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Clima, IPCC: ridurre le emissioni del 40-70% entro il 2050. Il nuovo monito dell'ONU

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Il cambiamento climatico, se lasciato incontrollato, aumenterà la probabilità di effetti gravi, diffusi e irreversibili, per le persone e per gli ecosistemi. Nonostante ciò, le soluzioni per limitarne gli effetti esistono. È la sentenza del capitolo conclusivo del Quinto Rapporto di Valutazione dell'IPCC, il Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico. 

La relazione di sintesi conferma che il cambiamento climatico sta per essere registrato in tutto il mondo e il riscaldamento del sistema climatico è inequivocabile. Dal 1950 molti dei cambiamenti osservati sono senza precedenti nel corso dei millenni.

"La nostra valutazione ritiene che l'atmosfera così come gli oceani si siano riscaldati, la quantità di neve e di ghiaccio si è ridotta, il livello del mare è aumentato e la concentrazione di anidride carbonica è aumentata a un livello senza precedenti almeno negli ultimi 800 mila anni", ha dichiarato Thomas Stocker, Co-presidente del gruppo di lavoro dell'IPCCI.

Oltre all'impatto dell'uomo, il documento analizza come i cambiamenti climatici siano già in corso e possano diventare irreversibili a meno che le emissioni di gas serra non siano tagliate. Secondo l'Ipcc, infatti, l'aumento dei gas serra dovuto a combustione di carboni fossili e la deforestazione sono le principali cause del riscaldamento dalla metà del ventesimo secolo. Ognuna delle ultime tre decadi è stata più calda della precedente e la temperatura è cresciuta di 0,85 gradi tra il 1880 e il 2012, mentre il livello del mare è cresciuto di 19 centimetri tra il 1901 e il 2010 e potrebbe salire tra i 26 e gli 82 centimetri nel 2100.

È per questo che gli esperti ritengono che le emissioni mondiali di gas serra dovranno essere ridotte del 40-70% fra il 2010 e il 2050: "L'influenza umana sul sistema climatico è chiara, dobbiamo agire rapidamente e in modo decisivo, e abbiamo i mezzi per limitare cambiamenti climatici e costruire un futuro migliore", dice il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon.

Il rapporto non lascia molti dubbi, quindi su quale sia la strada da intraprendere puntando sulle rinnovabili con le quali andrà soddisfatto almeno l'80% del fabbisogno energetico. Un messaggio però che non sembra essere stato recepito dall'Europa e dall'Italia stessa, visti i recenti timidi obiettivi fissati e lo Sblocca Italia, incentrato tutto su petrolio e fonti fossili. 

"Il rapporto dell'IPCC è un monito per i politici di tutto il mondo. Proprio la scorsa settimana l'UE ha raggiunto un accordo sui propri obiettivi al 2030 in materia di clima ed energia poco ambizioso e con obiettivi decisamente insufficienti – dichiara Luca Iacoboni, Responsabile Campagna Clima & Energia Greenpeace ItaliaÈ necessario che l'UE mantenga la leadership nella lotta al riscaldamento globale, soprattutto in un momento in cui Cina e Usa sembrano voler prendere impegni seri sul tema. Per questo deve rivedere al rialzo i propri obiettivi al 2030, in vista della conferenza sul clima di Parigi 2015".

"La scienza ci dice che il futuro saranno le rinnovabili e l'efficienza energetica, mentre il governo italiano sembra voler rimanere ancorato al passato con le sue scelte. Il Senato voterà dopodomani il decreto Sblocca Italia, che dà il via libera alle trivelle nei nostri mari per due gocce di petrolio, mentre continuano le misure per colpire le rinnovabili. Una doppia follia: non solo si continueranno ad estrarre combustibili fossili, che dovrebbero invece rimanere sotto terra per fermare i cambiamenti climatici, ma lo si farà mettendo a rischio il mare italiano e settori come turismo e pesca sostenibile, fondamentali per la nostra economia" conclude Iacoboni.

POPOLAZIONI DISAGIATE – La relazione mette in chiaro anche che ad essere particolarmente vulnerabili ai cambiamenti climatici sono le popolazioni socialmente, economicamente, culturalmente, politicamente e istituzionalmente emarginate. I Paesi sottosviluppati, insomma, che, pur non avendo contribuito, o avendo contribuito molto poco, alle emissioni di gas a effetto serra, si ritrovano a dover pagare lo scotto di una simile scelleratezza.

Almeno, auspichiamoci una "cooperazione internazionale", dice il presidente dell'Ipcc, Rajendra Kumar Pachauri, anche perché "se non controlleremo queste incidenze, i cambiamenti climatici aumenteranno il rischio di conseguenze gravi, generalizzate e irreversibili per tutti gli esseri umani e gli ecosistemi. Tuttavia, rileva Pachauri, "abbiamo i mezzi per limitare i cambiamenti climatici, esistono numerose soluzioni". Per il copresidente dell'Ipcc, Youba Sokona, "è possibile, a livello tecnico passare ad un'economia a basso livello di carbone. Ma quello che manca sono politiche e istituzioni appropriate per arrivarci. Più aspetteremo per prendere delle disposizioni, più l'adattamento ai cambiamenti climatici e l'attenuazione di questi effetti costeranno caro".

Insomma, gente, inutile girarci intorno, l'abbiamo detto mille volte: se vogliamo un cambiamento dobbiamo partire da noi stessi. E facciamolo almeno per i nostri figli e i nostri nipoti.

Germana Carillo

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Doggy bag: a chiederla è solo 1 italiano su 3

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Doggy coldiretti

Portare gli avanzi a casa dal ristorante, ovvero la doggy bag, è una buona pratica green seguita solo da un italiano su tre

È quanto emerge dall'indagine online condotta da Coldiretti, che evidenzia come una fetta rilevante della popolazione (il 24%) quando va a mangiare fuori casa lasci sulla tavola gli avanzi semplicemente perché si vergogna di chiedere di portarli con sé.

Se portare a casa il cibo avanzato è un comportamento molto diffuso da anni in altri Paesi come gli Stati Uniti (dove la doggy bag è una prassi consolidata a partire dalla first lady Michelle Obama), qualcosa comincia a cambiare anche in Italia dove di fronte a questa nuova esigenza "la ristorazione si attrezza e in un numero crescente di esercizi, per evitare imbarazzi, si chiede riservatamente al cliente se desidera portare a casa il cibo o anche le bottiglie di vino non finite e si mettono a disposizione confezioni o vaschette ad hoc", riferisce la Coldiretti.

Secondo l'indagine, i comportamenti degli italiani al ristorante o in pizzeria sono coerenti con quanto sta avvenendo nelle case. Con la crisi, infatti, si sta registrando un'inversione di tendenza con quasi tre italiani su quattro (73%) che hanno tagliato gli sprechi a tavola nel 2013. Secondo una ricerca Coldiretti/Ixe', in particolare, il 45% degli italiani ha ridotto gli sprechi e il 28% li ha addirittura annullati, mentre una percentuale del 26% non ha cambiato il proprio comportamento.
Se la crisi economica ha un aspetto positivo forse allora è proprio questo, alla luce di una situazione in cui ogni persona in Italia ha comunque buttato nel bidone della spazzatura ben 76 chili di prodotti alimentari nel corso dell'anno.

Ancora un po', dunque, serve per sdoganare un comportamento che ha solo del buono. Non pensate a come possono giudicarvi gli altri e mettete una volta per tutte in pratica i vostri buoni propositi e principi green chiedendo di portare con voi ciò che avanza al ristorante.

Germana Carillo

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Dieta vegetariana: una buona scelta se condotta in maniera equilibrata

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dieta vegetariana salute

Dieta vegetariana si o no? Se ne parla tantissimo e diverse ricerche si pongono l'obiettivo di capire i vantaggi e gli eventuali svantaggi di questa dieta sulla salute delle persone. La risposta potrebbe essere davvero semplice: le diete che riducono o sono prive di alimenti di origine animale sono consigliabili solo se seguite con un certo criterio, ovvero pianificate in maniera equilibrata.

In effetti una dieta vegetariana potrebbe comprendere tanti alimenti confezionati e raffinati, una grande quantità di formaggi, bevande gassate, zucchero in eccesso, ecc. Non basta dunque dire dieta vegetariana o vegana per mettersi al riparo dalla possibilità di alimentarsi in maniera scorretta e non salutare.

Per valutare l’impatto di una dieta vegetariana o vegana sulla salute delle persone, la Società Italiana di Nutrizione Umana (SINU), ha avviato già dal 2012 uno studio di cui al momento non si hanno ancora i documenti ufficiali (che usciranno nel 2015) ma solo i primi risultati ottenuti. Secondo quanto visto fino ad oggi dagli studiosi, sembra che le diete veg siano benefiche solo se condotte bene, tenendo conto di tutti i nutrienti di cui il corpo ha bisogno ogni giorno, mettendoli quindi quotidianamente sulla propria tavola ponendo anche una particolare attenzione alle giuste combinazioni alimentari.

Come ha dichiarato al Corriere.it Vincenzino Siani, presidente della Società Italiana di Nutrizione Vegetariana (SINVE): “Di certo non ci si improvvisa vegetariani, men che meno vegani: non a caso chi sceglie questi stili di vita è mediamente più attento e informato. Bisogna esserlo, ad esempio, per evitare carenze di ferro: bisogna sapere che i vegetali contengono fitati che ne riducono l’assorbimento e che per migliorarlo occorre associare cibi ricchi di acido citrico".

Lo studio della SINU si compone di due fasi: prima una revisione sistematica della letteratura scientifica in merito fino al 2013 e successivamente l’elaborazione di un documento finale che valuti la copertura dei fabbisogni nutrizionali nelle diete vegetariane nei vari stadi del ciclo vitale (bambini, adulti, anziani) e lo stato dei nutrienti nei diversi stati fisiologici (gravidanza, allattamento e attività fisica).

Aspettiamo con ansia i risultati ricordando però che già nel 2009 l’American Dietetic Association aveva dichiarato che: "Le diete vegetariane correttamente pianificate, comprese le diete vegetariane totali o vegane, sono salutari, adeguate dal punto di vista nutrizionale e possono conferire benefici per la salute nella prevenzione e nel trattamento di alcune patologie. Le diete vegetariane ben pianificate sono appropriate per individui in tutti gli stadi del ciclo vitale, inclusa gravidanza, allattamento, prima e seconda infanzia, adolescenza, e per gli atleti".

C’è però da dire che lo studio della SINU sostiene che la dieta più salutare rimane, un po’ per tutti, la dieta mediterranea dove un consumo di proteine animali comunque c’è anche se in quantità ridotte.

{youtube}651TYYODhkw{/youtube}

Francesca Biagioli

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Malala dona 50 mila dollari ricevuti in premio per ricostruire 65 scuole di Gaza

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Malala Yousafzai, a soli 17 anni, ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace 2014 per il proprio impegno nella difesa dei diritti dei bambini. Ora la coraggiosa ragazza ha ricevuto un nuovo riconoscimento. Si tratta del World's Children's Prize. Malala ha deciso di donare 50 mila dollari, l'intera somma del premio, per la ricostruzione delle scuole a Gaza.

Christopher Gunness, portavoce dell'Agenzia Onu per i Rifugiati (Unrwa), lo ha reso noto precisando le parole di Malala, secondo cui "Senza istruzione non ci sarà mai la pace". L'Unrwa ha affermato che Malala compie un lavoro eroico per i bambini di Gaza, in circostanze molto difficili. La ragazzina nel 2012 era rimasta gravemente ferita durante un attacco dei Talebani. E' sopravvissuta e ora è la paladina del diritto all'istruzione per i bambini e i ragazzi in difficoltà e che vivono in zone di guerra.

Malala ricorda che oltre la metà della popolazione di Gaza ha meno di 18 anni e che ognuno di loro ha diritto ad un'istruzione di alta qualità, alla speranza e a reali opportunità di costruire il proprio futuro. Molti bambini innocenti hanno sofferto in modo terribile e per troppo tempo. Dunque la sua idea è di incoraggiare la ricostruzione delle scuole per favorire l'istruzione.

Malala ha dato l'annuncio a Stoccolma, dove ha ricevuto il prestigioso premio. "Sono onorata di annunciare ai bambini di tutto il mio mondo che i soldi di questo premio andranno ad aiutare gli studenti e le scuole in un luogo particolarmente difficile, Gaza" – ha dichiarato Malala.

I fondi verranno donati a Unrwa, che secondo le parole di Malala sta svolgendo un lavoro eroico per salvare i bambini a Gaza, in circostanze molto difficili. Questo finanziamento aiuterà a ricostruire 65 scuole danneggiate durante la guerra. Malala chiede infine a tutti di lavorare duramente per garantire ai ragazzi e alle ragazze palestinesi e di tutto il mondo di ricevere un'istruzione di alta qualità in un ambiente sicuro.

"Unaimo le voci per la pace e l'istruzione" – ha concluso Malala – "perché insieme siamo più potenti".

Marta Albè

Fonte foto: edgesuite.net

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Algae Farm: coltivare alghe sul cavalcavia dell'autostrada per ridurre l'inquinamento delle strade (VIDEO)

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alghe autostrada cover

Un cavalcavia autostradale è forse l'ultimo luogo in cui immaginiamo possa sorgere un'azienda agricola. Ma per le alghe e per il loro microcosmo ecologico è diverso. Le alghe, infatti, assorbono la luce solare e la Co2 e producono ossigeno. Ecco che allora sul cavalcavia di un'autostrada in Svizzera è nata Algae Farm, con l'obiettivo di ridurre l'inquinamento.

I luoghi con elevate emissioni di Co2 sarebbero ideali per la coltivazione delle alghe. Il sistema è stato realizzato la scorsa estate come parte di un festival a Ginevra. L'idea è molto semplice: fare in modo che le alghe vivano utilizzando la Co2 emessa dalle auto che viaggiano costantemente lungo l'autostrada.

LEGGI anche: Una lampada alle alghe che assorbe la stessa CO2 di 150 alberi

La posizione sopraelevata favorisce il contatto con la luce del sole. Una serie di pompe e filtri permettono il funzionamento del sistema. Le alghe così coltivate, secondo The Cloud Collective, possono essere utilizzate in diversi modi, con particolare riferimento al mondo delle biomasse e della bioedilizia.

alghe autostrada 1

alghe autostrada 2

alghe autostrada 3

Al momento, come ha specificato l'azienda di design che si è occupata della creazione della struttura, questo progetto rappresenta soltanto un esempio su piccola scala, ma pare che realizzare impianti di questo genere con dimensioni maggiori sia possibile. Pensate che questo sistema speciale di coltivazione delle alghe possa risultare benefico per ridurre l'inquinamento?

{vimeo}110230238{/vimeo}

Marta Albè

Fonte foto: thecloudcollective.org

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Alghe: le diverse tipologie, le proprieta' e come utilizzarle

Essere felici rende piu' sani e produttivi: la scienza conferma l'importanza della felicita'

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felicita scienza

Qual è la vera importanza della felicità? La felicità non è legata soltanto al buonumore, ma anche alla salute. La scienza ora lo conferma. Mentre alcune persone suggeriscono che ci sono cose ben più importanti di cui preoccuparsi, altre vedono la felicità come qualcosa di vitale, come ciò che, in ultima analisi, ognuno di noi vorrebbe raggiungere nella vita.

La felicità è più di un'emozione passeggera. Le emozioni negative, come la paura e la rabbia, ci aiutano a fuggire dal pericolo e a difenderci dai pericoli. Le emozioni positive, come il piacere e la speranza, ci aiutano a connetterci con gli altri e a far fronte alle situazioni negative che possono capitare nella vita.

Cercare di vivere una vita felice non significa negare le emozioni negative o fingere di provare gioia in ogni istante. Tutti noi incontriamo delle avversità ed è del tutto naturale provare rabbia, tristezza, frustrazione o altre emozioni negative. Pensare il contrario significherebbe negare parte della condizione umana.

Essere felici permette di vivere pienamente i momenti positivi, ma nche di far fronte in modo efficace alle sfide più difficili della vita. Secondo Mathieu Ricard, il biochimico diventato monaco buddista che viene considerato l'uomo più felice del mondo: "La felicità non è una sensazione piacevole o un'emozione passeggera, ma un ottimale stato dell'essere".

Secondo le più recenti ricerche, la felicità non solo ci fa sentire bene in generale, ma porta anche con sé una serie di benefici per la salute, le relazioni con gli altri e le performance sul lavoro. Ad esempio, gli economisti della Warvick University hanno dimostrato che le persone che si sentono felici sono più produttive.  I soggetti pronti per sentirsi felici si sono dimostrati maggiormente in grado di svolgere i compiti lavorativi assegnati.

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Nel settore della sanità, è stato riscontrato che i medici che sono felici fanno diagnosi più veloci e accurate. Le scuole che si concentrano sul benessere sociale ed emotivo dei bambini, inoltre, ottengono risultati accademici migliori. La felicità è stata anche correlata ad un miglior processo decisionale e ad una maggiore creatività.

La felicità porta anche vantaggi per la società nel suo complesso. Secondo una ricerca basata sulla revisione di oltre 160 studi, ci sono prove chiare e convincenti che le persone più felici abbiano una migliore salute generale e vivano più a lungo rispetto ai loro coetanei meno felici. Avrebbero inoltre minori probabilità di ammalarsi di raffreddore e di andare incontro ad un infarto o a un ictus.

Infine, le persone più felici sono più propense a dare un contributo positivo alla società. Sono più propense a fare volontariato e a partecipare ad attività pubbliche. Hanno un maggior rispetto per la legge e offrono più aiuto agli altri. Il successo è la chiave della felicità, ci sentiamo dire di solito. Ma le ricerche sembrano dimostrare il contrario: la felicità è la chiave del successo. Siete d'accordo?

Marta Albè

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Cornetti e brioche fatte in casa con la pasta madre senza grassi idrogenati

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brioche pasta madre

Autoproduzione anche a colazione e a merenda. Queste brioche fatte in casa con la pasta madre sono una bella idea per iniziare la giornata in dolcezza o per uno spuntino a metà pomeriggio. In questo modo potrete fare a meno delle brioche confezionate.

Se non avete a disposizione la pasta madre, alla fine della ricetta troverete le indicazioni per sostituirla con il lievito di birra. Ecco gli ingredienti e il procedimento per preparare in casa le vostre brioche con la pasta madre.

Ingredienti per 8 brioche

Per il rinfresco

120 gr di pasta madre solida
100 gr di farina di farro o di frumento
70 ml circa di acqua tiepida

Per l'impasto

400 gr di farina di farro
150 ml di latte di mandorle o acqua
4 cucchiai di olio extravergine
4 cucchiai di sciroppo d'acero (o altro dolcificante naturale)
1 cucchiaino di scorza d'arancia grattugiata (scegliere arance bio)
1 pizzico di cannella in polvere
Pasta madre rinfrescata

Per la farcitura

A scelta tra (per ciascuna brioche):

1 cucchiaino di confettura di frutta
1 cucchiaino di gocce di cioccolato fondente
1 cucchiaino di crema di nocciole
Cannella, cacao e vaniglia in polvere a piacere

Preparazione

1) Rinfrescate la pasta madre. Estraetela dal contenitore di conservazione e trasferitela in una ciotola. Versate circa mezzo bicchiere di acqua tiepida e lavoratela con le dita o con un cucchiaio fino a discioglierla. Unite a poco a poco la farina e iniziate ad impastare fino a riportare la pasta madre alla consistenza iniziale. Suddividetela in due parti uguali e riponetene una in frigorifero nel contenitore di partenza. Lasciate la parte restante di pasta madre, che sarà il lievito per le vostre brioche, nella ciotola e fate trascorrere mezz'ora prima di iniziare l'impasto.

2) Per l'impasto delle brioche unite a poco a poco alla pasta madre rinfrescata la farina di farro, il latte di mandorle (o semplice acqua di rubinetto), un pizzico di sale, un pizzico di cannella, l'olio extravergine, la scorza d'arancia grattugiata e lo sciroppo d'acero. Impastate con energia fino ad ottenere un composto liscio ed elastico, non appiccicoso. Per regolare la consistenza unite, se serve, un po' d'acqua o di farina in più.

3) Per la lievitazione coprite la ciotola con un telo di cotone appena inumidito e lasciate riposare fino al raddoppio del volume dell'impasto. Preferite una lievitazione lunga. Ad esempio preparate l'impasto alla sera per infornare le brioche alla mattina.

4) Infarinate leggermente il piano di lavoro e stendete l'impasto con il matterello formando un grande rettangolo dello spessore di circa 3 millimetri. Suddividete con la rondella tagliapasta in quattro rettangoli lunghi e stretti. Dividete ogni rettangolo in due triangoli tracciando la diagonale. Avrete così ottenuto 8 triangoli.

5) Per farcire le brioche, alla base di ogni triangolo disponete il ripieno, a scelta tra un cucchiaino di confettura di frutta, un cucchiaino di gocce di cioccolato fondente (o mezzo quadratino staccato da una tavoletta di cioccolato), un cucchiaino di crema di nocciole o altra farcitura a vostra scelta. Se volete, a seconda del ripieno prescelto unite anche cannella, cacao o vaniglia in polvere.

6) Date forma alle brioche. Arrotolate i triangoli dalla base verso la punta per formare dei "cornetti". Chiudete bene gli angoli e piegateli leggermente verso l'interno. Se occorre inumidite leggermente i bordi dell'impasto per farli aderire meglio.

7) Disponete le brioche su una teglia ricoperta di carta da forno, ben distanziate una dall'altra. Il consiglio è di lasciarle riposare ancora una mezz'ora prima di infornarle. Cuocete le vostre brioche con la pasta madre in forno ventilano e preriscaldato a 180°C per circa 15 minuti, fino a doratura.

8) Per chi non ha la pasta madre o per quando avete poco tempo a disposizione, potete utilizzare in sua sostituzione un cubetto di lievito di birra fresco o una bustina di lievito di birra in polvere (7 grammi) per un impasto da preparare con 500 grammi di farina. In questo caso i tempi di lievitazione saranno ridotti rispetto alla pasta madre. Attendete comunque sempre il raddoppio del volume dell'impasto prima di iniziare a preparare le brioche.

brioche fatte in casa pasta madre

Buon appetito!

Marta Albè
(Testi e foto)

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Dai Rice Krispice alle gallette, in UK troppo arsenico nei prodotti a base di riso

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arsenico riso bambini

Avere in corpo livelli troppo alti di arsenico può essere, a lungo andare, molto pericoloso per la nostra salute. Di solito si pensa alla contaminazione che avviene attraverso l’acqua, ma alcuni ricercatori si sono preoccupati di valutare la concentrazione di questa sostanza nel riso e soprattutto nei prodotti a base di questo cereale che si trovano comunemente nei supermercati del Regno Unito.

L'Istituto per la sicurezza alimentare globale della Queen University di Belfast ha analizzato 81 prodotti a base di riso scoprendo che più della metà di essi conteneva livelli troppo alti di arsenico. E la cosa può essere preoccupante se si pensa che alcuni di questi prodotti sono molto popolari in Gran Bretagna e vengono quotidianamente consumati dai bambini. Tra i prodotti spiccano i Rice Krispies Kellogg’s.

Gli esperti attraverso dei test, condotti anche più di una volta, hanno evidenziato che il 58% dei prodotti analizzati superano i nuovi limiti di arsenico massimi stabiliti dall’Ue per quanto riguarda i bambini, che entreranno in vigore nei prossimi mesi. Gli esperti sono preoccupati degli effetti a lungo termine di un’esposizione eccessiva all’arsenico che potrebbe portare a sviluppare cancro o malattie cardiache. Consigliano comunque nell'immediato di non allarmarsi.

Secondo le nuove regole, che hanno l'appoggio della UK Food Standards Agency (FSA), i produttori potrebbero dover riformulare i loro prodotti o rimuoverli dagli scaffali dei supermercati nei prossimi mesi e ovviamente, si sono mostrati ben disposti a farlo, al di là che sia per la sicurezza dei loro piccoli clienti o semplicemente a causa degli interessi in ballo.

Ma secondo il professor Andrew Meharg, professore di Scienze Biologiche presso la Queen University di Belfast, i nuovi provvedimenti non sono ancora abbastanza drastici: “L'Unione europea sta per definire standard per i livelli di arsenico nel riso per i bambini a 100 parti per miliardo (ppb). A mio avviso questo è troppo elevato. Dovrebbe essere almeno la metà. I limiti sono fissati in modo da non turbare il commercio del riso, piuttosto che sul rischio per la salute umana”.

Molti dei prodotti analizzati, comunque, erano al di sopra dei limiti consigliati, ad esempio i Rice Krispies di Kellogg avevano 188 ppb di arsenico, le gallette di riso Boots 162 ppb e quelle Kallo Organics ben 323 ppb.

I livelli di arsenico nel riso variano in base alla tipologia, secondo gli esperti il riso italiano conterrebbe 160ppb, il riso rosso dalla Francia 310ppb e il riso basmati dall'India appena 40ppb. Il professor Meharg ha spiegato a Channel 4 come difendersi dalla presenza di arsenico nel riso. Bastano due semplici regole: lavare a fondo prima della cottura e poi cuocere con il massimo dell’acqua possibile. “Troviamo che un rapporto di 10:1 tra acqua e riso è molto efficace per sbarazzarsi della maggior parte del arsenico inorganicoha dichiarato.

Secondo il professore si può tranquillamente mangiare 2-3 volte alla settimana riso, ciò consente di avere un’esposizione relativamente bassa all’arsenico inorganico e allo stesso tempo di godere del massimo dei benefici di questo cereale, soprattutto se nella sua forma integrale.

Se vi interessa l’argomento stasera il canale inglese Channel 4 trasmetterà alle ore 20:00 una puntata proprio sul riso dal titolo “Rice: how safe is your food?”.

Francesca Biagioli

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USA: quel riso all'arsenico


Non solo Moncler: l'orrore dei piumini che spennano vive le oche

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Spiumate senza pietà per interminabili minuti. Testa e zampe immobilizzate per sbrigare velocemente la pratica. Insieme alle piume vengono via anche pezzi di pelle. La carne finisce sempre contusa, spesso lacerata. Viene sommariamente disinfettata e ricucita, non per compassione, ma per limitare le perdite in questi lager che imprigionano dai 5 ai 10 mila esemplari.

L'ORRIBILE SPIUMATURA - È un orrore che si ripete da una fino a quattro volte in un solo anno negli allevamenti di oche utilizzate per i nostri piumini. La loro imbottitura, infatti, non viene dagli animali morti, ma, in modo illegale, da quelli vivi. Così possono rendere 4 volte. Tutto questo anche se qualche anno fa gli esperti dell'Agenzia per la Sicurezza Alimentare Europea hanno stabilito che "tale pratica può essere effettuata senza causare sofferenza o lesioni, se eseguita nel momento in cui sono in fase di muta e se vengono utilizzate tecniche di spazzolatura e pettinatura".

'Siamo tutti oche' è il titolo dell'inchiesta di Report andata in onda ieri su Raidue a firma di Sabrina Giannini, che ha portato per la prima volta sul grande schermo l'illegalità della "spiumatura" sulle oche vive in Ungheria, denunciando così la crudele pratica illegale diffusa nella Comunità europea. 

oche spiumate

DAGLI ALLEVAMENTI AI NEGOZI DI LUSSO - L'inchiesta comincia dall'imbottitura del piumino più di moda, analizzandone i passaggi: dalla confezione alla delocalizzazione. Un'indagine a largo raggio (anche geografico) sulle scelte di alcuni marchi della moda che si spingono perfino in territori non riconosciuti dall'ONU pur di risparmiare pochi euro su prodotti venduti a prezzi elevati in boutique.

Come in Ungheria, seconda soltanto alla Cina nella produzione annuale di piuma e piumino d'oca che esporta grezza o selezionata in categorie, per leggerezza e prezzo. La destinazione finale è sempre imbottire qualcosa: piumoni, cuscini e capi d'abbigliamento. Si scopre così, con immagini terribili, come e dove viene fatto un piumino. Un prodotto che Remo Ruffini, grande imprenditore italiano che ha acquistato il famoso marchio francese, si augura un giorno tutti chiamino Moncler, come spiega il servizio.

Non a caso l'azienda risponde al servizio stamattina con un messaggio sulla home del proprio sito:

"Moncler utilizza solo piuma di alta qualità, acquistata da fornitori obbligati contrattualmente a garantire il rispetto dei principi a tutela degli animali, come riportato dal nostro Codice Etico, al punto 6.4. L'associazione del nome Moncler a pratiche illegali e vietate dal nostro Codice Etico, è impropria. I nostri fornitori di piuma sono tutti basati in Italia, Francia e Nord America".

IL LEGAME CON IL FOIS GRAS - 

"Alla fine due milioni di oche ungheresi all'anno lasciano definitivamente le loro penne al macello. Vengono pagate a peso, ma per la carne oppure per il loro fegato, fatto crescere 10 volte oltre il normale, una malattia indotta negli animali che gli chef rendono appetibile. E lo chiamano paté de fois gras. Il fegato grasso si ottiene con il metodo dell'alimentazione forzata praticata su oche e anatre, animali che in libertà vivrebbero 10/15 anni, ma vengono uccisi dopo 4 mesi di agonia", spiega la giornalista.

Le fa eco Friedrich Mülln, attivista della Soko Tierschutz Investigator, ricordando che il 100% degli animali rimane ferito e circa il 20% subisce ferite molto gravi.

"Per tre volte negli ultimi tre anni abbiamo consegnato le foto della fattoria dell'uomo armato di forcone. Sì, le abbiamo date all'EFSA... Abbiamo consegnato tonnellate di prove... numerosi casi dalla Germania, dalla Francia, dall'Ungheria, ecc...", denuncia l'animalista.

COSA POSSIAMO FARE? Chi acquista un piumone o una giacca non può conoscere la provenienza della piuma. Se è cinese, ungherese, o miscelata. Se è stata spiumata da viva o post mortem. L'unica soluzione per non contribuire a questo orrore è non acquistare prodotti contenenti piume d'oca, premiando le tante alternative sintetiche e altrettanto calde. 

TUTTE LE ALTERNATIVE - Ma il "Vera Piuma" è davvero sinonimo di prodotto di qualità? Report ha dimostrato che le griffe italiane non usano sempre pregiato piumino per i loro capi, ma a parte la qualità della piuma (che varia a seconda del livello di maturazione del piumaggio), esistono prodotti che possano offrire un comfort dello stesso livello?

Con questo obiettivo la LAV ha commissionato dei test di comfort, mettendo a confronto proprio un prodotto MONCLER in vera piuma con due prodotti realizzati con materiali alternativi (THE NORTH FACE e SAVE THE DUCK). I test hanno misurato le performance secondo le due variabili "Resistenza Termica" (quanto il prodotto tiene caldo) e "Resistenza Evaporativa" (traspirazione) e i risultati hanno dimostrato che i due prodotti realizzati con materiale sintetico (poliestere) sono più traspiranti della vera piuma, e solo leggermente meno "caldi".

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"Il piumino, quindi, oltre che un prodotto eticamente inaccettabile perché produttivo di enormi sofferenze animali, non è difendibile neanche dal punto di vista delle prestazioni. – dichiara Simone Pavesi, responsabile LAV – Per questo motivo, e per le evidenze emerse nella trasmissione di Rai3, abbiamo chiesto un incontro con la Moncler per confrontarci su scelte commerciali alternative a quelle che sfruttano gli animali, considerando inoltre che il loro Codice etico, all'articolo 6.4 relativo al trattamento degli animali, non fa alcun riferimento alla pratica della spiumatura".

In Italia l'articolo 19 del Decreto Legislativo 146/2001, vieta a partire dal 1°gennaio 2004 la spiumatura di volatili vivi, ma sul mercato nazionale è possibile acquistare prodotti con piume ottenute con questa crudele pratica e ricavate da animali allevati all'estero. Per la tutela di milioni di oche (e altri anatidi) è quindi necessario vietare il commercio di prodotti che contengono piume.

"E' una coincidenza che i nostri test siano stati condotti proprio su un capo Moncler, protagonista con altri marchi della puntata di Report, ma questi risultati rafforzano la nostra richiesta – aggiunge Pavesi – i prodotti, infatti, sono stati esaminati a marzo di quest'anno, ben prima che Report realizzasse il servizio e sono stati eseguiti presso il Laboratorio Centrocot - Centro Tessile e Cotoniero di Busto Arsizio (VA), il primo laboratorio in Italia ad avere messo a punto un servizio mirato alla valutazione del grado di confortevolezza offerto da un tessuto".

L'ENPA ha lanciato una petizione per chiedere all'Europa e a Confindustria di mettere finalmente e definitivamente al bando la pratica dello spiumaggio. Per firmarla clicca QUI

Roberta Ragni

Photo Credit SOKO Tierschutz

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Arriva la Nissan Juke a GPL. Prezzo e consumi

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Juke GPL

Anche la Nissan Juke diventa a GPL. Nel nuovo restyling, il crossover compatto della casa automobilistica giapponese ha guadagnato la doppia alimentazione benzina-GPL, che garantisce un'autonomia complessiva di 1.244 Km.

Il nuovo Juke bi-fuel adotta un sistema ad iniezione sequenziale fasata in fase gassosa, che garantisce un migliore controllo delle emissioni ottimizzando i consumi in ogni condizione di utilizzo. Con un serbatoio GPL da 44 litri, collocato nella parte inferiore del bagagliaio,al posto della ruota di scorta, l'auto può percorrere quasi 500 km a basse emissioni.

Chi è alla guida non dovrà fare nulla. Se il motore viene spento quando è alimentato a benzina, alla partenza successiva si accenderà con la stessa alimentazione. Se invece in fase di spegnimento, il motore utilizza il GPL, alla successiva accensione partirà inizialmente a benzina per per passare automaticamente a GPL una volta che avrà raggiunto la temperatura d'esercizio.

Ma il passaggio dall'alimentazione a benzina a quella a GPL può essere regolato anche attraverso un commutatore posizionato a sinistra del cruscotto. Azionando il pulsante centrale, si potrà azionare l'impianto GPL in marcia o da fermo.

La tabella che segue mette a confronto le emissioni di CO2 delle versioni a benzina e diesel con la nuova a GPL, evidenziata in verde.

juke confronto

Il serbatoio del Nuovo Juke GPL può essere riempito, al massimo, fino all’80% della sua capacità. Considerando il consumo medio nel ciclo combinato pari a 7,6 l/100 km, l'auto avrà un'autonomia a GPL di circa 451 km mentre quella complessiva, come già accennato, sarà pari a 1.244 km nel ciclo combinato, riempiendo entrambi i serbatoi (benzina da 46 L e GPL).

Il GPL sarà disponibile sulle versioni Visia e Acenta base, con Color Pack Interior, Color Pack Full (Cerchi da 18” con inserti colorati + perso esterne + perso interne) e Nissan Connect.

E il prezzo^ Sarà lo stesso della versione diesel e partirà da 16.650 euro chiavi in mano.

Francesca Mancuso

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Nissan Leaf: raggiunti i primi 100mila esemplari venduti

 

Pilates: benefici, vantaggi e controindicazioni

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pilates

Il Pilates è un metodo di allenamento pensato per favorire l'elasticità delle articolazioni, la fluidità dei movimenti e l'allungamento dei muscoli. Il Pilates incoraggia l'uso della mente per controllare i muscoli. Si concentra sui muscoli posturali e sull'elasticità della colonna vertebrale.

La storia del Pilates

Il metodo Pilates nacque in Germania grazie agli studi di Joseph H. Pilates. L'ideatore del Pilates fin da bambino aveva una salute cagionevole. Soffriva di rachitismo, asma e febbre reumatica. Il suo futuro sembrava segnato dalla malattia, ma grazie ad una grande forza d'animo iniziò a lavorare su se stesso per migliorare la propria condizione fisica.

Si ispirò alle filosofie orientali, da cui trasse gli insegnamenti più importanti relativi alla concentrazione, alla consapevolezza del respiro e alla ginnastica dolce. Alcuni esercizi del Pilates ricordano lo Yoga dal punto di vista della pratica delle asana (anche se le tecniche di respirazione sono differenti). L'unione di questi differenti aspetti e la volontà di superare i limiti che la natura aveva imposto al suo corpo portò l'ideatore del Pilates a dare forma ad un metodo essenzialmente calibrato sulle capacità fisiche e sui limiti di ognuno.

Il metodo Pilates, è bene ricordarlo, non è una comune ginnastica a corpo libero. Si avvalse infatti, sin dall'inizio, di particolari strumenti per facilitare la pratica e per migliorare la postura, da speciali attrezzi alla ben nota palla da Pilates.

Benefici e vantaggi del Pilates

Il metodo Pilates va al di là dei corsi di gruppo che possiamo seguire in palestra. Viene infatti utilizzato anche nel campo della rieducazione posturale e nella fisioterapia. Gli esercizi di Pilates puntano a rafforzare i muscoli del tronco e a reallineare la colonna vertebrale. Sono accompagnati dalla consapevolezza del respiro.

Si rinforzano in questo modo sia i muscoli della schiena che gli addominali. L'obiettivo principale del Pilates è il rafforzamento dei muscoli della zona del tronco, compresi, addome, glutei, adduttori e zona lombare. Questa fascia corporea viene chiamata Power House.

Il Pilates insegna a controllare i movimenti del corpo e a muoversi in modo fluido. I movimenti devono essere molto precisi e mai bruschi. Si va alla ricerca del proprio baricentro e a rafforzare la Power House per migliorare la postura. La respirazione è ben coordinata con i movimenti.

Scegliere di seguire un corso di Pilates è benefico per il rimodellamento estetico del corpo e soprattutto per ritrovare la funzionalità dell'intera struttura anatomica, in base alle proprie condizioni di salute. Il Pilates aiuta ad allungare e a tonificare i muscoli, ma non ad ingrossarli, come invece avviene nel Body Building.

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Questo metodo di allenamento è utile per rafforzare i muscoli fondamentali per mantenere una postura corretta, per l'allineamento scheletrico e per la deambulazione. Il Pilates, se praticato con regolarità, ha numerosi benefici: migliora la coordinazione e la respirazione, è benefico per la tonicità muscolare e cardiovascolare, è utile per la concentrazione, definisce la muscolatura e la allunga, aiuta ad alleviare i dolori cervicali e a perdere peso, perché permette al corpo di svolgere attività fisica in modo regolare, dolce e salutare.

Controindicazioni del Pilates

In generale la pratica del Pilates non ha controindicazioni particolari per le persone in salute. Eventuali controindicazioni possono essere presenti in base al tipo di esercizio da svolgere e alle condizioni fisiche di chi pratica. Ad esempio, alcuni movimenti potrebbero essere inadatti per chi soffre di particolari dolori o contratture in un determinato momento.

Per questo motivo è bene rivolgersi ad un istruttore di Pilates esperto, che sappia indicare se in base alle vostre condizioni di salute dobbiate evitare alcuni esercizi e privilegiarne altri per trovare giovamento. Particolare attenzione per chi soffre di problemi gravi alla schiena e per le donne in gravidanza, che dovrebbero rivolgersi al proprio medico per sapere se il Pilates sia adatto a loro.

Marta Albè

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Caccia con richiami vivi: stop a Lombardia ed Emilia Romagna dal ministero dell'Ambiente

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richiami vivi

Stop alle deroghe regionali alle normative europee sulla caccia in materia di richiami vivi. Su proposta del Ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti, il ministro degli Affari Regionali Maria Carmela Lanzetta ha trasmesso ai presidenti delle regioni Lombardia ed Emilia Romagna una diffida in cui si chiede di annullare, entro 15 giorni, le delibere delle due regioni che, rispettivamente nel giugno e nel luglio scorso, hanno autorizzato l'attivazione di impianti di cattura di uccelli selvatici da utilizzare poi come richiami vivi.

E' una grande notizia per chi ha a cuore la tutela degli animali e della biodiversità. Nella comunicazione inviata, spiega il ministero, a Lombardia ed Emilia-Romagna è stabilito che qualora le Regioni non ritirino entro il termine fissato le autorizzazioni concesse per la cattura di uccelli selvatici da utilizzare come richiami vivi, sarà il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro Galletti, ad annullare quei provvedimenti.

"Un atto doveroso e importante, tanto più necessario dopo la messa in mora e il durissimo monito della Commissione Europa all'Italia con la lettera del 28 luglio scorso; un provvedimento che risponde finalmente alle regole comunitarie e alla richiesta unanime del mondo ambientalista, animalista e della stragrande maggioranza degli italiani, per mettere la parola fine alla barbarie dei richiami vivi. Ora le regioni "sotto accusa" abbassino le reti e liberino subito i migratori catturati in queste settimane". Così Annamaria Procacci, consigliere nazionale dell'Enpa, commenta la diffida inviata dal governo alla Lombardia e all'Emilia Romagna, che interdice la cattura degli uccelli selvatici a fini di richiamo.

Ma cosa sono i Richiami Vivi? I richiami vivi sono i piccoli uccelli migratori (tordi, merli, allodole eccetera) catturati e utilizzati, durante la stagione venatoria, per attirare uccelli appartenenti alla medesima specie. La cattura avviene tramite reti posizionate nei pressi di valichi montani dove avviene il passo migratorio. Una volta catturati, in particolari impianti detti roccoli, gli uccelli vengono riposti in sacchi e trasferiti nei luoghi dove saranno ceduti ai cacciatori, per poi cominciare una vita di detenzione, sofferenze e "inganno".

Loro malgrado, spiega la Lipu, i richiami vivi sono proprio questo: un inganno per gli uccelli liberi. Una volta catturati e ceduti ai cacciatori, vengono da subito sottoposti alla cosiddetta "chiusa", ovvero tenuti al buio per lunghi mesi al fine di falsare il loro ciclo annuale. In questo modo, una volta portati all'aperti, in autunno e in inverno (cioè ad apertura della stagione venatoria), convinti che sia giunta la primavera, i piccoli uccelli cantano e "richiamano" i loro simili, che vengono abbattuti dai cacciatori.

La detenzione dei richiami vivi è una vera tortura, con uno stravolgimento completo della fisiologia ed etologia di uccelli la cui natura è quella di migratori, di animali che volano, liberi, per migliaia di chilometri ogni anno. Oltre alla detenzione in gabbie minuscole, le pessime condizioni igieniche e il perenne buio cui sono costretti, i richiami subiscono lo strappo delle penne al fine di determinare una muta artificiale e stimolarne ulteriormente il canto. Molto frequente anche l'uso su di loro di sostanze anabolizzanti, che ne sviluppano gli ormoni e ne potenziano il canto.

Le conseguenze psico-fisiche sugli uccelli sono drammatiche: se non decedono subito per via di spavento e stress, gli uccelli sviluppano ipersensibilità alle malattie a causa di un immunosoppressione da stress, per non parlare dei traumi (ali, coda, piumaggio), dei problemi carenziali e dei trattamenti farmacologici deleteri. Gravissimi anche i danni di natura etologica: la scena più frequente è quella di uccelli che ripetono gli stessi movimenti nella piccola gabbia, per tutto il giorno. Si chiamano stereotipie e rappresentano uno dei più chiari segni di adattamento patologico alla cattività.

Nel febbraio 2014 la Commissione europea ha aperto contro l'Italia la procedura di infrazione 2014/2006. Nella procedura, la Commissione ricorda che la cattura degli uccelli selvatici a fini di richiamo è un'infrazione della direttiva Uccelli e afferma che i richiami vivi non sono consentiti né necessari, persino in deroga, esistendo la possibilità di esercitare la caccia senza richiami.

Scrive infatti la Commissione europea che la caccia "potrebbe avvenire innanzitutto senza l'utilizzo di richiami o per esempio con l'utilizzo di richiami a bocca [fischietti]). Infatti, nella maggior parte delle regioni italiane e degli altri Stati Membri, la caccia è effettuata, con successo, senza utilizzare richiami vivi (e senza quindi l'uso di mezzi vietati per la loro cattura)". Come ultima ratio, la Commissione ritiene si possa avvalersi del solo allevamento degli uccelli da richiamo, senza ricorrere a catture di esemplari in natura, e dunque a infrazioni della direttiva. Cacciare è una pratica ignobile. Farlo con i richiami è ancora peggio.

Roberta Ragni

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L'app che dona fondi al canile ogni volta che cammini con il cane

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app cani

Sostenere chi si occupa degli animali in difficoltà semplicemente portando a spasso il vostro cane! Si tratta dell'applicazione WoofTrax, che consente di donare soldi a un'associazione per animali a scelta ogni volta che si afferra il guinzaglio del cane. E' sano per voi, per il vostro cane e per il vostro rifugio preferito.

COME FUNZIONA? Le donazioni sono finanziati tramite accordi di sponsorizzazione e pubblicità e in generale variano da 11-25 centesimi di dollaro per ogni miglio percorso, a seconda del numero di persone che hanno firmato per aiutare una particolare organizzazione che opera in favore degli animali.

Per scaricarla basta cliccare su "Get the App" nella home del sito, installare l'applicazione gratuita per Android o iPhone e... iniziare a camminare! È anche possibile modificare il nome del destinatario della donazione andando sulle impostazioni dell'app. Attualmente le persone che l'hanno scaricata stanno sostenendo finanziariamente oltre 4mila strutture negli Stati Uniti, per un totale di circa 10.000 dollari. E più persone la utilizzano, più si potrà donare.

LEGGI anche: Autunno: 5 modi per restare in forma insieme al vostro cane

CAMMINARE CON IL CANE HA UN VALORE IN PIU' - In una e-mail all'HuffingtonPost, il CEO di WoofTrax, Doug Hexter, ha sottolineato che gli utenti sono di tutte le età e abilità. C'è chi passeggia per le vie del quartiere e chi, invece, corre con il proprio cane per chilometri.

"Abbiamo semplicemente voluto incoraggiare le persone di tutte le età e abilità a uscire e camminare con il loro cane. E 'difficile convincere la gente a fare qualcosa di nuovo. Ma milioni di persone sono in giro con i loro cani ogni giorno. Volevamo semplicemente incoraggiare tale attività e darle un valore aggiunto".

Non è la prima applicazione dedicata ia cani di cui parliamo. Vi ricorderete di Finding Rover, l'app per ritrovare i cani smarriti  o di BarkCam, la simpatica app che aiuta a fotografare meglio i cani per i #pelfie.BarkCam, la simpatica app che aiuta a fotografare meglio i cani per i #pelfie. Ma è di certo una delle più utili in assoluto. Non resta che augurarsi che presto possa arrivare anche in Italia, per incentivare i proprietari a vivere di più, e meglio, il proprio cane e aiutare, al tempo stesso, i pelosi meno fortunati. Parola d'ordine: camminare!

Roberta Ragni

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Huggable: l'orsetto hi-tech che monitora la salute dei bimbi affetti da tumore (VIDEO)

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È nato nel 2006 ma ora per la prima volta è entrato in un ospedale per offrire sostegno e un po' di allegria ai piccoli del Children's Hospital di Boston. È Huggable, non un orsetto qualunque ma uno speciale mix di tenerezza e tecnologia creato dagli scienziati del MIT, che monitora l'umore dei bambini ricoverati, comunicandolo al personale sanitario.

Un primo prototipo di Huggable era stato portato in Scozia dal MIT Media Lab nel 2006 in un progetto sostenuto dall'Highlands and Islands Enterprise (HIE). Ora il team del MIT sta lavorando con i medici del reparto di oncologia e di terapia intensiva di Boston con un nuovo peluche notevolmente migliorato e in grado di regalare molto più di qualche sorriso.

L'orsetto è stato dotato di sensori di pressione su due zampe e di altri sistemi tattili che rilevano il contatto nel resto del corpo. Un vero e proprio gadget tecnologico i cui pezzi sono stati creati attraverso la stampa 3D. Al suo interno anche un pc con collegamento wireless e uno smartphone. I suoi occhi sono videocamere e può utilizzare l'altoparlante del telefono, il microfono e la fotocamera per il rilevamento.

Huggable è a tutti gli effetti un nuovo compagno robotico sviluppato dal MIT Media Lab per l'assistenza sanitaria, l'istruzione e le applicazioni di comunicazione sociale. Progettato per essere molto più di un divertente compagno robotico interattivo, è stato pensato non per sostituire una persona in particolare ma per migliorare la rete sociale umana.

I ricercatori americani stanno studiando il modo in cui i bambini interagiscono con un robot, rispetto al modo con cui si rapportano con tablet e altri animali di peluche.

thehuggabler

Dal modo in cui i piccoli giocano con Huggable è possibile da parte del personale medico capire meglio cosa prova il bambino, non solo il dolore ma soprattutto lo stress e l'ansia. I ricercatori stanno anche esaminando l'effetto che l'interazione ha sui familiari dei piccoli pazienti.

{youtube}wr2f0vWpYl0{/youtube}

 “Abbiamo sviluppato una interfaccia web per consentire a un operatore remoto (ad esempio, un educatore, il nonno, un amico, ecc) di visualizzare lo stato di robot e di richiamare i suoi comportamenti. L'interfaccia web è una combinazione tra un sito web e un sistema streaming audio e video da e verso il robot,” spiega il team del MIT. L'operatore può anche comunicare con l'utente (ad esempio, il bambino interagendo direttamente con Huggable) attraverso l'altoparlante del robot e ascoltare l'utente tramite i microfoni.

{youtube}Z-8_RhkdvoA{/youtube}

Un modo per dimostrare che la pet-therapy funziona, anche quando il cucciolo è solo un robot.

Francesca Mancuso

Foto cover: BBC

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Kia Soul elettrica: il pieno si fa con 2 euro

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kia soul elettrica2

Potrà percorrere le strade italiane dall'inizio del prossimo anno la nuova Kia Soul elettrica. L'auto a zero emissioni sbarcherà nel nostro paese tra qualche mese, promettendo prestazioni elevate e ricarica veloce.

Disponibile solo nella versione bianco-celeste, la nuova Kia Soul ECO-electric ha una capacità di accelerazione da 0 a 100 kphe e una velocità massima di crociera di 145 kph. Ad alimentarla non saranno i classici combustibili ma l'energia elettrica accumulata dalla batteria ai Polimeri di Litio da 27 kWh e 90 kW di potenza.

Situata sotto il pianale dell'abitacolo, essa permette di percorrere 210 km. Il motore sincrono a magneti permanenti da 110CV e 285 Nm, garantisce anche una buona accelerazione da fermo o quando necessario per un sorpasso con una potenza massima di 111 cavalli.

La ricarica. Un gioco da ragazzi secondo Kia, che ha stimato che per rifornire di energie la Soul elettrica occorrono da un minimo di 33 minuti ad un massimo di 12 ore. È possibile vedere in tempo reale lo stato della carica anche dall'esterno del veicolo dall'apposito display semicircolare a LED che si trova al centro del cruscotto.

Con zero emissioni prodotte, l'auto elettrica garantisce già di essere ecologica ma Kia ha spinto il piede sull'acceleratore della sostenibilità, cercando di incrementare l'efficienza del veicolo.

kia soul elettrica

Come? Ad esempio col nuovo climatizzatore che consente di preimpostare la temperatura desiderata e si attiva automaticamente quando la macchina è sotto carica, contribuendo a ridurre il consumo di energia durante l'utilizzo. O ancora con la frenata rigenerativa, che cattura l'energia per poterla riutilizzare durante l'accelerazione.

{youtube}MM_OywLZgJc{/youtube}

Quanto costa il pieno? Appena 2 euro.

Francesca Mancuso

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Vibrazioni sonore e odori speciali per sostituire i pesticidi. Lo studio tutto italiano

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pesticidi odori suoni

Sostituire i pesticidi con soluzioni innocue per l'ambiente e la salute è possibile? Un gruppo di ricercatori italiani sta sperimentando delle tecniche che potrebbero consentire di sostituire i pesticidi di sintesi con strumenti che emettono suoni e odori in grado di interrompere la diffusione dei parassiti.

Lo studio è condotto dai ricercatori della Fondazione Edmund Mach all'interno del progetto PURE (Pesticide Use and Risk Reduction) dell'Unione Europea, con l'obiettivo di individuare dei metodi di produzione agricola più rispettosi dell'ambiente grazie alla lotta integrata e alla riduzione del ricorso a fitofarmaci. Gli esperti si stanno concentrando su alcuni parasiti comuni dell'uva che rappresentano le maggiori minacce per l'industria europea del vino.

Fino a questo momento gli studi scientifici hanno suggerito che alcuni suoni e odori specifici possono allontanare i parassiti e ostacolare la loro proliferazione, riducendo il loro impatto sulle coltivazioni e senza inquinare, come invece avviene con i pesticidi.

I ricercatori sperano che queste tecniche possano aumentare le rese dei raccolti senza gli effetti dannosi delle sostanze tossiche impiegate in agricoltura su ambiente, animali e esseri umani. Sappiamo bene, ad esempio, come alcuni pesticidi impiegati comunemente in agricoltura stiano contribuendo alla moria delle api in tutto il mondo.

In Italia, nella zona di Pisa, è inoltre in corso un ulteriore studio, che fa parte del progetto UE QuESSA, dedicato all'individuazione di nuove soluzioni per l'agricoltura sostenibile. La ricerca suggerisce che gli habitat semi-naturali al confine con i campi coltivati aumentano le popolazioni di insetti utili, come gli impollinatori e gli insetti predatori dei parassiti.

In questo modo le rese dei raccolti possono aumentare in modo naturale senza ricorrere ai pesticidi. Abbandonare l'impiego di pesticidi dannosi per l'uomo, per l'ambiente e per gli animali sarebbe dunque possibile anche nell'agricoltura su larga scala, grazie a nuove strategie a basso impatto ecologico. Le multinazionali degli agrofarmaci si opporranno alla diffusione di queste novità?

Marta Albè

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Geni, ormoni e ambiente: le possibili cause dell'autismo

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Geni, ormoni e ambiente possono generare comportamenti autistici: se l'autismo ha una causa precisa, forse, la si ritrova in questa triade di fattori. Lo dice uno studio dell'Irccs Fondazione Santa Lucia e del Campus Bio-Medico, condotto in collaborazione con l'Istituto Superiore di Sanità e l'Università di Pisa e pubblicato online su Neurotoxicology. 

Una ricerca che conferma l''ipotesi patogenetica multifattoriale e quindi cerca di proporre un modello che tenga conto di queste componenti per rilevare il rischio autismo. Una malattia, l'autismo, che esordisce già prima dei tre anni di vita e si riconosce dai primi inconfondibili sintomi: il bambino ha difficoltà di linguaggio, nella comunicazione e nel rapporto con gli altri. E si isola. Gettando se stesso, e con lui i genitori, nella solitudine.

Perché si sviluppi resta ancora un mistero e, scagionato il vaccino trivalente come possibile causa, resta la convinzione tra gli esperti che sicuramente il fattore genetico rivesta una notevole importanza. In più, studi statistici, esperimenti e realtà cliniche hanno anche dato un gran fetta di responsabilità alle variazioni ormonali durante lo sviluppo e a possibili tossici ambientali.

A partire da questi elementi, geni,ormoni e ambiente, che interagiscono a livello cellulare e comportamentale, tre anni fa, grazie a un finanziamento della fondazione Usa Autism Speaks, è stata avviata proprio la ricerca dell'Irccs Fondazione Santa Lucia e del Campus Bio-Medico, in collaborazione con l'Istituto Superiore di Sanità e l'Università di Pisa.

GLI ESPERIMENTI – Gli studi sono stati eseguiti tramite l'analisi degli effetti degli ormoni sessuali, dell'alterazione genetica della sintesi di relina (una proteina fondamentale nell'embriogenesi, lo sviluppo dell'embrione dall'uovo fecondato) e dell'esposizione al mercurio nel periodo prenatale e perinatale sullo sviluppo di comportamenti autistici. Il risultato è che l'interazione tra questi elementi, quindi la coesistenza di condizioni ormonali, genetiche e ambientali, induceva la comparsa di diversi indicatori del disordine autistico sia a livello cellulare che comportamentale.

Un passo in avanti verso la conoscenza di questa grave malattia? Probabile. Resta il fatto che, per ora, i bimbi autistici – ma anche gli adulti – hanno bisogno, seppur nel loro privatissimo mondo, di sapere che possono esprimersi liberamente come meglio riescono.

Germana Carillo

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Intestino secondo cervello: perché?

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intestino secondo cervello

Negli ultimi anni, continuando a studiare i meccanismi con cui funziona il nostro corpo, si è arrivati a capire che il ruolo dell’intestino nell’organismo umano è molto più importante di quanto inizialmente si pensava. Ecco allora che si sente sempre più spesso parlare di questo organo come di un secondo cervello.

Il cervello si avvale dell'intestino quale alleato prezioso per svolgere le sue funzioni ed è molto importante capire che il benessere intestinale (così come quello mentale) si ripercuote anche sul resto del corpo. Viceversa un intestino in disordine può provocare problematiche anche a distanza.

Tra l’altro, che tra cervello e intestino ci sia una stretta correlazione, lo lascia pensare anche il fatto che questi due organi si somigliano molto in quanto a forma. A fare da ponte tra i due c’è il nervo vago utile in particolare a trasportare le informazioni dall’intestino al cervello.

Anche il “secondo cervello” è dotato di un sistema nervoso (enterico) costituito da una fitta rete di neuroni che ricevono e trasmettono segnali e stimoli in reazione a sensazioni e stati d’animo interni ma anche ad agenti esterni. Questo sistema è costantemente in contatto con il sistema nervoso centrale ma allo stesso tempo è dotato di una sua autonomia e si occupa principalmente di regolare le funzioni intestinali: digestione, peristalsi, secrezioni e ph.

Sappiamo anche (tutti l’abbiamo sperimentato almeno una volta) quanto l’emotività possa ripercuotersi sul sistema gastro-intestinale, ad esempio nei casi di colite. E questo sarebbe sempre da ricondurre allo stretto collegamento esistente tra cervello e intestino, ma si ipotizza anche il contrario ovvero che problematiche intestinali possano portare a sviluppare alcune forme di ansia o depressione.

La mucosa intestinale è poi dotata di un vero e proprio sistema immunitario che, se funziona correttamente perché in salute, è in grado di difenderci dagli agenti esterni e avvisare anche il resto del corpo che esiste un pericolo da fronteggiare così da poter mettere in moto tutte le difese necessarie.

Particolarmente utile a questo scopo è anche la flora batterica (microbiota), si tratta di microrganismi di diverse specie che devono essere in giusto equilibrio e proporzioni fra di loro per garantire benessere al nostro corpo, in caso contrario prendono il sopravvento batteri e lieviti “cattivi” che fanno comparire tutta una serie di patologie e disturbi al tratto gastrointestinale e non solo.

Negli ultimi anni le ricerche scientifiche hanno capito che il ruolo del microbiota intestinale è di fondamentale importanza per la nostra salute perché si occupa di diverse cose: regola la digestione dei cibi e l’assorbimento dei nutrienti fondamentali, difende dagli agenti patogeni, produce ormoni ed è costantemente in contatto con il sistema nervoso centrale.

{youtube}Kkqrfe3YA2o{/youtube}

 

COME PRENDERSI CURA DEL PROPRIO INTESTINO

Avrete dunque capito come avere un intestino in forma sia di fondamentale importanza per la nostra salute. Ecco allora 5 semplici consigli per prendersene cura:

1) ALIMENTARSI BENE

La prima regola fondamentale è seguire un’alimentazione sana ed equilibrata che varia con il variare delle stagioni e che è ricca di fibre e alimenti prebiotici (ovvero quelli di cui si alimentano i batteri buoni del nostro intestino). Queste sostanze per noi indigeribili permettono il regolare transito intestinale e vanno consumate ogni giorno attraverso frutta, verdura, legumi e cereali integrali. Da limitare invece al massimo gli zuccheri raffinati e il sale.

2) ACQUA

Anche idratarsi bene è fondamentale per il benessere dell’intestino e non solo. Dimenticando di bere rendiamo molto più difficile la situazione all’interno di questo organo e di conseguenza andare in bagno sarà sempre più difficoltoso fino a far comparire la stipsi.

3) PROBIOTICI

I probiotici (chiamati anche fermenti lattici) sono batteri buoni, molto utili nei casi in cui a causa dell’assunzione di antibiotici, di una dieta sregolata o della comparsa di problematiche intestinali, vi sia uno squilibrio della flora batterica intestinale. La loro assunzione permette di ripristinare tutte le regolari funzioni dell’intestino, ecco perché ve ne sono di diverse specie e in varie formulazioni in farmacia ed erboristeria che andrebbero valutate caso per caso. 

LEGGI anche: Cibi probiotici e prebiotici: cosa sono, benefici e dove trovarli

4) ATTIVITA’ FISICA

L’attività fisica fa bene a tutto il nostro corpo, intestino compreso, sia a livello fisico, dato che migliora la circolazione, il metabolismo e stimola la regolare motilità intestinale, sia a livello mentale dato che permette di scaricare le tensioni e lo stress accumulato.

5) TECNICHE DI RILASSAMENTO

Dato che l’intestino, collegato al cervello, è un luogo dove è molto facile avvertire problemi e tensioni a causa di emozioni e stress, niente di meglio che prendersene cura riposando a sufficienza e magari utilizzando, se si conoscono, tecniche di rilassamento come possono essere la respirazione profonda o lo yoga.

Francesca Biagioli

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Abbigliamento: dalle alghe coloranti naturali per sostituire le tinture tossiche

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Coloranti naturali dalle alghe per sostituire le tinture tossiche nell'abbigliamento. E' il progetto Algaemy, in cui le microalghe sostituiscono le sostanze chimiche pericolose che invadono il mondo della moda. Alghe non solo per ridurre l'inquinamento in autostrada, dunque, ma anche per migliorare il mondo della moda.

Quando pensiamo alle sostanze tossiche, forse i vestiti non sono il primo elemento che richiamiamo alla mente. Ma l'industria della moda e dell'abbigliamento purtroppo non sempre è virtuosa e per la produzione di massa impiega sostanze indesiderate, come interferenti endocrini e sostanze potenzialmente cancerogene.

Negli ultimi anni Greenpeace lo ha ribadito più volte con la sua campagna Detox rivolta al mondo della moda, sia ai marchi di lusso che alle catene di abbigliamento a buon mercato, agli abiti per adulti, per gli sportivi e all'abbigliamento per bambini.

E' possibile fare a meno delle sostanze utilizzate di solito per la tintura di abiti e tessuti? Secondo Blond & Bieber, studio di design con sede a Berlino, in realtà è abbastanza facile creare delle colorazioni senza l'uso di sostanze dannose. Basta partire dalle alghe.

Gli esperti che hanno partecipato al progetto hanno studiato diversi tipi di microalghe che popolano i fiumi e i torrenti di tutta Europa. Hanno scoperto che le alghe non sono soltanto verdi, ma hanno diversi colori, come il blu, l'arancione e il rosso. Dai colori delle alghe i designer hanno creato una palette che permette di realizzare stampe sui tessuti con tinture naturali.

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Si tratta di colori "viventi" che possono mutare di tonalità in modo naturale. Glomb e Weber di Blond & Bieber hanno costruito una macchina che permette di coltivare le alghe e di ricavarne i colori per i tessuti, qualcosa di simile ad una gigantesca macchina da stampa. Ora sono alla ricerca di nuove applicazioni delle alghe colorate, sempre con la sostenibilità ambientale al primo posto.

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Marta Albè

Fonte foto: blondandbieber.com

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Empty The Cages: a Londra la street art di Dan Witz per denunciare le condizioni degli animali negli allevamenti

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street art peta cover

"Se i macelli avessero pareti di vetro, saremmo tutti vegetariani". Ecco il motto della campagna PETA Empty The Cages, dove l'arte viene messa al centro come strumento che ha il potere di trasformare, illuminare, educare, inspirare e motivare al cambiamento.

Al centro della campagna PETA troviamo le opere di Dan Witz, artista di 56 anni, originario di Chicago e che ora vive a Brooklyn. Si occupa di street art a New York dagli anni Settanta. Le sue opere giocano con la luce e l'oscurità, trasformando il 2D in 3D. E' stato ingaggiato dall'associazione animalista per creare un progetto su larga scala che avrebbe potuto condurlo all'arresto, dato che l'installazione rischiava di risultare fuori legge.

Witz, su richiesta di PETA UK, ha trascorso l'estate a preparare il materiale necessario per l'installazione Empty The Cages. L'obiettivo dell'opera consiste nel diffondere una maggiore consapevolezza sulle pessime condizioni degli animali negli allevamenti. L'artista è volato nel Regno Unito per dare forma alla sua opera lo scorso settembre.

Ogni parte dell'installazione è dotata di un QR Code che permette al pubblico di ricevere maggiori informazioni sugli abusi nei confronti degli animali perpetrati negli allevamenti. Witz è grato di aver potuto prendere parte a questa missione, ma avrebbe corso diversi rischi, dato che avrebbe realizzato le proprie installazioni in luoghi pubblici senza chiedere alcun permesso alle autorità.

Le opere sono interattive e incuriosiscono i passanti che le possono incontrare per le strade di Londra. L'artista ringrazia la PETA per averlo aiutato a realizzare qualcosa di nuovo e importante con la propria arte. E' da anni vegetariano e sta compiendo un percorso per passare a vegan. Approfondire il tema degli allevamenti intensivi lo sta aiutando a compiere questa scelta di profondo rispetto per gli animali.

street art peta 1

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Avete in programma un viaggio a Londra? Ecco qui la mappa che vi permetterà di trovare le opere di Dan Witz.

mappa empty the cages

 

Marta Albè

Fonte foto: emptythecages.org.uk

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