uno da una società despotica e l'altro da una società egalitaria e tollerante. Le analisi condotte con le stesse tecniche e dagli stessi osservatori hanno evidenziato un elevato livello di capacità consolatorie nel macaco di Tonkean a differenza della specie despotica che non mostrava affatto questo comportamento.

Dopo un'aggressione, il consolatore si avvicinava spontaneamente alla vittima e la confortava con contatti amichevoli come abbracci, carezze e baci. I contatti corporei riducevano lo stress nella vittima che migliorava così il proprio stato emotivo. Le femmine, in particolare, mostravano elevati segnali di ansia dopo un'aggressione e, non a caso, erano proprio quelle consolate di più da tutti i membri del gruppo.

"I risultati dello studio – hanno concluso i ricercatori - suggeriscono che per comprendere l'evoluzione di un fenomeno complesso, come quello dell'empatia, è necessario studiare specie diverse caratterizzate da simili capacità cognitive ma da differenti strategie sociali. I macachi ci insegnano quindi che empatia e tolleranza sono fenomeni inscindibili e che, come tali, vanno studiati insieme".

Roberta Ragni

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Portogallo: le 10 spiagge piu belle dell'Algarve

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spiagge portogallo algarve

Se state pensando di organizzare una vacanza in Portogallo, tra le vostre mete non può mancare una delle meravigliose spiagge dell'Algarve. L'Algarve è la regione più meridionale del Portogallo. A est troverete spiagge sabbiose, mentre a ovest vi aspettano paesaggi selvaggi e rocciosi. Ecco alcune delle più belle spiagge dell'Algarve che potrete scegliere per il vostro viaggio. Per una vacanza più tranquilla, preferite il mese di settembre.

1) Praia do Vau

Praia do Vau si trova in una baia a ferro di cavallo tra Alvor e Praia de Rocha. Quando l'acqua e bassa, da qui si può raggiungere Praia de Rocha camminando vicino alla riva. Nelle vicinanze potrete visitare le formazioni rocciose di Prainha. In quest'area si trova l'argilla gialla, che è considerata utile per l'artrite e per risolvere numerosi problemi della pelle.

spiagge portogallo 1 praia do vau

fonte foto: panoramio.com

2) Praia de Falesia

E' una spiaggia meravigliosa dove la spiaggia dorata contrasta con la tonalità rossa delle scogliere. E' perfetta per lunghe camminate e per godere di un ampio panorama della zona. Si trova nelle vicinanze della località di Vilamoura. Praia de Falesia è la spiaggia perfetta per godersi i colori del tramonto.

spiagge potogallo 2 praia de falesia

fonte foto: travel-in-portugal.com

3) Martinhal Beach

Martinhal Beach è una lunga baia dorata che si trova nelle vicinanze di Sagres. Si tratta di una zona piuttosto ventosa, che è dunque perfetta per praticare windusrf. Il panorama si apre verso il porto. La spiaggia è tranquilla e nelle vicinanze è presente un ristorante che propone la cucina tradizionale del luogo.

spiagge portogallo 3 - marinhal

fonte foto: marthinal.com

4) Galé Beach

La spiaggia di Galè si trova al centro dell'Algarve, vicino a Albufeira. E' circondata da caratteristiche formazioni rocciose sul lato orientale. E' una spiaggia adatta alle famiglie per via della presenza di piccole piscine naturali di acqua bassa, che di solito i bambini amano esplorare. In estate è molto frequentata.

spiagge portogallo 4 - gale beach

fonte foto: selenatheplaces.com

5) Meia Praia

Meia Praia si trova vicino a Lagos. Il suo nome significa "mezza spiaggia". L'altra metà della spiaggia si chiama Alvor Beach. E' una spiaggia lunga e spaziosa, che attira famiglie e appassionati di windusrf. E' caratterizzata da dune di sabbia e da una fantastica qualità dell'acqua.

spiagge portogallo 5 - meia praia

fonte foto: culturamix.com

6) Praia do Amado

E' una delle migliori spiagge per surfisti dell'Algarve occidentale. Questa spiaggia è in gran parte incontaminata e naturale. Per anni soltanto gli appassionati di surf l'anno raggiunta per cavalcare le onde, ma via via questa località sta diventando popolare grazie alla sua bellezza. L'acqua è un po' più fredda rispetto all'Algarve del sud.

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fonte foto: panetrv.com

7) Praia Tres Irnaos

Praia Tres Irnaos è vicina ad Alvor. Si tratta di una spiaggia riparata che offre un bellissimo panorama naturale. Ad ovest si estendono lunghe spiagge bianche, mentre a est si trovano tante calette da esplorare con la bassa marea. La spiaggia è molto spaziosa e si presta ad ospitare le famiglie anche in alta stagione.

spiagge portogallo 7 irnaos

fonte foto: niccolomaffeo.es

8) Praia de Marinha

Praia de Marinha si trova tra Albufeira e Carvoeiro. E' una bellissima spiaggia ed è caratterizzata dalla presenza di un doppio arco roccioso, perfetto per scattare delle foto-ricordo. E' forse una delle spiagge più particolari dell'Algarve. Uno dei modi migliori per apprezzarla è un giro in barca lungo la costa.

spiagge portogallo 8

fonte foto: hugodesosaphotography.pl

9) Ilha de Faro

La spiaggia di Ilha de Faro si trova sulla penisola di Ancao. Si tratta dell'unica spiaggia della località di Faro che risulti dotata di un collegamento stradale. Le altre spiagge vicine possono essere raggiunte soltanto via mare, grazie ad un servizio di traghetto.

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fonte foto: agrupamentotenegro.com

10) Praia de Rocha

Praia de Rocha è una grande spiaggia dorata caratterizzata da spettacolari formazioni rocciose. E' tra le più amate spiagge dell'Algarve e la si può raggiungere dall'aeroporto di Faro. In estate può risultare affollata, dunque settembre è il periodo migliore per vistarla.

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fonte foto: wikipedia.org

Marta Albè

Fonte foto: ingrina.com

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Fotovoltaico: come ti produco su misura e con un clic i moduli di un’intera facciata

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Il fotovoltaico si potrà progettare, personalizzare e produrre solo con un clic. Creare un'intera facciata fotovoltaica su misura d'ora in poi sarà possibile passando direttamente alla sua produzione e grazie al nuovo software SmartFlex

Per lo spasso degli architetti, dunque, per la prima volta si potranno realizzare elementi costruttivi fotovoltaici su misura grazie a nuovo ambizioso progetto europeo.

Con il progetto SmartFlex – finanziato con 2,9 milioni di euro nell'ambito del settimo programma quadro per la ricerca e l'innovazione dell'Unione europea – i professionisti del settore potranno progettare e commissionare anche a distanza una facciata fotovoltaica personalizzata ed altamente efficiente semplicemente pigiando un bottone.

"Grazie a un intuitivo software di progettazione in futuro gli architetti potranno configurare i moduli fotovoltaici a misura di edificio. Gli elementi dei moduli in vetro ad esempio potranno essere rotondi o triangolari", spiega Paul Grunow, direttore dell'Istituto Fotovoltaico di Berlino (PI Berlin).

Ciò vuol dire che d'ora in poi non saranno solo i moduli standard ad essere destinati alla produzione di massa: anche i nuovi elementi "straordinari", lungi finalmente dall'essere realizzati manualmente, saranno parte di un processo di produzione in gran parte automatizzato.

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"SmartFlex mira a una produzione in serie estremamente versatile e intelligente, che renda redditizi anche gli elementi fotovoltaici realizzati su misura", dice Grunow.

COME FUNZIONA – Nell'ambito del progetto sarà sviluppato un prototipo di linea di produzione in grado di produrre i moduli fotovoltaici secondo le diverse esigenze degli architetti. Il software trasferirà direttamente alla linea produttiva le forme, i colori, le dimensioni e i materiali desiderati per gli elementi fotovoltaici.

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I test sono effettuati sulla facciata di circa 200 metri quadri di un edificio per uffici sede del partner del progetto Glassbel, nella città lituana di Klaipėda. Qui verrà determinato quali moduli fotovoltaici sono particolarmente indicati per produrre energia una volta integrati nell'edificio. La facciata consentirà di testare 20 diversi elementi fotovoltaici, tra cui moduli di lunghezza fino a 3,5 metri e con un rendimento massimo di 750 watt di picco.

"L'energia elettrica può essere prodotta anche con le facciate degli edifici, non solo sui tetti. I sistemi fotovoltaici integrati hanno un grande potenziale fino a oggi pressoché non sfruttato", afferma Juras Ulbikas, direttore del gruppo di ricerca Applied Research Institute for Prospective Technologies (ProTech) di Vilnius, Lituania e coordinatore del progetto SmartFlex. "Stiamo lavorando a una soluzione plug & play per edifici facile da installare e al contempo in grado di soddisfare le esigenze di architetti e installatori; un obiettivo ambizioso. Sono molto lieto che partner di così alta caratura partecipino al progetto".

Tra i membri partecipanti ci sono, oltre al ProTech, l'Istituto Fotovoltaico di Berlino e a Glassbel, anche il costruttore internazionale di impianti Mondragon Assembly, il produttore di sistemi fotovoltaici Via Solis, il centro di competenze svizzero per il fotovoltaico integrato (SUPSI), l'azienda sviluppatrice del software di progettazione Creative Amadeo e l'agenzia Sunbeam Communications, specializzata in energie rinnovabili.

Germana Carillo

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Salvi 130 orsi: la fattoria della bile diventa una riserva (VIDEO)

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Dopo aver passato la loro vita in gabbia, con un catetere arrugginito infilato nella cistifellea, 130 orsi di una fattoria della bile cinese verranno affidati alle cure di Animals Asia Animals Asia, l'organizzazione internazionale dedita alla tutela dei diritti animali nel continente asiatico, che convertirà questa struttura della provincia cinese di Nanning in una riserva naturale nel giro di due anni.

La storica iniziativa è nata grazie alla richiesta della stessa fattoria, che ha deciso di liberare gli animali che deteneva per estrarre la materia prima di medicinali, unguenti, bibite e shampoo. Dal 5 maggio Animals Asia accoglierà i primi 28 esemplari, quelli che hanno più urgente bisogno di assistenza veterinaria. Verranno trasportanti con un convoglio composto da più veicoli nel proprio centro di salvataggio a Chengdu, a 1.200 km di distanza da Nanning.

{youtube}zODkqlR8NcU{/youtube}

Il trasferimento degli animali è stato autorizzato proprio dal direttore generale della Flower World, società che gestisce la fattoria della bile insieme ad altre e altre attività commerciali di proprietà del Dipartimento per le Politiche Agrarie e Forestali. Si chiama Yan Shaohong, e la sua decisione, personale, professionale e politica, potrebbe rappresentare un passo storico verso la definitiva chiusura delle fattorie della bile.

{youtube}l56PmBnDFaw{/youtube}

Il signor Yan ha preso questa decisione perché mosso dal desiderio della sua compagnia di abbandonare un'attività sempre più impopolare e per nulla redditizia. Era anche determinato a non vendere i suoi orsi ad altri allevatori, continuando così a far soffrire crudelmente gli animali. Ecco il suo racconto:

"Negli ultimi due anni nel paese si è discusso molto sulla pratica di estrazione della bile. Dopo molte riunioni con la direzione della Flower World, abbiamo sottoposto il progetto di riconversione ai nostri superiori ricevendo approvazione e sostegno. Abbiamo inoltre deciso di non investire più nell'industria della bile – è arrivato il momento di cambiare. Rivendere gli orsi ad altri allevatori ci avrebbe in parte ripagato dell'investimento iniziale ma non eravamo soddisfatti. Qualche esemplare fra quelli che possediamo è malato, altri hanno subito l'estrazione della bile in precedenza e ci sono inoltre dei cuccioli. Trasferendo gli orsi in un'altra fattoria della bile, le loro condizioni di vita non sarebbero state garantite. Dovevamo trovare una buona sistemazione per loro – un partner fidato con grande esperienza nel settore. Abbiamo visitato la riserva naturale di Animals Asia a Chengdu. Il centro è dotato di confortevoli rifugi e una vasta area all'aperto che riproduce l'habitat naturale degli orsi, un ambiente stimolante dove questi esemplari troveranno in abbondanza cibo delizioso e cucce pulite e spaziose. L'attenzione per gli animali nel Bear Rescue Centre ha confermato la nostra intenzione di collaborare con Animals Asia. Con questa decisione crediamo che la vita degli orsi migliorerà".

orsi salvi

L'evento è stato accolto con entusiasmo da Jill Robinson, fondatrice e presidente di Animals Asia:

"La Cina ha protestato a lungo contro questa crudele pratica, invisa ormai all'87% della popolazione. La trattativa è il risultato della crescente consapevolezza della gente - sempre più ostile alle fattorie della bile - e la decisione dell'allevatore rispecchia l'impegno morale verso una soluzione che finalmente rende giustizia agli orsi. Crediamo sia possibile cominciare a discutere insieme a tutte le parti rappresentate per promuovere la definitiva chiusura delle fattorie della bile in Cina. La liberazione di 130 orsi non è un evento da sottovalutare, perché potrebbe creare le premesse per qualcosa di più grande ancora".

orsi salvi2

Il progetto comporterà un investimento di 5 milioni di dollari da parte dell'associazione, una cifra che copre le operazioni per il salvataggio dei 28 esemplari dopo la riconversione della fattoria, e i costi di gestione e cura del centro di Nanning per 3 anni. Il personale dipendente della fattoria della bile, mettendo a frutto le competenze precedentemente acquisite, rimarrà al proprio posto continuando a lavorare per Animals Asia. Questo è il più grande salvataggio di orsi mai compiuto nella storia. Lo hanno chiamato Peace by Piece, "pezzo dopo pezzo".

Roberta Ragni

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Come preparare l'Aloe Arborescens di Padre Romano Zago

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Aloe arborescens Compton

L'aloe come rimedio anticancro? Dopo la puntata di ieri sera della Iene, in cui si torna a indagare sul legame tra alimentazione e tumore, è tornata alla ribalta la ricetta dell'Aloe Arborescens di Padre Romano Zago, convinto delle proprietà miracolose di questa preparazione, che sarebbe capace di guarire tumori anche in fase avanzata, in breve tempo e senza particolari effetti collaterali.


Avevamo scoperto in redazione qualche tempo fa questo nome e questa ricetta grazie alla segnalazione di una nostra lettrice, che l'aveva sperimentata sul marito malato di cancro (fortunatamente l'uomo è riuscito a sconfiggere il suo male), unitamente alle testimonianze di parenti e amici che hanno intrapreso questo percorso, più o meno felicemente. Cerchiamo di capire di cosa si tratta andando con ordine.

CHI È PADRE ROMANO ZAGO? Nato in Brasile, si legge sul sito a lui dedicato, nell'attuale comune di Progresso, l'11 aprile del 1932, Romano Zago, ascendenti italiani, entra appena undicenne nel seminario Serafico "San Francesco" di Taquari dove porta a termine gli studi. Diviene novizio nel 1952. Studia filosofia a Daltro Filho e Teologia a Divinipolis, in Mato Grosso, e viene ordinato sacerdote nell'ordine dei Frati Minori. È presto nominato professore presso il seminario di Taquari dove aveva iniziato i suoi studi, nel 1971 si laurea anche in lettere ed insegna Francese, Spagnolo, Portoghese e Latino nelle varie case del suo ordine. Nel 1991 viene inviato a prestare il proprio servizio in Israele, dove prosegue nell'insegnamento ai giovani.

Oggi vive e lavora in Brasile, dove è tornato al termine della sua missione in Terrasanta. Nel 1998 ha concesso l'autorizzazione ad un'industria brasiliana a produrre in suo nome il preparato a base di Aloe. È da qui che prende il via la storia dell' "Aloe di Padre Romano Zago", bevanda fedele alla formula originale, e commercializzata in numerosi paesi. Nello stesso anno veniva istituita la Fondazione "Fra Romano Zago", che oltre ad essere attiva nel sostegno a persone in difficoltà e nella solidarietà in genere, conduce un'intensa attività di diffusione e ricerca sui vantaggi e sulle proprietà curative dei prodotti naturali, fra cui l'Aloe ha, ovviamente, un posto di primo piano.

La ricerca di Padre Romano Zago è pubblicata sulla rivista "Terra Santa" e su altre riviste specializzate. È l'inizio della notorietà per il frate francescano e il suo elisir di lunga vita. Rientrato in Brasile nel '95, Padre Romano Zago divulga ulteriormente la sua formula, e comincia a dedicarsi in modo continuativo alla sua sperimentazione e alla cura degli ammalati più gravi e disperati. Convinto dalle numerose guarigioni straordinarie, raccoglie la sua esperienza nel libro "O cancer tem cura" ("Di cancro si può guarire", edizione italiana Adle edizioni, Padova).

LE ORIGINI DELLA RICETTA - È in Israele che Padre Romano elabora la sua scoperta. L'aloe, o Babosa, presente in abbondanti quantità nella regione, è la "materia prima" su cui egli concentra la propria attenzione, nei momenti liberi. "Conoscevo già la pianta - dichiarerà in seguito il religioso, riporta sempre il sito citato, - in Brasile, mia madre ce la dava sempre come lenitivo, quando da bambini ci ferivamo giocando o per tante piccole cose legate ai guai fisici. Ma allora non credevo che una pianta così piccola e diffusa potesse avere un potere guaritivo così grande". Mescolando il succo ricavato dalla frullatura delle foglie della pianta con semplice miele d'api e grappa, ottiene un composto dalle presunte proprietà guaritive straordinarie.

GLI INGREDIENTI - Il particolare successo della formula è dovuto ai suoi tre ingredienti: l'aloe innanzitutto, e poi il miele e la grappa. Perché questi ingredienti, come mai miele e grappa (o cognac, o brandy) ad accompagnare le proprietà dell'aloe? "La spiegazione è semplice" dirà lo stesso Padre Romano. Ed in effetti è così. Il miele infatti, sempre che si tratti di miele d'api, naturale e non (troppo) trattato, ha la proprietà di veicolare, di condurre le sostanze curative contenute nel succo d'aloe, fino ai recettori più remoti del nostro organismo, consentendo al preparato di esercitare la sua azione benefica.
Quanto alla grappa, essa effettua un'azione di vasodilatazione, ovvero allarga i vasi sanguigni facilitando la depurazione generale dell'organismo. Il sangue può così purificarsi, eliminando le sostanze infettanti. Inoltre, l'organismo umano non sarebbe in grado di assorbire integralmente il liquido viscoso e ricco di proprietà, ovvero l'aloina, che sgorga quando si incide una pianta di aloe, senza scioglierlo in un distillato.

COME SI PREPARA? LA RICETTA

  • 350 grammi di foglie di Aloe Arborescens (non Aloe Vera Barbadensis), pari a 3-10 foglie a seconda della lunghezza
  • 350 grammi di miele naturale di qualità (non artificiale e non millefiori)
  • 10 ml di grappa, pari a un cucchiaino (non vanno bene alcool, vino, birra o liquori)

L'ideale, spiega il blog Aloe Arborescens è una pianta con foglie di 40 cm di lunghezza o più (5 anni o più), ma vanno benissimo anche piante con foglie da 20 centimetri almeno (2 anni di età). Tagliare le foglie, il gel non deve vedere mai la luce.

Scegliere le foglie né troppo in alto perché sono troppo giovani, nè quelle troppo in basso perchè sono ingiallite e appassite. Coprirle dalla luce anche artificiale, basta metterle in un sacchetto di plastica non trasparente. Pulirle dalla polvere con uno straccio asciutto, non bagnarle con acqua. Tagliare via le spine con un coltello, lasciando tutta la buccia esterna. Tagliare a pezzetti e mettere in un frullatore insieme al miele. Quando si è ottenuta una crema verde semi-liquida, si mette in un barattolo opaco in cui non possa entrare la luce e si mette nel frigorifero (non in freezer).

E' molto meglio però preparare barattoli più piccoli, mantenendo le proporzioni, il grande vantaggio è di avere un preparato ancora più fresco e più efficiente ogni volta. In questo caso, è bene seguire la ricetta con dosi di un terzo rispetto all'originale (120 grammi di foglie di Aloe, pari a 1-4 foglie a seconda della lunghezza; 120 grammi di miele naturale di qualità, non artificiale e non millefiori)

La grappa non è necessaria e non va mescolata nel preparato: va bevuto un cucchiaino quando si assume il preparato per dilatare i vasi. Bisogna assumere 3 di questi barattoli più piccoli di fila senza interruzione. 3 barattoli più piccoli equivalgono quindi a un barattolo grande della ricetta originale. Le dosi, come il numero delle foglie, sono indicative. Il preparato va assunto preferibilmente a stomaco vuoto per migliorare al massimo l'assorbimento dei principi attivi.

ELISIR ANTI - CANCRO? – Lungi da noi il voler dare false speranze a chi è malato. Ovviamente non siamo medici e non possiamo accertare in alcun modo che questa ricetta faccia davvero guarire dal cancro. Nemmeno i casi di guarigione riportati sono sufficienti per fare letteratura scientifica. Resta il fatto che la ricetta di Padre Zago continua a destare interesse e clamore. Forse l'aloe da sola non basta, ma certamente è in grado di ridurre gli effetti collaterali di chemio-terapia e radio-terapia. C'è da dire, però, che con tutta probabilità nemmeno i protocolli standard bastano da soli: vanno certamente uniti a uno stile di vita e a un'alimentazione più sana. Almeno su questo tutti i medici concordano.

Roberta Ragni

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Deadly Environment: chi difende l'ambiente rischia la morte

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deadly environment cover

Ambiente mortale. Per difendere il Pianeta si muore. Al taglio delle foreste vergini si accompagna la morte dei loro eroici difensori. Tra il 2002 d il 2013 più di 900 persone sono state uccise in 35 Paesi del mondo mentre si trovavano impegnate nella protezione dell'ambiente. Il fenomeno è purtroppo in aumento, così come si inasprisce sempre più la guerra per il controllo delle risorse naturali, dalla deforestazione, al land grabbing, fino all'accaparramento di acqua potabile.

A rivelarlo è Deadly Environment, l'ultimo rapporto pubblicato da Global Witness, che per il 2012 ha conteggiato ben 147 morti tra coloro che lottano direttamente per difendere l'ambiente. Nel 2002 i decessi, almeno quelli noti, erano stati "solo" 52. Il tasso di mortalità tra gli attivisti è salito al ritmo di 2 morti alla settimana negli ultimi 2 anni. Si contano anche 17 casi di persone scomparse, che si presume siano state uccise.

Probabilmente gli ambientalisti uccisi nel 2013 sono ben di più rispetto ai 95 nomi riportati. Lo ha annunciato l'organizzazione britannica che si è occupata di realizzare il documento finale. Vi sono infatti numerose difficoltà nel verificare gli omicidi che avvengono nelle aree più remote dell'Asia e dell'Africa.

Inoltre, non sono incluse nei conteggi regioni come la Repubblica Centrale Africana, lo Zimbabwe e il Myammar (Birmania), dove la società civile non ha alcun potere, nemmendo riunendosi in gruppi, e deve sottostare a regimi autoritari. I terreni, nelle zone più povere del mondo, sono oggetto di esproprio da parte delle multinazionali. Gli abitanti non vengono avvisati delle compravendite e nel giro di pochi istanti si ritrovano a perdere tutto ciò che hanno.

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Molte delle persone che vengono uccise sono semplici cittadini che si oppongono all'accaparramento di terra, alla creazione di nuove minierem, allo sfruttamento dei lavoratori e alle operazioni di distruzione delle foreste dell'industria del legname. Chi difende la propria patria viene allontanato con la forza dalla propria casa e il più delle volte rischia la vita. Altri vengono assassinati per aver protestato contro la creazione di dighe idroelettriche e l'inquinamento, o per essersi espressi a favore della tutela della natura e degli animali.

In Honduras dal 2010 sono stati uccisi 93 contadini che avevano protestato contro la diffusione delle piantagioni di palme da olio. Il Paese dove si corrono più rischi è il Brasile. Si contano 448 morti tra il 2002 e il 2013 tra coloro che hanno lottato per difendere le risorse naturali. Più dell'80% delle uccisioni registrate riguardano l'America Centrale e Latina.

Si tratta dell'analisi più approfondita del problema mai condotta fino a questo momento. Proteggere l'ambiente non è mai stato così importante come al giorno d'oggi. E non si era mai rivelato altrettanto mortale. La pubblicazione di Deadly Environment giunge a quasi 25 anni dall'assassinio di Chico Mendes, raccoglitore di caucciù e attivista brasiliano che ha lottato fino alla morte per difendere le foreste.

Scarica qui il rapporto Deadly Environment.

Marta Albè

Fonte foto: nationalgeographic.com

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Kepler-186f: il primo pianeta abitabile davvero simile alla Terra

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kepler186f

La Terra potrebbe non essere l'unico pianeta adatto alla vita. Si chiama Kepler-186F. il nuovo esopianeta scoperto dal telescopio spaziale Kepler della Nasa, sul quale potrebbe esistere l'acqua allo stato liquido. Una vera e propria rarità se si considera che, nonostante i numerosi studi portati avanti da decenni, c'è solo un pianeta abitabile. Neanche a dirlo, la nostra Terra.

Quello appena scoperto, però, è stato definito il cugino della Terra. Leggermente più vicino alla sua stella, non a caso il suo anno dura circa 130 giorni. Tuttavia, Kepler-186F si trova ai confini esterni della cosiddetta zona abitabile. Qui infatti i pianeti sono abbastanza lontani dal loro sole per avere acqua allo stato liquido ma anche abbastanza vicini per poter beneficiare dei suoi effetti.

Finora, gli altri esopianeti trovati nella zona abitabile sono tutti almeno il 40 per cento più grandi in termini di dimensioni rispetto alla Terra. Ma Kepler-186-f, anche se leggermente più grande, ricorda molto da vicino la Terra probabilmente anche per composizione. Precedenti ricerche suggeriscono che i pianeti delle sue dimensioni probabilmente siano rocciosi.

Sappiamo di un solo pianeta dove esiste la vita, la Terra. Quando si cerca la vita fuori dal nostro sistema solare ci concentriamo sulla ricerca di pianeti con caratteristiche che imitano quelle della Terra”, ha detto Elisa Quintana, ricercatore dell'Istituto Seti della Nasa e autore principale del documento pubblicato ieri sulla rivista Science. “Trovare un pianeta simile alla Terra per dimensioni nella zona abitabile è un importante passo in avanti”.

schema kepler

La stella attorno a cui orbita Kepler-186F si chiama Kepler-186, che si trova a circa 500 anni luce dalla Terra, nella costellazione del Cigno. Tale sistema solare però ha altri inquilini, ben quattro pianeti: Kepler-186b, Kepler-186C, Kepler-186d e Kepler-186e che ruotano intorno al loro sole ogni 4, 7, 13 e 22 giorni. Ciò li rende troppo caldi per la vita come noi la conosciamo.

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Foto: Seti

Ma occorre andarci cauti. La scoperta di Kepler 186F è eccezionale, ma è presto per dire che il pianeta può ospitare la vita. Trovarsi nella zona abitabile non coincide necessariamente con la possibilità di un pianeta di essere adatto alla vita. Molto dipende anche dal tipo di atmosfera, da cui dipende la temperatura del pianeta: “Kepler-186F può essere pensato come un cugino della Terra, piuttosto che come un gemello. Ha molte proprietà che assomigliano Terra,” ha detto Thomas Barclay, co-autore del documento.

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La colonizzazione dell'universo da parte dell'uomo può attendere, per fortuna.

Francesca Mancuso

Foto: Nasa

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