Vi siete mai messi nei panni degli animali che vivono negli allevamenti da pelliccia?Trascorrono la loro vita intrappolati nelle gabbie, privati di qualsiasi possibilità di esprimere la loro vera natura, fino alla fine della loro vita, che arriverà con una morte prematura, per essere poi scuoiati. La loro pelliccia verrà venduta a dettaglianti in tutto il mondo e finirà nei capi d'abbigliamento e negli accessori più disparati.
La pelliccia è diventata così presente nella nostra vita che la maggior parte delle persone non sa nemmeno che gli inserti dei loro cappotti, delle loro felpe e delle loro borse viene da animali trattati in maniera disumana e senza cuore. Non sa che migliaia, milioni di esseri viventi vengono uccisi per questo. Questo video mostra l'altro lato della industria della pelliccia, il lato animale.
Questo piccolo visone, infatti, è stato salvato da un allevamento da pelliccia e ora può vivere libero, curato amorevolmente da un essere umano che apprezza il valore intrinseco della sua vita piuttosto che il suo valore di mercato potenziale. Quello che forse non sapete è che i visoni, tenuti nelle gabbie in questi luoghi infernali, in realtà sono animali semi-acquatici che amano nuotare.
{youtube}_0kjXUAxtH4{/youtube}
Sono immagini che emanano profumo di libertà. Forse, se tutti vedessero questi animali sfruttati dall'industria della pelliccia, ci penserebbero due volte prima di fare le loro scelte nell'acquisto dell'abbagliamento. Forse. Non resta che condividere il video e sperare. Perché nessuno è libero, fino a quando tutti non saranno liberi.
La curcuma è conosciuta anche come zafferano delle Indie. Il nome scientifico della varietà di curcuma più utilizzata è Curcuma longa. Appartiene alla famiglia delle Zingiberaceae, come lo zenzero. La curcuma, che noi conosciamo come spezia, viene ricavata dalla radice tuberosa di questa pianta. La radice viene polverizzata, ed ecco il famoso rimedio naturale e ingrediente alimentare che noi tutti conosciamo.
Ecco alcuni suggerimenti per coltivare la curcuma.
Dove trovare il rizoma e la pianta di curcuma
Vi avevamo già parlato della coltivazione dello zenzero a partire dalla radice. La stessa cosa può avvenire nel caso della curcuma. Rivolgete la vostra ricerca alle radici di curcuma fresca nei negozi di prodotti biologici. Provate anche a richiedere la curcuma da coltivare nei vivai che si dedicano alla cura delle piante in modo naturale. In alternativa potrete andare alla ricerca di una pianta di curcuma, venduta come ornamentale per la bellezza dei suoi fiori. Nei migliori vivai potrete reperire la curcuma sia come rizoma che come pianta.
Il clima ideale per la pianta di curcuma
Tenete conto che in Italia la curcuma è adatta soprattutto come pianta da appartamento, da coltivare all'esterno soltanto durante la bella stagione, a meno che non ci si trovi in una regione con inverni molto miti e senza pericolo di gelate. La curcuma vive bene soprattutto nel proprio habitat naturale, quindi in India, Sri Lanka, Filippine e Vietnam, ad esempio. Ma potrete comunque provare a coltivarla in vaso in modo da poterla trasferire in luoghi riparati non appena si abbassano le temperature.
Infatti quando le temperature scendono sotto i 12 °C la curcuma soffre. Le temperature ideali per la curcuma sono comprese tra i 20 e i 35° C. Tenetene bene conto per scegliere il luogo in cui collocare la vostra pianta di curcuma e considerate che il suo clima ideale è caldo-umido. Dunque durante la primavera e l'estate, quando la pianta produrrà nuove foglie e fiori, saranno necessarie annaffiature frequenti.
Quando piantare la curcuma
Potrete piantare il rizoma di curcuma tutto l'anno, ma il periodo migliore è la primavera, in modo che la pianta abbia di fronte tutta la bella stagione per svilupparsi. Con l'avvicinarsi dell'inverno noterete che i fiori di curcuma scompariranno e che le foglie si seccheranno. Si tratta di un processo del tutto naturale nel ciclo di vita della curcuma.
E' proprio quando la pianta si seccherà, in inverno e prima dell'inizio della primavera e della formazione di nuovi germogli, che potrete raccogliere la vostra curcuma. Il rizoma della curcuma all'esterno somiglia alla radice di zenzero, ma all'interno ha un colore molto più vivace, giallo tendente all'arancio.
Come conservare la curcuma
Raccogliete la radice di curcuma e lasciatela essiccare in un luogo asciutto e ventilato per circa un mese. Poi la potrete ridurre in polvere con un robot da cucina potente. La polvere di curcuma si conserva a lungo in barattoli di vetro chiuso, da riporre al riparo dalla luce e da fonti di calore, un accorgimento che dovreste seguire per tutte le spezie, in modo che mantengano al meglio le loro proprietà.
Di solito la pianta di curcuma non viene infestata da parassiti e insetti, dunque potrete coltivare la curcuma in modo del tutto naturale. Un vero vantaggio per avere a disposizione un alimento sano e godere di tutte le sue proprietà benefiche. La curcuma ha bisogno di un terreno ricco. Quando rinvasate la vostra pianta di curcuma (in base alla sua crescita) aggiungete un po' del vostro compost al terriccio, come fareste con le altre piante in vaso. Annaffiate la curcuma spesso (quando il terreno è ritornato asciutto), ma non lasciate mai ristagni d'acqua nei sottovasi, per evitare che la radice possa marcire.
Edwin Chota, l'attivista peruviano noto per le sue azioni di difesa dell'Amazzonia dalla deforestazione è stato ucciso insieme ad altre tre persone che facevano parte della tribù degli Ashenika.
Il suo impegno era volto a contrastare il narcotraffico di cocaina lungo le vie fluviali e la deforestazione illegale. Lo scorso agosto, insieme a Jorge Ríos Pérez, Leoncio Quinticima Melendez e Francisco Pinedo, era partito per un viaggio attraverso la foresta per incontrare alcuni leader indigeni del Brasile.
Gli omicidi sarebbero avvenuti a fine agosto in un'area difficile da raggiungere e la conferma della notizia sarebbe arrivata solo nelle ultime ore. Edwin Chota aveva 54 anni e faceva parte di una tribù indigena dell'Amazzonia, distribuita in parte in Perù e in parte in Brasile.
Gli attivisti sarebbero stato uccisi mentre attraversavano un fiume, con l'intenzione di raggiungere la località di Sowato. I responsabili potrebbero fare parte di un gruppo di taglialegna illegali o di narcotrafficanti, dato che gli attivisti lottavano proprio contro questo tipo di azioni fuori legge.
Si tratta comunque al momento solo di ipotesi. Per volere del Presidente peruviano si è ora formata una commissione d'indagine con l'obiettivo di individuare i responsabili. Inoltre, non sono mancate le accuse rivolte alle forze dell'ordine da parte delle autorità giudiziarie peruviane.
Le autorità non avrebbero mai agito contro la deforestazione e il narcotraffico, nonostante le numerose segnalazioni. Secondo quanto riportato da Survival International, le vedove delle vittime si sono messe in viaggio per tre giorni attraverso la giungla e sono arrivate alla città di Pucallpa per richiedere un'azione immediata da parte delle autorità peruviane, affinché i colpevoli vengano assicurati alla giustizia.
Ora le donne della tribù Asheninka di Saweto starebbero prendendo su di sé la guida della comunità per continuare a la battaglia per la salvaguardia del territorio e dell'ambiente, per il bene dei loro figli. Edwin Chota era ben noto tra gli attivisti indigeni. Aveva dedicato tutta la sua vita ad evitare che il disboscamento illegale distruggesse la sua casa, l'Amazzonia.
Negli ultimi anni Chota aveva ricevuto minacce di morte proprio da coloro che si occupavano del disboscamento illegale, ma le autorità non sono mai intervenute per proteggerlo, a parere dell'Aidesep. Ora il Ministro della Cultura del Perù ha assicurato che una squadra di Governo arriverà a Saweto per fare luce sugli omicidi.
L'influenza arriverà a novembre e colpirà 4 milioni di italiane. Ecco le ultime previsioni mediche. A portarla, dall'inizio del mese, saranno 3 virus. La buona notizia è che non si tratterà di un'influenza aggressiva. Si parla comunque, come sempre, di "epidemia".
I virus in arrivo sono già stati inseriti nei vaccini, ma si prevede che le persone colpite saranno comunque numerose. A provocare l'influenza saranno i virus H1N1 California, H3n2 Massachusetts e B Texas.
Le maggiori attenzioni per la prevenzione e la cura dovranno essere riservate agli anziani e alle persone che soffrono di disturbi respiratori o di malattie cardiache. I vaccini saranno disponibili dalla fine di ottobre, ma secondo gli esperti il periodo migliore per vaccinarsi è da fine novembre.
I vaccini sono gratuiti per le donne nel secondo e terzo mese di gravidanza, per gli operatori sanitari che lavorano a diretto contatto con i pazienti e con persone a rischio, per gli over 65 e per coloro che sono a rischio di complicazioni.
I sintomi dell'influenza saranno febbre brusca, dolori muscolari e almeno un disturbo respiratorio. Saranno in circolazione anche altri tipi di virus (almeno 260), che potrebbero interessare circa 6 milioni di italiani. Sorge il dubbio, dunque, che vaccinarsi per prevenire l'influenza non sia una garanzia per non ammalarsi mai il prossimo inverno.
In ogni caso, secondo Fabrizio Pregliasco, virologo dell'Università degli studi di Milano, "la vaccinazione è un'opportunità per tutti, che va valutata in funzione delle condizioni di salute personali". La raccomandazione degli esperti è di fare soprattutto attenzione agli sbalzi termici, che hanno colpito gli italiani anche d'estate, per provare ad evitare le malattie da raffreddamento.
Infine, un nostro suggerimento naturale per prevenire l'influenza, rafforzare le difese immunitarie e evitare di ammalarsi: cibi ricchi di vitamina C e tisane all'echinacea.
La fioritura della lavanda in Provenza è uno spettacolo imperdibile. Durante il vostro viaggio lungo le strade della lavanda sarete accompagnati dal buon profumo di questo fiore. Il periodo ideale per ammirare la fioritura della lavanda va da metà giugno a metà a luglio. Potrete comunque organizzare il vostro viaggio anche ad agosto e visitare i campi di lavanda entro la metà del mese, cioè prima che venga completata la raccolta.
Per organizzare una gita lungo le strade della lavanda, potrete scegliere come punto di partenza una delle città d'arte della Provenza, come Arles o Avignone. Il consiglio è di spostarsi in automobile. In alternativa, potrete scegliere un viaggio organizzato in autobus, con itinerari differenti a seconda del vostro punto di partenza. Gli uffici turistici locali sapranno fornirvi tutte le informazioni necessarie.
Con partenza da Arles o da Avignone, e prevedendo un viaggio di andata di durata compresa tra 1 ora e 1 ora e mezza con tappe lungo il percorso, potrete raggiungere Sault, località nota come la capitale provenzale della lavanda. Come i viaggiatori sanno molto bene, la massima importanza non va riservata tanto alla meta da raggiungere, quanto al viaggio stesso.
Potrete organizzare il vostro tragitto in modo da visitare le località di Gordes e di Saint Saturnin Les Apt, all'andata o al ritorno, in modo da creare un anello che vi riporti facilmente al punto di partenza (oppure, dando vita ad un tragitto lineare che vi conduca alla prossima destinazione del vostro viaggio).
Tra le vostre mete potrete inesrire anche il Mont Ventoux e la località di Roussillon. Sault si trova proprio ai piedi del Mont Ventoux. Questa località è nota per la Festa della Lavanda, che si svolge il 15 di agosto. Questa ricorrenza è legata alla raccolta della lavanda. Ecco perché, se volete ammirare le distese di campi violetti ai piedi del Mont Ventoux, il consiglio è di organizzare il vostro viaggio lungo le strade della lavanda entro metà agosto.
Prevedete diverse tappe di sosta fotografica lungo le strade della lavanda. Ma non cedete alla tentazione di raccogliere questo fiore, per non rovinare i campi (vedrete dei cartelli di ammonizione che invitano a rispettare le coltivazioni di lavanda, fondamentali per preservare la biodiversità). A Sault troverete facilmente in vendita mazzetti di lavanda e sacchetti di fiori essiccati, davvero molto profumati e ad un costo contenuto.
Se ne avete l'occasione, raggiungete il Plateau de Valenoise (magari inserendolo in un secondo itinerario dedicato alla lavanda), dove troverete la maggiore concentrazione di campi di lavanda a perdita d'occhio. Tenete sempre la macchina fotografica a portata di mano. Ricordate che lungo il percorso in direzione di Sault, potrete ammirare, gettando lo sguardo verso l'alto, il villaggio arroccato di Gordes, di cui potrete visitare il castello risalente all'XI secolo, dove si svolgono manifestazioni culturali e artistiche.
Image may be NSFW. Clik here to view.
Image may be NSFW. Clik here to view.
Image may be NSFW. Clik here to view.
Potrete inoltre prevedere una sosta all'abbazia di Notre-Dame de Sénanque. Si trova a circa 4 km di distanza da Gordes, in direzione nord-ovest, ed è circondata da una affascinante distesa di campi di lavanda, che raggiungono il loro massimo splendore nel mese di luglio. Per visitare l'interno dell'abbazia e necessaria la prenotazione.
In Provenza troverete essenzialmente 2 tipologie di lavanda. La "Lavande" (nota anche come "Lavande vraie", cioè lavanda vera), che corrisponde alla Lavandula angustifolia, e il "Lavandin" (lavandino), nato da un ibridazione (naturale o manuale) tra lavanda vera e lavanda spica. La lavanda vera vede un maggior utilizzo in erboristeria, per l'alta qualità del suo olio essenziale, mentre il lavandino viene preferito per ottenere le classiche fragranze alla lavanda.
Image may be NSFW. Clik here to view.
Image may be NSFW. Clik here to view.
Image may be NSFW. Clik here to view.
Se siete curiosi di scoprire come avviene la distillazione della lavanda e di conoscere i segreti della sua coltivazione, potete visitare il Museo della Lavanda (Musée de la Lavande), a 20 km da Avignone, ospitato dalla località di Coustellet. Le opportunità per ammirare i campi di lavanda in Provenza non finiscono qui.
Image may be NSFW. Clik here to view.
Image may be NSFW. Clik here to view.
Oltre alle indicazioni qui presenti, basate sul mio viaggio, potrete organizzare un vostro tour personalizzato lungo le numerose strade della lavanda, ed includere altre tappe, che comprendano, ad esempio il villaggio di Apt e Château du Bois, dove avviene la distillazione della lavanda secondo i metodi antichi, Plateau de Claparèdes e Plateau De Valensole.
Inizia oggi la tredicesima edizione 2014 della Settimana Europea Della Mobilità Sostenibile che si concluderà il 22 settembre prossimo. Una settimana all'insegna della sensibilizzazione dei cittadini a più salutari approcci di trasporto e mobilità e che promette un calendario di iniziative a livello italiano (e anche europeo!) da non perdere.
Con lo slogan "Our street, our choise" (Le nostre strade, la nostra scelta), la Settimana europea della mobilità di quest'anno vuole spronare i cittadini a riconquistare il loro spazi urbani, perché solo così possono davvero creare la città in cui desiderano vivere e far crescere i loro figli.
Il Ministero dell'Ambiente ha aderito anche quest'anno all'importante appuntamento internazionale promosso dalla Commissione UE, sottolineando come la consapevolezza e l'attenzione per una migliore qualità dell'aria e quindi della vita, sia un punto di partenza essenziale per promuovere trasporti urbani alternativi.
Il Ministero dell'ambiente, così come afferma il nostro ministro Galletti, sostiene e promuove tutte le iniziative relative ai trasporti che hanno come obiettivo comune il miglioramento della qualità dell'aria, la cui compromissione è frutto anche di politiche passate superficiali.
Le politiche di mobilità Europee, infatti, privilegiando la circolazione delle vetture private e fronteggiando il problema della congestione urbana con la costruzione di nuove strade o allargando quelle già esistenti come ad esempio la mobilità ciclistica, pedonale o il trasporto pubblico locale, hanno visto impennarsi i livelli di traffico ed inquinamento. Se a questo si aggiungono una riduzione degli spazi urbani per la ricreazione e il tempo libero, diventa inevitabile un abbassamento della qualità della vita.
"Sono molto contento di vedere l'entusiasmo della Settimana europea della mobilità di quest'anno. Sono sicuro che ci sono moltissime buone idee su come si possa migliorare il modo in cui viviamo".
Anche Janez Potocnik, commissario europeo per l'ambiente, ha dichiarato che la settimana della mobilità è un'occasione per ricorda che quando si parla di mobilità personale, si può davvero fare una buona scelta, che fa la differenza tangibile per la salute e la qualità di vita.
Tra gli eventi in programma in Italia:
1) Car Sharing Day
Il ministero dell'ambiente, Roma Capitale e Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, organizzano il "Car sharing Day", previsto per mercoledì 17 settembre a Roma, nella sala della Protomoteca in Campidoglio, dalle ore 9.30. Un momento utile per riflettere sulle potenzialità del car sharing di ridurre il numero di auto in circolazione e sulle modalità con cui l'Italia dovrebbe prendersi l'impegno d promuoverlo e diffonderlo, anche delineandone una normativa.
2) MobyDixit 2014
La quattordicesima Conferenza nazionale su mobility management e mobilità sostenibile "MobyDixit 2014", che si svolgerà a Reggio Emilia il 16 settembre, presso il Centro internazionale Loris Malaguzzi, dalle ore 10.
3) Lavoro Bici Sicuri
Ill convegno "Lavoro – Bici – Sicuri" organizzato per il prossimo 19 settembre, alle 9.45 dall'Università degli Studi Roma Tre, in via Ostiense 159, sul tema "Lavoro-Bici-Sicuri - La copertura assicurativa negli spostamenti casa lavoro in bicicletta" al fine di promuovere un dialogo sia istituzionale, sia con la realtà dei mobility manager e delle associazioni, attorno al tema della copertura assicurativa degli spostamenti in bicicletta per andare a lavoro.
4) ExpoBici
sabato 20 settembre alle ore 15 presso Padova Fiere un'interessante tavola rotonda dai toni arancio grazie alla presenza dell'Olanda che promuove con orgoglio la sua cultura della ciclabilità. Proprio sull'esperienza olandese di mobilità in bicicletta e le sue eccellenze nell'ambito di "ExpoBici". Amministratori olandesi e veneti si confronteranno su sicurezza ciclistica, infrastrutture e cicloturismo.
Per vedere tutti gli appuntamenti organizzati nei vari comuni d'Italia e per partecipare a quello più vicino a voi consultate qui gli eventi in programma per tutta la settimana.
Una casa sull'albero non convenzionale. Ecco come è stato definito il nuovo progetto presentato dallo studio Budi Pradono Architects. Questa casa sull'albero rende omaggio alle tradizioni indonesiane. Infatti è realizzata con numerosi elementi decorativi che richiamano la cultura dell'Indonesia.
Si tratta in particolar modo del tampah, uno strumento realizzato in materiali completamente naturali che veniva utilizzato per setacciare il riso e che, in questo contesto, si fonde perfettamente con i rami degli alberi e con la struttura in cui è stato posizionato.
Il tampah serve per separare i chicchi di riso dalle foglie e dai residui di sporcizia, oltre che per lasciare asciugare il riso stesso, una volta sgranato. La forma circolare dei tampah si inserisce in armonia con la struttura in canne di bambù della casa sull'albero.
Si tratta di un fantastico punto di osservazione dall'alto per gli abitanti di Solo Village, che da qui possono ammirare il paesaggio circostante. Il panorama comprende la Fortezza di Vastenburg. Risale al 1745 ed è un simbolo dell'ex dominazione olandese.
Image may be NSFW. Clik here to view.
Image may be NSFW. Clik here to view.
Image may be NSFW. Clik here to view.
Image may be NSFW. Clik here to view.
Image may be NSFW. Clik here to view.
Gli architetti che hanno progettato la casa sull'albero sperano che il nuovo punto di osservazione della fortezza porti ad una rinascita della curiosità verso la storia dell'Indonesia tra cittadini e viaggiatori. Il bambù è considerato un materiale da costruzione sostenibile. Data la sua rapida crescita, infatti, è facilmente rinnovabile. Inoltre è duraturo e resistente, adatto anche a costruzioni particolari come le case sull'albero.
No al circo con gli animali, a petardi e i fuochi di artificio rumorosi e alle aragoste in ghiacciaia, sì ai cani nei luoghi pubblici (anche nelle chiese). Ma anche sistemi di riduzione della velocità in prossimità delle colonie feline e obbligo di detenere almeno due pesci rossi negli acquari. Sono questi alcuni dei punti più innovativi della bozza del nuovo regolamento per la tutela degli animali del Comune di Milano, che sarà votata entro ottobre dal consiglio.
Si tratta di 38 pagine, come anticipato da Milano Repubblica, che contengono misure piuttosto rivoluzionarie per la tutela degli animali (e non solo di quelli da affezione). Soprattutto se paragonate con il vuoto normativo di tantissimi altri Comuni italiani. Tra le misure che più colpiscono c'è la possibilità di entrare, oltre che in bar, ristoranti, ospizi, impianti sportivi e uffici pubblici, anche nelle chiese con il proprio cane, purché sia di piccola taglia e non aggressivo. La Curia milanese, dal canto suo, fa sapere di avere fiducia nel buon senso e nell'educazione di chi entra in parrocchia.
"Una città dove tutti possano vivere bene. Nel reciproco rispetto. Siamo alla fase finale del lavoro", commenta Chiara Bisconti, assessore al Benessere, ricordando come nel regolamento ci sia anche una forte presa di posizione contro la sperimentazione medica su animali, "pur nel rispetto della normativa europea in materia", con l'impegno al "reinserimento in comunità degli animali usati in laboratorio".
Interessante anche l'inserimento, al punto 11, dell'articolo che prescrive l'installazione di sistemi di riduzione della velocità "in zone attraversate da strade particolarmente a rischio, dove viene segnalato un frequente attraversamento di gatti". In pratica, ogni volta che si dovranno fare lavori stradali, si valuterà la presenza di colonie feline nell'area e nel caso questa sia consistente, si provvederà a installare dossi rallentatori. Verranno così ridotti i rischi per gli animali, ma anche per i conducenti di biciclette e mezzi a motore, che potrebbero essere sorpresi dall'attraversamento di gatti liberi.
Fra le sanzioni previste, infine, figurano 500 euro di multa per chi non raccoglie gli escrementi dei cani e il sequestro dell'animale per chi li utilizza per l'accattonaggio. Per ora si tratta di misure solo su carta. Se dovessero venire adottate, Milano dimostrerebbe ancora una volta di essere un'apripista per altri Comuni italiani, come già avvenuto per la mobilità sostenibile o per la raccolta differenziata: Milano ha superato la soglia del 50 per cento difendendo il primato in Italia e il secondo posto in Europa tra le città sopra il milione di abitanti (la prima è Vienna).
Dove gettare gli elettrodomestici non più funzionanti? Smartphone, tostapane, caricabatterie, ma anche frigoriferi e vecchie lavatrici non possono essere gettati nell'indifferenziata e né tantomeno abbandonati vicino a secchioni o, peggio, in mezzo alle campagne.
Gli apparecchi elettronici e elettrici, i cosiddetti RAEE, una volta che termina il loro ciclo di vita diventano rifiuti catalogabili dalla normativa come Pericolosi, per la presenza di sostanze tossiche per l'ambiente e la non biodegradabilità di tali apparecchi. Un rifiuto elettronico, quando correttamente conferito ai centri di raccolta o isole ecologiche viene smontato e molti dei suoi componenti recuperati e avviati al riciclo essendo presenti materie prime come rame, ferro, acciaio,alluminio, vetro, argento, oro, piombo, mercurio. Il recupero di tali risorse permette di limitari gli sprechi e possono essere riutilizzate per costruire nuove apparecchiature. Non si esagera quando si afferma che le discariche sono le prime miniere di metalli preziosi.
Queste operazioni permettono di garantire opportunità di lavoro a molte imprese italiane e delle filiere virtuose, oltre che un notevole risparmio in termini di emissioni di C02 e di energia. Un esempio? Solo nei primi sei mesi di quest'anno sono state trattate circa 35.000 tonnellate di RAEE: di cui 16.300 tonnellate di R1 (come frigoriferi,congelatori, condizionatori) e 18.500 tonnellate di R2 (ovvero lavatrici, lavastoviglie, scalda-acqua, forni, cappe). Sono cifre enormi!
Il riciclo degli elettrodomestici ha permesso quindi un risparmio energetico di più di 35 milioni di kWh (rispetto all'energia necessaria per estrarre materiale ex - novo) e la mancata immissione in atmosfera di circa 400.000 t di CO2. Proprio alla luce di questi dati e alla vigilia di "Puliamo il mondo" Legambiente ed Ecodom diffondono le 5 regole d'oro per conferire correttamente gli elettrodomestici in modo da innescare la virtuosa filiera del riciclo dei RAEE:
1) Non buttare MAI i RAEE nella spazzatura indifferenziata, non abbandonarli nell'ambiente e non dimenticarli in casa, in soffitta o nei garage.
2) I RAEE vanno portati presso le isole ecologiche più vicine allestite dagli Enti Locali per la raccolta differenziata delle diverse tipologie di rifiuti. Dai centri di raccolta i rifiuti vanno incontro ad apposite divisioni e trattamenti che ne permettono il recupero e/o il riciclo o l'opportuno smaltimento. Clicca QUI per cercare quella più vicina a casa tua.
3) In caso di acquisto di un nuovo elettrodomestico, consegnare il vecchio al negoziante che è tenuto a ritirarlo gratuitamente (dal giugno 2010, grazie all'entrata in vigore del cosiddetto decreto "Uno contro Uno"). Inoltre, dal mese di aprile 2014, con il nuovo Decreto Legislativo 49/2014 è stato introdotto l'obbligo di ritiro gratuito "uno contro zero" per i piccoli elettrodomestici (aventi cioè dimensione massima inferiore a 25 cm) da parte dei negozi con superficie di vendita superiore a 400 mq.
4) Richiedere il ritiro a domicilio per i RAEE ingombranti
5) i RAEE se correttamente riciclati possono diventare preziose risorse, mentre, possono essere dannosi per l'ambiente se trattati in modo scorretto. Da un frigorifero, ad esempio, si ottengono fino a 28 kg di ferro, 6 kg di plastica e oltre 3 kg tra rame e alluminio, ma contiene anche CFC e gli HCFC, gas ozono-lesivi che sono sostanze pericolose. Inoltre un pericolo inquinamento consiste anche nel recupero clandestino di parti utili a fini economici ma incurante dello smaltimento delle restanti parti.
Image may be NSFW. Clik here to view.
Non bisogna però tralasciare un dettaglio e cioè che la crescente diffusione di apparecchi elettronici sta determinando un sempre maggiore rischio di abbandono nell'ambiente, nelle discariche e termovalorizzatori o, peggio, in roghi abusivi e traffici legati alla malavita organizzata e questo determina conseguenze di inquinamento del suolo, dell'aria, dell'acqua con ripercussioni sulla salute umana.
Ecco perché è molto importante che si insista con le iniziative mirate a migliorare la conoscenza sulla corretta raccolta differenziata e per esempio Puliamo il mondo è una di queste.
La dieta vegan fa bene all'ambiente più di quella vegetariana e dell'onnivora. L'impatto ambientale della dieta è legato soprattutto al consumo di cibi animali. Questo è vero da ogni punto di vista: cambiamenti climatici, consumo di energia, di acqua, di suolo, smaltimento delle deiezioni, deforestazione, uso di sostanze chimiche. Senza dimenticare le conseguenze sociali, vale a dire la possibilità di nutrire tutti gli abitanti della Terra.
E' quanto sostiene un articolo appena pubblicato sul numero di settembre della rivista scientifica internazionale "Foods"da autori italiani. Al suo interno si calcola e confronta l'impatto ambientale di tre diverse tipologie di dieta: vegan (100% vegetale), latto-ovo-vegetariana (include latticini e uova ma esclude ogni tipo di carne e pesce), onnivora. Il risultato, a conferma dei già numerosi studi in questo settore, dimostra come la dieta di gran lunga meno impattante sia quella vegan, fornendo anche precise indicazioni numeriche.
L'articolo, dal titolo "Impatto ambientale totale di tre schemi dietetici in relazione al contenuto di cibi animali e vegetali" (Reference: Baroni, L.; Berati, M.; Candilera, M.; Tettamanti, M. Total Environmental Impact of Three Main Dietary Patterns in Relation to the Content of Animal and Plant Food. Foods 2014, 3, 443-460.) utilizza come metodo di analisi l'LCA (Life Cycle Assessment), una procedura standardizzata per la valutazione dell'energia utilizzata e degli impatti sull'ambiente causati dalle attività sotto studio.
In questo caso, le attività sono quelle di produzione dei cibi che compongono le diete esaminate (formate dagli ingredienti che una persona consuma nell'arco di una settimana). Le 3 diete elaborate sono tutte basate sulle linee guida del dipartimento per l'agricoltura statunitense (USDA) del 2010, le quali forniscono informazioni e consigli per la scelta di una dieta salutare, composta da cibi ricchi di nutrienti. Il metodo LCA consente di ricavare, per ciascuno scenario studiato (vale a dire per ciascuna dieta), un cosiddetto "single score", un "punteggio totale", tanto più alto quanto maggiore è l'impatto sull'ambiente di quello scenario.
La figura 1 rappresenta il single score (utilizzando l'indice Ecoindicator99), ordinato in modo crescente, dei vari tipi di dieta per diversi contenuti calorici (e quindi diverse quantità di ingredienti). Come si vede, le diete 100% vegetali (indicate come VEG) hanno un impatto sempre minore delle altre, qualsiasi sia il contenuto calorico. Vengono poi le diete latto-ovo-vegetariane (indicate sul grafico come LOV) e da ultime, con impatto maggiore, quelle onnivore (OMN sul grafico).
Image may be NSFW. Clik here to view.
Consideriamo la dieta da 2400 calorie, per un confronto numerico preciso tra i 3 tipi di schema alimentare: il single score della dieta vegan è di 0,95, quello della latto-ovo-vegetariana è 2,7 e per l'onnivora abbiamo 4,41. Confrontandole tra loro, l'impatto della LOV è 2,8 volte maggiore (vale a dire, è il 280%) di quella vegan; l'impatto dell'onnivora è 4,63 volte (il 463%) quello della dieta vegan.
Peraltro, va sottolineato che la dieta onnivora suggerita dalle linee guida non è la dieta onnivora media consumata nei paesi industrializzati: le diete latto-ovo-vegetariane e onnivore che rispettano le linee guida sono largamente basate sui vegetali, al contrario di quanto accade per le diete reali (sia onnivore che latto-ovo-vegetariane).
Image may be NSFW. Clik here to view.
Solo per questo motivo i numeri risultanti dal confronto con la dieta vegan sono relativamente bassi: certo, l'impatto della dieta onnivora già così è 4,63 volte tanto rispetto a quella vegan, e non è poco, ma tale differenza in realtà è molto maggiore per le diete onnivore abituali dei paesi industrializzati.
Dicono gli autori: "l'evidenza di un legame tra un alto consumo di carne, e altri cibi animali, e una salute precaria è sempre crescente. I fattori maggiormente responsabili sono probabilmente l'alto contenuto in grassi saturi e in sale dei cibi animali e il fatto che il consumo di cibi animali limiti il consumo di cibi vegetali salutari come frutta, verdura, noci, legumi e cereali."
Conclusione? Le conseguenze di uno spostamento radicale verso una dieta a base vegetale sono molte e positive: "una influenza sostanziale sui cambiamenti climatici, un'utile diminuzione nello spreco di acqua ed energia, un minor ricorso alla deforestazione, un uso più razionale dei terreni fertili (che porterebbe anche a un'enorme diminuzione dell'uso di sostanze chimica in agricoltura)", spiegano gli autori, che terminano con un invito alle istituzioni a fare la loro parte per indurre i cittadini a questo cambiamento virtuoso:
"le istituzioni nazionali e mondiali e la stessa comunità scientifica possono fare molto per velocizzare la transizione verso abitudini dietetiche più sostenibili ecologicamente, e più sane".
Per consultare l'intero articolo originale clicca qui
ALTERNATIVE ALLE UOVA NEI DOLCI E NELLE RICETTE SALATE - Se siete vegan o non potete mangiare uova a causa di intolleranze o allergie, forse siete alla ricerca di qualche idea su come sostituirle in cucina.
Le uova si sostituiscono abbastanza facilmente con altri ingredienti, o semplicemente si possono omettere, in numerose preparazioni che di solito le prevedono.
Ecco alcuni consigli per sostituire le uova nei dolci e nelle ricette salate.
Come sostituire le uova nei dolci
Torte, muffin e plumcake. Provate a preparare senza uova la classica torta della nonna, dei muffin o un plumcake. Vi renderete subito conto che il trucco è nel trovare la giusta proporzione tra farina e parte liquida. Se il vostro dolce è completamente vegetale, scegliete come ingredienti principali, oltre alla farina, del latte di mandorle o del succo d'arancia diluito con acqua per la parte liquida e un olio biologico e spremuto a freddo che non alteri il gusto dei dolci.
Per legare l'impasto potrete scegliere diverse alternative, come 1 cucchiaio per ogni uovo da sostituire di farina di riso, amido di mais o fecola di patate. In alternativa – ma in questo caso prevedete una leggera variazione del gusto – sostituite ogni uovo frullando un pezzetto di banana, di zucca lessata o di polpa di avocado, oppure con una fettina di mela. Un metodo più laborioso consiste nel creare del gel di semi di lino per sostituire le uova (un cucchiaio per ogni uovo). Tritate finemente un cucchiaio di semi di lino e versateli in un bicchiere d'acqua. Lasciate riposare fino alla formazione di un composto gelatinoso, che utilizzerete per sostituire le uova. Potete anche lasciare interi i semi di lino e poi filtrare con un colino il gel che si sarà formato.
Creme per farcire e dolci al cucchiaio. Per addensare i vostri dolci al cucchiaio e le vostre creme per farcire che vorreste preparare senza uova, aggiungete alla preparazione, durante la cottura, un cucchiaino o più, a seconda della quantità del composto e dell'effetto desiderato, di farina di riso, amido di mais o fecola di patate. Portate ad ebollizione e mescolate, come nella preparazione di un budino. Qui la ricetta della crema pasticcera veg.
Crostate e biscotti. Nella preparazione della base per crostata senza uova cambiano le proporzioni tra gli ingredienti. Dovrete cercare di creare un equilibrio tra gli ingredienti delle vostre ricette, aumentando la parte liquida, per ottenere un impasto facile da lavorare simile alla pasta frolla. Può essere utile, in ogni caso, sostituire ogni uovo con un cucchiaio di farina di riso, amido di mais o fecola di patate a scelta. Un discorso analogo vale anche per i biscotti tipo frollini. Fate in modo di ottenere un impasto elastico facile da stendere e da ritagliare. Vi accorgerete, provando, che le uova sono facili da sostituire e che non vi serviranno più.
Crepes. Questo consiglio vale sia per le crepes dolci che per le crepes (o crespelle salate). Si tratta di unire la farina con la parte liquida della vostra ricetta (ad esempio acqua o latte vegetale) in quantità adeguate alla formazione di una pastella della stessa consistenza del composto che preparereste con le uova, dunque né troppo liquida né troppo densa. Cuocete le vostre crepes in una padella antiaderente ben calda. Qui troverete tante ricette.
Gelato. Anche il gelato è molto semplice da preparare senza uova seguendo le proporzioni e scegliendo gli ingredienti più adatti. Se avete a disposizione una macchina per il gelato, sarà molto semplice ottenere dei sorbetti di frutta da preparare semplicemente aggiungendo acqua o latte vegetale, oppure dei gusti cremosi con qualche piccolo accorgimento in più. Senza gelatiera potrete preparare facilmente il gelato alla banana congelando delle banane mature tagliate a fettine e frullandole poi nel mixer da cucina.
Pasta fresca fatta in casa. Non tutte le ricette di pasta fresca fatta in casa prevedono le uova. In alcuni casi le uova sono assenti, in altri vengono indicate una o due uova tra gli ingredienti. Ma per la buona riuscita dell'impasto non sono indispensabili. Vi basterà infatti unire acqua e farina fino a formare un composto ben lavorabile e facile da stendere con il matterello o con la macchina per la pasta fresca. Per aggiungere un tocco di colore e di gusto in più se volete unite all'impasto un pizzico di curcuma o di zafferano.
Frittata. Senza uova non potrete preparare una frittata vera e propria, ma otterrete un'alternativa molto gustosa, una farifrittata, o farinata di ceci farcita. Preparerete una pastella di acqua e farina di ceci, a cui potrete aggiungere pepe nero e spezie, per poi arricchire il tutto con foglie di verdure, fettine di zucchine e ortaggi a piacere.
Carbonara. Una delle preparazione tipiche in cui si utilizzano le uova è il condimento della pasta alla carbonara. Se siete vegan, intolleranti o allergici alle uova, l'alternativa è preparare la carbonara con della panna vegetale, da arricchire, insaporire e colorare di un bel giallo vivace con zafferano, curcuma o curry.
Pastella. Se volete preparare una pastella senza uova, dovrete creare un composto denso con farina e parte liquida della vostra ricetta. Ad esempio, potrete creare una pastella con la farina di ceci, la farina di riso o la comune farina di frumento. Formate un composto denso aggiungendo acqua fredda o acqua frizzante (alcune ricette propongono di utilizzare la birra). Birra e acqua frizzante permettono di ottenere una pastella che si gonfia meglio. Se utilizzate latte vegetale o acqua di rubinetto, aggiungete alla preparazione della pastella un pizzico di lievito in polvere istantaneo.
Panatura. Preparare una panatura croccante senza uova è molto semplice. Create un composto non troppo liquido unendo acqua e farina (va bene anche la farina di ceci). Passate i cibi da impanare nel composto e poi, in un secondo passaggio, nel pangrattato. Per ottenere una panatura più consistente, potrete fare un terzo passaggio con la farina di mais per polenta istantanea, oppure unirla in parti uguali al pangrattato.
Torte salate. Alcune ricette prevedono di spennellare la superficie di torte salate, di grissini o di altre preparazioni simili con albume o tuorlo d'uovo. In alternativa potrete utilizzare un pochino d'olio extravergine o del latte vegetale. Per il ripieno delle torte salate, potete sostituire le uova, ad esempio, con del tofu spalmabile (o tofu compatto da frullare con un po' d'acqua o con latte di soia) oppure con della panna vegetale. Se volete, aggiungete curcuma o zafferano.
Maionese. Per preparare la maionese vegetale le uova non servono. Vi basteranno olio di semi di girasole biologico spremuto a freddo o olio extravergine, latte di soia o latte di mandorle non dolcificati, succo di limone, sale fino e se volete arricchire la preparazione, una piccola quantità di aceto o di senape per regolare il gusto. Per preparare la maionese senza uova amalgmate gli ingredienti con il frullatore ad immersione come per la maionese classica. Qui la ricetta.
Vi ricordate di Bart Jansen, il sedicente artista olandese che aveva realizzato l'agghiacciante "felino volante", imbalsamando e trasformando in un vero e proprio elicottero il suo gatto morto? La sua macabra e raccapricciante idea è ora diventata una triste fonte di ispirazione per un ragazzino olandese di tredici anni, Pepeijn Bruins, che ha deciso a sua volta di realizzare un drone con il corpo del suo amico peloso deceduto, un ratto domestico.
"Lo amavo molto," ha detto Pepeijn parlando del suo ratto, malato di cancro. "gli piacevano le coccole e correre tra i miei vestiti sulla pelle. Quando ho saputo che aveva il cancro e il veterinario ha dovuto metterlo a dormire ero davvero triste. Avevo visto il gatto volante di Bart e Arjen e ho chiesto a mio padre se potevo anche io avere il ratto volante".
Così si sono rivolti proprio agli inventori olandesi Arjen Beltman e Bart Jansen per chiedere aiuto. Ben presto, Ratjetoe il ratto è stato dotato di ali e convertito nel primo 'ratcopter' radiotelecomandato del mondo. Il corpo esanime dell'animale ora ha tre eliche e un computer di bordo, che riceve le indicazioni dal telecomando.
{youtube}E0XSNKL5z6g{/youtube}
"Quando ho sentito che il ratto del ragazzo era morto di cancro, e che lui era sconvolto, ho capito che dovevo aiutarlo", spiega Arjen. "Tecnicamente, è molto diverso dal gatto, ha tre rotori invece di quattro, ed essendo un piccolo roditore, è estremamente leggero e più incline a essere soffiato via dal vento."
Image may be NSFW. Clik here to view.
Ma il mondo, e soprattutto i bambini, avevano proprio bisogno di animali volanti morti?
Ancora incentivi per le auto ecologiche nel 2014 e nel 2015. Il decreto SbloccaItalia, già in vigore e in Gazzetta, ha introdotto delle novità sugli ecobonus. Chi deciderà di acquistare un'auto a basse emissioni entro quest'anno o il prossimo potrà beneficiare ancora degli sconto. E rispetto alle regole precedenti, cade l'obbligo di rottamazione. Ma ecco come funzionano i nuovi incentivi e cosa è cambiato.
In primo luogo, saranno validi per le auto acquistate fino al 31 dicembre 2015. L'entrata in vigore del decreto legge n. 144 del 12 settembre 2014, ha però visto la momentanea sospensione delle prenotazioni sul sito www.bec.mise.gov.it poiché dovranno essere modificate le modalità di fruizione degli incentivi, secondo quanto stabilito dall'articolo 39. Solo dopo il riallineamento della piattaforma alle nuove norme sarà possibile prenotarsi, come spiega una nota.
Contributi potenziali. Non più quote fisse. A cambiare rispetto al passato sarà l'importo che non sarà più fisso ma potenziale, nel senso che potrà raggiungere una soglia massima stabilita ma anche essere al di sotto, in modo da garantire una migliore distribuzione degli incentivi sulle varie tipologie di vetture.
Ad esempio, le auto acquistate entro il 2014 potranno ottenere un bonus fino al 20% del costo complessivo del mezzo, tenendo conto di tre tipologie: i veicoli con emissioni di CO2 fino a 50g/km potranno ottenere uno sconto fino a 5.000 € direttamente all'acquisto; per quelle con emissioni di CO2 non superiori a 95 g/km il tetto massimo sarà di 4.000 € mentre sarà di 2.000 € per chi deciderà di acquistare veicoli con emissioni di CO2 fino a 120 g/km. Si parla dunque di tetti, non di cifre già fissare a priori, com'era in passato.
Nel 2015, stesse regole ma il bonus sarà calcolato fino al 15% del costo del costo complessivo del mezzo acquistato con un tetto massimo di 3.500 € per i veicoli le cui emissioni non superano i 50 g/km, sarà fino a 3.000 € per i veicoli che non superano i 95 g/km e scenderà al tetto massimo di 1.800 € per i veicoli con emissioni di CO2 non superiori a 120 g/km.
Quali categorie di auto? A beneficiare degli incentivi maggiori saranno le auto elettriche e ibride con emissioni al di sotto dei 50g/km. A seguire, le auto a GPL, metano e altre tipologie di auto ibride con emissioni al di sotto dei 95g/km e infine potranno ottenere fino a 2.000 euro quest'anno e fino a 1.800 nel 2015 quelle che producono fino a 120g/km.
Rottamazione non più obbligatoria. Se le regole diffuse la scorsa primavera avevano reso obbligatoria la rottamazione di un veicolo se ad acquistarlo era un'azienda, adesso cade questo vincolo se l'acquisto riguarda un veicolo con emissioni di CO2 fino a 95 g/km. Di conseguenza, vale la regola generale, per i privati e per le aziende, che la rottamazione non sia obbligatoria per i veicoli ibridi e elettrici con emissioni inferiori a 95g/km.
La rottamazione è invece obbligatoria per l'acquisto di veicoli con emissioni fino a 120 g/km da parte di aziende o destinati all'uso di terzi. In questo caso, dovrà essere rottamato un veicolo della stessa tipologia di quello che si decide di acquistare, quindi un'auto al posto di un'auto, un ciclomotore al posto di un nuovo ciclomotore con ciclomotore.
L'ibis eremita si è estinto in Europa Centrale, allo stato selvatico, oltre 400 anni fa e in assoluto si tratta di uno degli uccelli più rari al mondo. Ora il progetto europeo Life sta permettendo il suo ritorno; è stato individuato un metodo per reintrodurre questi uccelli come migratori, grazie a un velivolo ultraleggero.
I genitori adottivi di questi esemplari di ibis eremita – dei ricercatori volontari – si sono sostituiti alle loro mamme e attraverso l'ultraleggero involo controllato, che ora è atterrato in Toscana nell'Oasi WWF della Laguna di Orbetello, ci hanno regalato la presenza di ben14 esemplari di ibis eremita, un avvenimento straordinario considerando che nel resto del mondo sono presenti soltanto poche decine di coppie. Non si tratta del primo tentativo di riportarli in Europa.
Già nel 2013, sempre con lo stratagemma del velivolo, altri ibis eremita erano arrivati nel nostro Paese. Ma due esemplari, di nome Archimedes e Goya, avevano trovato la morte. Archimedes è stato ucciso a fucilate a Padova nel giugno dello scorso anno da bracconieri che purtroppo continuano a vanificare il duro lavoro degli scienziati e dei naturalisti del progetto austriaco.
Ora, speriamo che il destino dei nuovi ibis eremita sia migliore rendendoli protagonisti di questo straordinario progetto di migrazione controllata. I velivoli ultraleggeri servono ad insegnare loro la rotta migratoria. I volontari del progetto Waldrapp, avviato nel 2002, in questo periodo dell'anno conducono con un volo controllato gli ibis eremita all'Oasi WWF della Laguna di Orbetello.
La tappa italiana è strategica nel loro percorso migratorio verso Sud, in direzione delle aree di svernamento mediterranee e sub-sahariane. Il finanziamento europeo Life+Biodiversità permetterà al progetto di continuare. Oltre ai 14 esemplari arrivati oggi ad Orbetello, nei prossimi giorni è prevista l'accoglienza per altri ibis eremita nati negli anni scorsi.
Image may be NSFW. Clik here to view.
I ricercatori austriaci che seguono i voli degli uccelli con il Gps hanno raccolto 85 mila dati per ogni esemplare. Le loro rotte vengono registrate e un app permette di seguire gli uccelli durante le migrazioni. I voli raggiungono i 300 chilometri di distanza e i 2450 metri di altitudine.
La speranza dei responsabili dell'Oasi WWF è che questa volta durante il loro viaggio non avvengano episodi di bracconaggio. L'uomo sta cercando di dare una mano alla natura – caso più unico che raro - cerchiamo di non ostacolare questo impegno importante. Dare una seconda chance all'ibis eremita in Europa dipende da tutti noi.
Guardate questo video: gli ibis eremita sono meravigliosi.
Anche in Cina sembra aumentare l’interesse verso la sicurezza alimentare e la salubrità del cibo. Cavalcando quest’onda il gigante delle comunicazioni web Baidu ha ideato delle nuove bacchette in grado di rilevare se un alimento è più o meno sano.
Le nuove bacchette intelligenti, chiamate Kuaisou, una volta immerse nel cibo avvisano il consumatore se sta per mangiare alimenti dannosi per la salute. In particolare sono in grado di valutare se nel cibo ci sia troppo sale, un’eccessiva acidità, siano stati utilizzati oli vecchi o padelle con la ruggine. Inoltre potranno calcolare temperatura e calorie degli alimenti.
Queste bacchette saranno dunque utili a fronteggiare il rischio di mangiare alimenti poco sani non solo nei ristoranti ma anche nei chiostri in strada, molto diffusi in Cina e non sempre sicuri dal punto di vista dell’igiene e della sicurezza alimentare. Negli scorsi anni infatti sono stati numerosi gli scandali che riguardavano soprattutto l’utilizzo di oli a basso costo e riciclati.
Image may be NSFW. Clik here to view.
"In futuro, tramite Baidu Kuaisou, sarete in grado di conoscere l'origine di olio e acqua e altri ingredienti se ne sono andati male e che tipo di nutrienti contengono i cibi", ha dichiarato Robin Li CEO di Baidu in un discorso di presentazione del prodotto (che al momento non è ancora disponibile sul mercato).
In questo video pubblicato dalla società cinese viene mostrato come utilizzare le bacchette, che possono fornire i dati da loro registrati solo se collegate a smartphone, tablet o pc. Chissà che presto non si inventino anche delle forchette con le stesse caratteristiche!
CLIMA - Anche se in Italia non ne abbiamo avuto affatto la percezione (anzi), a livello globale il mese d' agosto 2014 è considerato il più caldo mai registrato. A sostenerlo i dati recentemente forniti dalla NASAe dal NOAA che hanno sottolineato un'anomalia di 0.70ºC al di sopra della media delle temperature registrate.
Gli esperti lo hanno definito come "l'agosto più caldo della storia" e prevedono che i suoi effetti continueranno a influenzare il clima del mondo e a peggiorare le ripercussioni su alcuni territori.
Negli USA, per esempio, si continua a risentire degli effetti di quest'estate particolarmente problematica. Infatti, mentre da noi in agosto si percepiva l'anomalia con un relativo fresco e abbondanti piogge, soprattutto al nord Italia, negli Stati uniti si è assisto, in particolar modo nella costa occidentale, a gravi siccità che hanno messo in ginocchio la California, ma anche, di contro a temporali tropicali e precipitazioni fuori dalle medie stagionali in zone solitamente più miti.
I dati diffusi, anche se si discostano di pochissimo rispetto a quelli delle più recenti estati passate, sono un'ulteriore conferma della gravità del riscaldamento globale che sta assumendo proporzioni ormai incontrollabili.
Gli esperti temono inoltre che il fenomeno El Nino si verifichi entro la fine dell'anno, influenzando ulteriormente le temperature e le precipitazioni. Infatti essendo un fenomeno periodico, ma non prevedibile, suscita preoccupazione per la sua stimata intensità aggravata dal surriscaldamento del pianeta.
Gli ftalati presenti nei profumi, nei prodotti per il make-up e nei contenitori di plastica per alimenti potrebbero essere tra le cause dell'aumento dei casi di asma tra i bambini. Gli scienziati hanno scoperto che i bambini esposti ad alti livelli di ftalati mentre sono ancora nel grembo materno risultano fino al 78% più a rischio di ammalarsi d'asma.
Sostanze come gli ftalati sarebbero tra le cause che rende i più piccoli suscettibili a sviluppare l'asma durante l'infanzia. Lo afferma uno studio pubblicato su Environmental Health Perspectives. I ricercatori stanno invitando i genitori a ridurre il rischio di asma nei bambini, evitando l'uso di contenitori di plastica, di fragranze e di detersivi molto profumati. Nel solo Regno Unito il tasso di asma è più che raddoppiato dal 1950 e un andamento simile è stato osservato nei Paesi occidentali.
I ricercatori della Columbia University di New York hanno misurato il livello di due tipi di ftalati nelle urine di 300 donne in gravidanza. Le madri poi hanno risposto a dei questionari quando i loro figli hanno raggiunto l'età di cinque, sei, sete, nove e undici anni, per determinare se avessero sviluppato i sintomi dell'asma.
Gli esperti hanno rilevato che i bambini nati da donne con i più alti livelli di ftalati nelle urine avevano il 72% di probabilità in più di sviluppare l'asma. Secondo quanto dichiarato dal dottor Robun Whyatt, della Columbia University, gli ftalati sono ampiamente utilizzati in quantità molto elevate e non vengono indicati in etichetta.
L'esperto consiglia alle famiglia di evitare l'uso di contenitori per alimenti di plastica e di conservare il cibo in barattoli di vetro. Inoltre dice non all'utilizzo della plastica nel microonde e chiede alle mamme e future mamme di limitare tutti i prodotti profumati, compresi cosmetici, profumi, deodoranti e detergenti. La dottoressa Samantha Walkr, direttrice di Asthma UK, ha dichiarato di essersi trovata di fronte ad una situazione molto complessa, che merita di certo di essere approfondita.
Qui alcune informazioni sull'utilizzo degli ftalati in Europa nella produzione di plastica. Inoltre, secondo quanto dichiarato da Unipro nel 2012, gli ftalati impiegati nei cosmetici europei sono sicuri. Ma sarà davvero così alla luce dei nuovi studi?
Una volta era nota come la “cortina di ferro” o Iron Curtain Trail (ICT), una linea di confine che divideva l'Europa in due aree distinte, una filo-occidentale e una filo-sovietica, dalla fine della seconda guerra mondiale e per tutta la guerra fredda. Un posto legato alla guerra, oggi trasformato in una pista ciclabile lunga oggi 6800 km.
Uno dei simboli della guerra è diventato così un esempio di mobilitàsostenibile, che attraversa numerosi stati, dal Nord al Sud Europa, partendo dal Mar di Barents e arrivando al Mar Nero.
L'Iron Curtain Trail invita a ripercorrere e sperimentare la ex divisione del continente attraverso la pista ciclabile che si estende lungo la lunghezza della ex frontiera, mettendo insieme la storia e il turismo sostenibile.
Nel 2005, a seguito dell'iniziativa di Michael Cramer, il Parlamento europeo ha riconosciuto la "Iron Curtain Trail" come modello di turismo sostenibile e ha invitato gli Stati membri a supportarlo.
Noto anche come EuroVelo 13 (EV13), il percorso è parzialmente completo. Gran parte della megapista è già stata portata a termine, in particolare nella sezione centrale, per la maggior parte nell'area tedesca e lungo il confine ceco. Una volta completato, l'Iron Curtain Trail avrà una lunghezza di 7.650 km.
L'ICT che è strettamente legato al progetto europeo Green Belt, e di esso fanno parte tre diversi progetti che attraversano altrettante aree dell'Europa.
1) La parte settentrionale è di oltre 4.127 chilometri (2.564 miglia) di lunghezza dal Mare di Barents, lungo il confine russo-finlandese, lungo la costa baltica, fino al confine tedesco-polacco.
2) La sezionecentrale passa direttamente attraverso la Germania, seguendo il vecchio confine tra Germania Est e Germania Ovest. Segue poi gli attuali confini della Repubblica Ceca, della Slovacchia, dell'Ungheria, dell'Austria e della Slovenia per una distanza di 2.179 km.
3) Infine, la partemeridionale percorre 1.335 km lungo i confini di Croazia, Serbia, Romania, Bulgaria, Macedonia, Grecia e Turchia fino al Mar Nero.
Image may be NSFW. Clik here to view.
La “Pista della Cortina di Ferro” attraversa ben 150 parchi naturali, tre riserve naturali Schaalsee, Elbaue e la Rhoen e il Parco Nazionale del Harz Mountains. Ad oggi, ad aderire al progetto sono state 20 nazioni, tra cui 14 membri dell'Unione europea.
Un percorso all'insegna della sostenibilità che crea unione laddove prima era c'era solo divisione e che permette di fare un viaggio a pedali nella nostra storia.
Siamo forse vicini ad una svolta nella diagnosi della depressione. Un esame del sangue aiuterà i medici a stabilire se si trovano di fronte ad un paziente depresso. Le analisi indicheranno la concentrazione di nuove molecole, che segnaleranno la presenza effettiva della malattia.
Si tratta di un avanzamento scientifico importante, poiché fino a questo momento la diagnosi della depressione era affidata alla descrizione dei sintomi da parte del paziente. Ad annunciare la novità è un nuovo studio condotto presso la Northwestern University School of Medicine. Sarà pubblicato dalla rivista scientifica Translational Psychiatry.
Le molecole selezionate dagli esperti risulteranno ben riconoscibili nel sangue dei depressi e questa caratteristica li differenzierà dalle persone che non soffrono di questa patologia. I ricercatori che si sono occupati dello studio hanno confrontato il sangue di 32 soggetti depressi con quello di 32 individui sani.
Dalle analisi hanno potuto constatare che 9 molecole dell'Rna sono presenti in concentrazioni ben distinguibili nel sangue dei depressi. Inoltre, la modifica della concentrazione di queste molecole può rappresentare un segno di miglioramento. Ad esempio, se un paziente che soffre di depressione si sottopone a psicoterapia, le analisi del sangue potranno evidenziare una scomparsa della malattia o una remissione sulla base della valutazione delle molecole.
"Questo studio è importante" - ha spiegato lo psichiatra italiano Graziano Pinna della University of Illinois a Chicago – "A oggi le diagnosi vengono condotte sulla base di sintomi generici quali mancanza di appetito e motivazione, stanchezza o cattivo umore persistente e non in modo oggettivo come si fa per le altre malattie. Poter fare una diagnosi della depressione con un prelievo rappresenta dunque un progresso notevole nel campo delle malattie mentali, specie se si tiene a mente che la depressione è una malattia che colpisce circa il 7% della popolazione con percentuali in crescita".
I ricercatori hanno scoperto che le concentrazioni delle nove molecole risultano alterate anche in chi non è depresso in quel determinato momento, ma presenta comunque un rischio di ammalarsi. L'esame del sangue potrebbe dunque essere utile anche per individuare chi è a rischio di depressione. Dunque l'esame del sangue sarà anche un aiuto per prevenire l'insorgere della depressione?
Miagolano, abbaiano, graffiano. Peccato che siano le sei di mattina. Quante volte è capitato a chi vive con uno o più animali in casa? Un proprietario di animali domestici su due perderebbe regolarmente fino a 90 minuti di sonno in questo modo. Per alcuni si tratta addirittura di un motivo di stress.
È quanto rivela un sondaggio condotto su 1.000 proprietari di cani e gatti di tutto il Regno Unito, svegliati presto dai loro animali domestici. L'interruzione più comune del sonno è l'abbaiare 'incessante' o il "miagolare" nelle prime ore del mattino ( 47 per cento). Al secondo posto dei motivi del risveglio prematuro c'è il "grattare dietro la porta della camera". Il 22 per cento ha detto di essere spesso svegliato dal salto sul loro letto nel cuore della notte.
Il sondaggio, condotto da memoryfoamwarehouse.co.uk, rivelerebbe come, contrariamente alla credenza popolare, gli animali domestici non aiutino affatto a rilassarsi. Ma è davvero così? Cosa fare, allora? Il consiglio è quello di rivolgersi a un veterinario e a un educatore per capire il vero motivo per cui il vostro animale vi sveglia. E se fosse una richiesta di aiuto?
In caso vada tutto bene, si potrebbe iniziare, ad esempio, a mettere una cuccia nella camera, d'altronde la tana è tana per tutti. E siccome ogni regola ha la sua eccezione, cani e gatti che non mostrano particolari problemi comportamentali possono anche dormire sul letto. D'altronde è proprio il contatto ravvicinato con il proprio animale a essere una valida pratica terapeutica contro lo stress, l'ansia, la solitudine e lo sconforto.
E i vostri pelosi dove dormono? Vi svegliano la notte?
Image may be NSFW. Clik here to view.
Per ora buonanotte, sempre che riusciate a dormire...