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Maschere viso fai-da-te: 10 ricette con ingredienti naturali

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maschere viso faidate

Le maschere per il viso alla frutta, all'argilla e allo yogurt sono molto utili per prendersi cura della pelle con delicatezza. Grazie ad una semplice maschera per il viso potrete regalarvi qualche minuto di relax. La vostra pelle sarà subito più luminosa. Ecco dieci ricette utili per preparare le vostre maschere per il viso fai-da-te a base di ingredienti naturali, che potrete trovare facilmente in frigo, in dispensa o in erboristeria.

 

1) Maschera viso all'argilla

L'argilla sarà l'ingrediente di base per preparare differenti maschere viso a seconda del vostro tipo di pelle. Potrete infatti aggiungere all'argilla gli ingredienti più adatti per la pelle secca, normale o grassa, come spiega il blog Naturomania. Succo di limone, miele e olio essenziale di lavanda saranno i vostri ingredienti segreti. Qui le ricette.

Leggi anche: Maschera viso all'argilla per pelle secca, normale o grassa

2) Maschera viso yogurt e miele

Per preparare una maschera per il viso in pochi secondi mescolate accuratamente due o tre cucchiai di yogurt e un cucchiaino di miele. Applicatela su viso pulito e asciutto evitando il contorno di labbra e occhi. Lasciate agire per 15-20 minuti e poi risciacquate il viso con acqua tiepida.

Leggi anche: 7 modi per curare pelle e capelli dal frigo e dalla dispensa

3) Maschera viso alla mela e avena

Per preparare una maschera viso a base di frutta, sbucciate, spezzettate e frullate una mela per ottenere una purea. Aggiungete due cucchiai di mile e un cucchiaino di farina d'avena. Mescolate bene gli ingredienti e lasciate la maschera viso alla mela e avena per 15 minuti prima di risciacquare.

4) Maschera viso alle fragole

La maschera alle fragole è astringente e purificante. Viene consigliata per la pelle grassa. Per prepararla schiacciate due o tre fragole e mescolatele con uno o due cucchiai di miele e con un cucchiaino di succo di limone. Spalmate la maschera sul viso in uno strato sottile e lasciatela in posa per qualche minuto prima di risciacquare.

Leggi anche: Rimedi naturali e fai-da-te per 10 piccoli problemi di bellezza

5) Maschera viso al latte di cocco

La maschera per il viso al latte di cocco è adatta soprattutto per la pelle secca. Per prepararla mescolate un cucchiaio di yogurt bianco, anche vegetale, con un cucchiaino di latte di cocco e qualche goccia di olio di mandorle dolci. Applicate la maschera sul viso pulito e lasciate agire fino a 20 minuti prima di risciacquare con acqua tiepida.

Leggi anche: Cosmetici naturali fai-da-te: 10 ricette con il latte di cocco

6) Maschera viso allo zafferano

Per preparare una maschera per il viso allo zafferano, dal potere illuminante, unite due cucchiai di latte di cocco, o di yogurt bianco, e un pizzico di zafferano (pochissimo, per non rischiare di macchiare la pelle). Se lo avete a disposizione, aggiungete anche un cucchiaio di legno di sandalo in polvere, da acquistare in erboristeria. Lasciate agire per 10-15 minuti e risciacquate con acqua tiepida.

7) Maschera viso alla farina di ceci

Con la farina di ceci potrete preparare una maschera per il viso purificante. Versate in una ciotola due o tre cucchiai di farina di ceci e unite una piccola quantità d'acqua tiepida, che vi servirà per ottenere un composto cremoso. Aggiungete anche un cucchiaino di succo di limone. Applicate la maschera alla farina di ceci sul viso e lasciate agire per 10 minuti prima di risciacquare.

Leggi anche: Farina di ceci: 10 usi e ricette per trattamenti di bellezza fai-da-te

8) Maschera viso all'avocado

Per preparare la vostra maschera per il viso all'avocado frullate una piccola quantità della sua polpa con un cucchiaino di olio di jojoba o di olio di rosa mosqueta. Applicate la maschera sulla pelle del viso asciutta e senza trucco. Lasciate agire per 15 minuti e risciacquate con acqua tiepida. La polpa di avocado contiene vitamina E, che aiuta a prevenire i segni del tempo dovuti all'azione dei radicali liberi.

9) Maschera viso al cetriolo

Per preparare questa maschera per il viso, consigliata per riequilibrare la pelle mista, vi serviranno mezzo cetriolo e un cucchiaio di yogurt bianco. Affettate il cetriolo e frullatelo nel mixer insieme allo yogurt, fino ad ottenere un composto omogeneo. Applicate la maschera sul viso e lasciate agire per 15-20 minuti prima di risciacquare.

Leggi anche: Cetriolo: 10 usi alternativi al di là dell'insalata

10) Maschera viso alla banana

Per preparare una maschera per il viso nutriente e antietà mescolate bene o frullate una piccola banana schiacciata con 2 cucchiai di panna da montare, 1 cucchiaio di miele biologico e 1 cucchiai di farina d'avena. Unite anche un po' di acqua di rose o di semplice acqua di rubinetto. Applicatela sul viso e lasciatela agire per 30 minuti prima di risciacquare.

Leggi anche: Banane: 15 inaspettati usi alternativi

Marta Albè

Leggi anche:

12 trattamenti di bellezza fai-da-te all'olio di cocco
Farina di ceci: 10 usi e ricette per trattamenti di bellezza fai-da-te
Avocado: 10 modi per utilizzarlo in cucina o per la bellezza

 


XYZ Cargo Bike: la bici da carico fai-da-te e open source

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cargo Bike

Le bici da carico sono decisamente migliori delle auto, ma spesso è il loro costo a scoraggiare. Ma c'è un'alternativa può economica, fai-da-te e in licenza creative commons, che utilizza l'XYZ Nodule di N55. È la XYZ Cargo Bike, una due ruote che si può assemblare direttamente a casa come si farebbe coi Lego o col Meccano.

Un gioco da ragazzi, che non richiede strumenti complicati o costosi per il montaggio, solo un trapano e una sega. La bici si basa su un sistema modulare open source, chiamato XYZ Nodes. Quest'ultimo è un nuovo sistema di costruzione basato su uno vecchio principio, utilizzato per legare insieme legname o montanti in acciaio.

Il principio è presto detto: poche parti vengono utilizzati varie volte per creare una struttura complessa, collegando ad incastro tubi di alluminio che non richiedono saldature. Come tutti i sistemi modulari, XYZ Nodes permette a chiunque di costruire oggetti basati su tale principio. Un po' come usare i set di costruzioni di Lego e Meccano.

nyxnode

Nasce in questo modo la XYZ Cargo Bike, con un design aperto e modulare che può essere personalizzato. Disponibile anche nella versione a tre ruote per una maggiore stabilità, la bici può anche diventare a pedalata assistita aggiungendo l'apposito motore elettrico.

Le caratteristiche.XYZ Cargo Bike pesa appena 26kg, è lunga 245cm, alta 56 e larga 105. Oltre ai tubi di acciaio, è formata da componenti in policarbonato trasparente infrangibile e garantisce una capacità di carico di 90 kg escluso il pezzo del ciclista. A completarla pneumatici antiforatura e sella regolabile in altezza con leva di sgancio rapido. Tra gli optional: parafanghi, sedile per bambini, luci e parapioggia.

Per via del loro design aperto e modulare, le XYZ Cargo Bike sono facili da personalizzare e ricostruire. Ad esempio, è possibile aggiungere una copertura per proteggere dalle intemperie e ulteriori pesi per migliorare la resistenza al vento.

Ecco alcune immagini:

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Con l'introduzione della XYZ Nodule, N55 intende agevolare la produzione ecologica locale di oggetti, basati sulle competenze di bricolage e l'ingegno delle stesse persone, invece di essere completamente dipendente dai processi di produzione e distribuzione su larga scala,spiega il team di N55. I disegni per la costruzione di ogni genere di oggetto saranno sviluppati insieme ai collaboratori N55 e pubblicati continuamente sul sito.

E il prezzo? Per una bici cargo completa occorrono 1350 euro. Per ulteriori informazioni e per acquistarla clicca qui

Francesca Mancuso

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Angelino Petite Assista: la bici elettrica giapponese per le eco-mamme

 

 

Bambini: mangiano piu’ verdure se le preparano insieme ai genitori

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bambini cucinare verdure

Il rapporto tra bambini e verdure non è sempre felice, tanti piccoli non amano questo genere di alimenti anche perché spesso sono i genitori per primi a non farne molto uso. Sappiamo però quanto sia importante per il nostro benessere consumare verdura fresca e di stagione ogni giorno. Ecco allora che può venire in aiuto un piccolo escamotage: quello di coinvolgere i bambini stessi nella preparazione delle verdure.

A confermare questa teoria, già sperimentata con successo da tante mamme e papà, arriva una ricerca da poco pubblicata sulla rivista Journal Appetite. Secondo lo studio condotto su 47 bambini dai 6 ai 10 anni, quando i piccoli sono attivamente impegnati insieme ai genitori nella preparazione dei pasti, sono più invogliati a mangiare le verdure ed effettivamente ne consumano una quantità maggiore (in particolare di insalata +76%). 

Come ha dichiarato Klazine Van Der Horst, coordinatrice dello studio: "abbiamo scoperto che i bambini che erano in cucina, a cucinare con i propri genitori, hanno mangiato molto di più, e soprattutto molte più verdure. Coinvolgerli nella preparazione delle pietanze potrebbe quindi aiutare lo sviluppo di sane abitudini alimentari".

Gli effetti benefici di cucinare insieme ai genitori si vedono nel momento di sedersi a tavola. Sembra infatti che i bambini che aiutano in cucina divertendosi trascorrano anche più tempo seduti a mangiare e “dimostrano un approccio più positivo alla tavola”. Ma non finisce qui, i ricercatori hanno infatti evidenziato come i bambini che cucinano dichiarano di sentirsi anche più indipendenti e orgogliosi di sé. I vantaggi quindi sarebbero anche a livello psicologico ed emotivo. Senza contare poi che da grandi, sapendo cucinare, potranno meglio gestire in autonomia la propria routine “casalinga”.

I ricercatori intendono ora approfondire lo studio valutando più a lungo termine come questa abitudine presa da piccoli possa portare a modificare poi da adulti la scelta dei cibi e i consumi.

{youtube}iaDgyq-4icQ{/youtube}

Francesca Biagioli

Leggi anche:

- 8 piccoli consigli per far apprezzare le verdure ai bambini

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- 9 Ricette vegetariane per far mangiare con gusto la verdura ai bambini 

Inquinamento: nelle città sempre peggio la qualità dell’aria

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smog morte Roma

L'inquinamento nelle città sta peggiorando e la maggior parte della popolazione del mondo vive in zone ad alto rischio, dove la qualità dell'aria è pessima e va ben al di là dei limiti imposti dall'Organizzazione Mondiale della Sanità

È quanto emerge dall'ultimo rapporto dell'Oms, che ha presentato uno studio effettuato su 1.600 città in 91 Paesi. Secondo l'indagine, soltanto il 12% della popolazione totale degli agglomerati urbani presi in esame respira un'aria conforme alle norme sanitarie stabilite dalle linee guida dell'Oms, mentre circa la metà della popolazione urbana monitorata è esposta a un inquinamento atmosferico almeno 2,5 volte superiore ai livelli raccomandati.

E le condizioni peggiori si registrano nelle città dei Paesi in via di sviluppo, mentre al contrario la situazione nei Paesi industrializzati sembra essere migliorata.

I livelli di polveri sottili (Pm 10, le particelle di polvere con un diametro aerodinamico inferiore a 10 micrometri), per esempio, sono 20 volte superiori alla norma a Rawalpindi, in Pakistan, e 28 volte superiori a Nuova Delhi. Nelle stesse città i livelli delle Pm 2,5 (ossia le "polveri fini", o anche dette "particolato killer", perché possono passare dai polmoni alla circolazione sanguigna) sono rispettivamente 10 e 15 volte più elevati rispetto ai limiti massimi consentiti. E non solo: come se non bastasse laddove la situazione attuale la si può confrontare con quella di anni precedenti, l'inquinamento atmosferico sta peggiorando.

Un aumento spropositato che, secondo l'Oms, è dovuto anche e soprattutto alla dipendenza dai combustibili fossili, alla presenza di centrali elettriche a carbone, all'eccessivo utilizzo di auto e mezzi a motore per il trasporto privato, un uso sbagliato e inefficiente dell'energia negli edifici e l'uso di biomasse per cucinare e riscaldarsi.

Per fortuna, però, dal rapporto emerge anche che alcune città stanno facendo notevoli miglioramenti, a dimostrazione che la qualità dell'aria può essere migliorata mediante l'attuazione di misure politiche, come l'utilizzo di combustibili rinnovabili o il divieto dell'uso del carbone per il riscaldamento.

smog allarme oms

I RISCHI PER LA SALUTE - Secondo i dati dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 2012 l'inquinamento dell'aria esterna è stato responsabile della morte di circa 3,7 milioni di persone di età inferiore ai 60 anni. L'Organizzazione ha inoltre sottolineato che l'inquinamento dell'aria interna ed esterna sono tra i più grandi rischi per la salute in tutto il mondo. Malattie cardiache e ictus, malattie respiratorie e tumori sono i maggiori rischi per la salute dovuti all'inquinamento.

"Possiamo vincere la lotta contro l'inquinamento atmosferico e ridurre il numero di persone affette da malattie respiratorie e cardiache, così come il cancro ai polmoni - spiega Maria Neira, direttore dell'Oms per la Salute pubblica e l'ambiente -. Le politiche e le strategie efficaci sono ben chiare, ma devono essere attuate su scala sufficientemente ampia. Città come Copenhagen e Bogotà, per esempio, hanno migliorato la qualità dell'aria attraverso la promozione di trasporto attivo e la priorità di reti stradali dedicate al trasporto pubblico urbano, ai percorsi a piedi e in bicicletta".

In Italia, come in quasi tutta l'Europa e nei Paesi Occidentali, i livelli d'inquinamento sono tra i più bassi. Quanto ai rilevamenti annui di PM10, le città italiane non superano la soglia del 50. Le "maglie nere" nel mondo sono le città africane e asiatiche, grandi megalopoli dove si raggiunge anche un livello di particolato superiore ai 300, 400 e 500, come in Pakistan, India e Senegal.

La relazione rileva, infine, che le singole città possono agire localmente per migliorare la qualità dell'aria, il che può andare anche di pari passo con lo sviluppo economico, come accade in alcune delle principali città dell'America Latina.

"Non possiamo acquistare l'aria pulita in una bottiglia, ma le città possono adottare misure per risanare l'aria e salvare la vita della loro popolazione", ha detto il dottor Carlos Dora del Dipartimento di Sanità pubblica, ambientale e sociale dell'Oms.

Quali potrebbero essere queste misure? Niente di più ovvio: case ad alta efficienza energetica, uno sviluppo urbano compatto che tenga conto di un efficiente trasporto pubblico, un design di strada attraente e sicuro per pedoni e ciclisti e un ciclo dei rifiuti ben gestito. Attività che, non solo ci ripulirebbero l'atmosfera, ma che potrebbero servire anche da catalizzatore per lo sviluppo economico locale e la promozione di stili di vita urbani decisamente più salubri.

Germana Carillo

 

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Crema Budwig: come si prepara e i benefici

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La crema Budwig, resa nota dalla dottoressa Kousmine nell’ambito di un regime alimentare naturale da lei ideato (metodo Kousmine), è ormai rinomatamente apprezzata come una delle colazioni più complete dal punto di vista nutrizionale. Come vedremo tra poco, infatti, si tratta di un’eccellente combinazione di ingredienti che insieme possono fornire al nostro organismo tutto quello di cui ha bisogno in particolare di prima mattina per affrontare la giornata con una buona dose di energia.

Preparare questa crema è molto semplice e veloce, ma è importante che tutti gli ingredienti vengano utilizzati freschi e macinati al momento per mantenere meglio le proprietà. Sconsigliato quindi preparare quantitativi più grandi di crema Budwig e conservarla poi in frigorifero per i giorni a venire. 

INGREDIENTI 

2 cucchiaini di semi oleosi (zucca, girasole, noci, mandorle, nocciole, ecc.)

2 cucchiaini di olio di semi di lino (o un cucchiaino e mezzo di semi di lino)

1 cucchiaio di cereali integrali (crudi e macinati freschi)

2 cucchiai di yogurt o di ricotta (in alternativa tofu per i vegani)

½ limone (succo)

1 (o mezza) banana matura o un cucchiaino di miele

1 frutto di stagione (o un mix di differenti frutti, circa 100 grammi)

Tenete presente che i quantitativi possono leggermente variare in base alla costituzione della persona e al suo appetito.

PREPARAZIONE

Per preparare questa crema è necessario avere un macinacaffè o un più moderno mixer adatto a triturare semi anche molto resistenti come quelli di lino. Con questo strumento bisogna macinare finemente semi oleosi e cereali integrali (meglio evitare il frumento che può essere allergizzante utilizzando invece avena, riso, orzo o grano saraceno). A parte si possono frullare gli altri ingredienti (la frutta può essere aggiunta anche a pezzi successivamente) fino a quando non si ottiene una crema omogenea. A questo punto si unisce insieme il tutto e si mangia subito in modo da ottenere, come già detto, il massimo dei benefici da questa preparazione che può essere accompagnata ad esempio da una buona tazza di té verde.

Esistono diverse varianti della crema Budwig e alternando la frutta di stagione, i semi oleosi e i cereali, non vi annoierete mai. Tra l'altro si può fare anche in versione salata, utilizzando al posto della frutta della verdura (sempre di stagione!).

I BENEFICI

Il più grande beneficio che offre la crema Budwig è senza dubbio il fatto di essere completa a livello nutrizionale. In questa combinazione di ingredienti troviamo tutto quello di cui il nostro organismo ha bisogno per funzionare al meglio: omega 3 e 6 (nei semi oleosi e nell’olio di lino), proteine (ricotta, yogurt o tofu), sali minerali e fibre (banana e altra frutta), carboidrati a lento rilascio (cereali integrali) e vitamine (succo di limone e frutta).

Chi ha sperimentato questa colazione sa che uno dei grandi vantaggi che offre è il fatto di saziare abbondantemente per tutta la mattinata permettendo così di arrivare all’ora di pranzo senza avere cali di energia.

Non vi resta che provare. Se non siete abituati a fare una colazione abbondante inziate con un quantitativo minore per abituare il vostro apparato digerente a lavorare bene anche di prima mattina.

{youtube}lD5ic_lto0w{/youtube}

Francesca Biagioli

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Miam O Fruit: rigenerate le vostre cellule con frutta e semi naturali 

Api robot: futuro o fantascienza?

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robobees api robot

Le api sono state sterminate dai pesticidi, dai veleni e dalle malattie. Per anni i terreni sono rimasti improduttivi. L'uomo ha dovuto rinunciare a gran parte degli alimenti abituali. Ha detto addio a mele, limoni, melanzane, cetrioli, zucchine, sedano, carote e a tanti altri frutti e ortaggi.

 

All'umanità sono rimasti soltanto pochi anni di vita, come secondo le peggiori previsioni attribuite ad Einstein. Ora qualcosa sta cambiando. Le api sono tornate. Un attimo di attenzione però: si tratta di robot. Delle piccole meraviglie della robotica potranno sostituire le vere api in futuro per salvare l'agricoltura e l'umanità?

Tornando ai giorni nostri, la situazione della api è davvero ad alto rischio. Gli insetti impollinatori sono interessati ormai da anni da una progressiva moria, causata da malattie, parassiti, pesticidi tossici come i neonicotinoidi, scomparsa degli habitat naturali e carenza del nutrimento rappresentato dal nettare dei fiori.

Si tratta di un insieme di fattori che non possiamo più sottovalutare, soprattutto perché il ruolo delle api, con particolare riferimento all'impollinazione, è fondamentale per l'agricoltura. Molti frutti e ortaggi, senza l'intervento delle api e degli insetti impollinatori, non potrebbero svilupparsi. Le conseguenze per l'ambiente, per la nostra alimentazione, per l'agricoltura e per l'economia sono evidenti. Allora perché le autorità non entrano in azione fin da subito con misure drastiche per la difesa delle api?

In un futuro non troppo lontano potremmo assistere all'estinzione delle api. Per impollinare i campi potrebbe essere sensato ricorrere a delle api robot? Le Robobees, in uno scenario ancora immaginario, potrebbero rappresentare la soluzione estrema alla scomparsa delle api proposta dalle industrie agrochimiche.

Ci auguriamo che l'avvento delle api robot sia solo fantascienza, ma Robobees, il video-documentario di Greenpeace dedicato all'argomento, ci aiuta ad aprire gli occhi sul futuro dell'agricoltura e dell'alimentazione di fronte al progressivo declino delle api. Le aziende agrochimiche produttrici dei pesticidi nel video si trasformano nei promotori dell'iniziativa delle api robot.

Per scongiurare la scomparsa delle api, è giunto il momento di rinnovare l'agricoltura, che dovrà diventare necessariamente biologica, naturale e sostenibile, per rispettare gli insetti impollinatori e la biodiversità. Proprio per questo è ancora in corso la campagna Salviamo Le Api, grazie a cui potrete scrivere al ministro dell'Agricoltura Martina per chiedere la messa al bando dei pesticidi killer.

Condividi il video e firma la petizione su salviamoleapi.org.

{youtube}x6p6b55J_PQ{/youtube}

Marta Albè

Fonte foto: jonathan-menet.com

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Supermercati: cosa troveremmo sugli scaffali se le api scomparissero?
Salviamo le api: il film documentario e la petizione di Greenpeace
Pesticidi neonicotinoidi: firma la petizione per salvare le api

 

Coca Cola rimuove dalle sue bevande il Bvo perché ingrediente pericoloso (tra tanti)

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cocacola usi

Niente più Bvo nella Coca Cola (e nella Pepsi). Lo annuncia ufficialmente la multinazionale produttrice di una delle bibite gassate più famose al mondo, dopo che era stata avanzata una petizione online sul sito Change.com da migliaia di consumatori.

 

 

Così, dopo il colorante 4-methylimidazole, tocca al Bvo essere rimosso sostituendolo con altri ingredienti come saccarosio acetato isobutirrato ed esteri glicerici di resina (il nome di questi additivi è tutto un programma, difficile pensare che rendano la bevanda più "salutare"...). Anche la Pepsi dovrebbe fare la stessa cosa con tutte le sue bibite, come tra l'altro aveva già anticipato l'anno scorso rimuovendo la sostanza dal Gatorade.

COS'E' il BVO – Si tratta del "Brominated vegetable oil", ovvero di un additivo utilizzato come emulsionante alimentare per diverse bevande della società, compresi Fanta e Powerade. L'uso do questa sostanza, derivante da soia o mais, permette di diluire e amalgamare gli aromi, che altrimenti rimarrebbero in superficie. Contro il Bvo è attiva da tempo una campagna per vietarne l'utilizzo.

Infatti, secondo una ricerca condotta da alcuni ricercatori del Mayo Clinic, un consumo prolungato di bibite che contengono il Bvo potrebbe causare nel corso degli anni diversi problemi di salute anche gravi, come perdita di memoria, malattie della pelle e problemi al sistema nervoso.

L'uso del Bvo è tecnicamente vietato nell'Unione Europea e in Giappone come additivo, mentre grazie a una legge nel 1970 negli Stati Uniti il Bvo è stato rimosso dagli ingredienti catalogati come "senza rischi". Ma negli States ne hanno comunque consentito l'uso nelle bibite in una quantità pari a un rapporto di 15 su un milione. Evidentemente non basta.

Un passo da gigante dunque per i colossi delle bollicine, ma basterà per rendere Coca e Pepsi bevande "meno discutibili"? Continuiamo ad vere i nostri dubbi. Puoi togliere quanto vuoi (e sostituire con altro che tra qualche anno si scoprirà essere altrettanto nocivo), puoi anche aggiungere la stevia.
Ma invertendo l'ordine dei fattori, il risultato non cambia.

Germana Carillo

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Giappone: Nagoro, il villaggio abbandonato ripopolato dalle bambole

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Nostalgia, ricordi, desolazione. Ecco le prime impressioni che emergono osservando le immagini di Valley of the Dolls, così come è stato soprannominato un villaggio del Giappone abbandonato da anni e poi ripopolato grazie alle bambole. L'artista giapponese Ayano Tsukimi era ritornata al proprio paese di nascita 11 anni fa e lo aveva trovato molto cambiato.

Ormai il villaggio di Nagoro era quasi del tutto disabitato. Ecco allora che l'artista ha deciso di confezionare delle bambole cucite a mano per ripopolarlo. Visitando il villaggio ora è possibile ammirare le bambole sedute sulle panchine, lungo le strade, fuori dalle case, nei giardini o tra i banchi delle scuole.

Nel giro di 10 anni Ayano Tsukimi ha realizzato 350 bambole a grandezza quasi umana. Ognuna di loro rappresenta uno dei precedenti abitanti del villaggio. Nagoro si trova in una località molto remota delle vallate dell'isola di Shikoku. Un tempo era un piccolo centro industriale popolato da centinaia di abitanti. Ma i residenti con il trascorrere degli anni hanno deciso di trasferirsi in città più grandi, alla ricerca di un lavoro. Così hanno abbandonato Nagoro per sempre.

Oggi Nagoro avrebbe soltanto 37 abitanti reali, circondati da centinaia di bambole che ogni giorno ricordano loro il passato, gli amici e i famigliari. Il talento dell'artista nel confezionare bambole è riemerso soltanto al momento del suo ritorno a casa.

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Ora Ayano Tsukimi considera le bambole quasi come se fossero dei figli e rimpiange gli amici d'infanzia che se ne sono andati dal villaggio ormai da tempo, come aveva fatto lei stessa prima di decidere di tornare a casa.

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La storia del villaggio ripopolato dalle bambole è diventata protagonista del documentario The Valley of the Dolls, realizzato dal giornalista e fotografo Fritz Schumann. Nel momento in cui decise di dare vita alla prima bambola, l'artista non avrebbe mai pensato di giungere a ripopolare il villaggio. Ora Nagoro rivive, proprio grazie alle bambole e all'attenzione che gravita su questi luoghi per via dell'insolita iniziativa. E le fotografie di turisti e curiosi contribuiranno a rendere immortali il villaggio e i suoi nuovi abitanti.

{vimeo}92453765{/vimeo}

Marta Albè

Fonte foto: Fritz Schumann

Leggi anche: Polonia: Zalipie, il villaggio dipinto


The Drinkable Book: il libro che purifica l'acqua per prevenire il colera

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Un libro per purificare l'acqua dai germi e dalle tossine che possono causare gravi malattie. Si tratta di The Drinkable Book, un progetto molto affascinante nato con due obiettivi principali. Insegnare alla popolazione delle aree del mondo più disagiate come purificare l'acqua e porre fine alla diffusione di malattie causate dalle contaminazioni dell'oro blu.

Questo speciale libro è composto da una carta da filtro ad alta tecnologia ed è stato realizzato grazie ad una collaborazione tra la McGill University e la University of Virginia. Ogni pagina contiene due filtri che sono in grado di fornire acqua pulita per 30 giorni. L'intero libro può garantire acqua potabile e sicura per ben 4 anni.

Ogni pagina è ricoperta da nanoparticelle che agiscono attivamente per contrastare malattie come il colera, il tifo e l' E.coli. Dopo aver attraversato i filtri, l'acqua che si ottiene è paragonabile a quella del rubinetto. La presenza di batteri si riduce del 99,99%. Usare il libro sarebbe molto semplice. Basterebbe semplicemente posizionare il filtro al di sopra di un contenitore per la raccolta dell'acqua potabile.

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Il progetto per la creazione di The Drinkable Book ha ricevuto il supporto dell'organizzazione non-profit Waterislife ed è stato realizzato con l'aiuto dell'agenzia creativa DDB New York. Si prevede che questo nuovo strumento possa rivoluzionare i metodi per purificare l'acqua anche per via dei costi di produzione e di vendita molto contenuti.

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The Drinkable Book si presenta come uno strumento utile per prevenire gli oltre 3 milioni di decessi che ogni anno avvengono a causa dell'acqua contaminata e anche come una interessante risorsa educativa. I filtri sono accompagnati dalle istruzioni necessarie per diffondere buone abitudini riguardo la scelta di acqua sicura, con indicazioni sia in inglese che in lingua Swahili.

Marta Albè

Fonte foto: ddb.com

Leggi anche: Come purificare l'acqua con i vecchi CD (Video)

 

Mozziconi di sigaretta: ogni anno 4500 miliardi abbandonati. A rischio ambiente e salute

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Ben 4500 miliardi di mozziconi di sigarette vengono abbandonati nell'ambiente ogni anno. I veleni che essi contengono finiscono così per sporcare il luogo in cui vengono lasciati, spargendo sostanze tutt'altro che salutari per la Terra e i suoi abitanti. Una cifra esorbitante. È l'allarme lanciato da uno studio condotto dalla San Diego State University.

In tutto sono 6000 miliardi le sigarette che ogni anno vengono accese e fumate, e oltre due terzi finiscono sui marciapiedi, nei parchi, sulle spiagge. Proprio le spiagge sono i luoghi in cui tali rifiuti vengono letteralmente seminati dall'inciviltà umana, divenendo quelli più raccolti insieme a pacchetti accartocciati e accendini.

Non c'è da star tranquilli. I prodotti del tabacco contengono infatti le stesse tossine, nicotina, pesticidi e sostanze cancerogene presenti nelle sigarette e nei sigari e possono contaminare l'ambiente e le fonti d'acqua. Gli studi, condotti da Thomas Novotny ed Elli Strage, hanno dimostrato che le sostanze chimiche all'interno delle sigarette come l'arsenico, il piombo e il fenolo potrebbero finire nelle acque, avvelenando i microrganismi acquatici e i pesci.

E i ricercatori americani hanno suggerito le misure per combattere il problema: tra esse il divieto di usare filtri per le sigarette, o ancora un sistema di depositi cauzionali per mozziconi usati, per incentivare i fumatori a riconsegnare i filtri. Un'altra soluzione semplice, ma potenzialmente efficace, sarebbe quella di mettere le avvertenze sui pacchetti riguardo all'impatto e alla tossicità dei mozziconi.

I prodotti di scarto del tabacco sono onnipresenti, pericolosi per l'ambiente e comportano un significativo fastidio alla comunità”, ha detto Novotny. “Con due terzi di tutte le sigarette fumate pari a migliaia di miliardi a livello globale gettate nell'ambiente ogni anno, è fondamentale considerare la potenziale tossicità e la bonifica di questi prodotti di scarto.”

Un'altra soluzione punta a rendere l'industria del tabacco legalmente responsabile dei costi di bonifica e dell'inquinamento provocato dai suoi prodotti. Tra le opzioni quella di far pagare all'industria una tassa di riciclaggio anticipata.

Francesca Mancuso

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Sigarette: a Vancouver il primo programma al mondo per riciclare i mozziconi

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Cancro al seno: un software valuta il rischio di ammalarsi

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diagnosi tumore seno

Il cancro al seno colpisce ogni anno moltissime donne in tutto il mondo e anche se la percentuale di guarigioni è molto più alta rispetto al passato, è una malattia che fa ancora molta paura. La diagnosi precoce è di fondamentale importanza e a questo proposito oggi arriva un novità interessante: è stato ideato un software in grado di individuare la percentuale di rischio di ammalarsi di tumore alla mammella.

A sviluppare questo dispositivo, denominato DMScan, sono stati alcuni ricercatori dell’Università Politecnica di Valencia con la collaborazione dell'Istituto della salute Carlos III e la Fondazione per la salute e la ricerca biomedica Fisabio. Il software potrà effettuare valutazioni precoci grazie alla sua capacità di esaminare la mammografia, concentrandosi in particolare sulla densità del seno, un fattore che se ben valutato è in grado di aiutare a capire la percentuale di rischio tumore.

"Il seno è composto in parte da tessuto adiposo e in parte da tessuto ghiandolare, la densità è la proporzione di quest'ultima sulla misura della mammella. Il nostro software quantifica questo valore, distinguendo il tessuto denso da quello grasso" ha spiegato Rafael Llobet, autore dello studio che ha portato alla realizzazione del DMScan.

Da precedenti ricerche effettuate sembra che maggiore sia la densità del seno, più alto sia il rischio di ammalarsi di cancro. C’è da considerare però, sottolinea Llobet, che “la densità diminuisce con l'età e con l'indice di massa corporea, due fattori che comunque sono correlati alla possibilità di sviluppare questo tipo di tumore e che sono stati presi in considerazione in questo lavoro".

Il software può effettuare il suo screening in maniera assistita o automaticamente e si basa su un modello statistico che ha analizzato i dati di 650 mammografie.

Francesca Biagioli

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Randagismo: addio strutture lager, al via rete di micro-canili certificati

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Una rete di strutture da considerare come stalli provvisori che ospitano cani in attesa della loro adozione. È la rete di micro-canili certificati, in grado di aiutare i Comuni a governare un fenomeno che la legge affida alla loro responsabilità, quello del randagismo.

L’idea è di Anci, Federsanità, Fondazione Prelz ed Enpa, che hanno sottoscritto un protocollo di intesa per rafforzare la loro collaborazione su un terreno che presenta rilevanti profili di sanità pubblica. Si parte da un’esperienza-pilota, che sarà realizzata nel Comune di Macchia di Isernia, dove verrà diffuso questo nuovo modello innovativo rispetto ai canili extralarge fin qui realizzati.

Secondo gli auspici dei firmatari, la rete "in piccolo" presenta un duplice vantaggio: un migliore controllo sanitario degli animali, ed una gestione ‘più trasparente’ dal punto di vista economico delle strutture.

“Strutture piccole – precisa la presidente dell’Enpa, Carla Rocchi - possono essere gestite direttamente dai Comuni o affidate a piccole cooperative sociali, il che vuol dire nuova occupazione. Ma soprattutto il risparmio per l’accoglienza libererà importanti risorse da utilizzare nella prevenzione del fenomeno randagismo”.

L’intesa, siglata da Alessia De Paulis delegato Anci per i problemi del randagismo, Giacomo Bazzoni, vicepresidente vicario di Federsanità, Irene Tiburzi, delegata ai Rapporti istituzionali della Fondazione Prelz onlus e da Carla Rocchi, presidente dell’Enpa onlus, indica tre progetti attorno a cui, all’inizio, ruoterà la collaborazione tra Comuni ed associazioni.

Verrà realizzata anche una sezione del sito dell’Anci che ospiterà una informativa sul randagismo dedicata ai Comuni, con tutti gli strumenti normativi in grado di favorire una corretta convivenza tra cittadini ed animali, ed un contrasto mirato del fenomeno ‘randagi’.

In questo ambito, verranno diffuse le linee guida per l’adozione di un regolamento comunale per la tutela degli animali, ed aperta una sezione per favorire la nascita, in ogni Comune, di una struttura di riferimento sui problemi degli animali, specie quelli di affezione.

“Con questo protocollo – spiega Alessia De Paulis delegato Anci per i problemi del randagismo – l’associazione mette la sua struttura a disposizione delle associazioni firmatarie, sia nell’intento di diffondere la rete di micro-canili sul territorio che per la diffusione dei regolamenti e dell’informativa presso i Comuni. Il nostro impegno sarà soprattutto quello di sensibilizzare tutti i Comuni ad individuare soluzioni condivise per una convivenza tra essere umani ed amici a quattro zampe che sia il più possibile agevole, nel rispetto di tutti”.

Pieno sostegno anche da Giacomo Bazzoni, vice presidente di Federsanità: “Estirpare il fenomeno del randagismo, garantendo la salute degli animali, significa anche intervenire per la tutela della salute dei cittadini. Daremo la massima collaborazione”. Soddisfatta per la firma anche Irene Triburzi della Fondazione Prelz, fautrice sin dal 2012 di “una concreta collaborazione per mettere a disposizione dei sindaci le conoscenze ed esperienze elaborate dal volontariato”. Per Carla Rocchi dell'Enpa, l’intesa rappresenta "un grande passo verso la definitiva affermazione di un codice di comportamento per la corretta convivenza tra umani ed animali".

Per consultare il protocollo leggi qui

Roberta Ragni

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Un nuovo parco Canile a Milano grazie alla donazione dei cittadini

Per chi russa e ha apnee notturne arriva il boccaglio 3D

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Soffrite di apnee nel sonno o il vostro partner vi dice che russate troppo? Dal 2015 i vostri problemi potrebbero risolversi grazie ad un boccaglio stampato in 3D.

La tecnologia di stampa in 3D sta prendendo sempre più piede e viene utilizzata in diversi campi, adesso anche in quello “otorinolaringoiatrico”. E’ stato infatti ideato da un team di scienziati australiani una specie di boccaglio o paragengive in grado di risolvere disturbi frequenti e fastidiosi mentre si dorme come appunto le apnee e il russamento.

Il dispositivo è in titanio e grazie alla stampa 3D può essere realizzato su misura a seconda della diversa conformazione della bocca dei pazienti che lo dovranno utilizzare. Perché è così speciale e come fa ad eliminare quei disturbi? Grazie alla sua forma: si inserisce infatti come un normale apparecchio notturno ma la sua caratteristica è quella di avere un beccuccio che rimane fuori dalle labbra in grado di portare l’aria che si trova vicina ai denti direttamente nella trachea per evitare quindi che rimanga ostruita nei tessuti della bocca creando problemi di respirazione e conseguentemente di sonno.

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Lo scanner che realizzerà (probabilmente a partire dal 2015) il dispositivo è dell’ente nazionale Csiro, e grazie alla stampante 3D potrà creare in sole 14 ore ben 40 boccagli. Una bella rivoluzione dunque per chi soffre di queste problematiche! Dalle ultime statistiche sembra che 1 persona su 25 accusa apnee notturne che possono portare a conseguenze come stanchezza cronica ma anche rischio maggiore di incorrere in malattie cardiovascolari.

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Francesca Biagioli

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Steet Art: a Roma i cassonetti dei rifiuti diventano opere d'arte

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Da cassonetti dei rifiuti a opere di street art. E così Roma rinasce. Non sempre i graffiti nelle nostre città sono un buon segno. Spesso, purtroppo, si trasformano in un mezzo per imbrattare monumenti storici ed opere d'arte, ma altrettanto di frequente diventano un sinonimo di bellezza ritrovata, anche nelle aree più degradate.

Retake Roma sta agendo per migliorare la qualità della vita nella capitale. Si tratta di un movimento non-profit che vede al proprio centro la possibilità di rendere piacevole il decoro urban, grazie alla creatività, e di formare nuovi legami tra le persone in nome di una città più bella e più pulita.

Per Retake Roma - di cui potete visitare il sito web e la pagina Facebook - l'importante è fare comunità perché, come sappiamo bene, l'unione fa la forza. Ed è così che i cassonetti della spazzatura, da contenitori anonimi, diventano opere da ammirare, decorate nei minimi dettagli con colori allegri e rilassanti. Non si tratta dunque di vandalismo, ma di veri e propri "art attack" dedicati ai cassonetti.

E per decorare al meglio le loro superfici, con disegni così minuziosi, occorre certamente riscoprire il senso del bello e l'utilizzo di materiali adatti allo scopo, come la carta da parati. Così i cassonetti acquistano un aspetto migliore e una nuova dignità. Il tutto avviene in modo del tutto legale, dato che Retake Roma ha deciso di operare in collaborazione con il Comune e con l'Ama, azienda che si occupa della gestione dei servizi ambientali.

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La realizzazione dei rivestimenti colorati per i cassonetti dei rifiuti è avvenuta grazie all'impegno dell'artista Christina Finley e con l'aiuto dei volontari di Retake Roma. Insieme, i partecipanti al progetto hanno deciso di scegliere l'arte come arma positiva per combattere il degrado nella capitale e, con grande dedizione, ci stanno riuscendo. I volontari contano sempre più sulla collaborazione dei cittadini, che stanno riscoprendo l'importanza di prendersi cura dei beni comuni. Sarebbe fantastico riproporre l'iniziativa in altre città d'Italia. Siete pronti a mettervi in gioco? Possiamo riportare la grande bellezza anche tra i rifiuti.

Marta Albè

Fonte foto: retakeroma.com

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WakaWaka, la lampada LED a energia solare equosolidale

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WakaWaka significa "luce brillante" ed è la luce che un'azienda si è messa in testa di portare nei Paesi meno sviluppati per combattere la povertà energetica nel mondo. 

L'azienda è l'olandese Off-Grid Solutions e, grazie a un modello di business sostenibile che rende la distribuzione di energie rinnovabili vantaggiosa dal punto di vista sia dei costi che dell'efficienza, sviluppa, produce e commercializza lampade fotovoltaiche high-tech a basso costo, indispensabili sia nei Paesi industrializzati che in quelli in via di sviluppo.

Ed ecco allora che ogni singolo stato africano (ma anche altre 96 nazioni nel mondo) ha adottato la WakaWaka Light, una lampada LED ad energia solare efficiente il doppio rispetto a qualunque altra lampada attualmente sul mercato. Con un solo giorno di esposizione al sole, il dispositivo è in grado di produrre da un minimo di 16 a 64 ore di luce vera.

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La tecnologia impiegata deriva da anni e anni di ricerca condotta da Intivation, azienda olandese attiva nel settore del fotovoltaico che ha stretto una partnership con Maurits Groen e Camille Van Gestel, fondatori proprio della Off-Grid Solutions B.V.

Groen e Van Gestel sono anche i fondatori della WakaWaka Foundation, organizzazione non governativa che raccoglie donazioni da Off-Grid Solutions e dai propri distributori mondiali (22 in tutto il mondo) – oltre che da Aziende e privati- al fine di regalare o vendere a costi bassissimi lampade fotovoltaiche alle popolazioni che vivono in assenza di elettricità o si trovano a dover fronteggiare emergenze a causa di conflitti o calamità naturali.

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WakaWaka Light quindi può essere acquistata anche da famiglie che vivono con solo due dollari al giorno e che sono "off-grid", ossia fuori dalla convenzionale rete elettrica. Nel mondo sono più di un miliardo le persone che non hanno accesso all'elettricità, pari a un quarto dell'intera umanità.

SOVVENZIONE INCROCIATA – Il modello di business è eco-friendly e sostenibile: la cosiddetta sovvenzione incrociata consente di vendere il prodotto a prezzi accessibili anche alle popolazioni svantaggiate del sud del mondo (come Centro e Sud America, Sud Est Asiatico e Africa) sfruttando una parte dei ricavi ottenuti dalla vendita nei Paesi occidentali (Nord America ed Europa).

È una formula vincente e una soluzione alle esigenze di tutti coloro che sono sprovvisti di energia elettrica. In più, riduce gli incidenti derivanti dall'uso di lampade a kerosene, aumenta il rendimento scolastico dei bambini e ragazzi in età scolare che posso studiare anche nelle ore di buio e, per lo stesso motivo, amplia le capacità imprenditoriali.

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Nel 2013 la WakaWaka Light è stata affiancata da un nuovo prodotto, WakaWaka Power, che combina la lampada originale con la capacità di ricaricare la batteria di telefoni cellulari, tablet, lettori mp3 e altri apparecchi portatili, sempre garantendo luce sicura.

Il distributore unico per l'Italia di WakaWaka Light è Keenergy (la potete acquistare qui online), azienda torinese diretta da Carlo Borgarelli.

Germana Carillo

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Salsa migrante: autoproduzione per la liberta’ e i diritti di migranti e braccianti precari

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Fuggire dal proprio Paese alla ricerca di un vita migliore e cadere in un vicolo cieco fatto di sfruttamento, di continui respingimenti e espulsioni, nonostante le buone intenzioni e la volontà di lavorare. Le cose possono cambiare? Una possibilità c'è. E' la salsa migrante del progetto NetzaNet.

Pensiamo alle centinaia di braccianti sfruttati - sia italiani che stranieri - da una stagione all'altra per la raccolta dei pomodori e delle arance. Tristemente celebre è il caso di Rosarno. Si lavora duramente dall'alba al tramonto in cambio di pochi centesimi e senza diritti. NetzaNet vuole agire in modo concreto per aiutare migranti e precari a cambiare vita.

Una delle chiavi per la riuscita del progetto è l'autoproduzione, a partire, ad esempio, dalla salsa di pomodoro. Si otterrà così una "salsa migrante", realizzata senza sfruttamento dalla raccolta degli ortaggi, alla preparazione fino al confezionamento - tutto secondo metodi tradizionali e seguendo le regole sanitarie e di sicurezza previste dalla legge.

NetzaNet significa libertà. La libertà per i migranti di lavorare e circolare senza dover affrontare continue espulsioni e respingimenti e senza dover subire i continui ricatti di padroni, caporali e multinazionali. I progetti attivi e da ampliare non riguardano soltanto gli stranieri, ma anche i giovani disoccupati e i precari italiani. Grazie all'autoproduzione, si potranno sperimentare nuovi modi di vivere le relazioni umane, in nome della socializzazione.

Il progetto è fortemente legato alla città di Bari e alla terra pugliese, dove sempre più spesso i migranti devono affrontare situazioni di sfruttamento del lavoro per la trasformazione dell'oro rosso nella salsa che portiamo sulle nostre tavole. Per dare vita all'iniziativa, NetzaNet ha bisogno dell'aiuto di tutti e per questo motivo propone una raccolta di donazioni in crowdfunding.

Il denaro servirà per acquistare 10 quintali di pomodori da cooperative e aziende agricole dove i lavoratori e le lavoratrici - braccianti, immigrati e non - siano retribuiti dignitosamente. Ci saranno strutture preparate appositamente per la lavorazione dei pomodori. Contadini e contadine, con la loro esperienza, seguiranno il processo di preparazione della salsa. Le conserve NetzaNet verranno distribuite con l'etichetta Sfrutta 0 presso i mercati e le fiere dell'autoproduzione, i Gruppi d'Acquisto Solidali e i siti web di vendita di prodotti locali.

Per offrire il vostro contributo, visitate la pagina web dedicata all'iniziativa.

Marta Albè

Fonte foto: llnwd.net

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Ciclofficina PeeWee Elite, ecco come aiutare i bambini a riparare la propria bici

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Una vera ciclofficina per bambini: ovvero come possono riparare la propria bici i più piccoli, giocando, aiutando papà e imparando un lavoro manuale. È Pee-Wee Elite, l'ultima invenzione dell'americana Feedback Sports, azienda di prodotti per il ciclismo. 

Volete far appassionare i vostri bimbi al mondo della bicicletta? Ecco un buon metodo per far conoscere ai piccoletti com'è fatta e come si aggiusta la loro due ruote.

Presentato poche settimane fa in California, alla Sea Otter Classic di Monterey, pare che Pee-WeElite sia solo il primo di una serie di prodotti pensati per i bambini di età compresa dai 3 ai 6 anni.

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Si tratta di una sorta di banchetto da lavoro, un originale supporto di 91 cm di altezza che riproduce un mini laboratorio di ciclofficina, consentendo così al bambino una manutenzione facile e divertente della propria bicicletta.

Un modo nuovo e sicuro, insomma, per incoraggiare l'attività manuale dei pupi, stimolare la loro curiosità e sviluppare una sana cultura della bici.

"Oggi ci sono più di 10 milioni di biciclette per bambini e ogni anno se ne vendono sempre di più negli Stati Uniti", afferma Jeff Nitta, direttore delle vendite della società. "In un mondo dominato dalla tecnologia – conclude –, in cui la manualità sta diventando ogni giorno sempre più obsoleta, siamo orgogliosi di andare contro i prodotti commerciali come console di gioco e dispositivi elettronici".

Germana Carillo

Foto: facebook.com/feedbacksports

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Rob Greenfield, l'uomo che ha detto addio alla doccia per un anno (senza puzzare) - FOTO

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Vi ricordate di Rob Greenfield, il ragazzo di San Diego che per combattere gli sprechi alimentarinegli Stati Uniti ha deciso di nutrirsi per una settimana di ciò che avrebbe recuperato tra i cassonetti dei rifiuti? L'attivista ambientalista di 27 anni si è ora cimentato in una nuova ardua impresa: passare un anno intero senza fare la doccia.


Un'impresa che fa impallidire le mutande di Clini o la doccia ogni 7 giorni del Presidente del WWF Fulcro Pratesi. Ma Rob Greenfield è sempre stato pulito e profumato. Non ci credete? A spiegare come ci sia riuscita è proprio lui, sul suo blog: ha trascorso 365 giorni facendo il bagno in risorse idriche naturali - laghi, fiumi, pioggia e cascate. E quando l'acqua naturale non era accessibile, ha usato un secchio pieno di acqua raccolta da rubinetti e idranti che perdevano.

L'idea di vivere con meno acqua durante un lungo viaggio in bici attraverso l'America è nata dalla volontà di promuovere la sostenibilità e una vita eco-friendly, con attenzione, ovviamente, al risparmio idrico. Si è così imposto di raccogliere oro blu solo da fonti naturali o da fonti di spreco. E ha tenuto traccia delle quantità usate con precisione, per mostrare di quanta poca acqua, in realtà, ci sia bisogno per tirare avanti.

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E se un americano medio usa 378 litri d'acqua al giorno, in questo modo è riuscito a usarne meno di sette. Puzzava? In realtà, no. "Quando dico che non ho fatto la doccia non vuol dire che non mi sono lavato. Ho nuotato quasi ogni giorno, fatto la doccia sotto le cascate e ho usato sapone biodegradabile eco-friendly quando ce n'era bisogno, spiega.

Una delle più grandi lezioni di questa esperienza "shower free" è stata quella di rendersi conto che non aveva più bisogno di prodotti cosmetici.

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Per chi vorrebbe risparmiare acqua, ma non può fare a meno di una doccia quotidiana, Rob ha alcune idee sul risparmio idrico: tira lo sciacquone del wc meno spesso, fai docce più brevi, chiudi il rubinetto mentre ti insaponi, lava meno i vestiti e usa la lavatrice a pieno carico, ripara eventuali perdite, conserva l'acqua piovana. Ora non suona troppo difficile, vero?

Roberta Ragni

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Risparmio idrico: il consiglio di Clini? Cambiare le mutande ogni 4 giorni (video)

Cyclopride Day e Bimbimbici: tutte le iniziative per la Giornata Nazionale della Bicicletta 2014

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I ciclisti italiani sono in fermento. Domenica 11 maggio 2014, oltre alla Festa della Mamma, si festeggia la Giornata Nazionale della Bicicletta, che vedrà protagoniste le città di Palermo e Milano con Cyclopride Day e tutta Italia con Bimbimbici e altre iniziative organizzate a livello locale. Cyclopride è dedicato a chi è orgoglioso di usare il mezzo più piacevole, veloce, sano ed economico per muoversi in città: la bici.

 

A Palermo e a Milano sono stati organizzati giri in bicicletta per la città lungo un percorso protetto e senza automobili, adatti alla partecipazione di tutta la famiglia, compresi i bambini. Cyclopride è una manifestazione non competitiva che nasce per sensibilizzare i cittadini all'uso della bicicletta.

Cyclopride ricorda che la bicicletta prima di tutto è un fatto culturale più che sportivo. E' utile a se stessi e agli altri. Al di là di chi ha scelto la bici come strumento per la competizione sportiva, tutti i cittadini di ogni età e in buone condizioni fisiche possono decidere di spostarsi in bicicletta, anche ogni giorno, per andare a scuola o magari anche al lavoro, quando è possibile, oppure per raggiungere la stazione più vicina. O ancora, semplicemente, per andare a fare la spesa e le commissioni, o per passare a trovare gli amici.

Certo, tutto sarebbe molto più facile se in Italia le piste ciclabili fossero più diffuse, se le strade si trovassero in condizioni migliori e se il Codice Stradale potesse favorire di più i ciclisti. Gli ostacoli, però, non devono fermare chi ama la bici e la speranza è che, anche grazie a giornate come questa, la situazione possa migliorare. E allora controllate le vostre biciclette, i freni e gli pneumatici.

giornata nazionale bicicletta

Non dimenticate il caschetto e partecipate ad uno dei tanti eventi ufficiali e non organizzati per la Giornata Nazionale della Bicicletta 2014. Se non abitate nelle vicinanze di una delle due città dove si svolgerà Cyclopride, non scoraggiatevi, montate sulla sella della vostra bici preferita e rendete la vostra domenica diversa con un bel giro all'aria aperta. E per le famiglie con bambini in numerose città d'Italia l'appuntamento è con Bimbimbici 2014 e con tante altre iniziative organizzate a livello locale, tra cui Firenze a Pedali.

Cyclopride Day 2014 a Milano

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Per chi parteciperò al Cyclopride di Milano, il ritrovo è in Piazza Castello alle ore 9, con il ritiro delle pettorine e dei gadget in omaggio. La partenza sarà alle ore 11. Il percorso standard è di 16 chilometri. Se i bambini non se la sentiranno di affrontare un tratto così lungo, potranno partecipare insieme ai genitori a Bimbimbici, con partenza alle ore 12 sempre da Piazza Castello. L'arrivo è previsto alle ore 13 nella stessa piazza, dove ci saranno musica, balli e intrattenimenti per tutta la giornata. Il giro seguirà le mura spagnole e si dirigerà verso la zona Garibaldi.

A Milano, in Piazza Castello, grazie ad una collaborazione con Svizzera Turismo, sarà possibile effettuare un percorso guidato con le e-bike di Flyer, biciclette a pedalata assistita. In occasione del Cyclopride Day pedaleranno anche i cittadini dei comuni terremotati nel 2012, per ricordare che il terremoto "non fa più notizia", ma che i problemi che ha creato purtroppo sono rimasti irrisolti.

Clicca qui per iscriverti a Cyclopride Day 2014 Milano.

Cyclopride Day 2014 a Palermo

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A Palermo l'appuntamento per tutti i partecipanti a Cyclopride Day è al Foro Italico dove, a partire dalle 9 del mattino, saranno allestiti stand e intrattenimenti per adulti e bambini. Il percorso attraverserà la città in strade protette dal traffico. La pedalata del gruppo Cyclopride partirà alle 10.30 e terminerà intorno alle 13.00, con ritorno al Foro Italico.

Il percorso non è impegnativo, dunque le famiglie con bambini potranno partecipare senza problemi. All'interno di Cyclopride sarà presente anche un'iniziativa dedicata solo ai più piccoli. Si tratta di Bimbimbici, organizzata da Fiab Palermo Ciclabile. Altra iniziativa parallela è Bicincittà, promossa da Uisp, con partenza sempre dal Foro Italico alle 10.30.

Chi non ha la bicicletta, potrà partecipare comunque e riceverà indicazioni per il noleggio. L'iscrizione a Cyclopride Palermo è gratuita. Potrete iscrivervi online o direttamente sul posto. Ogni iscritto riceverà dei gadget, che comprenderanno bibite e snack. C'è la possibilità di fare un'offerta di 5 euro per supportare l'iniziativa e di ricevere in cambio un libro dedicato proprio alla passione per la bici e per il pedalare.

Clicca qui per iscriverti a Cyclopride Day 2014 Palermo.

Bimbimbici 2014

Bimbimbici torna domenica 11 maggio per la 15esima edizione. Lo scorso anno l'iniziativa ha visto l'adesione di almeno 250 città italiane e di 70 mila partecipanti. Si tratta di una manifestazione nazionale nata per promuovere una mobilità a misura di bambino. L'evento è organizzato da Fiab in collaborazione con il Ministero dell'Ambiente, che ha proposto un concorso nazionale rivolto alle scuole per sensibilizzare i più piccoli all'importanza del pedalare. 

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Clicca qui per scoprire tutte le città italiane che aderiscono a Bimbimbici 2014.

Leggi e firma qui il Manifesto di Cyclopride "Le ragioni del pedalare".

Marta Albè

Fonte foto: cyclopride.it

Leggi anche: Bike to Work Day: 5 modi per supportare chi va al lavoro in bici

 

Mozziconi di sigaretta: ogni anno 4500 miliardi abbandonati. A rischio ambiente e salute

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Ben 4500 miliardi di mozziconi di sigarette vengono abbandonati nell'ambiente ogni anno. I veleni che essi contengono finiscono così per sporcare il luogo in cui vengono lasciati, spargendo sostanze tutt'altro che salutari per la Terra e i suoi abitanti. Una cifra esorbitante. È l'allarme lanciato da uno studio condotto dalla San Diego State University.

In tutto sono 6000 miliardi le sigarette che ogni anno vengono accese e fumate, e oltre due terzi finiscono sui marciapiedi, nei parchi, sulle spiagge. Proprio le spiagge sono i luoghi in cui tali rifiuti vengono letteralmente seminati dall'inciviltà umana, divenendo quelli più raccolti insieme a pacchetti accartocciati e accendini.

Non c'è da star tranquilli. I prodotti del tabacco contengono infatti le stesse tossine, nicotina, pesticidi e sostanze cancerogene presenti nelle sigarette e nei sigari e possono contaminare l'ambiente e le fonti d'acqua. Gli studi, condotti da Thomas Novotny ed Elli Strage, hanno dimostrato che le sostanze chimiche all'interno delle sigarette come l'arsenico, il piombo e il fenolo potrebbero finire nelle acque, avvelenando i microrganismi acquatici e i pesci.

E i ricercatori americani hanno suggerito le misure per combattere il problema: tra esse il divieto di usare filtri per le sigarette, o ancora un sistema di depositi cauzionali per mozziconi usati, per incentivare i fumatori a riconsegnare i filtri. Un'altra soluzione semplice, ma potenzialmente efficace, sarebbe quella di mettere le avvertenze sui pacchetti riguardo all'impatto e alla tossicità dei mozziconi.

I prodotti di scarto del tabacco sono onnipresenti, pericolosi per l'ambiente e comportano un significativo fastidio alla comunità”, ha detto Novotny. “Con due terzi di tutte le sigarette fumate pari a migliaia di miliardi a livello globale gettate nell'ambiente ogni anno, è fondamentale considerare la potenziale tossicità e la bonifica di questi prodotti di scarto.”

Un'altra soluzione punta a rendere l'industria del tabacco legalmente responsabile dei costi di bonifica e dell'inquinamento provocato dai suoi prodotti. Tra le opzioni quella di far pagare all'industria una tassa di riciclaggio anticipata.

Francesca Mancuso

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