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Ebola: il cane Excalibur e' ancora vivo? La petizione per salvarlo (#salvemosaexcalibur)

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È mistero sulla presunta morte di ‪Excalibur‬. Mentre le testate spagnole e le agenzie di stampa italiane confermano l'uccisione del cane di 12 anni, la cui proprietaria è l'infermiera Maria Teresa Romero Ramos, la prima persona in persona in Europa a contrarre il virus Ebola, il PACMA - Partido Animalista, afferma che, contrariamente a quanto riportato, l'animale sarebbe ancora vivo.
 

Nessuno, infatti, è salito fino a questo momento nell'appartamento dove vive con la sua famiglia, che è stata invece messa in quarantena. Intanto la Delegacion Veterinaria Ucm ha emesso un secondo comunicato nel quale si spiega che, dopo consultazioni tra il rettore e le autorità, si è deciso che il corpo dell'animale, una volta abbatuto, non sarà portato presso la facoltà. Il profilo della facoltà risulta al momento oscurato.
 
A darne notizia in Italia è la pagina Facebook L'altro con sé. Così, mentre gli avvocati della famiglia stanno facendo un altro ricorso contro la sentenza del giudice che ne ha decretato la morte di Excalibur, a cui i suoi proprietari per ora non possono opporsi, la mobilitazione monta in tutta Europa. E non solo in rete, dove si moltiplicano le foto di cani accompagnate dall'hashtag ‪#‎SalvemosaExcalibur‬.
 
 
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Anche sotto casa della donna, che si è ammalata curando un prete missionario spagnolo morto il 25 settembre, i manifestanti spagnoli si sono scontrati con la polizia, bloccando l'ingresso del condominio, nel quartiere di Alcorcon di Madrid, nel tentativo di difendere l'animale.
 
Per tutti loro, così come per moltissimi utenti, non è una decisione giusta quella di uccidere l'animale preventivamente, solo per precauzione. Anche perché fino a oggi nessuno studio scientifico dimostra che Ebola può essere trasmesso dall'uomo ai cani e dai cani all'uomo.
 
Cosa possiamo fare? Sperare che a questa vittima innocente non tocchi la stessa sorte di Lennox, o di Daniza, uccisi senza pietà per una presunta sicurezza sociale. E, soprattutto, continuare a firmare e a condividere la petizione. Clicca qui
 
AGGIORNAMENTO DELLE 19.15:
 
Il cane è stato appena prelevato dal suo appartamento e portato via in un furgone. I manifestanti hanno provato a fermare il veicolo con i loro corpi, senza riuscirci. Molti sono i feriti e i contusi. Non è al momento ancora chiaro se il cane sia vivo o morto. 
 
 
AGGIORNAMENTO DELLE 19.30 - 
 
Excalibur è morto. Questa volta per davvero. Non sono servite a nulla le oltre 350mila firma raccolte in ogni parte del mondo per salvarlo. La speranza lascia posto alla rabbia e all'amarezza. La domanda che sorge dal popolo del web, così come dagli attivisti che stanno ancora presidiando l'abitazione da cui il cane è stato prelevato, è una soltanto: perchè Excalibur non è stato messo in quarantena come gli umani? Perché gli è stato negato il diritto a un'eventuale cura?
 
Roberta Ragni
 
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CicloFabbro "BagAj": reinventarsi in tempo di crisi con una bici e i gioielli riciclati

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Una bicicletta inconfondibile, con un cassone nella parte anteriore, si aggira nelle strade di Parma, valorizzando non solo l'ambiente, ma anche i vecchi mestieri. Realizzata in 5 mesi, inizialmente veniva utilizzata solo per fare la spesa, ma oggi è diventata un'attività.

A guidarla è Alessandro Mercadanti, che ha solo 33 anni ma fa il fabbro da 18 anni. Piedi scalzi, vestiti colorati e prfondi occhi scuri, pieni di entusiasmo. Alessandro è un ragazzo speciale, che regala sorrisi ai bambini (attirando a se' anche qualche sguardo ingiustificatamente allarmato).

Questo giovane, che qualcuno definirebbe 'alternativo', in tempi di crisi si è inventato un mestiere. O meglio, ha riscoperto un mestiere che è sempre più dimenticato, quello del fabbro, con un occhio di riguardo per l'ambiente.

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BagAj , infatti, non è solo il bagaglio che si porta dietro sulla sua due ruote, ma anche quello che ha dentro di sè. Uno scrigno di piccoli tesori materiali e di antichi saperi: gioielli da materiali di recupero, come orecchini e collane realizzate con forchette e cucchiai, e piccoli lavoretti di manutenzione a casa delle persone, a partire dalle porte.

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Per saperne di più date un'occhiata alla sua pagina Facebook 

{youtube}WGBw5i1kDMo{/youtube}

Roberta Ragni

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Antonio, 40 anni: «Combatto la crisi facendo il marito in affitto»

Simona c'è. L'idea sociale a offerta libera di una disoccupata

Il deserto a portata di click: Google Street View lo mappa in groppa a un cammello

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Google Street View nel deserto. O meglio su un cammello, nel deserto. Quello di Liwa ad Abu Dhabi, Emirati Arabi Uniti. È l'ultima genialata del gigante di Mountain View, perché di genialata si tratta se piazzi sul dorso di un cammello la speciale apparecchiatura fotografica gugoliana per acquisire immagini a tuttotondo. 

Ora, curiosi noi di sapere se il cammello è contento o no di quel peso sul groppone (a pensarci però, forse, il kit di Google non pesa di più di un essere umano e inoltre consideriamo che c'è di peggio, visto che in Australia i cammelli li ammazzano), a cosa servirà questo strumentone multicolor – il celebre Street View Trekker – tra le gobbe animali più famose del mondo?

Semplice: farci rimanere estasiati dalle immagini panoramiche a 360 gradi del deserto di Liwa, la più grande oasi della penisola arabica. Esattamente come già accade per la barriera corallina o per i Parchi nazionali.

Insomma, collegandovi a questa pagina potrete passeggiare sulle dune di Liwa senza inzaccherarvi di sabbia e senza soffrire il caldo. Le sabbie del deserto di Liwa raggiungono un'altezza compresa tra i 25 ed i 40 metri e ora con Street View potrete visitare virtualmente dalla vostra sedia tutta l'oasi di Liwa, la più grande della penisola arabica, a circa 100 chilometri a sud della costa del Golfo Persico e 150 chilometri a sud-ovest rispetto alla città di Abu Dhabi.

{youtube}4pVCToDTbT4{/youtube}

L'intera area desertica, infine, è visibile anche da Google Maps: portatevi nella zona geografica che vi interessa, spostate l'icona dell'omino giallo sulla mappa e mantenete sempre premuto il tasto sinistro del mouse. Buon "viaggio"!

Germana Carillo

Visita con Street l'Antartide

Visita con Street il Rio delle Amazzoni

Visita con Street View la barriera corallina

Obesity day 2014: i rischi del sovrappeso e i consigli degli esperti

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Il 10 ottobre, ormai da 14 anni, si svolge l’Obesity day, giornata che si propone di puntare il dito sui rischi legati al sovrappeso informando la popolazione su come scongiurare l’eventualità di arrivare a soffrire di questa patologia, sempre più diffusa nei paesi occidentali.

Facciamo insieme il primo passo” è il titolo di questa edizione della Giornata dell’Obesità che intende proprio far capire quanto è importante assumersi la responsabilità della propria salute, scegliere con consapevolezza gli alimenti che si assumono e imparare quali sono gli stili di vita più sani ed equilibrati. Il tutto facendosi aiutare, quando necessario, da un esperto di alimentazione.

A questo scopo, nel corso della giornata circa 200 centri di dietologia in tutta Italia saranno aperti al pubblico (l'elenco è disponibile sul sito dell'iniziativa) per dare tutte le informazioni necessarie ad adulti e bambini, fornire consulenze gratuite e distribuire depliant per sensibilizzare sul tema dell’alimentazione ma anche sull’importanza dell’attività fisica. Molti dei problemi di sovrappeso e obesità sono da imputare infatti alla sedentarietà dovuta alle troppe ore che si trascorrono davanti a pc e televisione.

Dalle ultime statistiche sembra che in Italia le persone obese o in sovrappeso siano ormai quasi la metà tra gli adulti ma a destare molta preoccupazione è in particolare la situazione dei bambini in quanto l’obesità in età infantile può arrivare a cronicizzarsi e comporta il rischio di sviluppare diverse patologie in età adulta tra cui diabete e ipertensione.

Per valutare la situazione dei bambini, il ministero della Salute ha effettuato un sondaggio parte del progetto Okkio alla Salute, dove è emerso che il 22,2% dei piccoli coinvolti era in sovrappeso e oltre il 10% erano obesi. Le regioni del centro e del sud sono, a detta delle statistiche, le più colpite dal fenomeno.

Dati preoccupanti considerando che l’Organizzazione Mondiale della Sanità considera sovrappeso e obesità problematiche molto rischiose: “ogni quindici chili di peso in eccesso, si rischia di perdere tra gli otto e i dieci anni di vita, con un rischio di morte più elevato del 30%”.

Non ci stancheremo mai di ripetere i consigli che gli esperti ormai suggeriscono da tempo: mangiare sano e fare attività fisica sono le chiavi per mantenersi in salute!

{youtube}yD_RNWEYJJs{/youtube}

Francesca Biagioli

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#SaveTheArctic: Lego chiude con Shell, fine della love story?

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Dopo una campagna di tre mesi supportata da oltre 1 milione di persone in tutto il mondo, Lego ha annunciato che non rinnoverà il suo contratto con Shell, accusata da Greenpeace di distruggere l'Artico.

Si tratta di una notizia molto positiva per i difensori dell'Artico e per gli appassionati dei Lego, i mattoncini colorati con cui tutti noi abbiamo giocato da bambini. E' di certo un duro colpo per la strategia di marketing attuata da Shell, che ha attivato partnership con i marchi più amati per ripulire la propria immagine.

Lego ha detto No a Shell, fine della love story. O almeno questa è la speranza di Greenpeace, che festeggia la propria nuova vittoria per il bene dell'Artico. La campagna ha avuto inizio con un video virale che si è diffuso molto rapidamente sul web. Al centro le versioni Lego dei protagonisti di Game of Thrones, un orso polare a rischio di estinzione e una melodia strappalacrime.

Il video ha raggiunto in breve tempo ben 6 milioni di visualizzazioni. La campagna è proseguita con attività di protesta che hanno coinvolto adulti e bambini. Insieme hanno giocato con i Lego alle porte del quartier generale della Shell, a Londra.

{youtube}qhbliUq0_r4{/youtube}

Non vedremo più mattoncini e giocattoli Lego che riportino il marchio Shell? La speranza è che Lego si distacchi per sempre dal supporto alla multinazionale petrolifera. Non sono mancate le proteste in stile Greenpeace, con mattoncini e personaggi Lego posizionati in punti strategici, da Londra a Parigi, fino a Buenos Aires.

lego shell 1

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Oltre 1 milione di persone hanno inviato a Lego in soli 3 mesi il proprio messaggio per chiedere di porre fine al contratto con Shell. Un'azione che mostra l'incredibile forza e la potenza inarrestabile di un grande movimento di cittadini contro l'operato delle multinazionali.

Lego ha abbandonato Shell. Ora Shell abbandonerà l'Artico?

Marta Albè

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Record di ghiacci in Antartide. Ma l'Artico continua a sciogliersi

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nasa antartico

Il mare ghiacciato Antartico continua ad affascinare gli scienziati e nutrire la loro curiosità. Il 19 settembre 2014, e per cinque giorni di fila, ha toccato un nuovo record da quando sono cominciate le mappature satellitari del polo dal 1979.

Infatti l'estensione del ghiaccio marino Antartico ha superato 7,72 milioni di miglia quadrate ovvero 20 milioni di chilometri quadrati. Sono i dati divulgati dai ricercatori della NASA. Ma se pensate che queste cifre siano incoraggianti per un' eventuale regressione del riscaldamento globale, vi sbagliate. Occorre, infatti, mettere sempre in relazione la situazione di entrambi i poli e quello Artico, purtroppo non se la passa affatto bene.

Purtroppo all'espansione record dell'Antartide corrisponde una regressione dei ghiacci del polo Nord. E' talmente grave la tendenza alla perdita che la massa di ghiaccio antartica prodotta in questa espansione è pari ad appena un terzo del ghiaccio marino perso in Artico.

Gli scienziati confermano che questa tendenza contrapposta del comportamento dei ghiacci è la dimostrazione che il riscaldamento globale ha effetti differenti nelle diverse parti del mondo, soprattutto se misurate nei tempi brevi come gli anni piuttosto che i decenni o i secoli. Questo perché esistono sul nostro pianeta tanti ambienti diversi e complessi. Quindi ad esempio in alcune zone (come le nostre temperate) si possono avere inverni freddissimi e con nevicate notevoli un anno e l'anno dopo più tiepidi e brevi. Saranno sempre tutti correlati con il cambiamento climatico in corso.
La stessa cosa avviene in Antartide dove gli scienziati hanno scoperto che esistono microcosmi del cambiamento globale, che vanno appunto a spiegare le situazioni di controtendenza dell'aumento dei ghiacci. 

"Il pianeta in generale sta facendo quello che ci si aspettava in termini di riscaldamento. Il ghiaccio marino nel suo complesso è in calo, proprio come previsto, ma in virtù dei diversi comportamenti del riscaldamento globale, il ghiaccio marino avrà una tendenza al ribasso in alcune aree e si estenderà in altre ", ha detto Claire Parkinson, uno scienziato senior presso della NASA Goddard Space Flight Center.

Dalla fine del 1970, infatti l'Artico ha fatto registrare una perdita media di 20.800 miglia quadrate cioè 53.900 chilometri quadrati di ghiaccio all'anno, mentre l'Antartide ne ha guadagnato una media di 7.300 miglia quadrate ovvero 18.900 kmq.

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Perché da quando sono iniziate le misurazioni satellitari queste tendenze vanno in direzioni opposte?

Innanzitutto occorre considerare che il riscaldamento climatico cambia i modelli meteorologici, in alcuni casi li stravolge. Ci sono molte ipotesi che gli scienziati stanno valutando, in quanto le dinamiche per spiegare questo fenomeno contrapposto potrebbereo essere le più varie.

"Un indizio, ha detto Parkinson, potrebbe essere trovato intorno alla Penisola Antartica – quella lingua di terra che si estende in alto verso il Sud America. Lì, le temperature si stanno riscaldando, e nel Mare di Bellingshausen appena a ovest della penisola il ghiaccio marino si sta riducendo. Al di là del mare di Bellingshausen e oltre il Mare di Amundsen, si trova il Mare di Ross - in cui gran parte della crescita del ghiaccio marino è in corso. Ciò suggerisce che un sistema di bassa pressione che cambia i modelli di vento e di circolazione di aria calda su tutta la penisola. Anche il buco dell'ozono potrebbe influenzare in qualche modo la dinamica del fenomeno, così come anche i venti." 

In ogni caso, per stessa ammissione dei ricercatori, non ci sono ancora spiegazioni plausibili di ampio consenso e anche se i modelli di studio migliorano, sono ancora ben lontani dal dare una descrizione effettiva di quanto stia accadendo nei nostri poli.

Ma ciò non ferma la curiosità scientifica, poiché come ha detto Parkinson:

"Il ghiaccio marino antartico è uno di quei settori del pianeta in cui le previsioni fatte non corrispondono mai, sono continuamente messe in discussione. Quindi è naturale per gli scienziati a chiedersi, 'OK, questo non è quello che ci aspettavamo, ora come possiamo spiegarlo?' "

Il mistero si infittisce quindi e non smette di appassionare.

{youtube}J_WWXGGWZBE{/youtube}

Cristiana Priore

fonte foto: Nasa

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Riscaldamento globale: in Antartide fa aumentare i ghiacci

MIA: la stufa a pellet modulare e componibile che scalda e arreda

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stufa pellet mia cover

Con l'arrivo della stagione fredda, alcuni di voi potrebbero prendere in considerazione l'opportunità di passare ad una fonte alternativa per il riscaldamento. Tutti conosciamo i costi elevati delle bollette del gas invernali. Le stufe a pellet sono considerate un'alternativa più ecologica rispetto alle stufe a legna tradizionale e ai caminetti. Ora arriva una nuova stufa a pellet dal design tutto italiano.

Le stufe a pellet sono un'opzione da prendere in considerazione dato che inquinano poco, permettono di riutilizzare gli scarti di legno e garantiscono un buon risparmio. Spesso si pensa di dover avere a disposizione spazi molto ampi per installare una stufa a pellet. Ma la tecnologia e il design stanno facendo grandi passi avanti.

La designer italiana Sara Ferrari ha ideato MIA, una stufa a pellet che oltre a scaldare le stanze della casa, le arreda. E' modulare e si abbina facilmente ai mobili, ad esempio agli armadietti e cassetti del salotto. MIA è stata progettata per l'azienda italiana Olimpia Splendid.

Il sistema è completamente personalizzabile e si ricollega alla tradizione del focolare familiare, dove tutti possono riunirsi alla ricerca di un po' di calore. Questa stufa a pellet non solo riscalda, ma crea un'atmosfera gradevole grazie al suo impatto visivo e spaziale.

Come ha speigato Sara Ferrari, fino ad ora l'innovazione in ambito stufe si è concentrata slo sugli elementi tecnici dei combustibili utilizzati, come il pellet in sé, spesso trascurando l'estetica e tutti gli altri aspetti dell'interazione con questo oggetto, che svolge un ruolo importante all'interno della casa per tutto l'anno, non solo in inverno.

stufa pellet mia 1

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Il sistema modulare e componibile di MIA include un armadietto porta pellet e alcuni accessori aggiuntivi. E' dotata di un rivestimento resistente al calore e di un sistema di controllo elettronico e telecomandato programmabile. La porta, per garantire una maggiore sicurezza, ha una doppia chiusura magnetica. E' disponibile in quattro colori e dimensioni diverse, in base a cui varia anche il prezzo. Per maggiori info consultate Olimpia Splendid e Sara Ferrari.

Marta Albè

Fonte foto: saraferraridesign.com

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Le stufe a pellet: la mini guida

VIVA la rianimazione cardiopolmonare che puo’ salvare migliaia di vite

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rianimazione cardiopolmonar

Saper fare la rianimazione cardiopolmonare può permetterci di intervenire se una persona vicina a noi è in difficoltà e salvargli la vita, ecco perché tutti dovrebbero essere in grado di praticarla al bisogno. Lo scopo di VIVA 2014, un’iniziativa che si compone di oltre 100 eventi in tutta Italia, è proprio questo: diffondere ed insegnare a tutti le tecniche di rianimazione che possono salvare migliaia di vite.

Come ha ricordato Giuseppe Ristagno del Comitato Scientifico di Italian Resuscitation Council (IRC) associazione che insieme a IRC-Comunità (IRC-Com) promuove l’iniziativa: “L’arresto cardiaco colpisce in Europa oltre 400.000 persone ogni anno, circa 60.000 in Italia. Ogni giorno nel Continente muoiono per questa patologia oltre 1.000 persone”. 

Lo scopo della campagna, che si svolgerà dal 13 al 19 ottobre (giornata clou il 16), è chiaramente quello di insegnare a più persone possibile la manovre da fare in caso di arresto cardiaco. In questo modo infatti, se si agisce subito in attesa dell’ambulanza, “le possibilità di sopravvivenza raddoppiano o triplicano”.

Gli eventi previsti in questa seconda edizione dell’iniziativa si svolgeranno come lo scorso anno in ospedali e farmacie ma anche in piazze, scuole, palestre, centri commerciali, ecc. in 80 località d’Italia (l’elenco è consultabile QUI). 

Facciamoci trovare pronti nel caso accada proprio a noi di essere in una situazione di emergenza in cui è necessario praticare la rianimazione cardiopolmonare. Ecco allora le 10 cose da fare (per impararle bene però vi consigliamo di partecipare ad uno degli incontri VIVA):

1. Avvicinati in sicurezza

2. Se trovi una persona priva di sensi, chiamala e scuotila leggermente

3. Se non risponde, chiedi aiuto

4. Piega la testa all’indietro e solleva il mento. Guarda il torace e controlla se respira

5. Se non respira normalmente, fai chiamare il 118

6. Manda qualcuno a prendere un defibrillatore

7. Sovrapponi le mani sul centro del torace

8. A braccia tese comprimi profondamente 2 volte al secondo (100-120 al minuto)

9. Esegui 2 insufflazioni con la bocca

10. Se hai un defibrillatore accendilo e ti dirà cosa fare

{youtube}CwtP-2W2v-8 {/youtube}

Francesca Biagioli

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Infarto: 20 sintomi da non sottovalutare


Zucchero raffinato: 10 motivi scientificamente provati per limitarne il consumo

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zucchero raffinato eliminare limitare

Zucchero raffinato e dolcificanti artificiali, meglio starne alla larga il più possibile e cercare di limitarne il consumo. La scienza sta indagando e confermando sempre più spesso gli effetti negativi per la salute del comune zucchero bianco e dei dolcificanti artificiali. Lo zucchero sarebbe in grado di creare dipendenza come una droga.

Meglio affidarsi allora ad alimenti naturali e abbandonare il più possibile i prodotti confezionati e le bibite che nascondono grandi quantità di zucchero. Ecco alcune delle principali motivazioni scientifiche per provare a fare a meno di zucchero raffinato e dolcificanti artificiali.

1) Lo zucchero danneggia la memoria

Troppo zucchero e le abbuffate di dolci danneggiano la memoria. Un gruppo di ricercatori australiani dell'Università di Scienza Medica di South Wales, a Sidney, ha ipotizzato che consumare grandi quantità di zuccheri in un lasso di tempo breve può causare danneggiamenti permanenti alla nostra memoria. Lo studio in questione è stato pubblicato sulla rivista scientifica Brain Behavior and Immunity.

Leggi anche: Troppo zucchero e le abbuffate di dolci danneggiano la memoria

2) Lo zucchero è tossico e dannoso come fumo e alcol

Lo zucchero è calorico, fa aumentare la pressione, modifica il metabolismo e crea problemi al fegato. Si tratta proprio degli stessi danni provocati dal fumo e dall'alcol. Gli esperti dell'Università di San Francisco hanno messo in evidenza che i danni causati dallo zucchero sono molto simili a quelli dell'alcolismo. Lo zucchero è uno dei responsabili principali dei 35 milioni di morti all'anno per malattie come diabete e problemi cardiocircolatori.

Leggi anche: Lo zucchero? E' tossico e dannoso come il fumo e l'alcol

3) Lo zucchero è un cibo killer per il cuore

Lo zucchero fa male al cuore, tanto che consumare troppi dolci e bevande zuccherate può triplicare il rischio di morire di malattie cardiache. A confermarlo sono gli studiosi americani del Centers for disease control and prevention di Atlanta. Sul banco degli imputati troviamo soprattutto il saccarosio, cioè lo zucchero bianco, raffinato. A parere degli esperti americani è proprio questo l'ingrediente che dovremmo eliminare dalla nostra alimentazione.

Leggi anche: Zucchero: cibo killer per il cuore

4) Lo zucchero è nemico della pressione come il sale

Lo zucchero è nemico della pressione sanguigna come o forse più del sale. Gli esperti stanno infatti indagando sulla connessione tra consumo di cibi e bevande zuccherate e il manifestarsi della pressione alta. Meglio tagliare lo zucchero, anziché il sale, in caso di pressione alta? I ricercatori che si sono occupati del nuovo studio la pensano così. Probabilmente una dieta più sana in generale, basata su frutta e verdura, cereali integrali e legumi, aiuterebbe persino a prevenire l'ipertensione, proprio perché povera di ingredienti raffinati come lo zucchero.

Leggi anche: Ipertensione: lo zucchero è il vero nemico della pressione alta?

5) Metilgliossale, lo zucchero che danneggia il colesterolo

Il metilgliossale, uno zucchero presente ad esempio nel miele di Manuka, ma che può formarsi anche nel nostro corpo a partire dal glucosio, sarebbe in grado di trasformare il colesterolo HDL (noto come colesterolo buono) e di renderlo inefficace nei confronti del colesterolo LDL (cattivo). Secondo i ricercatori i ricercatori, gli alti livelli di metilgliossale nel sangue destabilizzano il colesterolo Hdl facendogli perdere le sue caratteristiche "protettive" e di conseguenza facendo diventare più pericoloso il colesterolo Ldl.

Leggi anche: Diabete: metilgliossale, lo zucchero che danneggia il colesterolo

6) Lo zucchero raffinato accorcia la vita

Lo zucchero accorcia la vita. Non solo è nemico della linea, ma anche della longevità. Secondo i calcoli della biologa Cynthia Kenyon e del team di ricercatori dell'Università di San Francisco che di recente si sono occupati di verificare il rapporto tra consumo di zucchero e longevità, l'oneroso pegno da pagare per un po' di dolcezza in più corrisponderebbe al 20% di aspettativa di vita in meno. Ecco una motivazione da non sottovalutare per limitare il consumo di zucchero raffinato.

Leggi anche: Il lato amaro dello zucchero: non solo fa ingrassare, ma accorcia anche la vita

7) Lo zucchero bianco e i dolcificanti artificiali sono ugualmente dannosi

Non soltanto il classico zucchero bianco, ma anche i dolcificanti artificiali possono risultare dannosi per la salute e innalzare la glicemia. Utilizzare dolcificanti artificiali come aspartame, saccarina e sucralosio non è una buona soluzione per evitare problemi di glicemia e soprappeso. Secondo gli esperti i dolcificanti artificiali alterano il normale metabolismo, innalzano la glicemia e in alcuni casi, in base agli esperimenti effettuati, conducono a sviluppare una condizione di pre-diabete.

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Dolcificanti artificiali: da evitare, alzano la glicemia
I dolcificanti artificiali sono dannosi come lo zucchero bianco

8) Lo zucchero crea dipendenza

Zucchero, più ne mangi e più crea dipendenza. Per molti lo zucchero può diventare quasi come una droga e generare cattive abitudini. Gli effetti negativi sono subito sotto i nostri occhi: carie, diabete, aumento di peso, innalzamento dei valori del glucosio nel sangue. Uno studio condotto dall'Oregon Research Institute e pubblicato sul The American Journal of Clinical Nutrition ha provato come lo zucchero sia una spinta ad abbandonarci al desiderio incontrollato di cibo molto più di quanto non lo siano i tanto demonizzati grassi.

Leggi anche: Zucchero: più dei grassi crea dipendenza e spinge alle abbuffate

9) Lo zucchero provoca obesità e diabete

Tutti noi dovremmo ridurre il consumo di zucchero almeno fino al 30%. Gli esperti sono ormai certi del ruolo fondamentale che lo zucchero riveste nella comparsa di patologie gravi come il diabete e l'obesità. Lo zucchero è una sostanza che si trova nascosta in molti alimenti e bevande, preferiti soprattutto da chi segue un'alimentazione a base di cibi confezionati. I medici di recente hanno lanciato un vero e proprio allarme nel paragonare lo zucchero al tabacco. Per prevenire diabete e obesità, cerchiamo di limitare molto il consumo di zucchero raffinato.

Leggi anche: Zucchero: il nuovo tabacco, bisogna ridurne il consumo fino al 30%

10) L'aspartame e i suoi dannosi effetti neurocomportamentali

L'aspartame è sicuro o dannoso? Chi vuole evitare il classico zucchero bianco per motivi di dieta o di salute spesso va alla ricerca di alternative e tra i dolcificanti artificiali in commercio troviamo proprio l'aspartame. Sia l'Fda che l'Efsa reputano l'aspartame sicuro, ma secondo uno studio recente anche dosi considerate sicure di aspartame causano cambiamenti a livello neurocomportamentale, compresa la capacità di orientarsi a livello spaziale. Meglio dunque, per salvaguardare la salute, disabituarsi gradualmente al sapore dolce e seguire un'alimentazione molto più naturale, che abbandoni sempre più sia lo zucchero raffinato che i dolcificanti artificiali.

Leggi anche: Aspartame: i dannosi effetti neurocomportamentali in un nuovo studio

Marta Albè

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{youtube}iwjXR--Pmjg{/youtube}

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7 cibi bianchi che sarebbe meglio eliminare dalla dieta

Dolcificanti naturali: 10 valide alternative allo zucchero bianco
5 ingredienti raffinati di uso comune che ci stanno avvelenando

Green Char: dal Kenya il combustibile ecologico per stufe alternativo a legna e carbone

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Un'idea innovativa per combattere inquinamento e deforestazione nei Paesi in via di sviluppo. Guardarsi attorno e dalla quotidianità trovare le soluzioni per migliorare le vite di molti e dare spunti per il futuro dei PVS. E' quello che ha fatto il giovane Tom Osborn inventando modi alternativi per sostituire il combustibile utilizzato nelle stufe con uno più ecologico e meno dannoso alla salute.

Sì, perché Tom abita in Kenia e in questo paese il 90% delle famiglie utilizza per cucinare legno e carbone che rendono le abitazioni malsane e sporche. Quest' inquinamento indoor causa ogni anno più decessi di quanto non facciamo malaria, tubercolosi e HIV / AIDS insieme. Inoltre l'uso massiccio del legno e del carbone come combustibili, non dimentichiamolo, contribuisce alla deforestazione e al riscaldamento climatico.

Il giovane Tom, consapevole della quantità di fattori velenosi ai quali si esponeva la sua famiglia tutte le volte che ci si metteva a cucinare, ha trovato l'idea vincente. Ha quindi sperimentato e realizzato dei carboncini ecologici ricavati dagli scarti agricoli e stufe dove utilizzarli senza che vengano prodotti fumi nocivi. Una soluzione semplice ma ingegnosa, nata nel cuore del problema e nel contesto giusto poiché vicina alle tradizioni e facilmente integrabile nelle abitudini dei suoi vicini.

Tom insieme con altri giovani ha gettato le basi per realizzare il suo progetto grazie anche alla vincita di un contributo economico e non vuole smettere di farlo crescere.

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Il Green Char, questo il nome scelto, è diventata un'impresa sociale che fornisce mattonelle di carbone ecologico prodotte da rifiuti agricoli rivitalizzati e distribuisce stufe e fornelli puliti che riducono il fumo e le emissioni di particelle, trattengono più calore e riducono i costi, ma soprattutto permettono di cucinare in maniera più sana. Tutti questi vantaggi non solo fanno bene alle persone e ai loro nuclei familiari, ma salvano le loro vite.

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Ancora molto resta da fare affinchè la pratica del Green Char si diffonda e prenda piede in modo massiccio in Kenia e anche negli altri paesi in Via di Sviluppo.

E' stata avviata una campagna di crowfunding per raccogliere fondi che permetteranno all'impresa sociale di Tom di acquistare macchinari, produrre una loro linea di fornelli, assumere altro personale (e così contribuire all'occupazione) e avviare programmi per insegnare l'autoproduzione dei carboncini a gruppi di donne.

Ma soprattutto si aiuterà l'impresa in una missione più grande, cioè quella di limitare la deforestazione e le emissioni di co2 del paese africano e permettergli di preservare la sua natura.

Dall'Africa per l'Africa, un'idea sostenibile e salubre che può migliorare davvero lo stile di vita e avviare i Paesi in via di sviluppo verso atteggiamenti alternativi alle fossili.

{youtube}uRlilVf8T_s{/youtube}

Cristiana Priore

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Greenway Smart Stove: una stufa piu' sicura per i Paesi in via di sviluppo

 

I cambiamenti climatici faranno estinguere i maschietti?

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maschi cambiamento climatico

Adieux popolo maschio! Se continua così, il globo terracqueo sarà abitato solo dalle donne (apoteosi estrema, oibò, del potere in gonnella). E già, perché i cambiamenti climatici, il surriscaldamento globale, il meteo che continua a giocare a yo-yo rimoduleranno, pare, il rapporto maschi-femmine: se l'andazzo sarà ancora questo, non ci sarà più posto per il sesso forte (che poi così forte, dunque, non si mostrerà). 

I cambiamenti del clima, in pratica, potrebbero chiudere il divario di genere o far pendere la bilancia solo da una parte. Quella femminile.

Ad avanzare questa ipotesi è uno studio condotto in Giappone, secondo il quale il cambiamento climatico potrebbe avere il nefasto effetto di causare la morte dei feti di sesso maschile e, di conseguenza, la riduzione del numero di maschi nati. Gli scienziati dell'M & K Health Institute di Ako hanno messo in evidenza una relazione tra le temperature sempre più calde e il numero aborti spontanei di feti maschi.

Non bastano, quindi, la fame nel mondo, la scomparsa di alcuni cibi o, peggio che andar di notte, mutazioni genetiche negli esseri umani. Il global warming ci mette del suo prima ancora che noi umani veniamo al mondo.

Lo studio, pubblicato nel numero di settembre della rivista medica Fertility and Sterility, è partito dal 1970, quando la temperatura in Giappone è cambiata in modo significativo e, contemporaneamente al cambiamento, sono nate molte più donne e molti meno maschi. Gli studiosi si sono poi concentrati sull'estate estremamente calda del 2010 e sull'inverno insolitamente molto rigido del 2011. Confrontando i dati dell'agenzia meteorologica del Giappone con il numero di aborti naturali, hanno notato che le nascite femminili sono aumentate maggiormente rispetto a quelle maschili (con un numero maggiore di aborti naturali).

Come si spiegano questi risultati? "È difficile spiegare perché, ma i nostri dati indicano che la 'progettazione' dei maschi è particolarmente vulnerabile ai fattori di stress esterni. Sappiamo per esempio che i forti fumatori partoriscono significativamente più ragazze rispetto alla media (studio di Fukuda ndr). Oppure, si può considerare che il tabacco è un ambiente stressante per il feto. Lo stesso si osserva con piloti da caccia - che hanno un lavoro stressante - hanno più ragazze che figli maschi", dice Linn Salto Mamsen, co-autore dello studio, che va oltre: "Lo stress può causare aumento della secrezione di cortisone. Tuttavia, un aumento del livello di cortisolo misurato nella saliva delle donne prima del concepimento è associata ad un declino nella nascita di neonati maschi".

Ma tutti gli studi sull'argomento, in realtà, non convergono e quello che va detto è che, in ogni caso, non ci sono prove scientifiche evidenti che mettano in correlazione clima e nascite. Quella dei giapponesi è soltanto un'ipotesi che ancora ha bisogno di molte verifiche. 

Insomma, quel che è certo è che già il "semplice" inquinamento della nostra città e le tossine che svolazzano nell'ambiente circostante non fanno bene a noi, né tanto meno a un bimbo che una donna porta in grembo.

Germana Carillo

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Cambiamenti climatici: 4 scenari possibili dell'aumento delle temperature (infografica) 

Sblocca Italia: 9 cose che vanno contro una crescita davvero sostenibile

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Condoni, commissariamenti, deroghe. Altro che Sblocca Italia. Il nuovo decreto che dovrebbe far ripartire il nostro Paese non sembra abbia i presupposti per un futuro roseo. Ma soprattutto verde. Chi si aspettava una minore burocrazia e una maggiore attenzione all'ambiente, resterà sicuramente deluso. E la crescita sostenibile, tanto agognata, sarà solo un'utopia.

Delusione sotto numerosi fronti. Ma ecco quali sono le 9 speranze tradite, i 9 punti dello Sblocca Italia (decreto legge n. 133 del 12 settembre 2014) che avrebbero davvero potuto fare la differenza, ma che invece ostacoleranno la crescita sostenibile del nostro paese. Di alternative ce ne sono già tante, da quelle #SbloccaFuturo di Legambiente alle proposte presentate proprio oggi dal M5Stelle, che ha riscritto il decreto Sblocca Italia, ribattezzandolo "Attiva Italia. AltraEconomia invece ha realizzato un ebook di vignette per dimostrare perché "lo Sblocca-Italia rappresenta una minaccia per la democrazia e per il nostro futuro".

1) Mobilità

Muoversi sì, ma in modo intelligente soprattutto nelle città per dire addio a traffico e inquinamento, incentivando il pendolarismo (investendo su tram, metro e treni) e riducendo anche gli incidenti stradali. La via da percorrere era quella, ma lo Sblocca Italia vuole invece investire quasi il 50% delle risorse stanziate su strade, autostrade e grandi opere, ma zero investimenti nella loro manutenzione o nelle ferrovie regionali.

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2) Riqualificazione energetica del patrimonio edilizio

 Non va di certo meglio su questo fronte. Se a far ripartire il settore dell'edilizia, frenato dalla crisi, dovrebbero essere la riqualificazione energetica e antisismica, che sgravi per le famiglie con la conseguente riduzione delle bollette energetiche, lo Sblocca Italia ha imboccato invece la strada senza uscita delle deroghe e della deregulation per alcuni interventi edilizi e per i cambi di destinazione d'uso.

3) Inceneritori

Da mal di stomaco. Una cosa che davvero il decreto vuole sbloccare sono gli inceneritori. Il successo della raccolta differenziata finalizzata al riciclaggio ha incentivato la filiera industriale del recupero delle materie prime seconde, riducendo la necessità del recupero energetico da combustione di rifiuti urbani non altrimenti riciclabili. Costruire nuovi impianti di incenerimento/gassificazione per rifiuti non è la soluzione, quando funzionerebbero meglio impianti di digestione anaerobica per l’organico da raccolta differenziata e per altri rifiuti biodegradabili.

4) Bonifiche

Circa 100mila ettari di territorio italiano è avvelenato da rifiuti industriali di ogni tipo, con 49 siti di interesse nazionale da bonificare. Le soluzioni proposte dallo Sblocca Italia riguardano nuove definizioni di siti nazionali da commissariare e varianti in corso d'opera negli interventi di bonifica. Il risultato? Inquinamento, caos e aumento dei costi delle opere pubbliche.

5) Rischio idrogeologico

L’articolo 7 riguarda sì il problema del rischio idrogeologico ma senza progetti di ampio respiro per la mitigazione del rischio da frane e alluvioni. Occorre invece un programma nazionale di manutenzione e prevenzione uscendo dalla logica dei Commissari straordinari e garantendo la partecipazione dei territori.

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6) Acqua

Il decreto prevede fusioni e aggregazioni tra aziende. In altre parole, un nuovo tentativo di privatizzazione, nonostante i cittadini italiani si siano espressi molto chiaramente su questo punto in occasione del referendum sull'acqua pubblica, nel 2011. In particolare, il decreto Sblocca Italia, modificando la disciplina riguardante la gestione dell'acqua, finisce per imporre un unico gestore in ciascun ambito territoriale individuandolo nelle grandi aziende e nelle grandi aggregazioni.

A nostro avviso la proposta di creare pochi soggetti gestori, intorno alle grandi multiutilities esistenti, che si spartiscano tutto il territorio nazionale, ripercorre la strada dei fallimenti testimoniati dai bilanci in debito di queste società e ripropone l'idea di vendere servizi essenziali per coprire buchi di bilancio. Si tratta esclusivamente di un’operazione che espropria i consigli comunali dei loro poteri e allontana le decisioni dal controllo democratico. Oggi serve una gestione dell'acqua, dei rifiuti, del TPL, dell'energia, prossima ai cittadini e alle amministrazioni locali, per garantirne la trasparenza e la partecipazione nella gestione dei servizi. “A nostro avviso la proposta di creare pochi soggetti gestori, intorno alle grandi multiutilities esistenti, che si spartiscano tutto il territorio nazionale, ripercorre la strada dei fallimenti testimoniati dai bilanci in debito di queste società e ripropone l'idea di vendere servizi essenziali per coprire buchi di bilancio. Si tratta esclusivamente di un’operazione che espropria i consigli comunali dei loro poteri e allontana le decisioni dal controllo democratico. Oggi serve una gestione dell'acqua, dei rifiuti, del TPL, dell'energia, prossima ai cittadini e alle amministrazioni locali, per garantirne la trasparenza e la partecipazione nella gestione dei servizi” è l'opinione espressa dal Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua.

7) Petrolio e trivellazioni.

Altro che rinnovabili. Il Governo Renzi sembra più interessato al petrolio. E il premier non lo ha nascosto, considerando strategiche tutte le attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi, diminuendo l'efficacia delle valutazioni ambientali e piegando le norme che avevano dichiarato dal 2002 off limits l’Alto Adriatico, per il rischio di subsidenza.

Per tutta risposta, qualche giorno fa Greenpeace ha accolto con un enorme striscione i ministri europei dell'energia, giunti a Milano in occasione del Consiglio informale dei ministri UE per l'Energia e l'Ambiente: “La gente vuole le rinnovabili e l'efficienza energetica (People want renewables and energy efficiency)”.

8) Cemento e condoni

Secondo Serena Pellegrino (SEL), lo Sblocca Italia nasconde un grande condono senza sanzione, con emendamenti mirati ad impedire l'accesso alle gare da parte dei liberi professionisti, favorendo le società di ingegneria a scapito di quelle tra professionisti: “Non si può pensare che per sbloccare l'Italia si smantellino le procedure e le garanzie a difesa del nostro territorio escludendo i controlli dei professionisti, di fatto impedendo loro di lavorare”.

Di fatto, lo Sblocca-Italia tende la mano alle compagnie petrolifere, ai progetti di prospezione, ricerca ed estrazione di idrocarburi in terraferma ed in mare così come alle infrastrutture dedicate al trasporto, alla rigassificazione ed allo stoccaggio sotterraneo del gas in programma in Italia.

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9) Corruzione e infrastrutture

Cestinata l'idea del ponte sullo stretto, il decreto, anche se in maniera non esplicita, si richiama a opere come questa, alla luce delle dichiarazioni rilasciate dal Ministro delle infrastrutture di recente, che considera il Ponte sullo Stretto “indispensabile e necessario”. Lo sarà anche la Tav? È davvero il cemento la chiave per sbloccare l'Italia?

Francesca Mancuso

Vignette: Altraeconomia

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Climate Summit 2014, Ban Ki-moon: "Basta parole, riscriviamo la storia" (climate2014)

10 esempi di persone che vivono felici senza soldi

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Ci sono persone così povere che l'unica cosa che posseggono è il denaro. Vivere senza soldi è davvero possibile? Come si fa a rinunciare a ricchezza e beni materiali o al proprio lavoro? Sono sempre più numerosi i casi di persone che nel mondo hanno detto stop al possesso di denaro, hanno chiuso il conto in banca e hanno rivoluzionato al propria esistenza, scegliendo l'autoproduzione, il baratto, una vita frugale in campagna che permettesse loro di coltivare il proprio cibo. 

Ecco 10 esempi di persone che vivono felici senza soldi. Le loro storie vi faranno riflettere.

1) Daniel Suelo

Daniel Suelo nel 2000 ha rinunciato del tutto al possesso di denaro. Si è liberato del conto in banca, della patente e della carta di identità. Ha rinunciato a guidare l'auto e si è rifugiato in una caverna nello Utah. Il suo obiettivo è il ritorno ad une bonomia basata sul dono, a un sincero contatto con la natura e alla possibilità di fuggire al richiamo dorato della società dei consumi Non si sente né ricco né povero, perché ricchezza e povertà non sono più termini di paragone che appartengono al suo mondo. Probabilmente è più felice e meno stressato di molti di noi.

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2) Dan Price

Dan Price negli Stati Uniti è uno dei personaggi simbolo di una scelta di vita controcorrente. Ha lasciato un lavoro molto stressante e ha deciso di vivere in una casa da Hobbit. "Perché dovremmo trascorrere la vita a pagare per una casa in cui non abbiamo mai tempo di vivere, dato che siamo sempre al lavoro?" - ecco la domanda principale che ha spinto Dan al cambiamento. E' stato definito dalla stampa statunitense come un "povero intenzionale", cioè come una persona che ha deciso di vivere con poco poiché ha compreso che l'essenza dell'esistenza non consiste nel possesso di denaro o di beni materiali, e che dietro le apparenze si nasconde un intero mondo da scoprire

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3) Elf Pavlik

Elf Pavlik ha rinunciato a soldi e passaporto, in nome di un mondo migliore. Da ben quattro anni vive senza soldi e passaporto come forma di protesta contro il sistema politico-economico che governa il mondo in cui viviamo. E' apolide e negli ultimi anni ha vissuto in diverse parti dell'area Schengen. Lavora instancabilmente ma non per soldi, bensì per dare voce alle sue passioni e per cercare di cambiare il mondo in positivo.

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Leggi anche: Elf Pavlik: l'hacker che rinuncia a soldi e passaporto per un mondo migliore

4) Emma Orbach

Emma Orbach, 58 anni, laureata a Oxford e madre di tre figli, ha mandato l'orologio indietro a un'esistenza quasi medievale e da 13 anni vive come un Hobbit, in una capanna di fango a 15 minuti a piedi dalla strada più vicina. Vive senza luci, TV, radio e acqua corrente a ovest del Galles. Una donna laureata e colta come lei, che ha trascorso la prima parte della propria vita lontana dalle faccende materiali, ma poi ha scoperto la vera felicità nel diretto contatto con la natura e nel lavoro dei campi. Taglia la legna, prende l'acqua da un ruscello, coltiva le sue verdure, si prende cura degli animali e vive serena a impatto zero.

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Leggi anche: Emma Orbach: la donna che vive come un Hobbit a impatto zero

5) Jose Mujica

Jose Mujica negli ultimi anni probabilmente è diventato il presidente più povero del mondo. A differenza di molti politici, ha deciso di rinunciare al 90% del suo stipendio e di donarlo ai poveri. Vive in una casa di campagna molto modesta e insieme alla moglie coltiva l'orto e conduce una vita molto semplice e spartana, in compagnia dei suoi cani. Stile di vita sobrio e reddito normale lo rendono l'esempio di come potere e ricchezza siano solo mete effimere.

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Leggi anche: Jose Mujica: il presidente povero dell'Uruguay che dona ai poveri il 90% del suo stipendio

6) La famiglia italiana in viaggio col baratto

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Anna e Lucio, mamma e papà di Gaia, quando si sono resi conto che la loro bimba aveva disegnato un pollo quadrupede, hanno capito che nella vita di città qualcosa non andava e si sono messi in gioco con un viaggio per provare sulla loro pelle stili di vita diversi e sostenibili, tra fattorie biologiche e baratto. Sempre uniti hanno girato in tutta Italia grazie all'ospitalità di chi li ha accolti, portando al proprio seguito solo poche centinaia di euro, e hanno dato lo spunto per partire a tante altre nuove "famiglie in viaggio".

Leggi anche: Unlearning: il viaggio-documentario di una famiglia italiana, tra fattorie biologiche e baratti (video)

7) Heidemarie Schwermer

Heidemarie Schwermer è l'autrice del libro "Vivere senza soldi" (Terra Nuova Edizioni) in cui racconta la propria esperienza di vita e le scelte controcorrente che ha compiuto nel corso degli anni. Ha deciso di rinunciare al conto in banca e a una casa di proprietà. A fondato una sorta di banca del tempo per incentivare il baratto e lo scambio gratuito di aiuto e di esperienza. Nel 1996 ha cambiato radicalmente il suo modo di vivere. Ha regalato la sua abitazione e i mobili e ha disdetto l'assicurazione sanitaria. La sua vita ha assunto un significato completamente nuovo nel distaccarsi dalle logiche economiche e dal denaro.

8) Dobri Dobrev

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Dobri Dobrev oggi ha 98 anni, vive in Bulgaria, a Sofia. Nonostante l'età, la sua parziale sordità e le sue precarie condizioni di vita, ha portato a termine un'ambiziosa missione: aiutare i più poveri e i più sfortunati. Indossa indumenti riciclati e scarpe autoprodotte e trascorre gran parte della sua giornata a chiedere l'elemosina. Ma i soldi raccolti non sono destinati tanto al proprio sostentamento, quanto alla beneficenza a favore dei più poveri e delle persone bisognose.

Leggi anche: Dobri Dobrev: il barbone che ha donato 40 mila euro in beneficenza

9) Mark Boyle

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Mark Boyle è un ex imprenditore del ramo dell'agricoltura biologica, è laureato in economia ed è convinto della stretta connessione tra felicità e rispetto dell'ambiente. Da novembre 2008 ha ideato uno stile di vita che prevede la totale assenza di denaro. Si è trasferito in un caravan a diretto contatto con la natura, per una vita verde ma felice. Per l'energia elettrica si serve di pannelli solari. Grazie al caravan ha detto addio al mutuo e alle bollette. Vive di baratto e alimenta questo nuovo stile di vita con la creazione della Freeconomy Community (The Moneyless Manifesto).

Leggi anche: Freeconomy Community, Mark Boyle: vivere "al verde" si può

10) Blair e Morgan McMillan

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In questo caso la rinuncia non riguarda direttamente il possesso di denaro, ma la decisione di non acquistare strumenti tecnologici, cioè quei beni verso cui normalmente le persone riversano gran parte dei propri guadagni. Blair e Morgan McMillan si sono impegnati a vivere per un anno come se fossero rimasti al 1986. Hanno messo da parte la vita hi-tech e si sono convertiti alla quasi totale assenza di tecnologia. Mentre molte persone non riuscirebbero a vivere senza computer e cellulare nemmeno per un giorno...

Leggi anche: La famiglia 'low-tech' che vive come nel 1986

Marta Albè

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X-HYBRID, il fotovoltaico off-grid per l'autosufficienza energetica che si controlla con lo smartphone

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Si chiama X-HYBRID, si legge autosufficienza energetica. Si tratta, infatti, di un sistema solare fotovoltaico con un inverter che porta l'autoconsumo a nuovi livelli, riuscendo sia a mettere energia disponibile per l'uso che ad accumularla nelle batteria per impiegarla quando la luce del sole non è sufficiente. Il tutto controllabile in ogni momento da remoto, con il proprio smartphone.

X-HYBRID punta all'autosufficienza energetica e all'uso flessibile dell'energia solare, integrando le funzioni d'inverter e di gestione batterie e permettendo di accumulare in una batteria al litio l'energia elettrica prodotta da pannelli fotovoltaici. In pratica, sfrutta al 100% l'energia solare perché accumula durante le ore diurne l'energia non usata dall'edificio, per renderla disponibile nelle ore notturne.

"Fino ad ora non c'era un prodotto che mettesse al centro di tutto il fabbisogno energetico dell'edificio. Sul mercato italiano si trova l'inverter classico on-grid che immette solo in rete la potenza generata in esubero, o quello off-grid che immette la potenza in esubero solo in una batteria. X-HYBRID invece unisce le prerogative di entrambi, interagendo con la rete e fornendo all'edificio l'energia in parallelo a quella di rete. Non solo, ci sono anche numerosi plus che altri sistemi non-paralleli non forniscono", spiega orgoglioso Davide Tinazzi, della start-up ENERAY, specializzata in prodotti per l'efficienza degli impianti e l'autosufficienza energetica

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X-HYBRID, infatti, è in grado di superare i limiti di consumo imposti dal contratto con il gestore della rete. Potendo attingere sia dalla rete, che dalla batteria, che direttamente dal pannello, si possono superare i 3 KiloWatt standard residenziali di potenza installata, raggiungendo in caso di picchi (lavatrice accesa, forno elettrico, ecc) anche gli 8 KiloWatt.

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Inoltre il sistema è in grado di proteggere gli apparecchi elettrici, filtrando i disturbi della rete pubblica, un evento che subisce spesso chi vive vicino a zone industriali con fastidiosi cali di tensione, che possono provocare danni soprattutto nelle apparecchiature elettroniche e nelle batterie.

"Questo è un passo in avanti per chi crede nell'autosufficienza energetica. Noi siamo riusciti ad innalzare l'autoconsumo dal 25% all'80%. X-HYBRID funziona sempre in parallelo alla linea di rete, chiedendone il supporto quando serve o rimpiazzandola in caso di blackout: alla rete viene richiesta solo potenza aggiuntiva, quando l'X-HYBRID non riesce a fornirne a sufficienza per far fronte a picchi di richiesta, e funge da gruppo di continuità in caso di mancanza di rete", conclude Tinazzi.

E voi siete pronti a dire addio alle fonti fossili e risparmiare?

Roberta Ragni

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Addio al petrolio e alla bolletta: in Olanda l'energia rinnovabile si scambia coi vicini

 

Kopi Luwak sintetico per salvare gli zibetti sfruttati per produrre il caffè più costoso al mondo

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Il caffè Kopi Luwak potrebbe presto diventare sintetico e lasciarsi la crudeltà animale dietro le spalle. È l'idea di Camille Delebecque, un giovane biologo che ha deciso di salvare gli zibetti sfruttati nell'industria del caffè più costoso del mondo dopo aver visitato una fattoria degli orrori durante un viaggio in Indonesia.

L'esperienza fu così terrificante che l'esperto decise di dover pensare con tutte le sue forze a delle alternat sintetico. Lo racconta in una recente intervisita a Wired. Per fare questo 'pregiato' caffè, infatti, gli animali sono spesso catturati in natura e rinchiusi in piccole gabbie sterili e sudice. Sono privati di tutto ciò che è essenziale per il loro benessere, compreso il movimento e un ampio ambiente naturale.

Presentano comportamenti nevrotici tipici della cattività, come l'ondeggiamento della testa, sintomo di noia e depressione. Inoltre gli zibetti, animali frugivori, sono costretti a seguire una dieta debilitante fatta solo di chicchi di caffè. E Delebecque ha deciso di dire basta a tutto questo.

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Dopo aver condotto alcuni esperimenti fai da te nella sua cucina, ha deciso di dar vita a una società. Ha collaborato con Sophie Deterre, scienziata alimentare esperta di aromi, per sviluppare un processo di fermentazione che imitasse alcuni dei cambiamenti che si verificano quando i chicchi di caffè attraversano il tratto digestivo di un zibetto.

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Delebecque si è rifiutato di offrire informazioni specifiche sui microbi che sta utilizzando. La sua società si chiama Afineur e spera di vendere il suo prodotto cruelty free entro la fine dell'anno.

Roberta Ragni

Photo Credit Wired

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Kopi Luwak: dentro l'industria del costoso caffe' che sfrutta gli zibetti (VIDEO)

Zibetti in pericolo: allevati in condizioni atroci per produrre il caffe' più costoso del mondo


Auto ad'acqua: funziona e produce il 90% in meno di CO. Il servizio delle Iene

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L'auto ad acqua, il sogno di tutti. Un veicolo in grado di percorrere km senza produrre un solo grammo di emissioni inquinanti. Città più pulite, aria limpida e malattie respiratorie di colpo cancellate. Siamo sul set di un film? No, a raccontare che tutto questo è quasi possibile è stata la iena Matteo Viviani, che ieri ha mostratoo il motore ad acqua fai-da-te creato da Lorenzo.

Cinque anni di lavoro sulla sua auto, hanno permesso all'uomo di mettere a punto un nuovo sistema di alimentazione per abbattere le emissioni e insieme risparmiare sui consumi. Nuovo il sistema, vecchia l'idea. Se ne parla da tempo e diversi scienziati tra cui due fisici teorici, Del Giudice e Preparata, riuscirono ad elaborare una serie di teorie sull'acqua, applicate poi da Lorenzo alla sua auto.

Il risultato? Il 30% di consumi in meno e emissioni ridotte dal 40 al 90% in meno rispetto ad una comune auto a benzina.

Ma come funziona il sistema di Lorenzo? Il segreto sta nel serbatoio d'acqua, che tramite una pompa porta il prezioso liquido direttamente nel cuore del dispositivo. Le celle elettrolitiche, appena ricevono l'elettricità, dividono l'acqua in idrogeno e ossigeno, un processo semplice e noto a tutti, l'elettrolisi. Dall'acqua, dunque, il sistema estrae l'idrogeno che viene iniettato nel motore insieme alla benzina. Ma l'idrogeno compresso è pericoloso ed è questo uno dei motivi per cui le macchine con questa tecnologia non hanno avuto tanto successo. Ma il trucco è un altro: nell'auto di Lorenzo l'idrogeno viene prodotto e immediatamente combusto, riducendo al minimo i rischi. Smog? Un ricordo. Quello che esce dal tubo di scarico è acqua.

LEGGI anche: Scusi, mi fa il pieno d'acqua? Impazza sul web il kit per trasformare l'auto a idrogeno HHO

A confermare la validità e la bontà della soluzione messa a punto da Lorenzo è stato il test ufficiale di omologazione che ha rivelato che la macchina produce il 90% in meno di monossido di carbonio, il 30% in meno di C02. Esaminando i dati dell'auto prima della modifica e di quelli dopo il lavoro di Lorenzo, è emerso che la prima produce 361 gr/km di CO2, contro i 243,8 della seconda. Gli idrocarburi incombusti sono invece il 40% in meno mentre la macchina produce il 90% in meno di monossido di carbonio.

Una soluzione applicabile a tutti i mezzi di trasporto, secondo il suo ideatore, dagli autobus alle navi.

La vedremo presto sulle strade italiane insieme all'auto alimentata con l'acqua di mare?

Francesca Mancuso

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L'auto alimentata con l'acqua di mare presto in Europa?

Cleo, il gatto che ritrova l'anziana proprietaria trasferita in una casa di cura

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Il gatto è un animale fedele? In molti risponderebbero di no a questa domanda. E si sbaglierebbero. Come dimostra la storia di Cleo, il gatto che ha ritrovato la sua adorata anziana proprietaria, Nancy Cowen, in una casa di cura, dove non era mai stata prima.

I due erano stati separati quando la donna fu trasferita dalla sua casa di Westcott, in Inghilterra, in una residenza per anziani. Aveva raccolto il micio per strada a Richmond qualche anno prima e fino allora avevano passato tutte le loro giornate insieme. Poi la partenza. E Cleo fu lasciato alle cure dei vicini.

"Circa due settimane dopo il trasferimento di Nancy, questo gatto ha iniziato a girare qui intorno e a dormire sulle panchine. E 'stato molto strano", racconta la dipendente della struttura Laura Costello al Dorking e Leatherhead Advertiser.

Il personale iniziò a fare amicizia con il micio, coccolandolo e nutrendolo. Solo qualche settimana più tardi, per caso, l'anziana vide il gatto ed esclamò: "Questo gatto mi guarda come il mio gatto", spiegando che il suo Cleo aveva perso parte della coda in un incidente stradale. I dipendenti, allora, guardarono il gatto e realizzarono che, in effetti, anche il micio apparso alla casa di cura non aveva la coda intatta. Tutti si chiesero se fosse davvero l'animale domestico dell'anziana.

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Il dilemma si sciolse definitivamente con l'arrivo della sorella di Nancy, che confermò l'identità dell'ospite con le vibrisse. Era davvero Cleo, il gatto di Nancy. Chiaramente inseparabili, i due ora continuano a vivere insieme nello stesso edificio. Resta un mistero come abbia fatto esattamente a trovare la casa di cura. Forse la risposta è più semplice del previsto: dove c'è il cuore, c'è casa.

Roberta Ragni

Fonte e Photo Credit

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Mondiali Brasile: cane ritrova il proprietario dopo aver camminato 800 chilometri

Damian Aspinall: il milionario che dedica la sua vita a salvare i gorilla dagli Zoo

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Damian Aspinall è un milionario dal cuore d'oro. E' proprietario di un casinò, ma è anche un ambientalista e un animalista, tanto che la sua missione di vita è prendersi cura dei gorilla, salvarli dagli zoo per poi liberarli nel loro habitat naturale, dopo averli preparati ad affrontare la vita.

Ha dedicato parte del suo patrimonio alla creazione della Aspinall Foundation, grazie a cui ha accudito almeno 60 gorilla in Inghilterra per poi liberarli in luoghi sicuri in Africa. La sua vita ora è interamente dedicata al benessere degli animali, alla ricerca di una nuova connessione con la natura.

E' convinto che gli animali debbano avere diritto alla felicità proprio come gli esseri umani. Il suo contatto con gli animali è iniziato quando era bambino, dato che suo padre era il proprietario di uno zoo. Probabilmente fin da piccolo non sopportava di vedere animali selvatici chiusi in gabbia e lontani da loro habitat naturale.

Ecco che allora ha iniziato ad occuparsi dei gorilla per ripopolare le zone dell'Africa che sono adatte ad ospitarli. Ora che ha superato i 50 anni, continua a credere che cancellare i confini tra le specie animali, compreso l'uomo, sia uno degli aspetti più importanti della propria vita.

"Quando guardate negli occhi i vostri i cani e gatti, e loro rispondono al vostro sguardo, si instaurano comprensione e amore, quasi come se si trattasse dei propri figli. Potete sentire il loro dolore e il loro affetto e comprendere le loro necessità. Immaginate come possa essere provare le stesse sensazioni con i primati e i leoni!" – racconta Aspinall.

Immagina un mondo dove gli animali e gli esseri umani convivono in pace e trova che gli animali siano onesti e puri, molto più di certe persone. Tra gli animali si sente sereno e quando è con loro il mondo si ferma e il tempo non conta. Racconta di essere stato soccorso da un gorilla, da bambino, quando una volta si era arrampicato su un albero ed era rimasto bloccato poiché non riusciva a scendere.

Appena diventato milionario grazie ai casinò, ha usato i suoi profitti per creare tenute di campagna per gli animali e per fare beneficenza e poi ha deciso di realizzare il sogno di permettere ai gorilla degli ex zoo di suo padre di tornare allo stato selvatico. Ora è convinto che gli zoo siano luoghi barbari e che rinchiudere un animale in gabbia sarebbe come fare lo stesso con un bambino.

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A suo parere non è vero che i gorilla, dopo aver vissuto in uno zoo, perdano tutti i propri istinti naturali. I 60 gorilla allevati e salvati dagli zoo si sono adattati a vivere in Africa. Quando è tornato a fare visita ai gorilla nel loro habitat naturale ha avuto la sensazione che lo avessero riconosciuto. I suoi figli (sua figlia fin da piccola giocava con i gorilla senza correre pericoli - fatto comunque che ha scatenato diverse polemiche) condividono la stessa passione e probabilmente porteranno avanti la sua missione.

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Marta Albè

Fonte foto: aspinallfoundation.org

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L'hamburger vegan che sanguina come la carne

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Non tutti i vegani amano le imitazioni dei prodotti di origine animale, soprattutto quando il riferimento alla carne è molto esplicito. Ora una start-up ha inventato un veggie burger che "sanguina" come la carne. Probabilmente non ne avevamo bisogno. E ci chiediamo: se questo veggie burger ricorda così da vicino gli hamburger di carne, vegani e vegetariani lo apprezzeranno?

 

Un biochimico di nome Patrick Brown ha messo a punto una strategia alternativa per la produzione di hamburger senza carne, ma a quanto pare dall'aspetto e dal sapore molto simile. Che possa trasformarsi in qualche modo in una novità apprezzata da tutti – anche da chi di solito mangia carne – e ridurre così la necessità degli allevamenti intensivi?

Il chimico avrebbe utilizzato una sostanza di derivazione vegetale che risulterebbe simile all'emoglobina. Ha pensato che proprio questo ingrediente avrebbe fatto al caso suo per simulare il ruolo svolto dal sangue in un hamburger convenzionale a base di carne macinata.

Ormai troviamo in vendita hamburger vegetariani e vegani in numerose versioni. Non soltanto gli ormai comuni hamburger di soia, ma anche dei veggie burger a base di farro, di lupini, di quinoa, lenticchie e verdure, come le patate e gli spinaci. Senza contare le numerose possibilità per preparare in casa un buon hamburger vegetale a base di ingredienti naturali.

Oltre alla nuova start-up Impossibile Foods, esistono altre aziende che hanno iniziato a dare vita a imitazioni dei prodotti di origine animale, comprese le finte uova a base di proteine di legumi, le pseudo cotolette di pollo, a base di soia, e persino il pesce vegetale, insaporito con le alghe.

Insomma, l'industria alimentare si è finalmente accorta di vegetariani e vegani, che con il passare degli anni al supermercato, quando sono alla ricerca di prodotti confezionati per una cena veloce, hanno vita sempre più facile. Ad un certo punto però, più in nome del profitto che per proteggere gli animali, alcune aziende esagerano con le loro proposte bizzarre, come nel caso di questo hamburger vegan che sanguina come se si trattasse di carne vera, non credete?

E voi lo assaggereste, anche solo per curiosità?

Marta Albè

Fonte foto: impossiblefoods.com

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Obesity Day: come combattere l'obesità ogni giorno

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obesità

Obesity Day. Nella moderna società dei nostri giorni appare uno strano paradosso: abbiamo quasi tante persone obese (persone che hanno mangiato troppo in rapporto allo sforzo fisico che svolgono) quante quelle malnutrite (persone che non hanno cosa mangiare e/o non possono permettersi cibi nutrienti).

Sempre paradossalmente però, il corpo umano sopporta più facilmente la mancanza di elementi nutrienti che l'eccesso cronico di cibi. Cioè in poche parole è molto più pericoloso essere obeso che magro.

Il grasso non significa mai benessere, significa malattia, significa che per qualche ragione il corpo non viene ripulito correttamente e il grasso non viene bruciato.

Ma.. uomini e donne ingrassano allo stesso modo?

Ebbene no, la ripartizione del tessuto adiposo sul corpo per uomini e per donne non è la stessa, infatti agli uomini il tessuto adiposo si concentra nella parte superiore del corpo: sul collo, sul petto e sulla parte superiore dell'addome. Sui glutei e sulle cosce l'uomo ha solo un sottile stato di grasso.

Per le donne invece è l'esatto contrario, la maggior concentrazione di tessuto adiposo è ripartita nella parte inferiore del corpo cioè sui glutei, si fianchi e sulle cosce.

Questo fa si l'obesità nelle donne sia (per cosi dire) meno rischiosa di quella degli uomini: mentre nelle donne il grasso si concentra nella parte inferiore, agli uomini si concentra nella parte superiore e avvolge cuore e organi digestivi, impedendo, cosi, il corretto funzionamento.

Esistono tuttavia anche eccezioni in cui l'uomo ingrassa come la donna e viceversa.

Quando si parla di obesità?

Parliamo di obesità quando i chili di troppo iniziano a essere davvero troppi. Ciò si verifica a causa di disturbi ormonali indotti dalle sostanze chimiche presenti negli alimenti, nell'ambiente, dallo stress, dagli farmaci, dalla cattiva alimentazione, da una vita troppo sedentaria oppure da una cattiva dieta.

Quindi come facciamo a raggiungere il peso ideale e in base a cosa questo peso può considerarsi tale?

Ci sono 2 criteri di cui tenere conto:

L'IMC (l'indice di massa corporea)

La massa grassa

L'IMC è un dato che si può calcolare dividendo il peso (kg) e la statura al quadrato (m²).

Per esempio L'IMC di una persona che pesa 75 kg ed è alta 1.80 m sarà:

75: (180 x 180) = 75: 3.24 = 23.1

Tenendo conto di questo numero ottenuto possiamo scoprire all'incirca se siamo:

sottopeso = se il numero è minore di 19

normopeso = se il numero è compreso fra 19 e 24

sovrappeso = se il numero è compreso fra 25 e 30

obeso = se il numero è maggiore di 30

Il peso si allontana dall'essere ideale inoltre nel momento in cui la massa grassa supera la massa magra. Il concetto è abbastanza intuitivo, la massa grassa è rappresentata dal grasso mentre la massa magra è rappresentata da ossa, muscoli, organi e tutto il resto.

Un ottimo strumento a portata di tutti per tenere sotto controllo la massa grassa è la bilancia impedenziometrica, una normale bilancia con due elettrodi sul piatto i quali conducono un leggero segnale elettrico lungo tutto il nostro corpo stabilendo cosi la percentuale di grasso presente nel corpo. Naturalmente non è uno strumento di precisione, ma rende l'idea e ci permette controllare un tantino più diligentemente il nostro peso.

Quale è la dieta giusta per evitare o combattere l'obesità?

La cattiva notizia è che purtroppo non esiste una dieta miracolosa che va bene per tutti.

Qualsiasi "metodo fantastico" che promette di farvi dimagrire subito mangiando tutto quello che vi pare.. (e cosi via), può dare solo risultati a breve tempo.

Però ci sono anche buone notizie, per la maggior parte delle volte l'obesità è "curabile": i chili di grasso possono essere bruciati e gli organi interni possono essere ripuliti e rinvigoriti.

Anche i vasi sanguigni possono tornare a essere puliti ed elastici. Ovviamente però per raggiungere tali risultati ci vuole organizzazione, pazienza e un cambiamento nello stile di vita.

Una buona mappa in questo senso è il Secondo Pilastro della Vitalità, il secondo dei 4 ebook che puoi scaricare gratuitamente qui.

Se invece preferite ricevere ottimi consigli di persona oggi, in occasione dell'Obesity day che cade il 10 ottobre di ogni anno gli esperti dei Centri Adi (Accentramento Diagnostico Italiano) saranno a disposizione gratuitamente in numerosi ospedali di tutta l'Italia per dare consigli a chi vuole evitare o combattere l'obesità. Per maggiori informazioni sul centro ObesityDay più vicino a casa tua visita www.obesityday.org.

Ricordiamoci che infine che non si diventa obesi in un giorno o una settimana.

Per avere una vita più lunga, sana e ricca di vitalità basta prendersi cura del proprio corpo ogni giorno però evitando anche di colpevolizzare troppo se stessi e la società che ci circonda.

Teniamo conto che il segreto per curarsi da qualsiasi brutta abitudine non è combatterla ma accettarla e diminuire l'importanza attribuita nei suoi confronti concentrandoci su alternative potenzianti.

George Luiss

www.linfavitale.com

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