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Batterie al litio di ultima generazione: ricaricheranno anche un’auto elettrica in pochi minuti

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Batterie al litio che possono ricaricarsi di oltre il 70% soltanto in due minuti. È la nuova realtà che arriva da Singapore e che, per esempio, ci consentirà di ricaricare un'auto elettrica in meno di un quarto d'ora

Con una durata di vita di oltre 20 anni, più di 10 volte rispetto alle batterie agli ioni di litio già esistenti, le batterie di ultima generazione – per ora ancora in fase di sperimentazione – sono state messe a punto da un team di ricercatori della Nanyang Technological University.

Il loro segreto sta nelle nanotecnologie e nel titanio. Già, perché quello che hanno fatto gli scienziati di Singapore guidati dal professor Chen Xiaodong è stato sostituire l'anodo, ossia il polo negativo normalmente costituito da grafite, con un gel di biossido di titanio (economico e già utilizzato nelle creme solari per le sue capacità di assorbimento dei raggi ultravioletti).

Detto fatto: questo composto, normalmente di forma sferica, l'hanno poi modellato in minuscoli nanotubi (mille volte più sottili di un capello umano) che accelerano di molto il passaggio della carica.

Batterie-al-litio

La ciliegina sulla torta? Questa innovazione accelera la ricarica di 20 volte e ne aumenta la durata (10 mila cicli di carica contro i 500 di oggi). Ergo, potrebbe andare a nozze coi veicoli elettrici.

"Con la nostra invenzione, le auto elettriche aumenteranno le loro possibilità di diffusionespiega Chen Xiaodong, professore associato della NTU – Se pensiamo che per caricare un'auto a sufficienza possono bastare 5 minuti, possiamo certamente paragonare il processo a quello della sosta dal benzinaio. E se i tempi per la batteria di un'automobile sono questi, figuriamoci cosa può accadere con lo smartphone".

Ed è ovvio che poi i costruttori non dovranno più aumentare la quantità di batterie a bordo ma puntare sui tempi di ricarica estremamente brevi, riducendo peso e prezzo dei veicoli.
Una rivoluzione per le auto elettriche?

Germana Carillo

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La nuova specie di lumaca diventata il vessillo del diritto al matrimonio gay

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lumache diritti gay

Scoprire una nuova specie e dedicarle un nome per i diritti del matrimonio omosessuale. Una lumaca appena identificata e diventa la metafora della lentezza che spesso accompagna i riconoscimenti dei diritti dei gay. Aegista diversifamilia, questo è, infatti, il nome scientifico evocativo della nuova specie di lumache di terra endemica dell'isola di Taiwan che è stata descritta sulla rivista Zoo Keys.

E' stata riconosciuta dopo averla confusa con un'altra particolarmente comune, la Aegista Subchinensis. Le differenze morfologiche che sussistono tra una e l'altra riguardano le dimensioni della conchiglia che nella A. diversifamilia ha la forma a spirale più piatta.

Spesso due specie ritenute da inizialmente uguali si rivelano poi diverse perché tra due popolazioni sussistono degli ostacoli che le separano. L'evoluzione poi fa il resto e conferisce loro delle differenze che solo uno studio filogenetico può confermare, individuando due specie differenti. Gli ostacoli possono essere una catena montuosa o un fiume e sono detti ostacoli biogeografici.

Le lumache sono animali ermafroditi, cioè ogni singolo individuo possiede entrambi gli organi riproduttivi maschili e femminili e rappresentano nel mondo animale la diversità di orientamento sessuale.

Nel periodo di stesura dell'articolo scientifico e la conseguente presentazione al mondo scientifico della nuova specie

"a Taiwan e in molti altri Stati si lottava per il riconoscimento del diritto al matrimonio tra persone dello stesso sesso", ha spiegato il dottor Yen-Chang Lee, professore di Taipei's Academy Sinica. Abbiamo deciso che forse questa era una buona occasione per dare alla lumaca un nome che potesse ricordare la lotta per il riconoscimento dei diritti del matrimonio dello stesso sesso ".

Una lumachina che diventa suo malgrado il vessillo dei diritti del matrimonio omosessuale. Quando la natura si schiera dalla parte dell'amore arcobaleno.

Cristiana Priore

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Ebola: la deforestazione ha contribuito alla sua diffusione?

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ebola deforestazione

E’ ormai tristemente nota l’epidemia di Ebola che sta investendo il continente africano ma che preoccupa sempre più anche Stati Uniti ed Europa dove si iniziano a registrare i primi casi. Tutto è cominciato lo scorso dicembre in una città chiamata Meliandou, in Guinea. Ma come ha fatto il virus ad espandersi così velocemente? Può la deforestazione aver giocato a suo favore?

Facciamo un passo indietro e cerchiamo prima di capire cos’è esattamente l’Ebola. Si tratta di una malattia scatenata da un virus molto aggressivo che porta prima ad una fase di incubazione asintomatica, che può durare da pochi giorni fino ad un massimo di circa 20, successivamente compare una sintomatologia che può essere scambiata con quella di altre malattie tropicali: vomito, diarrea, dolori muscolari, febbre alta, mal di testa, ecc. Sembra che il tasso di mortalità nel caso si venga colpiti da questo virus possa arrivare addirittura al 90% dato che non vi è neppure una terapia specifica per contrastare l'avanzata della malattia.

Durante il periodo di incubazione la persona colpita non è contagiosa, dunque non può trasmettere il virus, appena compaiono i sintomi invece la situazione cambia ma è necessario un contatto diretto con il malato e nello specifico con mucose, pelle non integra, sangue o secrezioni, ma anche con indumenti o oggetti infetti.

Il virus è ricomparso per la prima volta a dicembre scorso in Guinea e probabilmente ad infettare il bambino di 2 anni capostipite di questa nuova epidemia è stato un pipistrello cosiddetto “della frutta”, cioè quella specie africana che ama sostare sugli alberi di mango e sulle palme. Ma perché è entrato in contatto con l’uomo? Molto probabilmente, a causa della deforestazione, non trovava più i soliti alberi lontani dai villaggi e si è trovato costretto ad avvicinarsi sempre più ai centri abitati.

A dire questo è stato recentemente Jordi Serracobo, biologo dell'Università di Barcellona, che ha tenuto una conferenza a Roma presso l’Istituto per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani. Come ha spiegato nel corso dell’incontro Serracobo: "La deforestazione e i cambiamenti climatici fanno sì che questi animali, che di solito vivono in zone non urbanizzate, vengano sempre più a contatto con l'uomo. Inoltre in Africa spesso sono consumati dalla popolazione locale. Ecco che questa relazione sempre più stretta con l'uomo influisce sulla dinamica del virus aumentandone la pericolosità".

Sembra dunque che ancora una volta non ce la dobbiamo prendere con il "destino crudele" che ci manda malattie ed epidemie ma con noi stessi che non avendo saputo rispettare il pianeta che ci ospita ne subiamo sempre più le conseguenze! Oppure c'è dietro altro? A questo proposito potete leggere la riflessione sull'epidemia di Ebola del blog Clorofilla.

Secondo l’esperto, però, possiamo stare tranquilli almeno qui in Europa: "Non dobbiamo allarmarci per i primi casi di virus in Spagna il sistema di sorveglianza funziona. Tra Europa e Africa ci sono troppe differenze, qui non ci sarà nessuna epidemia".

Francesca Biagioli

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Nuova ZTL a Roma: da lunedi' anche i motorini fuori dal Tridente

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roma tridente

Roma, si parte col Tridente. La Capitale finalmente potrà provare le nuove regole per la viabilità. Da lunedì sono state avviate le prime prove che saranno in vigore in via definitiva dal 20 ottobre. Cosa cambia? Il centro storico viene blindato, fuori le auto e per la prima volta anche moto e motorini.

Cos'è il Tridente Mediceo? Si tratta di un'area a forma di triangolo che parte da Piazza del Popolo e che attraverso i due assi laterali, Via di Ripetta da una parte e Via del Babuino dall'altra, sarà inaccessibile alle auto tornando a disposizione esclusiva dei pedoni.

Una storia durata quasi 12 anni, partita nel 2002 con la nascita di una ulteriore zona Zona a Traffico Limitato chiamata A1 con maggiori limitazioni all'interno della più vasta ZTL. La prima conquista per la Capitale è stata l'area pedonale che comprende la zona che va da via di Ripetta a via della Mercede, fino a Piazza di Spagna, Trinità de’ Monti e piazza del Popolo.

L'obiettivo?Riqualificare gli ambiti di valore storico-monumentale e garantire una maggiore vivibilità e fruibilità del Centro Storico della Capitale, patrimonio mondiale dell’Unesco,” spiega il Comune.

tridente mappa

Liberare il centro dalle auto e dalle moto è costato a Roma 1 milione e 744mila euro. La prima fase della pedonalizzazione è stata avviata il 4 agosto con la chiusura completa al traffico di Piazza di Spagna, una parte di piazza Mignanelli e via Condotti.

Fino al 7 gennaio 2015, sarà la Polizia Municipale a presidiare i 5 nuovi accessi posizionati in via Ripetta, via Capo le Case, via Condotti, via dei Pontifici e la salita di San Sebastianello. Successivamente verranno attivati i varchi elettronici.

Orari. La nuova Ztl del Tridente va dalle 6.30 alle 19, dal lunedì al venerdì e dalle 10 alle 19 il sabato. Stessi orari della zona a traffico limitato del resto della città.

Chi può accedere. Accesso e sosta possibili ma solo in alcuni casi. Potranno entrare nel tridente titolari di permesso/autorizzazione ZTL A1 e a tutte le categorie speciali tra cui lavoratori notturni, auto a servizio di portatori di handicap; trasporto pubblico (taxi, bus, n.c.c.), veicoli per cerimonie religiose diretti ai luoghi di culto interni alla ZTL “A1” e Forze di Polizia.

Gli stessi divieti e orari valgono anche per le moto e i motorini dei non residenti, che non potranno più accedere in centro.

Francesca Mancuso

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Cavolo nero: 10 ricette per gustarlo al meglio

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cavolo nero ricette

Il cavolo nero è una varietà di cavolo che nel nostro Paese trova il clima migliore per la coltivazione nelle regioni centrali, in particolare in Toscana, dove è l'ingrediente principale di zuppe e minestroni. In realtà il cavolo nero è molto versatile, oltre che salutare e nutriente. 

Lo potrete scegliere per preparare sia primi piatti che secondi e contorni. Ecco per voi una raccolta delle migliori ricette a base di cavolo nero.

1) Burger vegetali con cavolo nero

Se di solito preparate i vostri burger vegetali in casa, magari usando come base le patate, i ceci, i fagioli, o altri legumi e cereali, non dimenticate di inserire tra gli ingredienti il cavolo nero. Potete decidere di spezzettarlo o di tritarlo prima di inserirlo tra gli altri ingredienti, a crudo o dopo averlo saltato in padella. Così i vostri burger vegetali avranno un tocco di gusto e di salute in più.

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burger cavolo nero

2) Pesto di cavolo nero

Dal nostro Forum ecco un'idea per preparare in casa il pesto con il cavolo nero, una ricetta alternativa per quando il basilico non è più di stagione e siete alla ricerca di un condimento rapido da preparare. Vi serviranno cavolo nero, noci, pinoli, olio extravergine d'oliva e uno spicchio d'aglio se vi piace un sapore più deciso. Qui la ricetta completa.

Leggi anche: Pesto di cavolo nero fatto in casa

pesto di cavolo nero

3) Cous cous con cavolo nero, uvetta e pinoli

Il blog Cucina Verde Dolce Salata propone una ricetta alternativa per variare nella preparazione del cous cous. Ecco allora un piatto dove il protagonista è il cavolo nero, insieme all'uvetta e ai pinoli. In questo modo il cous cous diventa agrodolce. Per completare il piatto vi serviranno scalogno, carote e aceto balsamico. Qui la ricetta completa.

cou cous cavolo nero

fonte foto: cucinaverdedolcesalata.blogspot.it

4) Cavolo nero stufato

E' uno dei modi più semplici e gustosi per preparare il cavolo nero come contorno insieme ad altri ortaggi. Dovrete stufare il cavolo nero in padella insieme a cipolle rosse, carote e, se volete, passata di pomodoro. Per il condimento bastano olio extravergine d'oliva, sale marino integrale e pepe nero. Se vi piace, non dimenticate uno spicchio d'aglio. Qui la ricetta completa.

cavolo nero stufato

fonte foto: cucinaconfederica.blogspot.it

5) Zuppa toscana di cavolo nero

E' forse una delle ricette a base di cavolo nero più popolari in Italia. Si tratta della zuppa toscana. Il blog The Black Fig spiega come prepararla secondo la ricetta di nonna Lidia. Un piatto per riscoprire la tradizione dunque, perfetto per le cene d'autunno e d'inverno. Vi serviranno pochi ingredienti considerati a torto "poveri", perché in realtà sono un concentrato di salute. Qui la ricetta completa.

zuppa toscana di cavolo nero

fonte foto: theblackfig.com

6) Orecchiette con cavolo nero

Non soltanto le tradizionali orecchiette con le cime di rapa, ma anche una versione davvero originale delle orecchiette con il cavolo nero. Le potrete ripassare al forno per ottenere u piatto davvero squisito. Per condire le orecchiette vi serviranno un mazzetto di cavolo nero, cipolla dolce, peperoncino, pane grattugiato e mandorle tritate. Qui la ricetta completa.

orecchiette con cavolo nero

fonte foto: veganblog.it

7) Vellutata piccante di cavolo nero e zucca

La zucca e il cavolo nero sono i protagonisti di una vellutata piccante dal sapore autunnale. Da servire nei comuni piatti da zuppa o in mini porzioni in bicchierini di vetro, magari con grissini o crostini fatti in casa. Oltre al cavolo nero e alla zucca vi serviranno il peperoncino secco per rendere la vellutata piccante, cipolla, patate, semi di sesamo e altri ingredienti molto comuni in cucina. Qui la ricetta completa.

vellutata zucca cavolo nero

fonte foto: saporbio.com

8) Tagliatelle di farro al cavolo nero

Un ottimo condimento per condire le tagliatelle di farro è l'abbinamento tra il cavolo nero e i pomodori secchi che avrete preparato e conservato durante l'estate. L'ideale è scegliere proprio i vostri pomodorini essiccati al sole. Vi serviranno anche un rametto di rosmarino, un paio di spicchi d'aglio e olio extravergine. Qui la ricetta completa.

tagliatelle al cavolo nero

fonte foto: pane-e-marmellata.blogspot.it

9) Ravioli al cavolo nero

Avevate mai pensato di condire i ravioli con il cavolo nero? Lo potrete utilizzare ad esempio per il ripieno, magari insieme ad altri ingredienti, come le patate, oppure sceglierlo come ingrediente principale per preparare un letto cremoso su cui servire i vostri ravioli, con noci, olio extravergine d'oliva e spezie. Un'idea davvero originale. Qui la ricetta completa.

ravioli cavolo nero

fonte foto: pasticcipatapata.blogspot.it

10) Involtini di cavolo nero

Il blog A Fiamma Dolce ha da poco pubblicato una ricetta molto invitante per preparare degli involtini di cavolo nero con ripieno di zucchine. Un piatto a metà strada tra la fine dell'estate e l'inizio del'autunno. Per il ripieno vi serviranno anche aglio, olio extravergine, sale, timo e formaggio vegetale. Qui la ricetta completa.

involtini di cavolo nero

fonte foto: afiammadolce.it

Marta Albè

Fonte foto: squarespace.com

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Cavolo: l'ortaggio più nutriente del mondo. Ecco perché

 

Le bellissime casette-tegole di legno per i gatti sui tetti di Pechino (FOTO)

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Cosa ci fanno delle mini casette sui tetti di Pechino? Semplice, sono piccoli, comodi e creativi rifugi per i gatti randagi della città. È il 'MAOer hutong project' di Okamoto Deguchi design (ODD), che mira a migliorare la qualità di vita dei felini attraverso l'installazione di queste scatole pensate appositamente per le coperture tradizionali delle case.

La serie di scatole di legno, che ha debuttato durante la Design Week 2014 di Pechino, si adatta infatti perfettamente ai solchi dei tetti dei famosi vicoli, in cinese 'hutong', che si snodano attorno alla Città Proibita. I rifugi per gatti hanno molteplici finalità, oltre a quella di dare un accogliente spazio asciutto per dormire.

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Sono anche in grado, in effetti, di proteggere le antiche strutture, preservandole dalle erba spontanea che vi cresce, offrendo un modo per controllare la sua crescita. Contribuiscono quindi anche a proteggere le tegole dai danni, aggiungendo un po' di isolamento supplementare alla casa. Ora tutto sta nel capire se ai gatti piaceranno, o se continueranno a preferire rifugi di fortuna. Voi che ne dite?

Roberta Ragni

Fonte e Photo Credit

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Le piu' colorate varieta' di mais che non ti aspetti (No OGM)

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Biodiversità, la natura ci stupisce con il mais multicolore. Sempre più spesso il mais viene associato al tema degli Ogm, poiché è una delle coltivazioni più soggette a modificazioni genetiche. L'obiettivo principale sarebbe nell'incrementare le rese delle coltivazioni di mais per avere a disposizione maggiori quantità di prodotto da destinare soprattutto alla realizzazione di mangimi per gli animali da allevamento.

Di certo, non si tratta di una soluzione valida per risolvere il problema della fame nel mondo, che ha le sue principali ragioni nel mancato accesso alle risorse alimentari da parte dei più poveri, nella distribuzione scorretta del cibo e negli sprechi dei Paesi industrializzati. Da non sottovalutare i gravi danni per l'agricoltura e la biodiversità.

Con la monocoltura del comune mais giallo e del mais Ogm, stanno scomparendo le varietà di mais di altri colori – alcune davvero splendide alla vista – che possiamo ancora trovare in alcune località d'Italia e del mondo, in particolare grazie all'impegno degli agricoltori che si occupano della loro conservazione. Ecco le varietà di mais colorato che forse non conoscevate.

1) Mais multicolore

Come avrete intuito, il mais non è solo giallo. Il mais originario è multicolore. I nativi americani coltivano ancora decine di specie di mais di colori differenti, così come facevano anche con le patate. Per fortuna l'impegno per proteggere la biodiversità e per continuare a coltivare un mais così raro continua. I chicchi di diversi colori sono la conseguenza dell'avvicendarsi di varietà differenti di mais nel corso del tempo.

Leggi anche: Proteggere la biodiversita': il meraviglioso mais multicolore

mais multicolore

2) Mais nero

Il mais nero è noto anche come mais degli Inca. In realtà i suoi chicchi non sono propriamente neri, ma presentano una tonalità di indaco molto profonda. Quando la farina di mais nero viene utilizzata per preparare le tortillas, queste ultime si tingono di un colore blu-violaceo. Viene coltivato sia in America Centrale che in Cina. E' apprezzato in Giappone e in generale in Oriente per il suo sapore dolce e per il raccolto tardivo.

mais nero

3) Mias biancoperla

I chicchi del mais biancoperla hanno un colore vitreo, perlaceo e brillante. In Veneto sono uno dei simboli della biodiversità agroalimentare. I suoi chicchi vengono macinati per preparare la polenta di farina bianca. Le zone di maggior coltivazione del mais biancoperla sono la provincia di Padova e di Treviso, a cui si aggiungono anche alcune zone della provincia di Vicenza. Il mais biancoperla è Presidio Slow Food.

Leggi anche: Biodiversita' da riscoprire: il mais biancoperla

mais biancoperla

4) Mais rosso di Storo

Lo si riconosce subito per via dei chicchi di colore rosso. Il mais di Storo viene coltivato in Trentino, nel basso Chiese e nella bassa Valsugana. Una volta macinati i chicchi danno origine a una farina di colore giallo dorato che viene utilizzata per la preparazione della tipica polenta di Storo. In molti casi la sgranatura del mais di Storo avviene ancora a mano. L'impegno degli agricoltori evita che gli antichi sapori possano scomparire.

Leggi anche: Biodiversita' da riscoprire: il mais di Storo

mais di storo

5) Mais blu

All'estero è conosciuto anche come Blue Jade Corn. Si tratta di una varietà di mais dal gusto dolce e dal colore davvero insolito. I semi di mais blu vengono conservati e messi in vendita da Seed Library. I chicchi di mais da bianchi diventano blu al momento della massima maturazione.

mais blu

6) Mais arancione

Il mais arancione è noto all'estero come Otto File Flint Corn, almeno per quanto riguarda questa varietà dal colore molto acceso. Con questo mais si ottiene una farina con cui preparare una polenta dal colore dorato. E' originario del New England e veniva coltivato dai nativi americani. La sua coltivazione avrebbe raggiunto anche l'Italia. E' un tipo di mais ad alto contenuto proteico, ma purtroppo nel corso del tempo la sua coltivazione è stata accantonata a favore del mais giallo.

mais arancione

7) Mais verde

Ecco un'altra varietà di mais davvero particolare. Si tratta del mais verde, che è conosciuto anche come Oaxaca Green Dent Corn. Il suo luogo d'origine è il Messico. Tradizionalmente veniva coltivato dalla civiltà precolombiana degli Zapotechi, nella valle di Oaxaca, insieme a fagioli e zucche. Si tratta di una varietà particolarmente resistente alla siccità. Viene usato per preparare farina e pop corn.

mais verde

Marta Albè

Fonte foto: gandex.ru

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La pizza napoletana bene dell'umanità, la petizione all'Unesco (#pizzaUnesco)

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La pizza è sempre la pizza. Se fatta seguendo tutti i canoni per avere un prodotto finale buono e naturale, la pizza napoletana rimarrà sempre la regina incontrastata della cucina italiana, degna e gustosa rappresentante del Made in Italy all'estero. 

Non c'è storia che tenga: già ufficialmente riconosciuta nel 2010 come Specialità tradizionale garantita della Unione europea, sua maestà dovrebbe ora avere la possibilità di entrare a pieno titolo nella lista dei "beni immateriali" dell'Unesco (un tentativo ahimè fallito nel 2012).

È per questo che su Change.org, la più grande piattaforma di attivismo online, è stata lanciata la petizione (#pizzaUnesco) per chiedere all'Unesco di tutelare la pizza partenopea, o meglio "l'Arte della Pizza", come bene dell'umanità e sostenere la sua candidatura come bene immateriale da presentare a Parigi nei primi mesi del 2015: la specialità simbolo di Napoli è, infatti, l'unico tipo di pizza italiana menzionata in ambito nazionale ed europeo.

Nella "Lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell'umanità" già rientrano novanta voci, di cui cinque sono italiane: la dieta mediterranea (dal 2013), le macchine a spalla delle feste religiose (sempre dal 2013), l'arte del violino a Cremona (dal 2012), il canto a tenore (dal 2008), l'opera dei pupi (dal 2008).

La petizione già gode delle adesioni di Slow Food nazionale, del sottosegretario alle Politiche agricole Giuseppe Castiglione, di Coldiretti, di Federculture, dello chef Alfonso Iaccarino, dell'associazione nazionale Pizzaioli, del campione della "pizza napoletana" Gino Sorbillo e, udite udite, del presidente della Regione Lombardia, il leghista Maroni. Finora hanno firmato a sostegno della petizione già quasi 30mila persone.

Firmate anche voi qui http://www.change.org/p/proteggiamo-il-made-in-italy-la-pizza-come-patrimonio-unesco!

Germana Carillo

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Stress: dannoso per il cuore ma in maniera diversa per uomini o donne

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Troppo stress fa male e può interferire con la salute del nostro corpo oltre che della mente e del sistema nervoso. Sembra però che tra le tante differenze che intercorrono tra uomini e donne ci sia anche una diversa reazione allo stress da parte dell’organismo. Una nuova ricerca americana ha valutato l’effetto sul cuore, scoprendo che ciò che accade ad uomo è ben diverso rispetto a quanto avviene ad una donna.

Lo studio, condotto da un team del Duke Heart Center e pubblicato sul Journal of American College of Cardiology, ha preso come campione 254 uomini e 56 donne con problematiche cardiovascolari. Tutti i partecipanti sono stati sottoposti a test fisici e mentali per valutare le loro reazioni di fronte a situazioni stressanti come possono essere il dover fare calcoli matematici o fare esercizi sul tapis roulant. Alla fine di ogni attività il cuore veniva monitorato tramite elettrocardiogramma, si misurava la pressione e si valutavano i parametri del sangue attraverso il prelevamento di campioni.

I risultati hanno mostrato come il cuore risente dello stress indipendentemente dal sesso ma con modalità molto differenti. Nel caso degli uomini aumenta la pressione e la frequenza cardiaca mentre nelle donne si nota invece una riduzione del flusso di sangue al cuore con possibili ischemie miocardiche e aumento dell’aggregabilità piastrinica con conseguenti piccoli coauguli di sangue.

A risentirne anche l’umore, soprattutto quello delle donne, in cui si evidenziava un aumento di sensazioni ed emozioni negative dopo essere state sottoposte a stress.

Come questa ricerca può essere concretamente utile nella lotta alle malattie cardiovascolari? L’ha spiegato Zainab Samad, capo del team di scienziati:

questo studio ha rivelato che lo stress mentale influisce sulla salute cardiovascolare degli uomini e delle donne in modo diverso. Dobbiamo riconoscere questa differenza nel valutare e trattare i pazienti per le malattie cardiovascolari. A questo punto sono necessari ulteriori studi per verificare l’associazione delle differenze di genere nelle risposte del cuore allo stress mentale e i risultati a lungo termine. Questo studio sottolinea anche l’inadeguatezza degli strumenti di previsione del rischio disponibili, che attualmente non riescono a misurare un intero aspetto del rischio, vale a dire l’impatto delle risposte fisiologiche negative allo stress psicologico in entrambi i sessi, specialmente tra le donne”.

Francesca Biagioli

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Oggi tutti a scuola con gli amici in bus, a piedi e in bici

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scuola legambiente

Imparare ad andare a scuola in allegria, senza inquinare. Si può fare con gli amici prendendo il bus, andando a piedi o scegliendo la bicicletta. Ma quanti bimbi e soprattutto quanti genitori lo fanno? Per sensibilizzare maggiormente alla mobilità urbana sostenibile, Legambiente ha promosso per oggi, 15 ottobre, l'iniziativa "Vado a scuola con gli amici in bus, a piedi, in bici" rivolta appunto alle scuole e che vedrà coinvolte anche le amministrazioni del territorio.

Un'occasione simpatica che permetterà ai ragazzi di imparare le strade della loro città pedalando o camminando in sicurezza, fare un po' di moto sano, conoscere e applicare il codice della strada, vedere con la lentezza che non si vive viaggiando in macchina il proprio quartiere.

Andare a scuola con modi alternativi all'auto permette di dare un contributo alla riduzione delle emissioni inquinanti, soprattutto nelle città dove si registrano ancora livelli superiori ai limiti. Quanti bambini delle vecchie generazioni percorrevano a piedi con i compagni il tragitto fino alla scuola! Quanti i ricordi si sono formati in quei brevi momenti insieme! Purtroppo si è assistito ad una regressione nei confronti della mobilità scolastica sostenibile, infatti nonostante l'86% delle famiglie italiane abiti vicino agli edifici scolastici, sono ben 10 milioni di persone non rinunciano alla macchina anche per percorrere il breve tratto che separa l'abitazione dalla scuola. Ecco perché l'importanza di creare un'iniziativa ad hoc che coinvolga i più piccini e sensibilizzi anche gli adulti.

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Oltre cinquanta gli appuntamenti che sono in programma oggi  in diverse città italiane per il "Vado a scuola con gli amici in bus, a piedi, in bici" 2014. Come i percorsi di pedibus e bicibus, che consistono in veri e propri servizi autobus su due piedi o due ruote, passeggiate all'aperto insieme al sindaco della città, trekking sulle piste ciclabili, ed ancora attività ludiche, street art e azioni di guerrilla gardening.

scuola legambiente 1

A Roma, per esempio, i bambini di alcuni istituti comprensivi andranno a scuola in gruppo seguendo un percorso stabilito e raccoglieranno i passeggeri alle "fermate" predisposte lungo il cammino per poi fare una passeggiata con l'assessore del Municipio. Ci saranno anche blogger di quartiere che mostreranno loro quello che non va nel tragitto e coinvolgendo i ragazzi nel pensare e descrivere come dovrebbe essere una città a misura di bambino. Inoltre verrà svolto "Trekking a Roma seguendo la ciclabile" dedicato ai ragazzi del Liceo che dalla scuola percorreranno la ciclabile fino al Foro Italico, osservando la città, il Tevere, i ponti di Roma e i luoghi dello sport.

Invece a Nocera Inferiore gli studenti saranno i protagonisti di attività di street art e di guerrilla gardening insieme con i volontari.

A Bari sarà l'occasione per gli studenti di monitorare i punti critici della viabilità limitrofa alla scuola, poi non mancherà la "passeggiata con il sindaco" per ideare con lui possibili soluzioni. A Potenza la campagna si svolgerà sabato 18 ottobre con laboratori ludico-didattici sul tema della mobilità ai quali parteciperanno anche le scuole che hanno già sperimentato la pratica sostenibile del Pedibus e gli altri Istituti scolastici ai quali verranno presentate le mappe del Pedibus pensate per l'intera città. 

E ancora a Firenze, a Ostia, ad Alba, ad Urbino. Magari un giorno riusciremo anche ad introdurre soluzioni originali e creative come il Bicibus in Olanda:

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Per saperne di più visitate il sito ufficiale.

Cristiana Priore

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Piedibus: andare a scuola non è mai stato così divertente e... ecologico!

La prima Porche? Cento anni fa era elettrica ed ecologica

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Auto elettriche, sinonimo di modernità. Dimenticatelo. Già alla fine dell'800 i veicoli alimentati da motori elettrici avevano fatto capolino nel panorama della mobilità. Come la P1 di Porsche. Il celebre marchio tedesco già nel 1898 aveva messo a punto l'auto ecologica per eccellenza.

Ad un primo sguardo sembra un carro ma in realtà si tratta di un'automobile a tutti gli effetti. La P1 è stata progettata e costruita da Ferdinand Porsche ed è uno dei primi veicoli immatricolati in Austria. In giro per le strade di Vienna dal 26 giugno 1898, il veicolo deve il suo nome al fatto di essere la prima auto elettrica.

Una vera bellezza per gli occhi. Il volume di idee realizzate all'interno di questo veicolo rimane notevole anche oggi. A partire dal motore elettrico molto compatto, che pesa solo 130 kg, offrendo allora una potenza di 3 cavalli, come ha spiegato Porsche. Per brevi tratti, l'auto poteva muoversi utilizzando invece 5 cavalli, permettendo all'auto di raggiungere fino a 35 km/h.

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L'autonomia? Notevole. La P1 infatti era in grado di percorrere fino a 80 chilometri. Successivamente fu arricchita di altre innovazioni tecnologiche.

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La prima prova pratica dell'auto fu a settembre del 1899 alla mostra automobilistica internazionale che si svolse a Berlino. All'epoca, la concorrenza per produrre i migliori sistemi di azionamento era già agguerrita.

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Fu annunciata una gara per i veicoli elettrici in grado di percorrere una distanza di 40 km. Con tre passeggeri a bordo, Ferdinand Porsche alla guida della sua P1 tagliò il traguardo 18 minuti prima del concorrente successivo. Più della metà dei partecipanti non riuscì a raggiungere il traguardo a causa di difficoltà tecniche. Ma non solo. La P1 conquistò il primato anche nella prova di efficienza, con il minor consumo energetico nel traffico urbano.

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La vecchia auto elettrica esiste ancora. Un esemplare è in mostra al Museo Porsche di Stoccarda, in Germania anche con una versione traslucida blu di plastica, inserita per dare ai visitatori una migliore idea dei posti a sedere originali della vettura.

Porscheblu

Una tecnologia che esiste da oltre 100 anni e che ancora oggi, per ragioni decisamente discutibili, stenta ancora ad affermarsi.

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Francesca Mancuso

Foto: Porsche

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Dulce Agonia: Coca Cola e i retroscena dell'epidemia di diabete in Messico (VIDEO)

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coca cola messico diabete

Nel 2013 in Messico sono state registrate 75 mila amputazioni causate dal diabete. Il costo totale della malattia nel Paese è salito vertiginosamente, in concomitanza con l'aumento del numero dei pazienti.

Il documentario Dulce Agonia raccoglie finalmente i dati e svela i retroscena dell'epidemia di diabete in Messico, dando un volto umano ai numeri allarmanti del fenomeno. Marketing, attività delle lobby e manovre politiche spingono la popolazione al consumo di bibite gassate e cibo da fast food.

La conseguenza è la diffusione di una delle più subdole "malattie del benessere". Il documentario raccoglie testimonianze delle persone colpite dall'epidemia di diabete e interventi di esperti nazionali e internazionali. Le immagini e i racconto mettono in luce uno Stato del tutto assente e negligente nel proteggere la salute dei cittadini.

L'intervento della grande industria del cibo e delle bevande ha frenato qualsiasi possibilità di arginare l'epidemia di diabete. Il documentario è diretto da Cactus Productions con il sostegno della Fondazione Heinrich Boll e di Bloomberg Philantropies.

Le storie dei cittadini messicani affetti da diabete parlano non soltanto di amputazioni, ma anche di cecità e di morte. Non si tratta di persone anziane, ma per lo più di pazienti che avrebbero dovuto essere nel pieno della loro forze e al culmine della loro attività lavorativa. Ma le cattive abitudini alimentari e la diffusione della moda del fast food hanno giocato un pessimo scherzo al loro stato di salute.

L'industria delle bibite gassate, come rivela il documentario, con le proprie campagne pubblicitarie arriva a toccare la sensibilità dei nativi messicani, con manifesti nel loro dialetto e riprendendo i loro riti e le loro usanze legandoli ai prodotti da commercializzare. Un circolo vizioso difficile da spezzare che vede Coca Cola in prima fila.

Solo negli ultimi 6 anni in Messico circa 500 mila persone sono morte a causa del diabete e altri 4,5 milioni di pazienti non sono stati curati. In Messico mancherebbero le risorse per somministrare le cure e per evitare le amputazioni o la cecità irreversibile.

Fast food e bibite gassate stanno causando un incremento dell'obesità tra i bambini e gli adolescenti. La stessa obesità è considerata un fattore in grado di favorire il diabete. Oltre il 14% dei bambini in età scolare, di età compresa tra i 5 e gli 11 anni, in Messico è obesa. Secondo i dati rivelati dagli esperti, questi soggetti così giovani tra i 12 e 15 anni soffrono già di pressione alta, infiammazione del fegato, colesterolo alto e insulino-resistenza. I casi di diabete si estendono anche alla popolazione nativa, che si starebbe adattando alle pessime consuetudini alimentari del mondo cittadino.

Guarda il video e consulta qui i dati svelati da Dulce Agonia.

{youtube}4Y-WslZoV9c{/youtube}

Marta Albè

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Oggi e' la Giornata mondiale della Donna Rurale

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giornata mondiale donna rurale 2014

Oggi è la Giornata mondiale della Donna Rurale che come ogni anno si celebra il 15 ottobre in numerosi Paesi, compresa l'Italia. E' un'occasione importante per ricordare qualcosa che non dovremmo mai dimenticare: l'importanza delle donne, del loro impegno e del loro sapere per lo sviluppo dell'agricoltura rurale e la protezione della biodiversità.

Le donne che lavorano in agricoltura come coltivatrici o piccole imprenditrici hanno sempre più bisogno di supporto alle loro attività. Molte comunità rurali del mondo si basano sul loro lavoro per il sostentamento dei loro membri, dai bambini agli anziani.

Per quanto riguarda l'Italia, saranno numerose le iniziative dedicate alle donne che rappresentano il fulcro del mondo rurale. Uno degli appuntamenti previsti si svolgerà oggi a Roma presso l'Inea con il seminario "Singolare, femminile, rurale" che sarà accompagnato dalla presentazione dell'omonimo volume, dedicato alla realtà femminile rurale italiana attraverso le testimonianze dirette delle protagoniste.

Tra i temi principali che coinvolgono le donne e l'agricoltura rurale troviamo l'accesso alla terra, l'accesso al credito e la conciliazione dei tempi familiari e degli impegni di lavoro. Difficoltà comuni a molte donne che lavorano nei campi o come piccole imprenditrici agricole. Le donne in agricoltura sono il sale della terra, da sempre hanno dato il loro contributo per la produzione di cibo sano con cui sfamare i figli e la famiglia.

Di certo un solo giorno non basta per risolvere i problemi e le difficoltà che le donne devono affrontare nel mondo rurale, ma si tratta comunque di un'iniziativa di sensibilizzazione importante, che se non ci fosse lascerebbe un vuoto.

Le donne sono e continueranno ad essere ambasciatrici del rispetto dell'ambiente e grazie al loro impegno lo sviluppo rurale potrà essere sempre più sostenibile.

Per scoprire e leggere esempi di donne tornate alla Terra, scarica gratis il libro Singolare, femminile, rurale.

Marta Albè

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4 funghi medicinali che hanno dimostrato proprieta' curative

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funghi medicinali

Nelle antiche medicine di Cina, Giappone e India si conosceva bene il potere curativo di alcune specie di funghi che non a caso venivano usati per trattare una serie di malattie più o meno gravi. Negli Stati Uniti e in Europa è invece da poco che si stanno imparando a conoscere le doti curative dei funghi e anche le ricerche scientifiche sono sempre più attente a valutarne i possibili benefici per la salute.

In particolare sono 4 i funghi su cui recenti ricerche si sono concentrate (anche se ce ne sarebbero anche altri da valutare) che hanno dimostrato di essere particolarmente efficaci nel trattamento di determinate patologie:

 

TRAMETES VERSICOLOR

trametes versicolor

Questo fungo multicolore soprannominato “coda di tacchino” per la sua forma cresce un po’ in tutto il mondo e spesso nasce in maniera raggruppata nel legno in decomposizione. Il trametes versicolor è noto per le sue proprietà anticancro. Uno studio pubblicato nel 2012, ad esempio, ha notato come l’assunzione fino a 9 grammi di estratto di questo fungo riesca a migliorare lo stato immunitario delle donne malate di cancro al seno. Nel 2013, invece, una ricerca dell’International Journal of Molecular Medicine ha scoperto che il Trametes combinato con il Reishi (altro fungo medicinale) è in grado di indurre la distruzione delle cellule leucemiche.

HERICIUM ERINACEUS

hericium erinaceus

L’hericium erinaceus, chiamato criniera di leone o pon pon bianco, si identifica molto facilmente per via della sua caratteristica forma a cascata da cui emergono le spore bianche. Questo fungo viene utilizzato per molti scopi tra cui il trattamento delle più comuni malattie gastrointestinali e per le sue proprietà immunostimolanti ma le più recenti ricerche si sono concentrate in particolare sugli effetti benefici che l’hericium avrebbe nel ridurre ansia, depressione e insonnia ma anche nell’evitare l’insorgenza di malattie degenerative legate all’avanzare dell’età come Alzheimer e Parkinson. Una ricerca del 2014 ha infatti confermato l’efficacia di questo fungo con test di laboratorio a cui seguiranno a breve anche studi clinici sugli esseri umani.

 

INONOTUS OBLIQUUS

inonotus obliquus

L’Inonotus obliquo o Chiaga è un fungo duro e legnoso che cresce nelle zone più fredde, in particolare in Russia. Nonostante l’aspetto sia molto simile a quello di un pezzo di carbone, il Chiaga è un fungo di notevole valore medicinale ed estremamente versatile. In particolare sembra che la sua efficacia sia stata confermata nel trattamento dei disturbi metabolici come il diabete. Uno studio del febbraio 2014, ad esempio, ha scoperto che questo fungo esercita effetti metabolici ipoglicemizzanti e offre benefici nella gestione del grasso corporeo. C’è da dire però che tradizionalmente veniva usato come antibiotico e antivirale naturale, tonico e per la sua azione disintossicante e antiossidante.

 

GANODERMA LUCIDUM

reishi

Il Ganoderma lucidum, o Reishi, è forse il fungo orientale più conosciuto e utilizzato anche in Occidente. Molto apprezzato per le sue proprietà, il Reishi è attualmente al centro dell’interesse della scienza per via delle capacità immunostimolanti ma anche per le virtù antitumorali che sono state confermate da diverse ricerche tra cui quella effettuata dall’Università Bellarmine in Kentucky che ha scoperto che i polisaccaridi e le saponine presenti nella proliferazione cellulare di questo fungo sono in grado di favorire l'apoptosi (morte) delle cellule del cancro ai polmoni.

Leggi anche: Reishi, Ganoderma lucidum: il fungo medicinale

 

In effetti la potenzialità dei funghi medicinali è molto alta e c’è chi ritiene che lo studio di queste e altre specie di funghi rappresenti il futuro nel trattamento di numerose patologie, tra cui il tumore. C'è però naturalmente ancora tanto da capire sui principi attivi di cui sono composte le diverse specie e sui meccanismi con cui agiscono nel nostro corpo.

Francesca Biagioli

Giornata Mondiale dell'Alimentazione: l'importanza di scegliere prodotti senza olio di palma

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frutto palma

Domani in occasione della Giornata Mondiale dell'Alimentazione il WWF punterà di nuovi i piedi sul problema di carattere ormai mondiale della produzione di olio di palma. E lo fa con un'intensa campagna 'virale' globale sui Social media per rendere consapevoli i consumatori dei danni prodotti dalle coltivazioni intensive di palma da olio e invitandoli ad informarsi e scegliere prodotti 'oil-free'

Circa l'80% di tutto l'olio di palma prodotto viene utilizzato nell'industria alimentare.
Nella vita quotidiana non ci facciamo molto caso, annebbiati anche da una pubblicità ingannevole che tramuta la peggiore schifezza in un prodotto salutare e dalla poca trasparenza delle etichette informative. Infatti non sempre la dicitura "olio di palma" compare sulle liste di ingredienti di un certo alimento confezionato e men che meno ne siamo consapevoli in uno fresco. Se la sua presenza non viene occultata del tutto, viene comunque sostituita con le diciture "grasso non idrogenato, grasso vegetale, olio vegetale".

E lo troviamo praticamente dappertutto. E' anche presente in moltissimi prodotti biologici, per vegani o per intolleranti al lattosio, in quanto permette di sostituire determinati alimenti e garantisce maggiore conservazione.

E' quasi impossibile evitarlo visto il suo ampio uso, che non accenna purtroppo a diminuire ma anzi sarà destinato ad aumentare visto le prospettive demografiche che ci attendono.

LEGGI anche: I 10 prodotti di uso comune che contribuiscono alla deforestazione

Almeno l' Europa però ha deciso di fornire gli strumenti per poter scegliere con maggiore consapevolezza. Infatti da dicembre di quest'anno la normativa europea (Regolamento (UE) n.1169/2011) obbligherà l'indicazione in etichetta di tutti i singoli oli presenti nell'alimento. Una buona notizia per i consumatori e per l'ambiente che finalmente avranno etichette trasparenti.

foreste olio palma 2

Ciò che lega la nostra golosità alla deforestazione e all'estinzione di preziose specie animali è, tra le altre, proprio l'olio di palma.

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Basti pensare che l'Indonesia tra il 2000 e il 2013 ha più che triplicato l'estensione delle coltivazioni di palma da olio, continuando a devastare il secondo patrimonio di foreste tropicali del pianeta. Crescono inoltre i piccoli produttori, le piccole piantagioni che arrivano ad interessare anche le aree protette, ad erodere gli ultimi rifugi per elefanti e tigri, distruggendo gli ultimi corridoi ecologici e la possibilità di interscambio tra le varie popolazioni animali destinandole ad un processo di estinzione più rapido.

produttori palma

Praticamente è l'unico grasso che fa "dimagrire". Ma solo le foreste e la fauna, disgraziatamente.

"Se ciascun consumatore avesse la possibilità di attraversare gli scenari desolanti delle foreste che bruciano per far posto alle coltivazioni di olio di palma, se ciascuno di noi affrontasse un viaggio tra i fumi degli incendi che tagliano il respiro e avvolgono perennemente quello che rimane delle foreste del Borneo o di Sumatra, rimarrebbe talmente scioccato da non voler più consumar olio di palma responsabile di tanta distruzione. In attesa che l'industria alimentare faccia la sua parte, riducendo il più possibile il contenuto di olio di palma dei suoi prodotti, sta a noi consumatori scegliere consapevolmente.- ha dichiarato Isabella Pratesi, Responsabile del programma di Conservazione Internazionale del WWF Italia".

"La responsabilizzazione deve riguardare tutta la filiera produttiva, dai produttori, ai distributori, ai consumatori finali, a noi tutti. – dichiara Gianfranco Bologna, direttore scientifico del WWF Italia - Fondamentale è il ruolo del settore privato nella fase di acquisto delle materie prime per contribuire alla riduzione degli impatti ambientali e all'arresto dei processi di deforestazione in corso. In quest'ottica, WWF chiede con forza alle aziende utilizzatrici di olio di palma di agire con responsabilità impegnandosi a raggiungere entro il 2015 il 100% di approvvigionamento di olio di palma certificato secondo i criteri della Roundtable on Sustainable Palm Oil (RSPO), quale primo importante passo verso una maggiore sostenibilità del mercato".

E visti i tanti dubbi che circondano questa certificazione forse il consiglio rimane quello di evitare proprio di consumarlo.

{youtube}wup7XXKVur0{/youtube}

Cristiana Priore

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Olio di palma: attenzione, distrugge le foreste anche se certificato come "sostenibile"


Colorare combatte lo stress

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disegnodacolorare

Stressato? Colora che ti passa! In una scatola una serie di pastelli colorati e in un cassetto un vecchio album stropicciato di animali dalle forme arrotondate e macchinine che fanno brum brum. Fino alla pagina 5 è già tutto dei colori vivaci della natura: il pulcino è diventato blu e la macchina di papà non è grigia ma rossa fiammante. Bene, l'ha fatto mio figlio ed è magnifico così. Ma se lo facessi anche io

Sì, insomma, se a scatenare la "cromo-fantasia" fossi io stessa in una sorta di Art therapy fai-da-te? Già, perché, si sa, concentrarsi su un'attività creativa ha da sempre avuto benefici effetti sulla psiche, anche solo per il semplice fatto che riesce il più delle volte a "distrarre". Colorare, poi, pare abbia un non so che di magico come antidoto anti-stress, e non necessariamente quello patologico dalle oscure linee di autoflagellazione (per quello, ahimè, ci vuole un po' di sano e decisamente prolungato relax).

Mettere colore sul bianco di un foglio, dunque, senza particolari velleità da artista, rilassa e aiuta a gestire lo stress, migliora la concentrazione e la produttività, rilassa la mente e a riduce i livelli di ansia. Fantastico. Se poi, e questo lo aggiungo io, lo fate con vostro figlio accanto (che colora la sua parte) in tutta serenità, senza crisi isteriche e senza pensare alla cena, la cosa vi fa sentire anche un tantinello madri appagate e soddisfatte. Basta poco.

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La pratica, in buona sostanza, genera benessere, tranquillità e stimola anche le aree cerebrali legate alla capacità motorie, i sensi e la creatività.

"L'azione coinvolge sia la logica, che dipende dalle forme che coloriamo, sia la creatività, quando decidiamo come miscelare le varie tonalità. Ciò comprende le aree della corteccia cerebrale coinvolte nella visione e nelle capacità motorie [coordinamento necessario a fare piccoli movimenti precisi]. Il rilassamento che fornisce abbassa l'attività dell'amigdala, una parte fondamentale del nostro cervello che gestisce le emozioni", spiega la psicologa Gloria Martinez Ayala.

La colorazione, quindi, ha un effetto anti-stress, perché quando ci concentriamo su una particolare attività lo facciamo su di essa e non sulle nostre preoccupazioni. Ma anche perché ci riporta alla nostra infanzia, un periodo in cui abbiamo certamente abbiamo avuto molto meno stress.

MANDALA - Uno dei primi psicologi che applicò la colorazione come una tecnica di rilassamento fu Carl G. Jung nel secolo scorso e lo ha fatto attraverso i Mandala: disegni circolari simili ai rosoni delle chiese gotiche. Il Mandala è originario dell'India, ma è presente in tutte le culture con la sua forma a cerchio che rappresenta la vita, la nascita, la maturità, la rinascita: simbolismi che consentono di concentrarci su noi stessi e allontanare i pensieri negativi.

mandala

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LO SAPEVATE CHE in Paesi come la Francia o il Regno Unito i libri da colorare per adulti sono dei veri bestseller? L'editore francese Hachette ha una collezione chiamata Arte-Terapia, con una serie di volumi anti-stress che comprende tutti i tipi di disegni, dalle farfalle ai fiori, dai cupcakes, ai graffiti ai disegni psichedelici.

Nel Regno Unito sono popolari i libri della illustratrice Mel Simone Elliot, che addirittura permette di colorare celebrità come Ryan Gosling, Lady Gaga, Beyonce e Kate Moss nella sua serie Colour Me Good.

Su Amazon, poi, si trovano un'infinità di libri Mandala, ma se vi bastano i già numerosi quadernoni dei vostri pargoli, chiedete loro il permesso di utilizzarne uno: anche colorare Cenerentola o i dinosauri vi terrà sicuramente lontani da ogni fonte di stress!

Germana Carillo

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Alluvioni: il Nord Italia fa i conti col fango. Una vittima a Trieste, due in Toscana (VIDEO)

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friuli alluvione

La pioggia non si arresta nel Nord Italia e miete ancora vittime. Una donna è rimasta uccisa da una frana che ha investito la sua abitazione, in provincia di Trieste. La 73enne, residente nel comune di Muggia, non ce l'ha fatta e la sua casa non ha retto alla cascata di fango causata dalle ingenti piogge che hanno colpito la zona. Dopo Genova ancora alle prese con i detriti, anche il Friuli è in ginocchio.

Nelle ultime ore un violento nubifragio ha colpito la città, allagando case e negozi e provocando numerosi danni. Chiuse le scuole. Problemi anche nel Carso dove la furia della tempesta ha spezzato dei rami, finiti sulle carreggiate di alcune strade.

In grossa difficoltà anche in Toscana, con altre due vittime, in Piemonte ed Emilia Romagna. A Manciano due sorelle di circa 60 anno sono rimaste bloccate all'interno di un'auto, travolte dalla piena dell'Elsa. Il Piemonte invece deve fare i conti con le esondazioni del Torrente Curone, del fiume Orba e del fiume Scrivia che hanno causato l'isolamento di numerose frazioni.

Va lentamente migliorando la situazione a Parma, invasa dal Baganza. Le strade rimaste chiuse perché invase dai detriti sono state state riaperti al traffico grazie anche all'aiuto dei volontari.

Parma

Foto: Meteoweb

Il video che segue mostra una delle vie della città invasa dal fango:

{youtube}Br_BAQCte7s{/youtube}

In provincia di Alessandria si fa ancora la conta dei danni. Il governatore Chiamparino ieri ha inviato la richiesta al Governo per lo stato di calamità per le zone danneggiate dalle piogge cadute tra domenica e lunedì. Si parla, a una prima stima, di circa 50 milioni di euro, metà dei quali per le strade.

Francesca Mancuso

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I 15 migliori luoghi e città del mondo dove ammirare i colori dell'autunno

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mete colori autunno articolo

Avete in programma un viaggio autunnale in Italia o all'estero? Vi suggeriamo alcune delle mete migliori da visitare in autunno per ammirare i colori di questa stagione davvero magica che vi permetterà di riscoprire il contatto con la natura anche nelle grandi capitali d'Europa e del mondo, oltre che nel nostro Paese. 

Abbiamo scelto alcuni dei panorami autunnali più belli e caratteristici, avete altre mete da suggerire?

1) Italia - Roma

Prima di partire alla scoperta delle meraviglie del mondo, non dimentichiamo le bellezze di casa nostra a partire da Roma, la capitale che si accende di colori dorati in autunno. Le "ottobrate" romane garantiscono un clima molto gradevole, praticamente estivo, all'inizio della stagione autunnale, permettendovi di godervi con tutta calma cultura e paesaggio.

autunno 1 roma

fonte foto: skyscanner.it

2) Germania - Berlino

Altra meta europea ideale da visitare in autunno è Berlino. Potrete non soltanto ammirare il centro storico della città e i suoi monumenti più famosi, ma anche addentrarvi in uno dei suoi parchi. A Tiergarten pare che la nebbiolina del mattino crei un'atmosfera quasi fatata e molto romantica, che merita di certo una passeggiata.

autunno 2 berlino

fonte foto: meligartandphotography.blogspot.it

3) Inghilterra - Londra

Hyde Park è uno dei più grandi e famosi spazi verdi di Londra. Il suo tipico scenario autunnale è diventato lo sfondo di numerose pellicole cinematografiche nel corso dei decenni. Se vi trovate a Londra durante l'autunno, non dimenticate la classica passeggiata ad Hyde Park e ai Kensington Gardens, per respirare la migliore atmosfera londinese autunnale e prenatalizia, tra ottobre e novembre.

autunno 1 londra

fonte foto: nationalgeographic.com

4) Italia - Firenze

I luoghi d'Italia che in autunno appaiono ancora più belli sono davvero numerosi. Tanti borghi e cittadine sono a dir poco spettacolari in autunno, ma per quanto riguarda le mete turistiche maggiori e più popolari oltre a Roma non possiamo dimenticare di citare Firenze, che in autunno – e non solo – è davvero splendida.

autunno firenze

fonte foto: panoramio.com

5) Francia - Valle della Loira

L'autunno è forse il momento migliore per visitare la Valle della Loira, che si accende di magnifici colori dorati. Potrete ammirare i vigneti e i famosi castelli immersi in un'atmosfera magica. E' anche il tempo della vendemmia, che vi consentirà di assistere alla raccolta dell'uva da una prospettiva inusuale.

autunno 5 - valle della loira

fonte foto: lonelyplanet.com

6) Scozia - Pitlochry

In Scozia le foreste di conifere sempreverdi si alternano ad alberi dalle foglie decidue che offrono alcune delle più belle sfumature autunnali in Europa. Una delle località migliori dove ammirare l'autunno scozzese è Pitlochry. Qui ogni ottobre si svolge un festival musicale appena fuori città, nelle vicinanze dei boschi.

autunno 6 scozia

fonte foto: flickr.com

7) Inghilterra – Foresta di Dean

Si tratta di un'antica foresta del Gloucestershire. Qui un insieme di querce, betulle e castagni creano un panorama dalle sfumature color oro e ruggine che merita di essere ammirato e fotografato almeno una volta nella vita. Potrete attraversare la Forest of Dean a piedi o in bicicletta, per un viaggio a diretto contatto con la natura.

autunno 7 inghilterra

fonte foto: lonelyplanet.com

8) Macedonia – Lago di Ocrida

Il lago di Ocrida, in Macedonia, è uno dei maggiori laghi della Penisola Balcanica ed è considerato uno dei più antichi della Terra. Appartiene per circa due terzi alla Macedonia e per un terzo all'Albania. Qui i colori dell'autunno si accendono di arancione e giallo dorato, creando uno dei periodi migliori dell'anno per visitare la Macedonia e i Balcani.

autunno 8 macedonia

fonte foto: topdreamer.com

9) Germania – Baviera

In Baviera, nel Sud della Germania, in autunno potrete ammirare boschi alpini ricchi di colori splendidi e visitare i meravigliosi castelli di questa zona, che evocano una vera e propria atmosfera fiabesca, soprattutto verso il tramonto. In estate la Baviera è affollata dai turisti, mentre l'autunno è una delle stagioni più tranquille e caratteristiche per visitarla.

autunno 9 baviera

fonte foto: pictures4ever.eu

10) Estonia – Tallinn

Forse non avevate mai pensato di visitare una delle Repubbliche Baltiche. Quest'autunno potrebbe essere l'occasione per farlo. I colori dell'autunno accendono Tallinn di un'atmosfera da favola. La città vecchia è stata dichiarata Patrimonio dell'Umanità dall'Unesco. Lasciatevi stregare da una meta non ancora presa di mira dal turismo di massa.

autunno 10 tallinn

fonte foto: mywanderlust.pl

11) Scozia – Edimburgo

Non soltanto i parchi e i boschi della Scozia meritano una visita autunnale, ma anche la sua capitale, Edinburgo, che in questa stagione è immersa in un'atmosfera magica. Se preferite il clima fresco dell'autunno all'afa estiva, ecco il periodo migliore per visitare e ammirare la più bella città della Scozia.

autunno 11 edimburgo

fonte foto: simonwilliamsphotography.co.uk

12) Giappone – Nara

L'autunno in Giappone regala momenti spettacolari, proprio come la fioritura dei ciliegi in primavera. Tra i luoghi migliori dove ammirare il panorama troviamo l'antica capitale di Nara, che si raggiunge in treno da Kyoto, e l'isola settentrionale di Hokkaido. Il periodo migliore per visitare il Giappone in autunno è tra la fine di settembre e ottobre.

autunno 12 giappone

fonte foto: lonelyplanet.com

13) Romania – Transilvania

Patria leggendaria del più famoso vampiro della letteratura e del cinema, la Transilvania, in Romania, porta con sé un'atmosfera a dir poco misteriosa, ancora di più durante la stagione autunnale, quando i suoi castelli medievali sono circondati dal massimo splendore della natural con viste e panorami spettacolari.

autunno 13 transilvania

fonte foto: goodwp.com

14) Ungheria – Budapest

In questa immagine potete ammirare la sede del Parlamento ungherese, circondata dai magici colori dell'autunno di Budapest. Con le sue famose piscine termali, Budapest è una delle località più adatte a coloro che vogliono abbinare relax e turismo culturale. L'autunno è forse la stagione più bella per visitare la città.

autunno 14 - budapest

fonte foto: flickr.com

15) Stati Uniti – Vermont

Chi ha in programma un viaggio autunnale alla scoperta dei luoghi più caratteristici degli Stati Uniti, non può dimenticare di inserire tra le proprie mete il Vermont, nella regione del New England, con le sue Green Mountains. Da qui è possibile raggiungere il Quebec, superando il confine settentrionale del Vermont.

autunno 15 stati uniti

fonte foto: topdreamer.com

Marta Albè

Fonte foto copertina: nationalgeographic.com

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Consigli e rimedi per proteggere il nostro corpo da virus e batteri

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antibiotici naturali difese immunitarie virus ebola

L'ormai tristemente nota epidemia di Ebola sta impaurendo il mondo. L'Ebola è un virus e come gli altri virus non può essere trattato con antibiotici, che vengono invece utilizzati in caso di malattie provocate dai batteri. Come fare per proteggere il nostro corpo dalle infezioni? Possiamo iniziare provando a rafforzare le nostre difese immunitarie.

Possiamo fornire al nostro corpo, soprattutto grazie all'alimentazione, ciò che serve affinché il nostro sistema immunitario funzioni al meglio. I rimedi naturali hanno contribuito a mantenere la popolazione in salute per secoli. Anche se questo esempio non può essere paragonato all'Ebola, pensiamo ad una classe delle elementari in cui la maggior parte dei bambini si ammali di morbillo.

Ci sarà sempre un piccolo gruppo di bambini che non contrarrà questa o altre malattie infettive, probabilmente proprio per merito di un sistema immunitario più forte rispetto ai compagni. Il sistema immunitario funziona al meglio se lo aiutiamo a liberarsi delle tossine in modo che possa concentrarsi sui germi che lo possono attaccare dall'esterno.

Erbe e alimenti antibatterici

Tra le erbe e gli alimenti antibatterici troviamo aglio, cipolla, curcuma, zenzero, limone, pepe di Cayenna, menta piperita, cannella, chiodi di garofano, calendula, cranberry, echinacea e radice di altea. Tutti cibi, spezie e rimedi naturali noti ormai da secoli per le loro proprietà benefiche nei confronti del nostro organismo e del sistema immunitario.

Leggi anche: Antibiotici naturali: 10 cibi ed erbe veri e propri farmaci

Cibi ed erbe, veri e propri farmaci ed antibiotici naturali

Tra gli alimenti che già vi avevamo indicato come veri e propri farmaci e antibiotici naturali, oltre ai già noti e nominati aglio e cipolla, troviamo l'avocado, il tè verde, il neem e numerose erbe officinali, come origano, timo, salvia, rosmarino, coriandolo, eucalipto e prezzemolo. Le erbe aromatiche e le piante officinali possono essere utili anche in aromaterapia, sotto forma di oli essenziali, oltre che come ingredienti con cui arricchire la nostra alimentazione.

Leggi anche: Antibiotici naturali: 10 erbe con proprietà antibatteriche

Erbe antivirali

Gran parte delle erbe officinali e degli alimenti naturali possono essere utilizzati in modi diversi sia a livello alimentare che curativo. E' sempre bene chiedere consiglio al proprio erborista di fiducia. In ogni caso le comuni erbe e spezie da cucina possono diventare protagoniste di condimenti e infusi.

Ad alcune erbe e alimenti vengono attribuite proprietà antivirali. In questo elenco troviamo ad esempio la melissa, il sambuco, la radice di liquirizia, l'astragalo, le foglie d'olivo, l'uncaria e il Pau d'Arco, una pianta che proviene dal Sudamerica, nota da centinaia di anni per le sue proprietà curative, di cui sono disponibili estratti erboristici.

Questi rimedi antivirali collaudati contribuiranno ad innalzare il livello di protezione dalle minacce esterne. Consumare cibi, erbe e spezie in grado si supportare il sistema immunitario sarà certamente d'aiuto.

Rimedi naturali per rafforzare il sistema immunitario

Tra i rimedi naturali che rafforzano il sistema immunitario aiutandolo a difenderci dalle infezioni troviamo:

1) Erbe e rimedi adattogeni: gingseng siberiano, gynostemma, reishi e il già citato Pau d'Arco.

2) Erbe che supportano il fegato: cardo mariano, radice di tarassaco, radice di bardana, carciofo e curcuma.

3) Vitamina C: presente in tutti gli agrumi, nel kiwi, nei peperoni, nei cavoli, nelle fragole e in altri alimenti.

4) Vitamina D: esposizione al sole e integratori specifici in caso di necessità.

5) Zinco: una buona fonte di zinco sono i semi di zucca.

6) Probiotici: di cui sono ricchi i crauti, l'aceto di mele, il kombucha e in generale le bevande e i cibi fermentati.

Leggi anche: Vitamina C in inverno: come prevenire influenza e raffreddore

Alimenti e cattive abitudini da evitare

Tra gli alimenti da evitare o da limitare, in quanto sopprimono il sistema immunitario, troviamo lo zucchero raffinato, gli alcolici, latte e derivati, grassi idrogenati, proteine animali, farine raffinate, alimenti confezionati e altamente trasformati. Attenzione anche allo stress cronico e eventualmente all'esposizione eccessiva a campi elettromagnetici e sostanze nocive. No alla vita sedentaria, meglio cercare di trascorrere più tempo all'aria aperta.

Rafforzare le difese immunitarie dei bambini

Rafforzare le difese immunitarie dei bambini, con l'arrivo di autunno e inverno, ci aiuta a proteggerli dalle malattie stagionali che di solito sopraggiungono in questo periodo dell'anno. Il loro stile di vita deve essere salutare: buon sonno, alimentazione sana e tranquillità sono alla base del benessere dei più piccoli. Li aiutano una dieta povera di zuccheri raffinati e di snack confezionati, ma ricca di vitamina C, cibi probiotici, frutta e verdura.

Leggi anche: 10 consigli per rafforzare le difese immunitarie dei bambini

Consultare medico, erborista o naturopata

Come sempre, per accertarsi delle proprie condizioni di salute, si raccomanda di consultare un professionista di vostra fiducia. Per proteggere il nostro corpo dalle malattie la difesa migliore che abbiamo a disposizione è la prevenzione, basata su uno stile di vita salutare e sugli alimenti e i rimedi che possono rafforzare le nostre difese. Il medico, il naturopata e l'erborista sapranno darvi i suggerimenti migliori a seconda del vostro stato di salute.

Marta Albè

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Riprodotta birra di 170 anni fa recuperata da un naufragio del 19° secolo

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Riportare alla luce una birra del 19° secolo scoperta durante le ricerche di un relitto naufragato al largo della costa della Finlandia nel 2010. Era questa la sfida di un gruppo di ricercatori del Belgio. E ce l'hanno fatta. Dopo diversi anni di lavoro, una fabbrica di birra finlandese è ora pronta alla commercializzazione di quella che è una riproduzione accurata della "birra-cimelio".

Le bottiglie giacevano perfettamente conservate a 50 metri di profondità dal 1842. Così il governo delle isole Åland ha invitato i campioni per analizzare la birra antica ai ricercatori belga del KU Leuven's Brewing Technology Research Groupper, gli stessi che hanno da poco scoperto che dietro l'aroma fruttata della bevanda ci sono i moscerini.

Guidati dal professor Guido Aerts e dal mastro birraio Gert De Rouck, la squadra ha lavorato per un anno per ricostruire la secolare birra. "Sulla base dei microrganismi nelle bottiglie, siamo stati in grado di capire quale tipo di lieviti e batteri sono stati utilizzati dai produttori di birra del XIX secolo", spiegano.

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Così hanno prodotto una line-up di birre di prova, utilizzando gli stessi ingredienti trovati nelle bottiglie naufragate. I migliori prodotti sono stati quindi selezionati e messo in produzione limitata. Ma che sapore ha una birra vecchia di 170 anni? Sorprendentemente dolce, e con una gradazione alcolica del 4,7%.

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Per via del modo in cui il malto è stato prodotto e per la minore quantità di luppolo utilizzato, la birra assume un "gusto di champagne" poco amaro, che la rende più simile al profilo del gusto del vino. La birra sarà ora prodotto in serie e venduta dal birrificio finlandese Stallhagen. Il costo di ogni bottiglia riprodotta si aggirerà sui 6 euro. Per ora, però, sarà difficile assaggiarla in Italia, anche se l'azienda punta a commercializzarla nei prossimi anni in tutto il mondo.

Roberta Ragni

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