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Nuova alluvione a Genova, una vittima: si cercano volontari

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Ancora Genova. Ancora un'alluvione. Ancora vittime. L'autunno, un periodo nefasto per il capoluogo ligure che la scorsa notte ha dovuto fare i conti con precipitazioni estreme. Mentre divampano le solite polemiche sulla mancata allerta da parte delle autorità, alcune zone della città sono ancora senza elettricità. Strade invase dal fango, auto capovolte ma per fortuna nessun disperso.

A Genova è tornata la paura. Le violenti piogge hanno provocato l'esondazione dei torrenti Bisagno, Fereggiano, Scrivia e Sturla. Ieri sera, la Protezione Civile del Comune ha invitato i cittadini a non usare l'auto e ad evitare di dormire nei locali seminterrati o nei piani terreni ma salire, ove possibile, ai piani superiori nelle zone a rischio esondazione. Scuole e università chiuse per oggi 10 ottobre. Ma una persona è morta nella zona di Brignole.

Immagini già viste e che riportano alla memoria quanto accaduto tre anni fa. Il 4 novembre 2011, un altro violento alluvione colpì la città uccidendo sei persone. Disagi anche l'anno dopo, quando fu colpita gravemente anche la Toscana.

Questa mattina la situazione è ancora incerta. Ha smesso di piovere già da qualche ora ma alcune aree della città sono ancora in preda al fango e ostruite dai detriti. Ma non è ancora passata. Violenti temporali potrebbero verificarsi anche durante la giornata di oggi.

genova pioggia

Come al solito, non sono mancate le polemiche sulla mancata allerta da parte delle autorità, anche se mercoledì 8 ottobre la Protezione Civile aveva diramato un avviso di condizioni meteorologiche avverse. Ma, ieri “il Centro Funzionale Meteo Idrologico Arpal della Regione Liguria aveva emanato lo stato di “Avviso” (livello inferiore allo stato di “Allerta 1”) per temporale”.

{youtube}zKaaIv6D_Y8{/youtube}

Su Twitter in tanti lamentano la mancanza di adeguata informazione:

Ma adesso si fa la conta dei danni e si cerca aiuto. Il Comune è alla ricerca di volontari per le zone colpite dall'alluvione.

{youtube}0bYTZiJ7jDI{/youtube}

Chiunque sia disponibile deve rivolgersi questa mattina dalle 8 ai seguenti Municipi dove saranno organizzati dagli operatori Aster: Bassa Valbisagno - piazza Manzoni 1, Media Valbisagno - piazza dell'Olmo 3, Centro Est - via Garibaldi 9 - Palazzo Galliera. Medio Levante - via Mascherpa 34, Levante - via Pinasco 7.

Francesca Mancuso

Foto: Twitter

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Horse yoga: un modo non violento di domare i cavalli e fare esercizio

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horse yoga

Gli animali non sono solo “da compagnia” ma si dimostrano anche fedeli alleati quando si fa sport come ad esempio la corsa e, come abbiamo visto in un precedente articolo, sono anche validi aiutanti quando si praticano esercizi di ginnastica. Non si era mai visto però un cavallo che insieme ad un essere umano fa esercizi yoga. Ebbene succede anche questo, almeno in Argentina!

La tecnica dell’Horse Yoga è praticata presso la Doma India School a San Luis e in realtà serve non tanto a fare esercizio quanto a domare in maniera non violenta i cavalli selvatici oltre che a calmare i cavalli nervosi o che hanno subito un trauma.

La scuola, fondata da Oscar e Cristobal Scarpati, è ricavata in una fattoria dove padre e figlio addomesticano cavalli di tutto il Sud America grazie al legame che riescono ad instaurare con questi animali sulla scia degli antichi “uomini che sussurravano ai cavalli” a cui si uniscono però anche esercizi e tecniche corporee volte a guadagnare la fiducia di questi animali.

Come ha dichiarato Cristobal Scarpati alla CNN: "La filosofia della nostra scuola è la filosofia che mio padre ha imparato da un vecchio indiano di nome Don Cristobal Luna che ci ha insegnato come ricreare questi esercizi praticati dagli aborigeni indiani. Queste persone erano dotate di straordinarie capacità e molto spesso la sopravvivenza della loro tribù dipendeva da loro”.

horse yoga2

Come potete vedere dalle foto e dal video in fondo all'articolo, la tecnica prevede anche che il cavallo sia steso a terra mentre il “domatore” esegue su di lui verticali e altre bizzarre posizioni. Sul sito della scuola si legge che questo metodo è in contrasto con quelli più conosciuti infatti “per addomesticare viene stabilito un corpo-a-corpo in un gioco naturale, simile a quello che si verifica in una mandria di cavalli”.

Si doma il cavallo seguendo la sua natura, evitando di causargli paura o dolore, non si punisce non si tira o chiude la bocca, non si fa zoppicare, ecc. Inoltre il “domatore” non ha bisogno di avere una grande prestanza fisica ma deve "solamente" saper entrare in sintonia con il cavallo.

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Cosa c’entra con tutto questo lo yoga? Scarpati a proposito ha detto: "credo sinceramente che siamo in grado di godere di qualcosa di molto simile allo yoga se incoraggiamo le persone a giocare con i cavalli e se abbiamo il coraggio di connetterci veramente con loro sulla loro frequenza, nella frequenza della natura”.

Cosa ne pensate?

{youtube}VKk17_bC29M{/youtube}

Francesca Biagioli

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Detrazioni fiscali: Galletti conferma gli eco-bonus per il 2015 agli Stati Generali dell'Efficienza Energetica

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efficienza energetica

Il bonus fiscale sull'efficienza energetica ci sarà anche nel 2015 e l'obiettivo è quello di farlo diventare strutturale. È chiaro sull'ecobonus il ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti, che a Veronafiere è intervenuto alla seconda giornata di Smart Energy Expo, la fiera internazionale dedicata alle efficienze energetiche.

Così il ministro chiude i lavori degli Stati generali dell'efficienza energetica, auspicando un piano industriale del Paese che metta al centro quegli interventi che riguardano proprio l'efficienza energetica.

"Investendo in efficienza energetica possiamo risparmiare fino al 40% di quello che spendiamo in gas ed elettricità, con un ritorno fortissimo in spending review nell'ambito della pubblica amministrazione", ammette Galletti, confermando la visione del dicastero secondo cui l'efficienza è il futuro del campo ambientale, dal momento che, in primis, fa risparmiare le famiglie e abbassa le bollette.

"L'ecobonus non va solo confermato per il 2015, come abbiamo deciso di fare, ma va reso strutturale nel panorama degli incentivi italiani. Le famiglie e gli imprenditori hanno bisogno, infatti, di conoscere con anticipo i settori in cui investire o fare business. Finora gli stanziamenti concessi sono stati inferiori al gettito fiscale prodotto dagli ecobonus stessi: è stata un'operazione in attivo, vantaggiosa per lo Stato, le famiglie e l'ambiente", dichiara il ministro dell'Ambiente.

In buona sostanza, bisognerà non solo rendere responsabili famiglie, utenti e operatori economici, che dovranno meglio conoscere le potenzialità dell'efficienza, ma sarà necessario anche "programmare" e dare il tempo alla filiera italiana di "adeguarsi ai nuovi obiettivi che lo Stato italiano prevede nei confronti dell'Europa in termini di riduzione di CO2, efficienza e fonti rinnovabili".

Nel suo intervento, il ministro Galletti ha ricordato un primo esempio virtuoso di efficientamento e di riduzione della spesa per l'energia nella PA: infatti, subito prima dell'estate, il Ministero dell'Ambiente ha stanziato 350 milioni per l'efficientamento degli edifici pubblici partendo dalle scuole.

Al convegno sugli Stati generali dell'efficienza energetica sono stati infine presentati i risultati di una consultazione pubblica online, lanciata a maggio al Politecnico di Milano da ENEA, l'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile ed Efficiency KNow, partner di Smart Energy Expo.

Molte le priorità emerse: tra queste, la necessità di un testo unico sull'efficienza energetica che elimini le lungaggini delle certificazione regionali a favore di un'unica normativa nazionale. Si è poi dato spazio all'idea delle ESCo (Energy service company) certificate per offrire servizi più chiari e definiti, e dello svincolo dal Patto di stabilità degli investimenti in efficienza energetica delle pubbliche amministrazioni.

Semplificazione normativa, formazione professionale e comunicazione, insomma, soprattutto quella rivolta ai cittadini ai quali, a fine mese, interessa sostanzialmente soltanto come risparmiare sulle bollette.

Germana Carillo

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TAP: il Salento non si arrende. Il Comune ferma i lavori del gasdotto

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Il Salento non demorde. Melendugno proprio non ci sta a cedere il passo alla Tap e in questi giorni in cui sono iniziati i carotaggi entroterra lungo la via designata per il gasdotto, manda i suoi vigili urbani a sospendere i lavori considerati come "scavi abusivi". 

Immediata reazione della società Trans Adriatic Pipeline che afferma come le documentazioni in suo possesso siano regolari.
I salentini non la vogliono proprio la Tap, men che meno un'opera che sembra essere stata imposta con la prepotenza dal presidente Renzi e il Ministro Galletti che hanno deciso che la "Tap si farà. Punto".

Il Gasdotto Trans-Adriatico (conosciuto con l'acronimo inglese di TAP, Trans-Adriatic Pipeline) è un progetto volto alla costruzione di un nuovo gasdotto che connetterà Italia e Grecia attraverso l'Albania, permettendo l'afflusso di gas naturale proveniente dalla zona del Caucaso, del Mar Caspio e del Medio Oriente.

Nonostante la disponibilità offerta dal governo ai sindaci pugliesi di proporre un sito alternativo e di meno pregio, non è stato trovato perché proprio nessuno dei comuni adriatici, compreso il sindaco di Brindisi (che era stato vagliato come possibile soluzione B) ne vogliono sapere di ospitare il gasdotto.

Melendugno è un comune che vanta nel suo territorio delle marine di altissimo pregio, molto apprezzate turisticamente e che conservano ancora un aspetto ruvido, selvaggio e culturale importante per gli abitanti. Non vuole arrendersi all'idea che una multinazionale deturpi una terra così ricca di natura e dal paesaggio inconfondibile. Allora sfodera le armi con le quali noi italiani non abbiamo eguali: la burocrazia, il rimpallo di competenze e responsabilità e la lenta giustizia.

Quando martedì mattina scorso e sono iniziate le trivellazioni per i sondaggi geotecnici tra gli ulivi secolari del Salento, il Comune ha mandato vigili urbani a bloccarli con l'accusa (o la scusa?) di non aver provveduto a comunicare al Comune l'inizio di avvio dei lavori. Anche il Sindaco di Melendugno ha definito questi scavi "non autorizzati, quindi abusivi" e ha chiesto il supporto dei concittadini affinchè denunciassero o segnalassero qualsiasi tentativo di scavo sul territorio. Anche i Comitati No Tap sono all'opera per dare del filo da torcere  alla multinazionale a suon di avvocati e montagne di carte. Se non riescono a fermarli quanto meno possono provare a intralciare a forza di ritardi i lavori.

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Non si fermerà qui la battaglia in quanto è impensabile che una multinazionale si faccia spaventare dalle opinioni della gente, oltretutto la TAP ha già annunciato che impugnerà "in tempi brevissimi nelle sedi giurisdizionali competenti" l'ordinanza, alla quale comunque per ora adempirà anche se è  "certa della legittimità e correttezza del proprio operato sulla base degli atti e delle autorizzazioni già ottenute e contando di aprire i cantieri nei primi mesi del 2016". A rincarare la dose, anche il sottosegretario allo Sviluppo, Claudio De Vincenti che lunedì, ha detto che non si valuteranno siti alternativi a Melendugno, perché "quel punto non ha impatto ambientale e consentirà di realizzare l'opera" ha detto.

Insomma non ci sono santi. A San Foca è stato deciso e a San Foca si farà.

Nelle prossime settimane con molta probabilità riprenderanno i sondaggi geotecnici.
La paura è che come sulle montagne della ValSusa si è imposto il TAV, anche qui in Salento si agirà di prepotenza sulle volontà dei cittadini. In ogni caso, è lodevole il coraggio dei salentini che non smettono di rivendicare più rispetto per la loro terra.

Cristiana Priore

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No Tap: il salento contro il gasdotto Trans-Adriatico

Gasdotto Tap in Salento: presentato lo Studio di Impatto Ambientale del tunnel di San Foca

Wash Cycle Laundry: quando la lavanderia ritira e consegna il bucato a domicilio... in bici!

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Una lavanderia mobile e ecologica con ritiro del bucato e consegna a domicilio degli abiti puliti e stirati. E' ecologica perché si sposta con una bici, grazie a ciclisti volenterosi. Si tratta del progetto Wash Cycle Laundry, nato soprattutto per favorire ospedali, ristoranti e altre realtà che devono gestire grandi quantità di bucato ogni giorno, ma il sistema funziona anche per esigenze domestiche.

Le prenotazioni si effettuano da internet o per telefono. Basta indicare l'ora e il luogo del ritiro del bucato. Non è necessario essere in casa e incontrare faccia a faccia il ciclista della lavanderia. Basta lasciare il bucato da ritirare al portinaio o in un luogo sicuro e presidiato. Il tutto verrà ritirato e sarà pronto per il lavaggio a secco. Poi ci si accorderà per la riconsegna.

In questo modo si evitano le emissioni di Co2 causate dal traffico delle auto e di altri mezzi di trasporto utilizzati dai privati o dalle lavanderie con servizio a domicilio per il ritiro e la consegna del bucato. L'idea è nata da Gabriel Mandujano, un 31enne statunitense,  dopo aver trascorso alcuni mesi a Città del Messico come consulente per progetti di mobilità sostenibile.

Ecco così l'intuizione di lanciare su larga scala un servizio di lavanderia con ritiro e consegna in bicicletta. Il tutto ha avuto inizio nel 2011 con pochi mezzi, ma ora l'iniziativa si è diffusa a Washington D.C. e dalla scorsa settimana è approdata a Austin, in Texas.

LEGGI anche: 5 modi per costruire una lavatrice off-grid con pochi euro

In breve tempo il progetto ha ottenuto contratti importanti, ad esempio con ospedali e istituzioni, come la Drexel University. Molte di queste organizzazioni normalmente avrebbero inviato il bucato a centri per il lavaggio molto distanti, a volte anche di centinaia di miglia. Grazie alla lavanderia mobile, si risparmiano migliaia di litri d'acqua ogni anno, per non parlare del carburante.

wash cycle 1

wash cycle laundry cover

Convincere la clientela che la bici sarebbe stato il mezzo di trasporto perfetto per offrire questo speciale servizio non deve essere stato facile. All'inizio le difficoltà sembravano impossibili da superare, ma con il trascorrere del tempo e la diffusione di una maggiore sensibilità verso l'ambiente, il progetto ha spiccato il volo. Ora si punta all'espansione in tutti gli Stati Uniti. Pensate che sarebbe utile e che potrebbe funzionare anche in Italia?

{youtube}4v7m4quRkfs{/youtube}

Marta Albè

Fonte foto: washcyclelaundry.com

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Il succo di pompelmo fa dimagrire e cura il diabete

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succo pompelmo

Un rimedio naturale per dimagrire? Il pompelmo. Oltre al fatto, ovvio, che per perdere peso spesso è sufficiente mettere i lucchetti alla credenza e immergersi in una sessione di silenzioso yoga tantrico nel momento in cui si avverte un certo languorino (piuttosto che svuotare il frigo).

 

 

Tant'è. Ma siccome, anche se siete a dieta ferrea, dovrete pur inghiottire qualcosa, non c'è nulla di meglio di un bel fresco odoroso pompelmo. Il succo dell'acidulo frutto, infatti, sarebbe in grado di porre rimedio alla vostra ciccia.

Ad affermarlo sono i ricercatori della University of California, Berkeley, con una ricerca pubblicata su PlosONe: in pratica, se a tavola si mangiano cibi ipercalorici (e vabbè, allora lo volete voi!) è meglio bere succo di pompelmo al posto dell'acqua, perché in questo modo si garantisce un minore accumulo di calorie e tiene a bada i livelli di glucosio nel sangue. Efficace, quindi, anche contro il diabete.

I ricercatori hanno, infatti, anche rilevato che il succo di pompelmo ha ridotto i livelli di glucosio nel sangue nella stessa misura in cui poteva agire la metformina, un farmaco ipoglicemizzante prescritto alle persone con diabete di tipo 2.

Il "problema", però, è che negli esperimenti si parla di almeno quattro tazze al giorno. Tantino. Ma i ricercatori sono stati così incoraggiati dai risultati che hanno intenzione di verificare se, a dosi più basse, si ottiene lo stesso impatto.

Intanto, diciamolo pure: la ricerca è stata sponsorizzata dalla cooperativa californiana di produttori di pompelmo (California Grapefruit Growers Cooperative). Ci sarà un nesso con i risultati "sorprendenti"?. Ognuno creda quel che vuole. I rimedi naturali per perdere peso ci sono e il succo di pompelmo può anche essere uno di questi. Ma non dimenticatevi che il segreto per un fisico invidiabile (e per una salute al top) sono solo un'alimentazione sana e controllata e attività fisica commisurata alla vostra età.

Germana Carillo

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Semi di pompelmo: proprieta', utilizzi e dove trovare l'estratto

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Integrazione bici-treno: i ciclo-pony di Torino con Italo per consegnare in bici anche a Milano

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ciclo pony torino

Dovete consegnare un pacco urgentemente da Torino a Milano? Niente paura, da oggi potete farlo utilizzando i pony express in bicicletta! No, tranquilli, non macineranno in sella i 100 chilometri e passa che separano le due città, ma si avarranno del treno. E stato, infatti, stipulato un accordo tra la compagnia NTV, quella dei treni Italo per intenderci e Pony Zero, primo servizio di bike messenger su Torino per sperimentare modi alternativi ed ecologici di spedizione extra-cittadine.

Cosa prevede la convenzione? Come funziona in pratica? In sostanza sono state gettate le basi in Italia (perché, per esempio, in Svizzera è già una prassi) di utilizzare il treno come mezzo per le consegne più rapide dei ciclo-pony che, una volta ritirato il pacco dall'abitazione del mittente, lo consegnano ad un operatore Pony Zero incaricato che viaggia sul primo treno Italo disponibile. Una volta arrivato nella stazione di Milano, l'operatore consegnerà ad un altro bike messenger il pacco da recapitare al destinatario.

ponyzero

La bicicletta soprattutto nelle grandi città resta il modo più rapido ed efficace per effettuare consegne express, soprattutto perchè in ambito urbano è più versatile alle condizione meteo, alle distanze in città e a qualsiasi densità di traffico.

Un'idea e una sperimentazione che apre le porte a consegne su altre tratte ferroviarie, anche più lente, in quanto le urgenze di consegna sono diverse. Una prospettiva plausibile che dipenderà da quante sedi la società torinese metterà a disposizione.

Intanto, nell'attesa che questo avvenga, si possono osservare i vantaggi di questa convenzione - pilota tra Pony Zero e Ntv. L'utilizzo di questo nuovo modo di mobilità nelle consegne garantisce sconti sul servizio corrispondenza sia urbano che extraurbano.

Bike Sharing

 

Per promuovere ulteriormente la viabilità su pedali, inoltre, è stato stipulato un accordo tra la compagnia ferroviaria NTV e la società torinese di bike-sharing [To]Bike: gli iscritti al programma Italo Più avranno diritto ad uno sconto sull'utilizzo della bici in condivisione di Torino. Chi aderisce a [To]Bike e viaggia con Italo ha inoltre diritto di utilizzare un voucher di 10 euro per le offerte Base ed Economy per viaggi da o verso Torino.

{youtube}T8pS50Ru6Xs{youtube}

Questa è solo un'altra delle moltissime iniziative e proposte per promuovere la scelta della bicicletta come mezzo salubre e ecologico. Ma appare sempre più evidente come la bicicletta sia anche un ottimo modo di creare nuove forme di business sostenibile.

Cristiana Priore

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La Rainbow Warrior di nuovo in Italia per dire no alle trivellazioni

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rainbow warrior

L'Italia "Non è un paese per fossili". Questo lo slogan con il quale Greenpeace a bordo della nave più colorata e battagliera di sembre ricomincia il tour in giro per l'Italia al fine di sensibilizzare l'opinione pubblica sui pericoli derivanti dall'estrazione di petrolio nei nostri mari incentivato dal recente decreto "Sbocca Italia" di Renzi che rischia di diventare un vero e proprio "Sblocca trivelle".

Infatti, nonostante il premier Renzi abbia promesso passi in avanti davanti ai leader di mezzo mondo sugli obiettivi per la salvaguardia del pianeta e di decarbonizzare presto la nostra economia, una volta tornato a casa ha rivelato gli interessi del Governo a puntare alla trivellazione del Mar Mediterraneo alla ricerca di quel poco di petrolio che custodisce.

Secondo le stime del Ministero dello Sviluppo Economico i nostri fondali conservano appena 10 milioni di tonnellate di riserve certe. Ma se pensate che siano un'enormità e che regalino allo stivale l'indipendenza energetica vi sbagliate di grosso. Perché, per come sono i nostri consumi abituali, tali riserve le faremmo fuori in appena 8 settimane.

Nel Mediterraneo, è necessario puntualizzarlo, si concentra più del 25 per cento di tutto il traffico petrolifero marittimo mondiale, che come da cronache passate ha causato disastri ambientali senza pari in giro per il mondo. Anche se il nostro è un mare piccolo rispetto agli oceani conserva circa il 10 per cento della diversità biologica nota in tutti i mari; Inoltre essendo un mare semi chiuso ci vuole circa un secolo per il completo ricambio delle sue acque. Potete solo immaginare cosa significherebbe in queste condizioni un inquinamento da idrocarburi. Per non parlare dei conflitti territoriali che ne deriverebbero.

non e un paese per fossili

Ma ne vale la pena bucherellare e rischiare di inquinare il Mediterraneo per quattro gocce di oro nero? A quanto pare, per un Governo come il nostro che non si cura dell'ambiente, sì.

Secondo Greenpeace, il governo nazionale che sta promuovendo l'estrazione di idrocarburi in mare, porta l'Italia fuori dai parametri di due direttive europee sottoponendola al rischio di gravose procedure d'infrazione. Senza peraltro portare vantaggi né dal punto di vista occupazionale né del gettito fiscale. E soprattutto senza nessun beneficio in termini energetici.


"Non potevamo ammainare le vele proprio ora che si va preparando il peggior attacco mai concepito ai danni del nostro mare" – dichiara Giorgia Monti, responsabile della campagna Mare di Greenpeace Italia. "Il decreto 'Sblocca Italia' indebolisce le valutazioni d'impatto ambientale, già oggi spesso lacunose, ed emargina i governi locali, che avranno ben poca voce in capitolo rispetto a progetti che impatteranno pesantemente sui loro territori. Alle "trivelle facili" di Renzi diciamo no. Non passeranno. E al fianco dei 'comitatini' diciamo forte e chiaro: il mare e i territori sono la vera ricchezza di questo paese, non il petrolio", conclude Monti.




Le aree richieste o attualmente interessate dalle attività di ricerca di petrolio si estendono per circa 30 mila Kmq di aree marine, ben cinquemila Kmq in più rispetto allo scorso anno.

La minaccia, viste le discutibili decisioni del governo con lo Sblocca Italia e le carenti Valutazioni di Impatto Ambientale, è che in breve il mare venga letteralmente assaltato dai petrolieri. In particolare quello siciliano, per il quale sono già una quindicina di progetti in fase di valutazione nel Canale di Sicilia. Di cui alcuni già approvati favorevolmente dal nostro Ministero dell'Ambiente, il quale non è stato mai fino a questa legislatura così tanto superficiale in materia ambientale.

petrolio sicilia

Il tour della Rainbow Warrior toccherà le coste della Sicilia. Greenpeace sarà a Licata da venerdì 10 a domenica 12 per incontrare amministrazioni e comitati locali; a Siracusa dal 17 al 19 per incontrare i parlamentari siciliani e denunciare le ultime richieste di ricerca petrolifera nel Canale di Sicilia. Il 22 ottobre sarà a Napoli, dove si concluderà il tour, per lanciare un messaggio a tutta l'Europa: è ora di invertire marcia e puntare sulle rinnovabili.

E' stata inoltre promossa da Greenpaece una raccolta firme che ha già raccolto circa 70 mila firme contro le fonti fossili e a favore di un futuro di rinnovabili ed efficienza. Clicca qui per firmare la petizione.

Cristiana Priore

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Compost domestico: 5 modi per trasformare i rifiuti organici in terra concimata

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compostaggio compost compostiera

Il compostaggio domestico è una vera e propria arte. Imparare a compostare non è complicato, basta fare pratica. Alcune amministrazioni comunali negli ultimi anni hanno messo a disposizione dei cittadini delle compostiere da giardino per il riutilizzo degli scarti alimentari. 

Il premio per l'impegno nel riciclo si traduceva in uno sconto sulle tasse per i rifiuti. Provate ad informarvi riguardo a questa possibilità se avete un orto o un giardino, altrimenti sperimentate uno dei seguenti 5 metodi per il compost fai-da-te.

1) Compostiera fai-da-te da balcone

A partire da un semplice bidone con coperchio potrete costruire la vostra compostiera da balcone. Avrete bisogno anche di terriccio, palline di argilla espansa e di due reti da disporre nel modo corretto sui lati interni e sul fondo del bidone. Dovrete forare la compostiera e assicurare le reti ad esempio con del fil di ferro o delle fascette da elettricista da inserire nei fori che avrete praticato. Il compostaggio nella compostiera fai-da-te da balcone avviene grazie alla presenza dei lombrichi che si nutriranno degli scarti vegetali, ad esempio delle bucce di frutta e verdura, che riporrete al suo interno.

Di tanto in tanto potrete alternare gli scarti con delle foglie secche. Se iniziate a compostare ora, con un po' di fortuna avrete del buon compost casalingo e completamente naturale con cui arricchire il vostro orto la prossima primavera. I costi per l'acquisto dei materiali per la costruzione della compostiera sono minimi e il vostro compost casalingo sarà praticamente gratis. Questo tipo di compostiera da balcone ammette scarti vegetali e al massimo gusci d'uova, ma non croste di formaggi o altri scarti di alimenti di origine animale. Il coperchio resta sempre chiuso, tranne al momento del conferimento degli scarti, e ciò permette che non si generino cattivi odori all'esterno. Un motivo in più per costruire la vostra compostiera da balcone.

Leggi anche: Come costruire la compostiera da balcone fai-da-te

compostiera da balcone greenme kia

 

2) Compostaggio classico

Chi ha a disposizione un orto e un giardino è più fortunato perché avrà lo spazio necessario per produrre tutto il compost di cui ha bisogno. Normalmente il compostaggio classico avviene in cassoni di legno. Otterrete un ottimo fertilizzante che permetterà a ortaggi, piante e fiori dell'orto e del giardino di crescere al meglio grazie a un nutrimento del tutto naturale. Di solito nei cassoni del compostaggio si accumulano soprattutto scarti alimentari, ma anche fogliame, ad esempio le foglie secche che potreste raccogliere dal vialetto di casa.

Esistono anche tecniche di compostaggio che permettono di ottenere del compost dal solo fogliame. Altre volte agli scarti alimentari si aggiungono alcune parti delle piante rimaste nell'orto alla fine della stagione, magari ricavati dalle piante che vengono estirpate prima della creazione delle zolle per la prossima semina. In ogni caso potrete preparare anche una compostiera all'aria aperta con un misto di scarti alimentari, fogliame e resti di potatura delle piante del giardino e dell'orto, per ottenere un compost equilibrato e nutriente.

Leggi anche: Come fare il compost domestico in 5 mosse

compostaggio giardino orto

3) Bokashi

Il bokashi è il compostaggio domestico alla giapponese. La scelta del termine bokashi non è casuale. Possiamo tradurre questa parola come "materia organica fermentata". Ancora una volta per il compostaggio si utilizzano gli scarti alimentari, che così vengono salvati dalla spazzatura. Non importa se nel vostro Comune viene effettuata la raccolta dell'organico oppure no, si tratta sempre e comunque di accumulo di rifiuti che potrebbero essere riutilizzati in modo diverso, ad esempio grazie al compostaggio.

La formazione del compost a partire dagli scarti alimentari viene accelerata grazie all'applicazione di una speciale miscela a base di microrganismi effettivi all'interno di una compostiera. Troviamo ad esempio il "Mix Bokashi", a base di crusca di frumento microbiologicamente attiva. Nella foto potete vedere un esempio di compostiera bokashi, nota anche come compostiera per il compostaggio con i microrganismi, utili per aiutare la trasformazione degli scarti alimentari in fertilizzante naturale.

Leggi anche: Microrganismi effettivi: 20 incredibili usi degli EM

compostiera bokashi

4) Compostiera domestica

Oltre alla compostiera per il balcone e per l'orto o per il giardino, ecco anche un'idea per compostare i rifiuti alimentari direttamente tra le mura di casa. Si tratta della compostiera domestica, con cui ottenere dell'ottimo compost naturale, adatto ad esempio anche per le piante in vaso da appartamento.

Una delle prime compostiere domestiche entrate in commercio, di cui vi avevamo parlato qualche anno fa, è la compostiera NaturaMill. Al suo interno è presente un filtro speciale che permette l'assorbimento dei cattivi odori, in modo che questa compostiera possa essere posizionata senza problemi tra le mura di casa, ad esempio in cucina. Si tratta in questo caso di una compostiera elettrica che riesce a smaltire fino a 55 kg di rifiuti organici ogni mese e che va svuotata ogni due settimane. E' stata ideata per andare incontro a qualsiasi esigenza e a chi non ha molto spazio a disposizione, ma non vuole rinunciare al compostaggio.

Leggi anche: Compostiera domestica: nuova vita ai rifiuti 

compostiera domestica rifiuti organici

5) Compostiera collettiva

Compostiera collettiva, quando il compostaggio unisce, educa e diventa utile per tutti, anche a scopo istruttivo e per coinvolgere i bambini che frequentano la scuola. Vera è la compostiera collettiva che lo scorso anno è arrivata in una scuola di Lecce per aiutare gli studenti a capire come si gestiscono i rifiuti e quali sono le azioni concrete del loro riutilizzo, proprio a partire dal compostaggio.

Altre scuole italiane potrebbero imitare questo progetto: creare non solo una compostiera collettiva, ma anche un orto da coltivare tutti insieme con la partecipazione di insegnanti e studenti. Vera è in grado di trattare fino a 25 mila chilogrammi di rifiuti all'anno, una quantità davvero impressionante. La conversione degli scarti in compost di qualità avviene in circa 3 mesi. Il 30-35% del totale dei rifiuti prodotti è composto dalla frazione umida, ma ne viene recuperato solo il 3%, secondo i dati della Regione Puglia. Ecco perché è importante riscoprire l'importanza del compostaggio, oltre che per risparmiare sull'acquisto di fertilizzanti e terricci industriali, ora più che mai.

Leggi anche: Vera: la prima compostiera collettiva per trasformare i rifiuti in compost... a scuola

compostiera collettiva lecce

Marta Albè

Leggi anche:

Compostaggio: i 13 sistemi più innovativi


Addio Loukanikos, il cane greco simbolo delle proteste anti-austerità (FOTO e VIDEO)

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Triste notizia dalla Grecia. Loukanikos, il coraggioso randagio che ha affrontato giù la polizia antisommossa greca durante il culmine della crisi della zona euro, è morto. È quanto riportano i media greci.

Secondo il giornalista Avgi Petros Katsakos, la salute del cane è stata influenzata negativamente dai gas lacrimogeni e dai calci della polizia, che lo avevano costretto a "ritirarsi" dalla protesta attiva circa due anni fa. 

Loukanikos, che in greco significa salsiccia, è morto serenamente. Dormiva sul divano, quando improvvisamente il suo cuore ha smesso di battere. Aveva conquistato i titoli dei giornali nel 2010, quando cominciò a comparire in prima linea nelle proteste anti-austerità. Lui c'era sempre, col suo abbaiare e il suo coraggio, sfidava "i cattivi" nonostante il lancio di oggetti e pietre e agli incendi. Sapeva da che parte stare: dalla parte della gente che contestava la Troika.

loukanikos

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Con il corpo pieno di cicatrici di manganellate e le interiora impregnate dai gas della polizia, per il randagio coraggio è arrivato poco dopo il "pensionamento", nell'autunno del 2012, quando scambiò scudi antisommossa e gas lacrimogeni per una vita più tranquilla con una famiglia di Atene, che gli ha offerto "tutta la cura, l'amore, il cibo e le vaccinazioni" di cui un cane potrebbe avere bisogno .

{youtube}yn1HApiNUxM{/youtube}

Addio "compagno".

Roberta Ragni

Fonte e Photo Credit

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Lago ex-snia: grande festa domenica a Roma per il parco strappato al cemento

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lago subito

Il 12 ottobre si festeggia la prima discesa al lago eXSnia. È passato un anno, infatti, dall'inizio della battaglia dei residenti per salvare questo specchio d'acqua nato casualmente in mezzo ai palazzi e al cemento di Roma.

Si tratta di un lago di oltre 4.000 metri quadrati che ha rischiato di essere negato ai cittadini e di restare in mano solo degli affaristi. Per fortuna, però, anche grazie alla forte pressione mediatica e sociale, a cui ha dato una grande mano la canzone dedicata a questa storia de Il Muro del Canto e Assalti Frontali, Roma Capitale ha stabilito un finanziamento con 500mila Euro della realizzazione del Parco, fondi necessari ad evitare la retrocessione dell'area espropriata.

E ora non sono più solo pochi a conoscere questo specchio d'acqua limpida, immerso nel verde di una natura che si è ripresa il suo spazio sulle speculazioni edilizie. A metà agosto il Comune ha aperto un varco di accesso da via di Portonaccio e a Novembre dovrebbero partire i lavori. È tempo, quindi, di festeggiare la liberazione dell'area insieme alla città.

Sarà una domenica ricca di eventi, dai due cortei che partiranno dal Parco delle Energie e da Casalbertone per passare nella "breccia" di Portonaccio (ore 14,00), al grande concerto gratuito proprio ai bordi del lago di acqua sorgiva sgorgato nel 1992, alle ore 16,00. Ci saranno Assalti Frontali e Il Muro del Canto, Piotta, The Reggae Circus di Adriano Bono e Banda Jorona, Federica Sciarelli, Alessandro Tiberi e tanti altri. "Tutti alla riva dell'acqua sorgiva".

Per consultare il programma clicca qui

Roberta Ragni

Fonte foto

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Malala e Kailash: due nobel per la pace paladini dei diritti dei bambini

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nobelpace2014

A soli 17 anni è la più giovane vincitrice del premio Nobel per la Pace. Oggi la piccola Malala Yousafzai ha conquistato il prestigioso riconoscimento. Ma non è l'unica. Il 2014 verrà ricordato come l'anno in cui non una ma due persone hanno vinto il Nobel. Accanto a Malala, anche Kailash Satyarthi, meno giovane di certo ma attivo in India da decenni per difendere i diritti dei bambini. E' stato questo ad accomunarli ed è stato questo a spingere il Comitato per il Nobel norvegese a premiarli entrambi.

Kakilash Satyarthi da decenni lotta per sottrarre al lavoro minorile i bambini del suo paese. Dal 1990, insieme alla sua organizzazione chiamata Bachpan Bachao Andolan, ha liberato oltre 80.000 bambini da varie forme di schiavitù, seguendoli e riuscendo a regalar loro una nuova vita. Un'esistenza, la sua, spesa per ridare i diritti a chi ne è stato ingiustamente privato e che difficilmente potrà difendersi. 

Insieme a lui, sul podio mondiale anche Malala, che di grinta ne ha già dimostrata tanta nonostante la giovanissima età. La piccola attivista pakistana era a scuola quando le è stata riportata la notizia del Nobel. Una data particolare, che coincide quasi con l'attentato che due anni fa stava per costarle la vita. Il 9 ottobre 2012 fu gravemente ferita alla testa e al collo da uomini armati saliti a bordo del pullman scolastico. Più forte anche dei proiettili che ne attraversarono il corp,o Malala è riuscita a farcela, diventanto il simbolo degli "infedeli e dell'oscenità" per il suo gesto coraggioso. Ed è ancora oggi minacciata per il suo impegno sociale, nonostante viva a Birmingham.

La sua colpa, secondo gli assassini, e il suo merito, secondo il resto del mondo, è stato quello di raccontare la storia dal vivo, quella dei talebani pakistani, e delle tante donne e bambine a cui è stato negato ogni diritto. 

Ma oggi per Kailash e Malala è un giorno di festa. Entrambi sono meritevoli del premio Nobel per la Pace, secondo la giuria norvegesegiuria norvegese, "per la loro lotta contro la sopraffazione dei bambini e dei giovani e per il diritto di tutti i bambini all'istruzione". Diritti che secondo Malala e Satyarthi, devono andare al di là delle diverse professioni religiose, delle origini, delle possibilità economiche. "Il Comitato per il Nobel lo considera un punto importante per un indù e un musulmano, un indiano e un pakistano, quello di unirsi in una lotta comune per l'istruzione e contro l'estremismo".  E' stato stimato che nel mondo ci sono 168 milioni di bambini lavoratori. Nel 2000 la cifra era piùalta di 78 milioni. 

Ad ogni bambino sulla terra devono essere garantiti un'infanzia e l'istruzione, affinchè possano costruirsi la propria dignità futura.

Cristiana Priore

Birra: il suo aroma inconfondibile è merito dei moscerini

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Da dove nasce l'aroma fruttato della birra? E se vi dicessimo che c'è lo zampino... dei moscerini? Gli stessi sapori di cui godiamo nella nostra birra probabilmente si sono evoluti per attirare gli insetti e per contribuire a disperdere il lievito in ecosistemi più ampi.

È quanto hanno scoperto in un nuovo studio pubblicato oggi su Cell Reports i ricercatori dell'University of Leuven e del Flanders Institute for Biotechnology, in Belgio, guidati dal genetista Kevin Verstrepen. Avrebbero individuato ciò che rende l'aroma fruttato prodotto dalle cellule del lievito così attraente per i moscerini della frutta.

Sono proprio le cellule di lievito nella birra, infatti, ad attirare i moscerini della frutta per sfruttarli un mezzo per il 'passaggio' verso nuove fonti di cibo e nuovi ambienti.

"L'importanza del lievito nella produzione della birra è stata a lungo sottovalutata. Ma una recente ricerca dimostra che la scelta di un particolare ceppo di lievito o varietà spiega le differenze di gusto tra i diversi tipi di birre e vini. In realtà, i lieviti possono anche essere responsabili di gran parte del "terroir", il collegamento tra una particolare zona di produzione e il sapore del vino, che in precedenza è stato spesso attribuito alle differenze nel suolo", spiega Verstrepen.

Il lievito è essenziale nella produzione di pane, birra e vino. Gli esseri umani hanno utilizzato il lievito per migliaia di anni per la produzione di questi prodotti. La ragione di questo è semplice: i microbi mangiano zuccheri e li trasformano in anidride carbonica e alcol. Le cellule di lievito producono anche diversi composti aromatici che sono fondamentali per il gusto, il sapore e la qualità complessiva di birra e vino. In effetti, diversi lieviti producono diverse quantità di questi composti aromatici.

birra moscerini

Ma il motivo per cui le cellule di lievito producono questi aromi è rimasto misterioso per anni e anni. Certo non lo fanno per compiacere gli esseri umani, ma per attirare i moscerini. Ora lo sappiamo!

Roberta Ragni

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Hyperbody, la micro-casa che trasforma le stanze con un pulsante (FOTO E VIDEO)

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Hyperbodycover

Città più affollate, meno spazio per vivere nelle abitazioni. Un binomio indissociabile ormai. Più i centri urbani sono grandi, minore è la dimensione degli appartamenti. E se di soluzioni salvaspazio ce ne sono ormai tante, sarebbe necessario invece un appartamento in grado di modificarsi in base alle esigenze di chi vi abita. Uno spazio apparentemente molto piccolo invece di essere suddiviso in varie stanze può invece cambiare all'occorrenza, con un clic.

Basta premere un pulsante per trasformare il soggiorno in una camera da letto o in un bagno. Un nuovo design che mira a rendere più facile la vita in uno spazio molto piccolo. Il progetto Hyperbody, ideato da un gruppo di studenti della Delft University of Technology, nei Paesi Bassi, si è in parte ispirato ad un fatto semplice: una sola persona che vive in un monolocale può occupare un solo spazio alla volta. Se siamo in cucina, non possiamo essere in bagno, e se siamo a letto il salotto è vuoto. A cosa serve allora avere camere separate?

Condensando tutto in un'unica area, i progettisti hanno scoperto che potevano fornire circa 100 metri quadrati di spazio abitabile in un appartamento grande la metà. Una sorta di struttura modulare che si riorganizza premendo un pulsante.

Hyperbody pianta

Come? Le pareti sono flessibili e scivolano lungo i solchi creati nel pavimento, alimentati da un motore al di sotto di esso. Le pareti possono anche essere spostate manualmente per dare vita ad un altra stanza. Flettendosi inoltre, si trasformano in mobili, tavoli e sedie. Ogni parete è realizzata in polipropilene, un materiale abbastanza flessibile da piegarsi senza danneggiarsi, ma anche abbastanza forte da sostenere qualcuno seduto o sdraiato su di esso.

Ecco alcune immagini:

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Come con un coltellino svizzero, vengono fuori solo le forme desiderate mentre le altre restano nelle pareti esistenti. Pertanto, è possibile un'elevata varietà di configurazioni spaziali, creando solo gli spazi che sono necessari in un determinato momentospiega il team di Hyperbody. Le camere da letto non sono necessarie durante il giorno e possono essere trasformate in uno spazio di lavoro o in un ampio soggiorno. L'appartamento pop-up permette di vivere in un continuo cambiamento di spazio, in tempo reale, su misura per i desideri dell'utente”.

{youtube}AFq15IHQ1Uc{/youtube}

I progettisti hanno creato sia un modello digitale sia un prototipo in scala reale dell'appartamento dopo quattro mesi di ricerca.

Francesca Mancuso

Foto: Hyperbody

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L'alimentazione e lo stile di vita nella donna con endometriosi

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endometriosi 

Nella donna affetta da endometriosi l'alimentazione e lo stile di vita sono due punti di partenza e di forza per diminuire i sintomi e tenere sotto controllo la patologia.

L'endometriosi è una malattia che colpisce 150 milioni di donne nel mondo, 14 milioni in Europa e 3 milioni in Italia.

Che cos'è l'endometriosi?

E' caratterizzata dalle isole di endometrio, la mucosa che riveste internamente la cavità uterina, che si trovano al di fuori della cavità dell'utero o in sedi anomale. Il tessuto dell'endometrio, durante il ciclo mestruale e sotto gli effetti degli ormoni del ciclo, sanguina e provoca un'irritazione-infiammazione dei tessuti vicini fino a creare tessuto cicatriziale e aderenze.

I dolori sono molto forti: dolore pelvico cronico, dolore ovarico intermestruale, dolore all'evacuazione, diarrea o stitichezza, dispareunia (rapporti intimi dolorosi), mal di testa, nausea, vomito, mal di schiena e formicolio ad articolazioni e possibile paralisi momentanea, stanchezza cronica e in alcuni casi anche attacchi di panico

L'endometriosi può essere causa di infertilità , aborti spontanei e menopausa precoce.

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Alimentazione e stile di vita

L'alimentazione è un punto forza per diminuire i sintomi e tenere sotto controllo la malattia. 

Le fibre sono alla base dell'alimentazione perché diminuiscono l'infiammazione addominale, aiutano la digestione ed il buon funzionamento dell'intestino, riducono gli estrogeni circolanti nel sangue con un minore impatto sui tessuti estrogeno dipendenti. L'uso di fibre durante i pasti deve essere almeno 20 – 30%.

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L' Omega 3 - presente nel pesce azzurro, nelle noci ,nei lupini, nell'olio di semi di lino ecc. - promuove la produzione della prostaglandina PGE1 che riduce il livello di infiammazione addominale.

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Con i latticini di mucca non bisogna esagerare, infatti, questi prodotti possono contribuire alla stimolazione della produzione di prostaglandine PGE2 e PGF2A che possono essere responsabili di alcuni processi infiammatori.

Le carni di qualsiasi genere possono aumentare la produzione di prostaglandina PGF2A, inoltre se industriali, possono contenere dosi elevate di inquinanti ambientali.

La soia come tutti gli alimenti che contengono ormoni, in particolare fitoestrogeni, vanno eliminati perché la malattia è ormonedipendente.

Il succo di pompelmo è un buon antinfiammatorio naturale, tuttavia può interagire con alcuni medicinali variandone la farmacocinetica: vale a dire la molecola del farmaco viene assorbita parzialmente oppure eliminata più lentamente.

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E' importante seguire uno stile di vita equilibrato, con una giusta attività fisica, e una dieta specifica per questa patologia.

Nel 2010 è stata scoperta una delle cause dell'endometriosi: il Bisefonolo A, una delle componenti della plastica. La ricerca eseguita dal Prof. Pietro Giulio Signorile 3 ha evidenziato che il Bisfenolo A altera l'attività dell'apparato endocrino attivando i recettori degli ormoni. L'esposizione a questa sostanza causa la malattia.

La ricerca ha sottolineato che gli xenoestrogeni, sostanze chimiche presenti al di fuori dell'organismo femminile, si comportano come gli estrogeni endogeni e possono causare l'endometriosi. Inoltre agiscono come estrogeni sulle cellule bersaglio delle donne (mammella, utero, endometrio, salpingi, ovaie, intestino ecc).

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Alcuni xenoestrogeni:

DDT, Nonylphenolo: presenti nei detersivi industriali, insetticidi e prodotti di cura personali.

Bisfenolo A: rilasciato dai contenitori di plastica - bottiglie di plastica, bottiglie di polycarbonato, ecc. - nei cibi inscatolati.

Alkylphenoli: sono prodotti di degradazione dei detersivi.

Gli xenoestrogeni, nelle carni di manzo, pollo e maiale, vengono usati per favorire negli animali ritenzione idrica e conseguente aumento di peso.

Paraben Metile: si trovano in lozioni, gel cosmetici e detergenti.

Atrazina: è un diserbante.

Benzophenone-3, homosalate 4-metile-benzylidene, la canfora (4-MBC), octyl-methoxycinnamate e octyl-dimetile-PABA: si trovano nei protettori solari, rossetti e cosmetica facciale.

Endometriosi e legislazione

L'endometriosi in Italia non è riconosciuta come malattia invalidate ma si stanno facendo i primi passi per far riconoscere questa patologia a livello d'impatto sociale.

La XVI Legislatura ha redatto il disegno di legge che promuove la "Istituzione del Registro nazionale dell'endometriosi" (Ddl Atto del Senato n. 15 del 29 aprile 2008) e quello che stabilisce nuove "Disposizioni per la prevenzione e il trattamento dell'endometriosi" (Ddl Atto del Senato n 786 del 16 giugno 2008).

Il 22 luglio 2009 il Ministro per le Pari Opportunità insieme a l'INPS, l'INAIL, lo IAS e la Fondazione Italiana Endometriosi ha siglato un'intesa (quinquennale) per combattere l'endometriosi, patologia che in Italia colpisce tre milioni di donne.

Il protocollo promuove la realizzazione di campagne informative per sensibilizzare la popolazione femminile e favorire la diagnosi precoce, l'istituzione di un tavolo tecnico presso il Ministero, il supporto alla ricerca scientifica e specifici programmi di assistenza per il reinserimento lavorativo delle pazienti, troppo spesso discriminate.

{youtube}9TPyEJmX07Q{/youtube}

Cristina De Angelis

www.endoche.it


Focaccia all'uva: la ricetta con la pasta madre

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focaccia all uva cover

La focaccia all'uva è nota anche come ciaccia all'uva o schiacciata all'uva. La ricetta classica prevede lievito di birra, zucchero bianco e farina di grano tenero 00. Noi abbiamo modificato la ricetta scegliendo la lievitazione naturale con la pasta madre e ingredienti il meno possibile raffinati. 

Otterrete una focaccia all'uva che potrete gustare a merenda o a colazione.

Ecco tutti gli ingredienti e il procedimento.

Per il rinfresco:

120 gr di pasta madre solida
100 gr di farina di farro
70 ml circa di acqua tiepida

Per la base della focaccia:

500 gr di farina di farro
3 cucchiai di olio extravergine d'oliva
1 pizzico di sale marino integrale o sale rosa dell'Himalaya
Acqua

Per la farcitura all'uva:

1 grappolo di uva nera o uva fragola
2 cucchiai di sciroppo d'acero, di riso o di agave

Preparazione

1) Rinfrescate la pasta madre. Estraetela dal contenitore di conservazione e trasferitela in una ciotola. Versate circa mezzo bicchiere di acqua tiepida e lavoratela con le dita o con un cucchiaio fino a discioglierla. Unite a poco a poco la farina e iniziate ad impastare fino a riportare la pasta madre alla consistenza iniziale. Suddividetela in due parti uguali e riponetene una in frigorifero nel contenitore di partenza. Lasciate la parte restante di pasta madre, che sarà il lievito per la vostra focaccia, nella ciotola e fate trascorrere mezz'ora prima di iniziare l'impasto.

2) Per l'impasto servitevi di una ciotola capiente. Poco alla volta unite la farina, un pizzico di sale integrale o sale rosa dell'Himalaya, olio extravergine d'oliva e acqua quanto basta ad ottenere un impasto morbido, facilmente lavorabile e non appiccicoso, tipico della focaccia. Impastate energicamente con le mani e lasciate lievitare in una ciotola ricoperta da un panno di cotone e al riparo da sbalzi di temperatura fino al raddoppio del volume. Potete usare il trucco della pallina di impasto in un bicchiere d'acqua: quando sarà venuta a galla ecco l'indicazione che la lievitazione è terminata (o quasi). Calcolate un riposo lungo, anche di 6-8 ore trattandosi di lievitazione naturale.

3) Dopo la lievitazione, dividete l'impasto in due parti uguali. Oliate il fondo di una teglia rotonda da pizza e stendete con le dita la prima parte dell'impasto. Posizionate gli acini d'uva dopo averli lavati e asciugati. Se si tratta di acini grandi, prima divideteli a metà e se volete eliminate i semini. Cospargete con un cucchiaio del dolcificante naturale prescelto. Per comodità stendete l'altra metà dell'impasto in una seconda teglia tonda delle stesse dimensioni della prima. Infarinate il fondo, disponete l'impasto fino a creare un disco, sollevatelo delicatamente e posizionatelo sulla focaccia con l'uva. Unite bene i bordi e distribuite altri acini d'uva e un cucchiaio del dolcificante naturale prescelto sulla focaccia.

focaccia all uva ricetta

4) Se volete, potete addolcire l'impasto aggiungendo un po' del dolcificante prescelto agli ingredienti, insieme alla farina, durante la preparazione. Quando avrete ultimato la preparazione della focaccia, la potrete cuocere in forno a 180 gradi per circa 35 minuti, fino a doratura.

Buon appetito!

Marta Albè
(Testi e foto)

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Focaccia alle olive preparata con la pasta madre

Ebola: diversamente da Excalibur, il cane del Texas verra' isolato

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ebola

Un altro cane potrebbe essere stato infettato da Ebola. Ma questa volta, a differenza di quanto accaduto per Excalibur, il cane dell'infermiera spagnola Teresa Romero Ramos, non sarà abbattuto, ma verrà isolato.

Secondo quanto riporta USA Today, i funzionari di Dallas, in Texas, hanno intenzione di risparmiare la vita del cane che appartiene sempre a un'infermiera, a cui è stato recentemente diagnosticato il mortale virus Ebola.

La donna lavora al Texas Health Presbyterian Hospital ed è risultato positiva a Ebola Domenica. Aveva prestato assistenza a un altro contagiato, Thomas Eric Duncan, morto di Ebola Mercoledì scorso. I funzionari addetti al controllo degli animali e i dipendenti della Società per la Prevenzione della Crudeltà verso gli Animali (SPCA) lavoreranno insieme per rimuovere il cane dall'appartamento della donna malata.

Il quattrozampe verrà tenuto isolato come soluzione alternativa, almeno fino a quando la paziente sarà guarita. Ma cosa cambia tra questo cane ed Excalibur? Nulla. Solo il fatto che, purtroppo, in Spagna i funzionari hanno stabilito che mettere in quarantena il cane era troppo rischioso, anche se l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha riconosciuto che non vi è alcuna prova che i cani possano trasmettere il virus Ebola a un essere umano.

{youtube}ltWRkye6EBs{/youtube}

Così Excalibur è stato sedato e ucciso, nonostante milioni e milioni di persone in tutto il mondo abbiano protestato per chiederne la salvezza. Su Twitter l'hashtag #SalvemosaExcalibur, "Salviamo Excalibur", è stato inviato quasi 400.000 volte in 24 ore.

In un tempo altrettanto breve, una petizione istituito sul sito Change.org ha raccolto più di 380.000 firme, e una seconda petizione ne ha collezionate più di 70.000. Dopo la morte il suo cadavere è stato "messo in un dispositivo sigillato di biosicurezza e trasferito per l'incenerimento in un impianto di smaltimento autorizzato", secondo una dichiarazione fatta da parte del governo di Madrid, come spiega l'Associated Press.

Ma a Dallas si è voluto agire, per fortuna, diversamente. Il sondaco Mike Rawlings spiega:

"Questa è stata una nuova svolta. Il cane è molto importante per il paziente e vogliamo che sia al sicuro".

Roberta Ragni

Photo Credit

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Ebola: il cane Excalibur e' ancora vivo? La petizione per salvarlo (#salvemosaexcalibur)

Pasta: entro il 2050 meno proteica e non piu’ al dente

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pasta al dente

Anni fa si parlava di una possibile scomparsa della pasta entro il 2050 per colpa dei cambiamenti climatici, ora una ricerca tutta italiana ridimensiona un po’ la cosa avvertendo però che intorno a quella data il grano potrebbe aver perso gran parte del suo contenuto proteico a scapito di un buon piatto di spaghetti al dente!

La concentrazione di anidride carbonica che continua a salire nel corso di questi anni, comporta non solo svantaggi per la nostra salute ma anche effetti sulle piante. In particolare l'incremento di CO2 sul grano ha la capacità di modificarne la crescita. Le spighe del futuro saranno sempre più alte e corpose ma perderanno gran parte del loro contenuto proteico.

Ad arrivare a questa conclusione è stata una sperimentazione, parte del Progetto Ager: ricerca agroalimentare, durata 2 anni e condotta dal Centro di Ricerca per la genomica del Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura (Cra) di Fiorenzuola d'Arda grazie al sistema Free Air CO2 Enrichment - Arricchimento dell'aria aperta con CO2 e con la collaborazione dell'Istituto di Biometeorologia del Cnr di Firenze.

Lo studio ha analizzato cosa accade a 12 varietà di frumento duro coltivato in ambiente ricco di anidride carbonica, 570 ppm, il quantitativo stimato nel 2050. Sembra che la CO2 abbia un effetto protettivo e fertilizzante sul grano e perciò si produca un aumento di biomassa vegetale. Di contro però si perdono nutrienti utili come le proteine che vanno ad inficiare anche la consistenza finale del prodotto più amato realizzato con il grano: la pasta, che per colpa di questi cambiamenti potrebbe non essere più “al dente”.

Tutto ciò, sottolineano i ricercatori: “salvo un lungimirante lavoro di miglioramento genetico che potrebbe realizzare nuove varietà capaci di fruttare al meglio l'aumento di C02 atmosferica, evitando o limitando le conseguenze negative sulla qualità del prodotto".

Ci sembra che il grano sia stato già abbastanza modificato, adesso sarebbe invece il caso, anche per salvaguardare i nostri prodotti tipici, di intervenire drasticamente con azioni che possano ridurre nei prossimi anni le emissioni di CO2.

Francesca Biagioli

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8 alimenti a rischio di scomparsa a causa dei cambiamenti climatici

Alluvione Genova: gli angeli del fango al lavoro per ripulire la citta'.Come aiutare (FOTO E VIDEO)

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angeli fango cover

Gli angeli del fango per le strade di Genova. Oltre 4000 i ragazzi e le ragazze che nel weekend hanno messo da parte svago, tacchi alti e discoteche per aiutare la gente del capoluogo ligure, che deve fare i conti ancora una volta con la triste realtà dell'alluvione. Oggi come nel 2011, la città è stata presa d'assalto da un esercito di giovani armati di pale e strumenti da lavoro. Al lavoro sul posto anche 200 uomini dell'esercito e gli alpini.

È ancora troppo presto per fare la conta dei danni. A quello penseranno le autorità, ma i cittadini genovesi prima di tutto devono rimuovere il fango e i detriti che stanno bloccando la città. Poi si penserà al resto. A fianco a loro, senza sosta, tanti giovani volontari, la meglio gioventù, come sono stati definiti. Si scava a mani nude per togliere il velo scuro che ricopre Genova, ormai purtroppo abituata alla triste realtà cui si trova a dover far fronte ogni anno in questo periodo.

Ma ancora non è cessata la paura. È stato prorogato dalla Regione Liguria, fino alle ore 23.59 di oggi 13 ottobre, lo stato di Allerta2. Intanto, nei giorni scorsi il Comune ha disposto la sospensione del pagamento della rata di IMU e TASI e della TARI con successiva rimodulazione fino ad azzeramento.

La storia si ripete, per motivi che in questi giorni sono stati al centro di polemiche. Non solo la mancata allerta ma soprattutto la prevenzione, con attività e fondi già disposti da prima dell'alluvione del 2011, hanno fatto infuriare i genovesi che ogni anno ormai, in questo periodo, devono incrociare le dita e sperare che non arrivino abbondanti piogge.

Del dissesto bisogna occuparsi quando non ne parla nessuno, non quando ci sono i titoloni in prima pagina che tra poche ore saranno già dimenticati. I ragazzi che sorridono spazzando via il fango di Genova sono bellissimi e ci dimostrano che c'è una generazione di giovani che non è come viene raccontata in modo superficiale e banale. Ma non bastano. C'è bisogno di sbloccare i cantieri, come abbiamo iniziato a fare con l'unità di missione. Di superare la logica dei ricorsi e controricorsi che rendono gli appalti più utili agli avvocati che non ai cittadini, come abbiamo previsto con il disegno di legge delega sulla Pubblica amministrazione,ha scritto sui social il premier Renzi. “Se vogliamo evitare le passerelle e le sfilate da campagna elettorale, l'unica soluzione è spendere nei prossimi mesi i due miliardi non spesi per i ritardi burocratici”.

Il video che segue risale al 2011 ma la storia non è cambiata:

{youtube}B8uZqyE_pcM{/youtube}

E questo invece è quanto è accaduto nei giorni scorsi:

{youtube}xmrR8hVswEk{/youtube}

Ma intanto è tempo di rimboccarsi le maniche, come hanno fatto i giovani ritratti in queste immagini:

angeli genova ansa

Foto: Ansa

angeli genova deeyjay

Foto: Twitter

angeli genova il post

Foto: Twitter

Come aiutare.

Oltre agli aiuti promessi dal premier, è possibile dare subito una mano ai cittadini di Genova. Il Comune ha fatto sapere che verrà istituito un conto corrente dedicato a sostegno degli alluvionati, alimentato da donazioni di soggetti privati oltre che dallo stesso Comune con la creazione di fondo ad hoc e da altri soggetti pubblici. Chi volesse mettersi a disposizione, può contattare il numero verde Anpas 800 177797.

Francesca Mancuso

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Nuova alluvione a Genova, una vittima: si cercano volontari

La corsa al petrolio in Alaska minaccia l'habitat dei Trichechi

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trichechi shell

Proprio non c'è pace per i trichechi in Alaska. Come se non bastasse lo scioglimento dei ghiacci artici a minarne l'habitat (abbiamo tutti ancora le immagini dei trichechi ammassati sulle rive per via della mancanza di ghiaccio), torna a prospettarsi la nefasta ipotesi delle trivellazioni della Shell a caccia dell'oro nero nel nord del pianeta. 

La compagnia petrolifera ci aveva già provato con le perlustrazioni esplorative nel 2012 e poi fatto dietrofront a seguito degli incidenti avvenuti, e ci piace pensare anche per via delle massicce proteste portate avanti da Greenpeace in primis. Shell aveva giustificato l'abbandono dei piani di trivellazione con una mancanza di convenienza economica, ma eccola che torna a farsi sotto. La compagnia ha ottenuto, infatti, i documenti dal Bureau of Ocean Energy Management per riprendere la perforazione a nord dell'Alaska nel Mare di Chukchi. Obiettivo della Shell è di perforare nell'arco di diversi anni sei pozzi approfittando del ritiro dei ghiacci che si alterna durante l'anno e massimizzare così le estrazioni.

La brutta notizia per i trichechi consiste nel fatto che i luoghi previsti per le perforazioni si trovano lungo le aree di spostamento dei branchi e nelle zone che fungono da riposo, riproduzione e alimentazione.

trichechi e shell

Nell'immagine messa a disposizione online dall'US Geological Survey, autore dello studio in questione,  si può capire la relazione tra i progetti di Shell e la vita dei trichechi. Le linee gialle mostrano i movimenti di un gruppo di trichechi nel mese di luglio 2013 e le X rosse gli individui dotati di dispositivi radio messi dai ricercatori. Il contorno verde indica le posizioni individuate per le perforazioni petrolifere amministrate dalla Federal Bureau of Ocean Energy Management e vi sono comprese anche quelle che la Shell sta valutando.

L'Alaska è un luogo non solo ricco di risorse, ma soprattutto ricco di biodiversità e questi pozzi andrebbero ad intaccare delle aree importantissime come appunto il Mare di Chukchi che dal punto di vista biologico sono luoghi dove il ghiaccio marino artico tende a restare stabile più a lungo rispetto alle altre zone. Qui sono tutt'ora in corso delle indagini multidisciplinari che studiano da diversi approcci scientifici la vita biologica, le interazione chimico fisiche e la fauna presente, come per esempio i banchi di pesci.

"I banchi di pesci e l'integrità dell'area sono vitali per garantire l'habitat dei trichechi, considerando anche che il cambiamento climatico sta minando i ghiacci artici," ha detto Margaret Williams, direttore per il World Wildlife Fund dei programmi sull'Artico "I rischi per i trichechi (e ovviamente delle altre forme di vita marine) sono da correlare con i disturbi causati dal traffico navale e la ricaduta da fuoriuscite di petrolio. Il contenimento e la pulizia da idrocarburi è particolarmente impegnativa in acque ghiacciate senza contare che la stazione della Guardia Costiera più vicina è nello stato di Kodiak, ovvero distante dalle aree interessate alle perforazioni. E 'un posto incredibile, pieno di vita, con una ricca catena alimentare", dichiara la Willaims. "Se il petrolio e le perforazioni per il gas vanno avanti, si teme un potenziale disastro ambientale."

La loro corsa continua e la natura (e tutti noi) rischiamo di pagare a caro prezzo la loro avidità.

Cristiana Priore

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