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Too young to drink: campagna shock contro il consumo di alcool in gravidanza

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too young to drink

Immaginate un bimbo che deve ancora nascere e che invece di stare al sicuro nella pancia della mamma circondato dal liquido amniotico si trova in una bottiglia di birra, vino o superalcolico. E’ questa l’immagine shock della campagna “Too young to drink” lanciata dall’European FASD Alliance in occasione della Giornata internazionale della sindrome feto-alcolica e disturbi correlati.

Secondo le ultime statistiche 70 milioni di persone nel mondo, 2 bimbi su 100 in Europa e 1 su 100 negli Stati Uniti, soffrono di alcuni difetti imputabili al fatto che la mamma durante i nove mesi di gravidanza ha continuato a consumare alcool nonostante il buon senso, oltre che tutte le raccomandazioni di ginecologi e medici vari, lo sconsigliavano.

In particolare i bambini che hanno subìto le conseguenze delle scelte sconsiderate della mamma accusano disturbi dell’apprendimento, del comportamento o addirittura sono affetti da vere e proprie malattie mentali. Tutte queste problematiche vengono racchiuse sotto il nome di disordini feto-alcolici (Fasd).

Ma davvero anche uno o due bicchieri di vino al giorno possono essere così dannosi? Una risposta certa non c’è ed è meglio non rischiare. A questo proposito Simona Pichini, ricercatrice dell'Istituto superiore di Sanità ha dichiarato: "Poiché a oggi non si conosce la quantità di alcol che si può consumare in gravidanza senza alcun rischio per il nascituro, il consiglio obbligato per le donne incinte e per quelle che cercano di avere un bambino è di non bere alcol".

La campagna, lanciata in 20 paesi, si compone non solo di poster e banner che raffigurano neonati in bottiglia (che variano tra vino, birra, vodka, brandy, whiskey e rum) ma anche di video messaggi informativi dove intervengono, tra gli altri, genitori con bambini affetti da FASD.

{youtube}FV5nyGlnuQI{/youtube}

 

Francesca Biagioli

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L’Asilo nel Bosco: il nido che educa i bambini all'aria aperta

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Come dovrebbe essere l'asilo nido ideale? Di fantasia, di colori e odori, di scarpe sporche e di mani all'opera. In poche parole in un bosco. È questa l'idea che sta mettendo radici in Italia grazie all'intuizione dei fondatori dell'Emilio, il primo asilo in Europa dove i piccoli possono stare senza pannolino già dai primi mesi di vita, e l'associazione Manes

Così, nella campagna di Ostia Antica, vicino a Roma, da questo mese prenderà il via l'esperienza dell'Asilo, per la prima volta anche per i piccoli italiani, sulla base del modello educativo dell'asilo nido nel bosco nato in Danimarca negli anni '50 e adottato poi in molti altri Paesi europei, come la Svizzera, l'Austria e il Regno Unito. Si tratta di un vero progetto pedagogico rivolto ai bambini dai 2 ai 6 anni, grazie al quale la giornata scolastica si svolge prevalentemente all'aria aperta, tra esperienze dirette e il gioco.

COME FUNZIONA – Il segreto sta nelle poche e semplici regole comuni e in un'unica fondamentale regola: crescere nella natura (e non badare alle mani sporche). Le educatrici, e gli educatori (uomini!), stanno attorno ai bimbi ma li lasciano liberi. Liberi di esprimere la loro autonomia, esplorare, scoprire. Liberi di essere bambini, insomma, quelli che devono anche correre e urlare, arrampicarsi su un albero (o almeno cercare di farlo) e tuffarsi in una pozzanghera. Perché tanto "non esiste il brutto tempo, ma solo i vestiti sbagliati!". Logico no? E semplice come bere un bicchiere d'acqua. Semplice come imparare le regole e i tempi della natura, e il rispetto per essa, osservando.

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"Gli assi portanti di questo approccio – spiegano le educatrici – sono l'autonomia del bambino, intesa non tanto come abilità a esercitare senza aiuto esterno una qualsiasi attività, quanto come gusto e piacere nell'esplorazione e nella scoperta autonoma; il movimento, l'esplorazione e la curiosità: il primo in quanto bisogno fondamentale per la crescita di ogni bambino, la seconda come scoperta del mondo che presuppone la vita all'aria aperta, la terza in quanto motore della scoperta nonché attitudine individuale di ciascun bambino, mortificata dal sapere che ciascuna giornata scolastica è spesso identica alle altre. Ci sono poi l'educazione ambientale basata sul rispetto che il bambino avrà della natura, in quanto spazio ludico e il gioco come veicolo didattico e strumento importate sia nel momento dell'osservazione che in quello della progettazione didattica".

Differenze dagli obiettivi posti dal Ministero della Pubblica Istruzione nelle Indicazioni per la scuola dell'infanzia? Gli educatori dell'Asilo nel Bosco hanno voluto accentuare alcuni aspetti che "paiono mortificati in una tipica giornata scolastica di un bambino italiano". In primo luogo ci si riferisce a una buona relazione affettiva educatore-bambino e per questo motivo il rapporto è 1 a 10 circa contro 1 a 25 consigliato dalla legge. E non solo. L'asilo nel bosco ha il principale obiettivo di consentire al bimbo di esplorare il mondo attraverso il suo corpo e incuriosirlo.

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Beh, di fatto, resta un mistero il perché la scuola pubblica in Italia sia ferma ai blocchi di partenza.

"In Germania è stato calcolato che questo modello di scuola costa circa l'80% in meno di un istituto pubblica tradizionaleafferma il coordinatore Paolo Mai –. Anche in Italia il risparmio potrebbe essere considerevole, soprattutto per quel che riguarda i costi della struttura. Se il pubblico adottasse questa metodologia, le risorse accantonate potrebbero garantire a un maggior numero di bambini l'accesso alle scuola pubblica, riducendo di gran lunga le liste d'attesa. Per questo stiamo lavorando ad un protocollo d'intesa con il ministero, la regione, il comune, il X municipio di Roma, l'università di Roma Tre e il corpo forestale perché l'asilo nel bosco possa essere convenzionato con la pubblica. L'intento, a lungo termine, è quello di diffondere questa metodologia attraverso un processo formativo a tutte le regioni d'Italia il cui territorio è, per sua natura, l'aula didattica più bella e stimolante che si possa avere".

Un Paese bello come il nostro davvero potrebbe diventare pioniere di un simile metodo. Aprendo a un mondo migliore gli occhietti già vispi dei nostri esploratori in erba.

Germana Carillo

Fonte Foto: Facebook

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Epatite A: ancora sotto accusa i frutti di bosco, 1440 i casi in Europa

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frutti bosco epatite

E’ ancora allerta per la contaminazione da Epatite A dei frutti di bosco congelati in tutta Europa, anche se la situazione più rischiosa sembra essere proprio nel nostro paese. Secondo i dati rilasciati dall’Efsa, autorità europea per la sicurezza alimentare, il 90% dei casi di Epatite A sarebbero stati riscontrati in Italia.

Dal gennaio 2013 al maggio 2014 sarebbero in totale 1440 i casi di Epatite A in Europa di cui ben 1300 casi solo in Italia. Secondo i dati pubblicati dal ministero della Salute, le contaminazioni sicuramente imputabili al consumo di frutti di bosco sono però solamente 331 (228 in Italia) e fortunatamente non si è registrato alcun decesso.

Il vero picco di casi è stato riscontrato tra aprile e maggio del 2013 e test di laboratorio sugli alimenti più sospetti hanno permesso di individuare nel consumo di frutti di bosco surgelati la causa dell’incremento dei casi. I lotti esaminati in cui è stata trovata contaminazione da virus dell’Epatite A sono stati in tutto 14 di frutti di bosco misti surgelati e 2 di prodotti di pasticceria.

Le ricerche hanno poi ristretto il campo ulteriormente individuando le possibili contaminazioni in particolare in alcune more che provenivano dalla Bulgaria e nei ribes rossi prodotti in Polonia.

Dato che è possibile che ancora siano in commercio prodotti contaminati, il consiglio dell’Efsa per chi acquista frutti di bosco congelati è e rimane ancora quello di consumarli solo dopo una bollitura di almeno 2 minuti, dunque mai crudi!  

Francesca Biagioli

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Tutti i benefici di portarsi un cane in ufficio

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cane ufficio

Pet therapy in ufficio. Se a lavoro sei particolarmente stressato, porta con te il tuo cane e vedrai che tutti sarann più contenti....e produttivi. Pare, infatti, che a portare Fido tra le scrivanie e i pc dell'ufficio ne risentano positivamente la soddisfazione personale e la collaborazione con gli altri. E pure la comunicazione andrebbe a gonfie vele, con tanto di sorrisi, frasi gentili e clima disteso.

Una ricerca condotta un paio di anni fa dalla Virginia Commonwealth University ed eseguita alla Replacements, Ltd., un'organizzazione che ha circa 550 dipendenti, parlava chiaro: vi è un evidente calo di stress durante il giorno e una resa migliore per coloro che portano il proprio cane in ufficio o per chi interagisce con loro durante le ore di lavoro. Non solo: ad aumentare è anche il grado di comunicazione e l'attività fisica, dettata soprattutto dalla necessità di portare i cani a fare due passi.

"La presenza di un animale domestico ha un basso costo - ha dichiarato il professor Randolph T. Barker, direttore del gruppo di ricerca - e rappresenta una pronta soluzione per migliorare il benessere in ufficio, ne possono beneficiare in molti e può aumentare la soddisfazione organizzativa e la percezione di sostegno".

Ecco allora i 5 benefici di avere Fido tra i piedi in ufficio:

MOVIMENTO. Affinché possa stare con noi almeno 8 ore lavorative, il cane deve necessariamente sgranchirsi le zampe ogni 2-3 ore. È per questo che il cane in ufficio consente di fare anche quel minimo di movimento con una mini-passeggiata che giova anche alla nostra salute

PRESSIONE e COLESTEROLO. Per lo stesso motivo, le opportunità di esercizio (e di socializzazione), garantiscono livelli di pressione abbattuti e colesterolo sotto controllo.

COCCOLE e CAREZZE. Accarezzare un cane può aumentare la serotonina e la dopamina, il che può portare a lavoratori più felici e più produttivi.

COMUNICAZIONE e COLLABORAZIONE. Il nostro amico peloso facilita il rilassamento e i rapporti tra i colleghi e fa stringere amicizie più facilmente. In genere, chi possiede un cane si sente meno solo, ha maggiore stima di sé e quindi è più estroverso e lavora meglio in gruppo.ù

PRODUTTIVITA' : riducendo lo stress e migliorando la comunicazione con i colleghi aumenta anche la produttività, un aspetto che il nostro capo non potrà sottovalutare.

Infine, vogliamo mettere le lezioni che dà un cane in merito all'affetto, all'educazione, al rispetto e alla responsabilità?

Tutto può un amico pelosetto, anche renderci l'ufficio un posto incantevole! Ma siamo sicuri che tutti siano d'accordo? È senza dubbio necessario che nel vostro luogo di lavoro ci sia una vera e propria "politica del cane", con tanto di regole e confini. È ovvio, quindi, che colleghi e responsabile in primis debbano essere accondiscendenti e assicurare a voi e al quattro zampe a seguito una serena e gioviale convivenza.

Non aspettatevi che tutti siano entusiasti della vostra scelta, per cui dare "fastidio" il meno possibile è la tattica giusta: assicuratevi, quindi, che il cane abbia cibo e acqua a sufficienza e abbia a disposizione alcuni suoi giocattoli in modo da renderlo il più autonomo possibile. Mettete al sicuro anche i cavi dei computer e rendete confortevole quanto più possibile lo spazio che assegnate a Fido, che, in ogni caso, dovrà essere già abituato a stare tra le persone.

Vedrete che portare un cane in ufficio sarà un'esperienza divertente per tutti!

Germana Carillo

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Scoperti batteri mangia scorie nucleari

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batteri mangia scorie

Alcuni scienziati dell’Università di Manchester hanno scoperto dei piccoli organismi unicellulari che potrebbero aiutare con il problema dello smaltimento dei rifiuti nucleari. Si tratta di batteri trovati in campioni di suolo nel Peak District, nell’Inghilterra centro settentrionale.

Non è la prima volta che vengono trovati batteri in grado di mangiare rifiuti anche pericolosi, questo però è il primo caso in cui i microrganismi riescono a sopravvivere in condizioni molto dure come quelle che si trovano nei siti di smaltimento dei rifiuti radioattivi.

I nuovi batteri individuati, non erano in un sito radioattivo ma in un suolo particolarmente contaminato da rifiuti fortemente alcalini (una situazione di alcalinità simile a quella che si verifica nei siti di smaltimento di scorie nucleari).

Il problema dello smaltimento dei rifiuti nucleari è molto serio, la gran parte di questi scarti sono denominati di “livello intermedio” e sono particolarmente pericolosi in quanto una volta nel terreno, il cemento con cui sono ricoperti reagisce con le acque sotterranee generando una condizione di forte alcalinità. Ciò porta ad una serie di reazioni chimiche pericolose.

I risultati dello studio, pubblicati sulla rivista ISME - Multidisciplinary Journal of Microbial Ecology, e frutto del lavoro di un team di esperti anglo-libanesi sono stati davvero soddisfacenti: “gli organismi non solo si sono superbamente adattati a vivere nelle scorie di calce altamente alcaline, ma possono utilizzare l’ISA (acido isosaccarinico, materiale presente nei rifiuti nucleari che desta molte preoccupazioni n.d.r) come fonte di cibo ed energia in condizioni che imitano quelle attese dentro ed intorno a siti di smaltimento delle scorie radioattive di livello intermedio. Ad esempio, quando non c’è ossigeno per aiutare questi batteri a 'respirare' e ad abbattere l’ISA, questi semplici microrganismi monocellulari sono in grado di cambiare il loro metabolismo e passare a respirare, utilizzando altre sostanze chimiche nell’acqua, come il nitrato o ferro”.

Ma come mai questi batteri hanno la capacità di adattarsi anche ad ambienti tanto avversi? Gli scienziati ritengono che, dato che le scorie nucleari rimangono sepolte in profondità nel sottosuolo per molte migliaia di anni, i batteri hanno avuto tempo a sufficienza per adattarsi alle nuove condizioni. Il prossimo passo dei ricercatori sarà quello di vedere l’impatto che questi microrganismi hanno sui materiali radioattivi veri e propri.

Francesca Biagioli

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Molly e Kona: i cani che fiutano l’inquinamento delle acque

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cani inquinamento acque

Si chiamano Molly e Kona e sono due cani che in questi giorni si stanno rendendo molto utili al distretto di salute pubblica di Kitsap, negli Stati Uniti. Cosa fanno? Utilizzano il loro finissimo olfatto per fiutare le acque inquinate.

I due cani sono al servizio dell’Environmental Canine Services e il compito che gli è stato affidato è appunto quello di trovare, attraverso il loro fiuto infallibile, eventuali residui di scarti umani (in particolare feci) all’interno di corsi d’acqua e in questo modo ad esempio evitare pericolose diffusioni del batterio Escherichia Coli.

L’aiuto di Molly e Kona si inserisce già in un programma di controllo delle acque di tipo più tradizionale, che utilizza dei campioni di acqua da analizzare in laboratorio per individuare eventuali sostanze inquinanti o batteriche. Ma questo tipo di verifica viene realizzata a campione e per avere i risultati si ha bisogno di tempi lunghi mentre i due cani sono in grado di dire immediatamente se l’acqua è pulita o meno, facendo procedere poi con i test di laboratorio solo quando ce ne è davvero necessità.

Pochi giorni fa i due cani hanno scandagliato l’Enatai Creek, torrente nella località di Bremerton non trovando residui ma questo metodo sarà utilizzato per analizzare anche altri fiumi e corsi d’acqua della zona in modo veloce e preciso. L’analisi delle acque con l’aiuto di cani è stata già sperimentata in altre zone degli Stati Uniti, come ha spiegato Stuart Whitford del distretto sanitario locale: "Abbiamo sentito che questi cani sono stati utilizzati con successo in California e sulla costa orientale, così abbiamo voluto vedere se c’era la possibilità che ci aiutassero ad analizzare i corsi d’acqua anche qui(…) e ad essere più efficienti in campo”.

Utilizzare i cani per fiutare le acque inquinate ha poi un ulteriore vantaggio: mentre i test di laboratorio individuano la presenza di E. Coli ma non sono in grado di distinguere se le feci che hanno contaminato l’acqua sono di origine umana o animale, i cani sono addestrati a segnalare esclusivamente feci umane.

Francesca Biagioli

Foto: therepublic.com

 

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Osborn Reef: il cimitero subacqueo di penaumatici in Florida

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Osborn Reef, in Florida, si trova 7000 metri al largo di Sunrise Boulevard, ed è un vero e proprio cimitero subacqueo di pneumatici. E' stato definito una barriera corallina "fallita". Ben 2 milioni di pneumatici sono stati collocati qui nel 1970 come parte di un'operazione ecologica che avrebbe dovuto creare una barriera corallina artificiale.

L'esperimento non è andato a buon fine. A distanza di oltre 40 anni, ci si trova di fronte ad una situazione disperata. Nel tempo molti pneumatici sono stati spinti altrove dalle tempeste tropicali e dagli uragani e hanno causato danni alle vicine barriere coralline.

Nelle acque costiere della Florida il cimitero di pneumatici sta causando gravi problemi, quando invece avrebbe dovuto creare una barriera corallina artificiale, come si pensava negli anni Settanta. Osborn Reef è stato realizzato dal gruppo non-profit Boward Artificial Reef, che allo scopo aveva recuperato i vecchi pneumatici che si erano accumulati attorno alle discariche e nelle zone rurali.

Ciò accadeva prima che il riciclo prendesse piede. Gli ideatori del progetto erano convinti che i coralli potessero attecchire e crescere bene sulle gomme fino a formare un habitat supplementare per la vita marina. Purtroppo le buone intenzioni hanno portato a risultati ben diversi.

Dal 2001 diverse associazioni avrebbero cercato una soluzione per la rimozione degli pneumatici rimasti in fondo all'oceano, ma i costi dell'operazione risultavano impressionanti. L'Esercito degli Stati Uniti alcuni anni dopo è intervenuto per rimuovere gli pneumatici, per un totale di 73 mila dal 2009.

osborn reef 1

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Altri 700 mila pneumatici si troverebbero ancora sommersi al largo della costa di Fort Lauderdale. Non si tratta di un progetto unico nel suo genere. Scogliere simili sono state costruite altrove nel mondo e negli Stati Uniti, ad esempio in Australia, Messico, Africa, Indonesia e Malesia.

Una pratica insensata che purtroppo sta mettendo in pericolo le barriere coralline reali.

{youtube}OBKgORtkXgA{/youtube}

Marta Albè

Fonte foto: projectbaseline.org

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Addio Daniza, mamma orsa uccisa dai narcotici dopo la cattura (PETIZIONI)

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lutto

Addio, Daniza. Avremmo voluto scrivere un epilogo diverso, invece la vicenda di mamma orsa, che ha aggredito un cacciatore di funghi per difendere i propri cuccioli, si conclude nella maniera peggiore, con la morte. 

L'animale, che per oltre un mese era riuscito a sfuggire alla cattura, non è sopravvissuto alla narcosi effettuata nella notte per prenderlo e rinchiuderlo a vita in un recinto elettrificato. È una pagina di storia vergognosa per la difesa della biodiversità in Italia.

"In ottemperanza all'ordinanza che prevedeva la cattura dell'orsa Daniza, dopo quasi un mese di monitoraggio intensivo, la scorsa notte si sono create le condizioni per intervenire, in sicurezza, con la telenarcosi. L'intervento della squadra di cattura ha consentito di addormentare l'orsa che, tuttavia, non è sopravvissuta", spiega una fredda nota della Provincia di Trento .

Dell'episodio sono stati informati il Ministero dell'Ambiente, l'Ispra e l'Autorità giudiziaria. Già in giornata l'animale sarà sottoposto ad analisi autoptica. Per Legambiente si tratta di un finale da dilettanti che dimostra l'incapacità della provincia di Trento di gestire una specie importante per la biodiversità presente sull'arco alpino.

daniza morta

"Fin dall'inizio la provincia ha agito in maniera autonoma, senza coinvolgere le altre istituzioni e soprattutto in maniera non conforme a quanto previsto dal PACOBACE (Piano d'azione interregionale per la conservazione dell'orso bruno nelle Alpi centro-orientali), mettendo in atto azioni sotto la spinta dell'emotività e non dell'interesse generale e delle reali necessità di tutelare l'orsa Daniza. La morte di questo esemplare di orso bruno, purtroppo, si aggiunge ad una lunga serie di fallimenti e di eventi negativi che hanno riguardato la gestione di questa specie da parte della provincia di Trento, e c'è anche la responsabilità del Ministro dell'Ambiente che non è intervenuto in maniera efficace per impedire questo epilogo".

Così Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente, commenta la notizia della morte dell'orsa Daniza. "In tutta questa vicenda – continua Cogliati Dezza – la provincia di Trento è intervenuta al di fuori delle regole e del buon senso. La convivenza tra grandi predatori e attività antropiche non è qualcosa di impossibile, anzi è stata già sperimentata e ha già dato esiti positivi in Italia e in tante zone d'Europa, quello che serve è implementare al più presto azioni di salvaguardia dell'orso bruno alpino, una specie preziosa e simbolica per l'arco alpino, per il Trentino e per il Paese".

Non c'è nessuna fatalità secondo la Lav. Daniza è stata uccisa. Per questo denuncia per violazione dell'articolo 544 bis del Codice Penale - reato di animalicidio che prevede fino a 2 anni di reclusione – il Presidente della Provincia di Trento Rossi, il Vice Presidente Olivi, l'Assessore-veterinario alla caccia Dalla Piccola e ogni altro responsabile di questa vera e propria esecuzione.

"Chiediamo al Procuratore Capo della Repubblica Amato - che ha colpevolmente cestinato tutti gli esposti a tutela degli orsi presentati nelle ultime settimane – l'immediato sequestro probatorio del cadavere di Daniza, e il sequestro preventivo dei suoi cuccioli – troppo piccoli per sopravvivere senza la mamma – nonché di tutti gli Orsi del Trentino, per la loro messa in sicurezza evitando così nuove esecuzioni. Le indagini vanno affidate al Nucleo specializzato Nirda del del Corpo Forestale dello Stato, dal momento che la guardia forestale coinvolta in questa caccia all'orso - specie protetta e patrimonio indisponibile dello Stato, per legge! – dipende proprio dalla Provincia di Trento", spiega l'associazione animalista.

Inoltre, si chiede che l'autopsia sul cadavere di Daniza sia immediatamente affidato all'Istituto Forense di Medicina Veterinaria del Ministero della Salute, dal momento che la fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato, per accertare ogni responsabilità di questa uccisione per "telenarcosi".

"Non si tratta di un errore, ma di una esecuzione avallata proprio dalle Istituzioni che dovrebbero tutelare la Fauna selvatica, in primis il Ministro dell'Ambiente Galletti – afferma ancora la LAV – le stesse che prima hanno voluto e avallato i progetti di reintroduzione degli Orsi, con tanto di operazioni di marketing e beneficiando di 12 milioni di fondi UE, per poi organizzare una scandalosa caccia all'orso al primo presunto "fastidio", senza alcuna sensibilità ambientale e senza alcuna considerazione per l'opinione pubblica, anche trentina, dalla parte di Daniza, degli animali, della civiltà".

Anche secondo l'Enpa ciò che è accaduto non è un incidente né un fatto casuale: è un animalicidio in pieno regola. La presidente nazionale dell'Enpa, Carla Rocchi, che preannuncia una vera e propria mobilitazione legale da parte dell'associazione, considera responsabili di questa morte, insieme alle centinaia di migliaia di cittadini che si sono schierati a difesa di Daniza, tutte le autorità che hanno fatto del terrorismo psicologico contro l'orso: in primis la Provincia di Trento e gli amministratori locali ed i politici locali che hanno scatenato questa guerra di religione.

Ma anche coloro i quali hanno materialmente eseguito l'intervento di telenarcosi. Al riguardo l'ente vuole sapere se tale intervento sia stato posto in essere da personale medico-veterinario e se siano state rispettate tutti i protocolli veterinari. Inoltre, si chiede quale ruolo abbia giocato il Ministero dell'Ambiente in questa vicenda visto che si è dimostrato incapace di tutelare l'animale.

"Chi a vario titolo è coinvolto nell'animalicidio di Daniza stia sicuro di non dormire sonni tranquilli – aggiunge la presidente dell'Enpa -: questo per noi e per tutti i cittadini italiani che hanno preso a cuore il caso dell'orsa è il punto di partenza di una battaglia che porteremo avanti finché Daniza non avrà giustizia". 

E il pensiero corre veloce a quei cuccioli per i quali l'orsa, da brava mamma, si era tanto prodigata. Che fine faranno? Hanno circa 6 mesi e fino a 3 anni sarebbero vissuti con la loro mamma. La provincia fa sapere: "E' stato possibile catturare con la medesima modalità, per poi prontamente liberarlo, anche uno dei due cuccioli, che è stato dotato di marca auricolare al fine di assicurarne il costante monitoraggio".

Daniza torna oggi alla grande madre Terra, dalla quale tutti noi veniamo. Ma la sua morte per mano dell'uomo, che prima reintroduce l'orso e poi lo ammazza perché si comporta da orso, non deve e non può passare inosservata. 

Addio Daniza, mamma valorosa e scomodo simbolo della libertà animale. Perdonaci.

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Roberta Ragni

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10 cibi che andrebbero mangiati ogni giorno

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cibi salutari

Vorreste seguire una dieta più sana ma non sapete da dove cominciare? Potete provare a portare intavola alcuni cibi richi di proprietà benefiche ampiamente riconosciute, come le verdure a foglia verde, i cereali in chicco, lo zenzero, la curcuma, i cavoli e le mele. 

Farete il pieno di sostanze nutritive fondamentali per l'organismo e la vostra salute ne gioverà.

Ecco alcuni cibi che andrebbero mangiati più spesso. 

1) Curcuma

La curcuma è una vera e propria spezia della salute. Arricchire la nostra alimentazione quotidiana con la curcuma non è per nulla complicato. Infatti la curcuma, con il suo sapore delicato, si adatta a donare gusto e colore numerose pietanze. Ad esempio, aggiungetela nei risotti, nei frullati, nelle zuppe, nelle tisane, nel pane e usatela per condire le verdure abbinata ad altre spezie.

Leggi anche: Curcuma: le straordinarie proprieta' curative

2) Mele

Una mela al giorno toglie il medico di torno e può salvare 8500 vite all'anno, per via della sua funzione di protezione dall'ictus e dall'infarto. I nutrienti presenti nella composizione della mela la rendono il frutto più completo. In una mela si trovano, in perfetto equilibrio, acqua, fibre, proteine, zuccheri naturali della frutta e sali minerali. La mela ha proprietà antianemiche e diuretiche. Inoltre aiuta a regolare il funzionamento dell'intestino.

Leggi anche: Mele: tutti i benefici e come usarle al meglio

3) Aglio

L'aglio non rappresenta unicamente un alimento, ma anche un vero e proprio rimedio medicinale tradizionale, considerato utile per contrastare numerosi disturbi che possono affliggere il nostro organismo. Per uso terapeutico, dovrebbero essere assunti giornalmente almeno quatto grammi di aglio, ma il suo sapore non è particolarmente gradito a tutti. In ogni caso, consumare l'aglio di frequente e in piccole quantità permette di godere delle sue proprietà benefiche.

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4) Cipolla

Come l'aglio, la cipolla è da sempre considerata sia un alimento che un farmaco naturale. La cipolla vanta proprietà antianemiche ed antibatteriche. Inoltre aiuta il lavoro dei reni e favorisce l'abbassamento del livello di glucosio nel sangue, caratteristica che la rende utilissima ai diabetici. E' uno dei rimedi della nonna più popolari da utilizzare in caso di raffreddore e influenza. I suoi utilizzi in cucina, - ad esempio cruda in insalata, cotta nei risotti e nei contorni - sono infiniti.

Leggi anche: Rimedi naturali: 10 usi alternativi della cipolla

5) Cavolo e cavolfiore

Cavoli e cavolfiori sono tra gli ortaggi più nutrienti del mondo. La famiglia dei cavoli, in generale, presenta importanti proprietà antinfiammatorie. L'infiammazione è la causa principale di malattie come artrite, patologie cardiache e autoimmuni, che possono essere legate anche ad un'alimentazione scorretta. Meglio dunque abbondare con questi ortaggi, soprattutto quando sono di stagione.

Leggi anche: Cavolo: l'ortaggio più nutriente del mondo

6) Semi oleosi

I semi della salute sono ricchi di elementi nutritivi importanti, come gli acidi grassi, le proteine e i sali minerali. I semi di sesamo, ad esempio, si distinguono per il loro contenuto di calcio. Oltre ai semi di sesamo, scegliete semi di zucca, di girasole, di lino, di chia e di canapa. Usateli per arricchire il muesli, per preparare il pane, i frullati e il latte vegetale, come snack, per condire la pasta e per arricchire i vostri piatti preferiti.

Leggi anche: Semi della salute: 10 facili modi per introdurli nella nostra dieta quotidiana

7) Mandorle e frutta secca

Per uno snack salutare abbinate i semi della salute alla frutta secca, con particolare riferimento a nocciole, noci e mandorle. Le mandorle sono una fonte preziosa di calcio e di vitamina E, oltre che di magnesio. Per il loro contenuto di magnesio le mandorle sono consigliate soprattutto a chi soffre di stress, affaticamento e sindrome premestruale. Una piccola porzione di mandorle al giorno contribuisce al nostro fabbisogno di proteine.

Leggi anche: 10 motivi per mangiare qualche mandorla ogni giorno

8) Verdure a foglia larga

Le verdure a foglia larga sono tra gli alimenti che tutti noi dovremmo imparare a consumare di più, per la loro ricchezza di vitamine e sali minerali benefici. I modi più semplici per arricchire la nostra alimentazione con le verdure a foglia verde sono la preparazione di insalate e la loro aggiunta ai frullati di frutta, in modo da ottenere dei salutari frullati verdi. In forma cotta, le verdure a foglia verde si aggiungono alle minestre e ai ripieni delle torte salate, oppure si preparano come contorno.

9) Zenzero

Lo zenzero (Zingiber officinale) è una pianta erbacea di origine orientale. In cucina e per i rimedi naturali si utilizza il rizoma di zenzero, fresco oppure essiccato e ridotto in polvere. Lo zenzero aiuta a migliorare la digestione, ridurre il senso di nausea, prevenire e alleviare i sintomi del raffreddore, calmare il mal di gola e la tosse. Utilizzatelo fresco, marinato alla maniera giapponese, ad esempio, o per preparare un decotto, oppure in polvere, da aggiungere a zuppe e piatti speziati.

Leggi anche: Zenzero: 10 straordinari benefici per la salute

10) Cereali a chicco intero

E' bene imparare a variare nel nostro consumo di cereali e scegliere in particolare cereali e pseudo-cereali a chicco intero, in modo che il nostro apporto di questi alimenti non sia dato soltanto dalla classica pasta o dal pane bianco. Quindi via libera a cereali in chicco come orzo, farro, segale e riso integrale, ma anche a grano saraceno, quinoa, miglio e amaranto.

Marta Albè

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Il buco dell'ozono si sta restringendo

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ozono nasa2012

Il buco dell'ozono potrebbe richiudersi entro il 2050. La buona notizia arriva da un rapporto del Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (Unep) e dell'Organizzazione meteorologica mondiale (Omm). Ma resta il problema del riscaldamento globale

All'indomani, quindi, dell'allarme Onu su un effetto serra da record, arriva la good news che tutti aspettavamo da decenni.

Si tratta dell'Assessment for Decision-Makers - Scientific Assessment of Ozone Depletion: 2014, realizzato da oltre 300 scienziati del Global Ozone Research and Monitoring Project della World Meteorological Organization (Wmo), United Nations Environment Programme (Unep), National Oceanic and Atmospheric Administration (Noaa) , Nasa e Commissione europea, ed è il primo aggiornamento globale in 4 anni.

Secondo il rapporto, il Protocollo di Montreal del 1987 contro i gas serra - come i clorofluorocarburi (Cfc) e gli halon (usati nei frigoriferi, nelle bombolette spray e nelle schiume isolanti o ignifughe) –, uno dei trattati ambientali di maggior successo al mondo, sta dando i suoi effetti dopo due decenni e dovrebbe essere in grado risolvere il problema entro il 2050.

Il Protocollo di Montreal ha infatti contribuito di molto alla riduzione delle emissioni globali di gas serra, ha protetto lo strato di ozono stratosferico e ha evitato che una maggiore radiazione UV raggiungesse la superficie terrestre: basti pensare che nel 1987 le sostanze dannose per l'ozono contribuivano con circa 10 miliardi di tonnellate di CO2 equivalenti all'anno e che il Protocollo le ha ridotte di oltre il 90%. La maggiore diminuzione dell'ozono in atmosfera nella maggior parte del mondo è avvenuta durante gli anni '80 ed all'inizio degli anni '90, poi è rimasto relativamente immutato dal 2000.

Ora il rapporto sottolinea che "l'eliminazione delle sostanze che riducono lo strato di ozono ha avuto uno spin-off positivo per il clima globale perché molte di queste sostanze sono anche potenti gas serra". Nel contempo, però, stanno aumentando alcuni sostituti che pure sono dei potenti gas serra, per cui, si legge nell'Assessment for Decision-Makers, "sono possibili approcci per evitare gli effetti climatici dannosi di questi sostituti".

I SOSTITUTI. Gli idrofluorocarburi (HFC), per esempio, non danneggerebbero lo strato di ozono, ma molti di essi sono comunque pericolosi gas serra e allo stato attuale rappresentano circa 0,5 miliardi di tonnellate di emissioni di CO2 equivalente all'anno. Se, come sta accadendo in questi anni, queste emissioni crescono ad un tasso di circa il 7% all'anno, anche gli Hfc potrebbero contribuire in modo significativo al cambiamento climatico nei prossimi decenni. A limitare i danni potrebbe essere la sostituzione dell'attuale mix di "high-GWP HFC" con composti alternativi come il "low GWP" o tecnologie "not-in-kind".

Il direttore esecutivo dell'Unep, Achim Steiner, afferma: "Il successo del Protocollo di Montreal dovrebbe incoraggiare ulteriori iniziative non solo per la protezione e ripristino dello strato di ozono, ma anche sul clima. Il 23 settembre, il Segretario Generale delle Nazioni Unite ospiterà i capi di Stato di New York, nel tentativo di catalizzare l'azione globale sul clima. La comunità del Protocollo di Montreal, con i suoi risultati tangibili, è in grado di fornire una forte evidenza che la cooperazione globale e l'azione concertata sono gli ingredienti fondamentali per garantire la protezione dei nostri beni comuni globali".

Secondo il rapporto, inoltre quello che accadrà allo strato di ozono nella seconda metà del XXI secolo dipenderà in larga misura dalle concentrazioni di CO2, metano e protossido di azoto, che sono i tre principali gas serra a lunga vita presenti nell'atmosfera. Se da un lato CO2 e metano aumentano i livelli di ozono a livello mondiale, il protossido di azoto (che deriva dalla produzione alimentare), è sia un potente gas serra sia un gas in grado di diminuire l'ozono.

Conclude il segretario generale della Wmo, Michel Jarraud: "L'azione internazionale sullo strato di ozono è una grande storia di successo ambientale. Questo ci deve incoraggiare a visualizzare lo stesso livello di urgenza e di unità per affrontare la sfida ancora più grande dei cambiamenti climatici. Questa ultima valutazione fornisce ai decision-makers una solida base scientifica sull'intricata relazione tra ozono e clima e la necessità di misure reciproche di sostegno per proteggere la vita sulla terra per le generazioni future. Le attività umane continueranno a cambiare la composizione dell'atmosfera. Pertanto, il programma Global Atmosphere Watch della Wmo continuerà la sua attività essenziale di monitoraggio, ricerca e valutazione per fornire i dati scientifici necessari per comprendere e, infine, prevedere i cambiamenti ambientali, come ha fatto per i 25 anni passati".

Belle notizie, insomma, ma non illudiamoci: la strada da percorrere è ancora lunga e contorta. E serve il nostro impegno.

Germana Carillo

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Glaucoma: i cibi per prevenirlo

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glaucoma alimentazione

Quali sono gli alimenti più consigliati in caso di glaucoma? Il glaucoma è una patologia in grado di danneggiare il nervo ottico e di causare la perdita della vista. Si tratta di un problema che non va mai trascurato. Ancora una volta, seguire la dieta giusta potrebbe essere d'aiuto.

I consigli sull'alimentazione da seguire per prevenire il glaucoma arrivano da un nuovo studio condotto dai ricercatori dell'Università di Valencia e pubblicato sulla rivista Archivos de la Sociedad Espanola de Oftalmologia.

Alcuni alimenti potrebbero essere d'aiuto, a parere degli esperti, nella prevenzione del glaucoma e per alleviare i sintomi, con miglioramenti significativi. Il glaucoma nel mondo interessa 55 milioni di persone, che potrebbero trarre giovamento da un'alimentazione sana e corretta.

Tra i cibi suggeriti dagli esperti per prevenire e alleviare i sintomi del glaucoma troviamo frutta, verdura e cioccolato. Tra le bevande invece ecco caffè, tè e vino rosso. Si tratta in ogni caso di bevande e di alimenti ricchi di antiossidanti, che sono benefici per la retina.

Gli esperti suggeriscono dunque di scegliere alimenti che contengano antiossidanti, retinolo, vitamina B1 e omega 3. Tra le fonti vegetali di omega 3 si segnalano le noci, mentre per la vitamina B1 ecco le patate. Frutta e verdura sono particolarmente ricche di polifenoli, presenti soprattutto nell'uva.

Tra alimentazione e glaucoma sembra intercorrere un rapporto molto stretto. Meglio dunque non trascurare di inserire di frequente nella nostra dieta cibi ricchi di antiossidanti. Seguire una dieta sana può dare benefici a breve termine sui sintomi e potrebbe essere utile per la prevenzione. Ulteriori studi su glaucoma e alimentazione saranno comunque necessari per approfondire l'argomento.

Marta Albè

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Borghi: il paese fantasma in vendita online

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Consonno autunno

Un intero paese-fantasma di 1.700.000mq in vendita su internet. Si tratta di Consonno, frazione di Olginate in provincia di Lecco. L'annuncio è stato da poco pubblicato su "Subito.it" , noto sito di vendita online, dalla Affari Immobiliari Gruppo Zandonà Srl, che sta trattando la vendita da circa un anno. Ha già ricevuto la bellezza di 3.130 visite.


"Già a Marzo di quest'anno il governo si era avvalso dello strumento di eBay per promuovere la vendita di 151 auto blu, ricevendo un grandissimo interesse da parte dei media e suscitando grande scalpore. Consci delle opportunità fornite da questi strumenti la Affari Immobiliari Gruppo Zandonà Srl ha voluto tentare il tutto per tutto, pubblicizzando la vendita di un intero paese tramite il portale", spiega l'azienda.

L'annuncio, totalmente veritiero, è tutt'ora visibile su numerosi siti italiani ed esteri e appare sul depliant distribuito in via postale. Il testo dell' annuncio spiega:

"Nella provincia di Lecco, a pochi km da Olginate in splendida posizione collinare, vista lago, proponiamo intero paesino da demolire esclusa la Chiesa e la Canonica con la possibilità di edificare 30.000 mq in parte residenziali e in parte commerciali con vista lago. Bozza progettuale di: hotel con piscine, residenziale con villette singole e a schiera, palazzine con appartamenti e centro commerciale in 1.700.000 mq di terreno composto al 60% da boschi, con piste ciclabili ecc.".

subito

La frazione vista lago è in vendita per la cifra di 12 milioni di euro. Chissà cosa sarà del suo destino. Quel che è certo è che almeno la chiesa e la canonica si salveranno.

Roberta Ragni

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Miele grezzo: l'alternativa naturale agli antibiotici contro i batteri super resistenti?

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miele grezzo antibiotici

Dal miele grezzo potrebbe nascere una nuova speranza per contrastare i batteri super resistenti, quei batteri che non vengono più annientati dai comuni antibiotici. Proprio in questi giorni vi abbiamo parlato del miele di Manuka come dell'unico alimento con proprietà antibatteriche comprovate dalle ricerche.

Ora l'attenzione della scienza si sposta sul miele grezzo e sui 13 tipi di microrganismi, dei veri e propri batteri buoni, in esso contenuti. Forse questo tipo di germi potrebbe essere utilizzato come alternativa agli antibiotici nella lotta ai batteri super resistenti.

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La ricerca in questione è stata condotta in Svezia, dagli esperti dell'Università di Lund. Gli studiosi si riferiscono in particolare ai ceppi di batteri super resistenti Mrsa e allo stafilococco resistente alla meticillina. I microrganismi utili rimarrebbero attivi nel miele grezzo e sarebbero in grado di svolgere un'azione disinfettante.

Gli stessi batteri buoni non sarebbero però presenti nel miele comune in vendita al supermercato, poiché questo prodotto viene sottoposto a processi industriali in grado di distruggere tali caratteristiche. Il miele grezzo sarà la soluzione del problema dei batteri super resistenti sia nei Paesi industrializzati che nei Paesi in via di sviluppo dove questo alimento è facilmente disponibile?

L'applicazione di miele sulla pelle come disinfettante ha secoli di storia, ma al momento la scienza non avrebbe ancora testato l'efficacia del miele grezzo sulle ferite umane. Secondo gli esperti il miele grezzo, un alimento vivo, se utilizzato come sostanza disinfettante, può risultare efficace contro un ampio spettro di batteri. Tutto merito dei batteri lattici, in grado di produrre i giusti composti antimicrobici. Per approfondire l'argomento, consultate lo studio svedese pubblicato sulla rivista scientifica International Wound Journal.

Marta Albè

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Trovato cadmio e piombo nel cioccolato brasiliano

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cioccolato cadmio piombo

I benefici per la salute di un consumo moderato di cioccolato fondente sono ormai ben documentati dalla letteratura scientifica e ne abbiamo parlato più volte. Ora però un nuovo studio brasiliano getta un’ombra sul tanto amato cioccolato sostenendo che quello commercializzato in Brasile contiene preoccupanti quantità di piombo e cadmio.

L’esame del cioccolato è stato effettuato da un team di scienziati dell’Università di Campinas in Brasile e ha visto la sua pubblicazione tra le pagine del Journal of Agricultural and Food Chemistry. Sono state analizzate 30 diverse marche di cioccolato al latte, fondente e bianco, prodotti venduti in tutto il vastissimo territorio brasiliano e, alcuni di essi, anche negli Stati Uniti.

I ricercatori hanno testato ogni prodotto per entrambi i metalli pesanti che, come sappiamo, possono causare danni alla salute di diverso genere e sono pericolosi in particolare per i bambini (che tra l’altro sono i massimi consumatori di cioccolato). La scoperta è stata amara: molti dei campioni analizzati contenevano alti livelli di piombo e cadmio la cui presenza i ricercatori ritengono sia dovuta al suolo contaminato su cui sono stati coltivati i semi di cacao.

Dai test è emerso che alcune cioccolate, in particolare quelle con maggiori concentrazioni di cacao, contenevano livelli di piombo superiori al livello di sicurezza raccomandato dalla FDA (Food and Drug Administration) di 100 nanogrammi per grammo (ng / g) di prodotto. Situazione diversa per il cioccolato bianco e quello al latte, che contenendo più zucchero che cacao, avevano livelli più bassi di metalli pesanti.

Dunque, secondo questa ricerca, ad essere più pericoloso è proprio il cioccolato considerato più sano e benefico ovvero quello fondente!

Francesca Biagioli

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Barrette ai grilli per fare incetta di proteine?

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farina di grilli

Mangereste una barretta energetica a base di grilli? È proprio questo il prodotto che propone la società alimentare EXO, che ha creato una gamma di barrette energetiche a base di farina di questi insetti. Si popone come un'alternativa ambientalmente sostenibile e nutrizionale.

Quello che era iniziato come un progetto con raccolta fondi in crowdfunding lo scorso anno si è trasformato in un vero e proprio prodotto disponibile per l'acquisto. I suoi ideatori lo assicurano: gli insetti sono una fonte incredibile di proteine più sostenibile rispetto ad altre alternative di origine animale.

Le barrette proteiche vengono create utilizzando la farina di grilli, che hanno un rapporto proteine-peso incredibilmente elevato. Si tratta del 69 per cento di proteine del peso, mentre il petto di pollo offre il 31 per cento e la bistecca di manzo il 29 per cento. Le barrette sono disponibili per £22 per pacchetto da 12, e si può scegliere tra tre gusti.

farina di grilli2

Sempre l'anno scorso vi avevamo parlato anche dell'ambientalista Pat Crowley, che a sua volta ha fondato una società che produce barrette energetiche con l'ingrediente insolito ma "sostenibile", per trovare un modo per affrontare il grande ostacolo culturale in Europa occidentale e negli Stati Uniti prodotto a base di insetti, ovvero l'aspetto psicologico, assicura Croweley.

Ma voi le mangereste? Se l'idea vi dà ribrezzo, forse meglio gettarsi sulle tante alternativa 100% vegetali e biologiche di barrette "rinforzate" con superfood come bacche di acai, bacche di goji o semi di chia. Al Sana 2014, ad esempio abbiamo scoperto e ci siamo innamorate di quelle prodotte da Ambrosiae, una piccola start up di Ascoli Piceno che ha lanciato proprio in questi giorni questi snack 100% vegan e raw che di proteine ne hanno da vendere, ma sono totalmente cruelty free. 

uber food

Roberta Ragni

Photo Credit

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L'uomo autistico che ha trasformato la sua casa in un parco giochi per gatti (VIDEO)

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casagattigreg

Greg Krueger ha passato più di 15 anni a ristrutturare la propria casa non per la propria comodità, ma per quella dei suoi gatti. L'ha trasformata, infatti, in un gigantesco parco giochi felino, con elaborate gallerie, divertenti piattaforme, passerelle aeree e 38 aperture di varie forme - un cuore, una testa di Charlie Brown e perfino lo stato del Minnesota.

"Adoro i sentieri, i percorsi, e naturalmente i gatti - racconta l'uomo, che vive a St. James, in Minnesota -. E così ho unito queste passioni insieme".

Così, i suoi quattro fortunati mici possono correre in ogni camera attraverso oltre 90 metri di passerelle. E possono intrufolarsi in tantissimi nascondigli, tutti con adeguata illuminazione e imbottitura.

La sua missione di trasformazione, però, è diventata nel tempo una vera e propria ossessione, tanto da spingerlo a visitare un medico. All'uomo, infatti, è stata diagnosticata la sindrome di Asperger, un disturbo imparentato con l'autismo e comunemente considerata una forma dello spettro autistico "ad alto funzionamento".

{youtube}1W-bbqGiPfc{/youtube}

Gli individui portatori di questa sindrome presentano una persistente compromissione delle interazioni sociali, schemi di comportamento ripetitivi e stereotipati, attività e interessi molto ristretti. Krueger, proprio per via di quello che gli ha consentito di realizzare, non considera la sua forma di autismo una menomazione, ma una benedizione: "ovviamente –spiega - la mia casa non sarebbe stata così se non avessi l'Asperger".

Roberta Ragni

Photo Credit Greg Krueger

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Sana 2014: edizione record per visitatori e doppio appuntamento per il 2015

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sana 2014 pubblico

C’è sempre più interesse nel nostro paese per il mondo del biologico e del naturale, lo testimoniano i numeri del Sana 2014 che ha chiuso i battenti martedì registrando un +36% di visitatori, +10% di espositori e +40% di espositori esteri.

Numeri che, rispetto all’edizione dello scorso anno, sono molto incoraggianti e che gli organizzatori definiscono da record! Il 26° Salone Internazionale del Biologico e del Naturale, che si è svolto come sempre a BolognaFiere, ha registrato un totale di oltre 43.500 presenze nel corso dei 4 giorni.

Non solo padiglioni e stand molto affollati, in particolare nei giorni di sabato e domenica, ma anche diversi appuntamenti e iniziative, anche esterne alla fiera vera e propria, che hanno registrato un ottimo successo di pubblico confermando il Sana come la manifestazione italiana di riferimento a 360 gradi per il biologico e il naturale ma sempre più apprezzata e riconosciuta anche dal pubblico internazionale. Lo dimostrano le delegazioni di buyer provenienti da tantissime nazioni del mondo e i numerosi incontri che si sono svolti tra gli operatori esteri e le aziende espositrici.

Un successo ormai assodato per BolognaFiere e Federbio, organizzatori del Sana, che il prossimo anno saranno protagonisti di un evento ancora più importante: saranno tra i partner fondamentali che si occuperanno della realizzazione del Parco della Biodiversità di EXPO 2015, l’area dell’esposizione universale in cui sarà protagonista il biologico.

Anche dal punto di vista di espositori e visitatori la fiera è stata un successo, confermando la dinamicità del settore biologico e un aumento dei consumatori, in controtendenza rispetto alla crisi economica che ha colpito il nostro paese. Lo ha rilevato l’Osservatorio SANA 2014, curato da Nomisma, che ha reso noti “Tutti i numeri del bio in Italia”, in cui emerge che nel 2014 ben il 59% dei consumatori totali ha acquistato nel corso di 12 mesi almeno un alimento biologico. Il trend è dunque in salita (+4,5%) rispetto al 2013 dove i consumatori del bio erano il 54,5%. Aumenta di conseguenza anche la superficie coltivata secondo il metodo biologico, che risulta pari a 1.317.177 ettari con una crescita complessiva, rispetto al 2012, del 12,8%.

Buone notizie anche per quanto riguarda il settore cosmetici naturali, che pur risentendo in parte della crisi, è riuscito a registrare un + 1,8% nel primo semestre 2014 con proiezioni per i prossimi mesi che parlano di un +2%.

L’appuntamento è come sempre per il prossimo anno, ma eccezionalmente sarà doppio: da maggio ad ottobre al Parco della Biodiversità di Expo 2015 e a BolognaFiere per l’edizione speciale di Sana 2015, 27° Salone Internazionale del Biologico e del Naturale.

Francesca Biagioli

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Identikit del consumatore bio: le 3 tipologie di chi sceglie la spesa green

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consumatore bio identikit

Ama il cibo di qualità, è sempre più attento ad un'alimentazione sana e rispettosa del Pianeta, esige sicurezza dalle aziende ed è disposto a spendere un po' di più per mangiare meglio, nonostante la crisi. Ecco l'identikit del consumatore bio che è emerso da Sana 2014.

Questa descrizione generale, in cui forse per alcuni tratti vi riconoscete, porta in realtà alla definizione di 3 tipologie di consumatore bio. Gli italiani di solito si distinguono nel mondo per il loro gusto per il buon cibo. E la stessa Italia non ha nulla da invidiare ai Paesi esteri – anzi, forse ha qualcosa da insegnare – riguardo alla varietà e all'alta qualità degli alimenti da portare in tavola.

Il carrello di chi fa la spesa, anche in un comune supermercato, è sempre più verde. Sono cresciuti gli acquisti di frutta e verdura, di materie prime alimentari per l'autoproduzione e di prodotti certificati confezionati. Ognuno fa la spesa a seconda delle proprie esigenze alimentari, del tempo che ha a disposizione per cucinare e del budget. Ma c'è un unico denominatore comune: la preferenza per il bio, per i prodotti locali, per gli acquisti a chilometri zero.

Da Sana 2014 emergono alcuni dati molto interessanti. I consumatori di alimenti a marchio bio negli utlimi dodici mesi sono saliti del 59%. Meno della metà degli italiani dichiara di non aver mai acquistato un prodotto bio quest'anno. Fare la spesa bio sta diventando più semplice.

Di certo lo avete notato. I supermercati stanno creando delle aree apposite dedicate ai prodotti biologici. I prezzi non sono più esorbitanti come alcuni anni fa. E molti di noi hanno scoperto come fare la spesa bio in modo alternativo per spendere meno e meglio. No ai centri commerciali e sì ai mercati a chilometri zero, ai Gruppi d'acquisto solidale e alla spesa direttamente presso le aziende agricole. Altri ancora preferiscono fare la spesa bio nelle erboristerie di fiducia e nei negozi specializzati.

I consumatori bio non fanno parte, dunque, di un gruppo omogeneo. Le differenze possono riguardare il budget a disposizione per la spesa alimentare, l'età e la professione svolta, il livello di informazione riguardo alla sana alimentazione, le scelte alimentari più o meno consapevoli, orientate ad uno stile di vita vegetariano, vegano o alla preferenza per i prodotti locali. Tutti vogliono mangiare bio, ma si fa presto a dire "consumatore bio".

Ecco i 3 identikit dei consumatori bio, secondo i dati messi a disposizione da Nomisma:

1) I fedeli del bio

I fedeli del bio non fanno la spesa spinti dalla moda. Acquistano prodotti bio perché sono consapevoli che scegliere il buon cibo è un fattore fondamentale per la protezione della salute. Quasi tutti i giorni portano in tavola prodotti bio. Il loro primo acquisto va collocato lontano nel tempo, quando ancora del bio si parlava poco. Quando possono mangiano bio anche fuori casa. Fanno la spesa soprattutto nei negozi specializzati, dove trovano la varietà di prodotti di cui hanno bisogno. Fanno sempre la raccolta differenziata e acquistano direttamente dal produttore quando possono. I fedeli del bio sono soprattutto famiglie giovani, tra i 30-40 anni, con figli piccoli in età pre-scolare, dove la quota di vegetariani o vegani è più alta della media (16% a fronte del 7% nella popolazione).

2) Le new entry del bio

Il gruppo più ampio dei consumatori bio è formato dalle new entry, cioè da chi si è avvicinato da poco alla spesa bio, soprattutto perché attirato dalle promozioni. Lo sconto sui prodotti bio li ha incuriositi. I loro acquisti avvengono soprattutto al supermercato e si concentrano su una varietà di proposte inferiore, che privilegia soprattutto marmellate, succhi di frutta, uova e miele. Gli acquisti avvengono comunque poco di frequente, 2 o 3 volte al mese. Qui si collocano le famiglie che vogliono acquistare bio risparmiando e sono dunque attirate dalle promozioni.

3) I bio etici

Altro nuovo target in espansione è formato da coloro che scelgono bio soprattutto per ragioni etiche. La loro svolta è avvenuta soprattutto negli ultimi 2 o 3 anni. Proprio in questo periodo infatti si è diffusa una maggiore consapevolezza sul sistema produttivo del biologico, che assicura un maggior rispetto dell'ambiente. Chi fa la spesa bio guidato da scelte consapevoli è affezionato alle buone pratiche: la scelta non va soltanto ai negozi specializzati, ma soprattutto privilegia i Gruppi d'acquisto solidale e i produttori da cui comprare direttamente. Acquistano soprattutto olio d'oliva, ortofrutta, pasta e bevande vegetali. Di solito sono giovani, single e senza figli.

{youtube}hPz8Dclv-gE{/youtube}

In quale identikit del consumatore bio vi riconoscete?

Marta Albè

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Influenza: arrivera' a novembre con 3 virus, ecco sintomi e precauzioni

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influenza novembre 2014

L'influenza arriverà a novembre e colpirà 4 milioni di italiane. Ecco le ultime previsioni mediche. A portarla, dall'inizio del mese, saranno 3 virus. La buona notizia è che non si tratterà di un'influenza aggressiva. Si parla comunque, come sempre, di "epidemia".

I virus in arrivo sono già stati inseriti nei vaccini, ma si prevede che le persone colpite saranno comunque numerose. A provocare l'influenza saranno i virus H1N1 California, H3n2 Massachusetts e B Texas.

Le maggiori attenzioni per la prevenzione e la cura dovranno essere riservate agli anziani e alle persone che soffrono di disturbi respiratori o di malattie cardiache. I vaccini saranno disponibili dalla fine di ottobre, ma secondo gli esperti il periodo migliore per vaccinarsi è da fine novembre.

I vaccini sono gratuiti per le donne nel secondo e terzo mese di gravidanza, per gli operatori sanitari che lavorano a diretto contatto con i pazienti e con persone a rischio, per gli over 65 e per coloro che sono a rischio di complicazioni.

I sintomi dell'influenza saranno febbre brusca, dolori muscolari e almeno un disturbo respiratorio. Saranno in circolazione anche altri tipi di virus (almeno 260), che potrebbero interessare circa 6 milioni di italiani. Sorge il dubbio, dunque, che vaccinarsi per prevenire l'influenza non sia una garanzia per non ammalarsi mai il prossimo inverno.

In ogni caso, secondo Fabrizio Pregliasco, virologo dell'Università degli studi di Milano, "la vaccinazione è un'opportunità per tutti, che va valutata in funzione delle condizioni di salute personali". La raccomandazione degli esperti è di fare soprattutto attenzione agli sbalzi termici, che hanno colpito gli italiani anche d'estate, per provare ad evitare le malattie da raffreddamento.

Infine, un nostro suggerimento naturale per prevenire l'influenza, rafforzare le difese immunitarie e evitare di ammalarsi: cibi ricchi di vitamina C e tisane all'echinacea.

Marta Albè

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Borse dal recupero dei peli di cane nelle toiletterie (FOTO)

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borse peli cane

Cosa farne dei peli di cane dopo la toeletta? Delle borse invece che renderli spazzatura, perché no. O almeno è questa l'idea di Fur You by Doris. Si tratta di una linea di borse progettate e realizzate con peli di cane recuperati, che vengono sterilizzati, curati e lavorati della veterinaria e stilista brasiliana Doris Carvalho.

"Una passione per la moda combinata con un decennio di esperienza veterinaria mi hanno aiutato a sviluppare il processo che porta a questa collezione. Ogni borsa ha un design personalizzato e audace, è fatta unicamente a mano per ogni consumatore, rendendola così una vera e propria opera d'arte", spiega la stilista.

Queste borse sono ecologicamente progettate per diminuire l'impatto sul pianeta, aggiungendo valore ad una società sostenibile. Parte dei profitti andranno alla Humane Society per aiutare direttamente gli animali che ne hanno bisogno. E per portare avanti questo progetto è stata lanciata una campagna di crowdfunding su Kickstarter.

borse peli cane2

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L'obiettivo è quello di raccogliere $15.000. Una volta raccolti, partirà la prima collezione di borse. E magari poi troveremo presto una borsa dal recupero dei peli di cane nel negozio sotto casa. Voi la comprereste?

Roberta Ragni

 

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