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Scoperti i geni del gusto: in futuro ci saranno le diete genetiche?

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geni gusto

Tutti noi abbiamo gusti diversi in fatto di cibo, c’è qualcosa che ci piace molto e qualcosa che proprio detestiamo. Tutto questo da oggi non è più un semplice fatto personale ma qualcosa che ha origine nel nostro Dna. Sono stati infatti scoperti, grazie ad uno studio tutto italiano, i geni del gusto!

La ricerca che ha portato a questa scoperta è opera dell’Università di Trieste in collaborazione con l’IRCCS, Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico ed è stata presentata all’European Society of Human Genetics (Eshg). I ricercatori, coordinati da Paolo Gasparini, hanno trovato i geni specifici per 17 cibi tra cui broccoli, carciofi, pancetta e vino bianco, anche se in realtà i 4mila volontari partecipanti al progetto sono stati valutati in base al loro rapporto con circa 80 differenti cibi. I gusti di ogni persona poi sono stati confrontati con il suo personalissimo profilo genetico.

I ricercatori hanno visto che alcuni geni influiscono sulla percezione che abbiamo del sapore dei cibi, senza essere associati ai recettori specifici che ci permettono di avere le sensazioni tipiche del gusto e dell’olfatto. Anche questi geni, dunque, sarebbero responsabili della nostra preferenza per un determinato sapore piuttosto che per un altro.

Secondo gli studiosi questa scoperta potrebbe portare all’ideazione di nuove diete genetiche, che tengano dunque conto di questi fattori nel pensare un regime alimentare specifico per ogni persona. Questo sarebbe utile non solo nella lotta a sovrappeso e obesità ma anche ad ipertensione e malattie cardiovascolari.

Una scoperta interessante che non deve però diventare la scusa per non mangiare più cibi integrali o verdura perché ai “nostri geni non piacciono”. Il gusto infatti, almeno in parte, si può abituare a nuovi sapori, e ciò è particolarmente importante se facciamo scelte alimentari consapevoli che possano apportare benefici alla nostra salute.

Francesca Biagioli

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Te’ verde: l’estratto agisce sulle cellule tumorali bloccandone il metabolismo

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green te

Scoperta un’altra proprietà del tè verde, noto ed apprezzato per i suoi benefici effetti antiossidanti, antinfiammatori, diuretici, ecc. Una nuova ricerca effettuata negli Stati Uniti ha voluto sperimentare l’estratto di tè verde contro il cancro al pancreas, una forma tumorale particolarmente aggressiva.

Lo studio, condotto presso il Los Angeles Biomedical Research Institute di Harbor-UCLA Medical Center e coordinato dal dottor Wai-Nang Lee, ha studiato in particolare gli effetti dell’epigallocatechina gallato (EGCG), il più noto principio attivo del tè verde, sulle cellule tumorali del pancreas.

I ricercatori hanno così potuto vedere che l’EGCG riesce ad essere particolarmente attiva verso le cellule tumorali del pancreas, bloccando l’LDHA (un’enzima di cui il tumore si serve per la sua crescita) e di conseguenza il metabolismo delle cellule tumorali. Gli scienziati hanno anche scoperto un inibitore enzimatico, l’oxamate, che è noto per ridurre l'attività dell’LDHA , operando nello stesso modo: distruggendo il metabolismo delle cellule cancerose del pancreas.

«Gli scienziati credevano di aver bisogno di un meccanismo molecolare per curare il cancro, ma questo studio dimostra che si può cambiare il sistema metabolico e avere un impatto sul cancro. Dimostrando come un componente attivo del tè verde potrebbe prevenire il cancro, questo studio apre le porte a una nuova area di ricerca sul cancro e ci aiuta a capire come anche altri alimenti possono prevenire il cancro o rallentare la crescita delle cellule cancerose. (…)Ora abbiamo capito come il metabolismo della cellula tumorale può essere interrotto» ha dichiarato Wai-Nang Lee.

Questa ricerca, pubblicata su Metabolomics, è un’ulteriore conferma di come il tè verde sia un’importante alleato nella prevenzione del cancro.

Francesca Biagioli

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Biro, il robot che fa risparmiare sulla bolletta elettrica

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Birò-robot

Da sempre i film di fantascienza ci hanno raccontato che i robot saranno il futuro e potranno cambiarci la vita nel bene e nel male. Oggi vi parliamo di un robot “buono” che promette di far scendere la nostra bolletta elettrica.

Si tratta di Biro, dispositivo che è in grado, grazie a delle tecnologie innovative, di fare una diagnosi della casa a livello energetico, indicando dove e in che modo si potrebbe risparmiare energia e di conseguenza soldi fino ad arrivare ad un meno 30% in bolletta. Gli basta solo un mese per monitorare quanto avviene in un casa, ovvero le abitudini energetiche della famiglia vedendo dove sono gli sprechi e dove è possibile tagliare per ottenere un risparmio.

Il robot, ideato da Marco Santarelli con la collaborazione del suo team, è alto 35 centimetri ed è dotato di piccoli moduli fotovoltaici alle sue spalle e una scheda interna su cui vengono registrati i consumi della famiglia. E' grazie ai suoi occhi a raggi infrarossi, però, che riesce a vedere tutto: quante volte viene accesa e spenta la luce, il consumo effettivo degli elettrodomestici e la dispersione di calore. In questo modo ottiene, dopo circa un mese, una mappatura energetica della casa dettagliata e precisa.

robot energia

Il Robot Biro – ha dichiarato Santarelli - diventa così un vero e proprio consulente energetico e già la sua costante presenza e attenzione in casa può far riflettere la famiglia sulle proprie cattive abitudini energetiche. Si tratta di un ospite prezioso, basti pensare che la bolletta media della famiglia italiana potrebbe passare da 580 euro l’ anno a 400, con un risparmio secco di 180 euro”.

Francesca Biagioli

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Il diabete di tipo 2 si previene con i pistacchi

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pistacchi

Una nuova arma nella prevenzione del diabete di tipo 2 arriva ancora una volta dalla natura. Si tratta dei pistacchi che, secondo una nuova ricerca, sarebbero utili soprattutto prima che compaia la malattia in quanto contribuiscono a tenere sotto controllo la glicemia.

Ad arrivare a questa conclusione è stato uno studio effettuato dalla università spagnola Rovira i Virgili, presentato a Sofia nell’ambito del convegno europeo sul tema dell’obesità. La ricerca ha monitorato 54 persone obese o in sovrappeso considerate in fase pre-diabete. Al campione è stata fatta seguire per otto mesi una dieta di tipo mediterraneo e una parte di essi consumava 57 grammi di pistacchi al giorno.

Mangiare pistacchi non aveva fatto subire variazioni di peso al gruppo che li aveva assunti ma quello che si notava era che il livello di insulina era sceso considerevolmente, ovvero il corpo riusciva a gestire meglio gli zuccheri. Tutto questo perché i pistacchi contengono grassi buoni, fibre e sostanze antiossidanti che, secondo gli esperti, aiuterebbero appunto l'organismo a utilizzare meglio gli zuccheri.

I ricercatori quindi consigliano di mangiare non solo pistacchi ma anche noci tutti giorni o altrimenti ogni volta che se ne ha la possibilità, in questo modo si contribuisce a migliorare la salute in generale. Rimane comunque sempre valido il consiglio di mantenere un giusto peso corporeo mangiando in maniera sana ed equilibrata e praticando regolarmente attività fisica.

Francesca Biagioli

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Generation Awake 2014: a Bruxelles i vincitori del concorso europeo di riciclo creativo (#EUGreenWeek)

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Ricordate Generation Awake? Il concorso della Commissione Europea dedicata ai designer e al riciclo creativo ha premiato oggi tutti i vincitori durante la Green Week a Bruxelles

A rappresentare il nostro Paese nella kermesse della Commissione Europea è il  Laboratorio LINFA formato da Gian Marco Vitti, Luigi Cuppone, Raul Sciurpa e Federico Fiordigiglio, vincitore del contest italiano con Sine qua non, una collezione di mobili realizzata al 100% con legno di recupero. Il progetto aveva spiccato tra i 10 finalisti nostrani aggiudicandosi il primo premio e il diritto di esporre le proprie creazioni a Bruxelles. La giuria italiana, di cui anche greenMe.it ha fatto parte ha assegnato  il secondo premio a Karen Bauer Borrelli e alle sue creazioni ricavate dagli oggetti gonfiabili da spiaggia, mentre la medaglia di bronzo è andata alla collezione Coypù, realizzata da Alessio Roscilli e Elsa Cresti per ridare vita ad oggetti ormai inutilizzati come i vecchi bancali.

 

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Clicca qui per saperne di più sui 3 progetti italiani

Ma che cosa hanno combinato i nostri concittadini europei?Il concorso si è svolto in contemporanea in quattro Stati membri: oltre all'Italia sono stati chiamati in causa i designer di Francia, Bulgaria e Lituania.

In Bulgaria, il primo posto è stato conqistato dal designer Nikolai Kovachev. Il suo lavoro è The Bubble Playhouse, un teatro per i bambini realizzato con materiali eco-compatibili basati su un tubo allungato, fogli di cartone e fondi di bottiglia in PET per le finestre.

Bubble Playhouse 

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Il vincitore per la Francia è stato Mathieu Collos col suo Plastic Bloom, un gioco con una clip a vite in plastica riciclata che permette ai bambini dai tre anni in su di realizzare le proprie creazioni utilizzando tappi di plastica di tutte le dimensioni e colori.

plastic bloom

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Per la Lituania il 1° posto è stato conquistato da Deimante Malūnavičiūtė con la speciale sedia-valigia LA.GĖ.DĖ. Interamente ecologica, può essere facilmente ripiegata, diventando facile da trasportare.

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I quattro progetti vincitorii e i loro creatori sono ospiti della Green Week, la più grande conferenza annuale europea in corso a Bruxelles fino a domani 5 giugno. Qui saranno presenti anche le opere degli altri otto finalisti, due per ciascuno dei quattro paesi.

Scopri qui tutti i 10 finalisti del concorso

Francesca Mancuso

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Rumundu: Il giro del mondo in bicicletta alla ricerca di storie di vita sostenibili

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Dall'inizio della sua avventura 32mila i chilometri affrontati, 5 i continenti toccati, centinaia le persone incontrate, tantissime le storie di sostenibilità da raccontare. Oggi il giro del mondo in bicicletta di Stefano Cucca sta per essere portato a termine. A un anno esatto (8 giugno 2013) dalla partenza dal suo paese di origine, il progetto RUMUNDU farà rientro a Sorso (Sassari) domenica 8 giugno 2014.

Dopo aver attraversato Italia, Svizzera, Germania, Francia, Lussemburgo, Belgio, Olanda, ancora Germania, Danimarca, Islanda, coast-to-coast negli Stati Uniti passando per il Canada, Giappone, aver toccato la Cina e poi Vietnam, Cambogia, Thailandia, Malesia, Singapore, Indonesia, Australia, Nuova Zelanda, Sud Africa per poi rientrare in Italia attraversando la Turchia e la Grecia, oggi Stefano, 34 anni, laureato in Econmia e Commercio e con una startup attiva nel campo della tracciabilità dei prodotti alimentari alle spalle, sbarcherà finalmente a Cagliari da Napoli, per poi risalire l'isola.

giro mondo bici

 

Lo scopo del progetto RUMUNDU era quello di girare il mondo in bicicletta alla ricerca di storie e stili di vita sostenibili promuovendo allo stesso tempo la Sardegna. 

"È stato un anno ricco di esperienze che non è semplice descrivere in poche parole – commenta Stefano appena toccata l'Italia a Brindisi – ma mi sento una persona molto fortunata. Ho imparato moltissimo e sono davvero tante le realtà visitate in questo viaggio. Girare il mondo in bicicletta ti mette nella condizione di fermarti e imparare ad apprezzare lo scorrere del tempo. Ti senti una persona "libera" e sembra quasi che tutte le persone che incontri percepiscano in te qualcosa di strano, di diverso. Così come sono state tantissime le volte in cui le persone mi hanno accolto nelle loro case per chiacchierare e condividere semplicemente storie di vita".

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Allo stesso tempo, molti sono stati gli appuntamenti organizzati dagli appassionati di questa avventura, di cui Stefano racconterà nel dettaglio dopo il suo rientro:

"Mi sono posto molto spesso nella condizione di ascoltare – ricorda Stefano – e questo mi ha permesso di capire quanto sia necessario rimettere al centro le persone, in un momento in cui al centro sono spesso solo le 'cose'. Ad oggi, nonostante per me sia stato semplice pensare di farlo in bicicletta perché ho sempre fatto attività fisica, sono dell'idea che non sia una cosa impossibile fare il giro del mondo a bordo di una bicicletta. Ognuno con il proprio ritmo potrebbe porsi nella condizione di esplorare e imparare a prescindere dai chilometri. Quelli sono relativi. Sono dell'idea che con la bicicletta si abbia la giusta velocità per 'ascoltare' il mondo. Lo si capisce, lo si percepisce, lo si vive".

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E se durante questi 12 mesi Stefano ha raccontato tante delle sue esperienza sul sito internet www.rumundu.com, da oggi desidera dare la possibilità ad altri di popolarlo di racconti di storie sostenibili che parlino di come e dove si vive nel mondo, dalla bioedilizia al cibo, dai mezzi di trasporto agli stili e ai comportamenti quotidiani che tengano conto del rispetto del territorio.

"Al rientro mi piacerebbe portare avanti qualche progetto di rural innovation e lavorare per favorire lo sviluppo di realtà sostenibili - conclude Stefano - magari anche attraverso la creazione di un fondo in collaborazione con qualche Venture Capital. Vedremo".

Ah il nome "Rumundu" è opera della sua nonnina, che al rientro da un viaggio gli chiese in dialetto, con la sua novantenne serenità "ma tu sei sempri in giru pà ru mundu?", che vuol dire "ma tu sei sempre in giro per il mondo?". E Rumundu fu!

Roberta Ragni

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I 10 cibi piu' inquinanti importati dall'estero

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cibi inquinanti classifica coldiretti

Quali sono i cibi più inquinanti? Dopo la Top 10 degli alimenti più contaminati dai pesticidi provenienti dall'estero, la Coldiretti propone la classifica dei cibi di importazione più inquinanti. Si tratta di alimenti che provengono da molto lontano e che, proprio a causa dei lunghi trasporti, contribuiscono ad inquinare il Pianeta.

Ciliegie cilene, mirtilli argentini e asparagi peruviani. Ecco soltanto alcuni dei cibi più inquinanti indicati dalla Coldiretti, poiché arrivano sulle nostre tavole dopo lunghi viaggi su mezzi che consumano petrolio ed emettono gas a effetto serra. La classifica è stata elaborata in occasione della Giornata Mondiale dell'Ambiente, che verrà celebrata domani, 5 giugno 2014.

Tra i prodotti di importazione a cui porre particolare attenzione non troviamo soltanto alimenti. La Coldiretti ricorda che le rose dell'Equador in vendita in Italia sono legate a condizioni di sfruttamento della manodopera e di rischi per la salute dei lavoratori, poiché vengono trattate con prodotti chimici potenzialmente pericolosi.

Gli alimenti di importazione arrivano sulle tavole soprattutto a causa della cattiva abitudine di consumare cibi fuori stagione: cocomeri dal Brasile, meloni di Guadalupe, melograni di Israele e fagiolini dall'Egitto. Si tratta di alimenti di cui, durante il giusto periodo dell'anno, anche l'Italia è ricca, come ricorda la Coldiretti.

I conti sono presto fatti. E' stato calcolato che 1 chilo di ciliegie dal Cile per giungere sulle tavole italiane deve percorrere quasi 12mila chilometri con un consumo di 6,9 chili di petrolio e l'emissione di 21,6 chili di anidride carbonica.

1 chilo di mirtilli dall'Argentina deve volare per piu' di 11mila chilometri con un consumo di 6,4 chili di petrolio, che liberano 20,1 chili di anidride carbonica. Gli asparagi dal Perù viaggiano per oltre 10mila km, bruciando 6,3 chili di petrolio e liberando 19,5 chili di anidride carbonica per ogni chilo di prodotto, attraverso il trasporto con mezzi aerei.

La soluzione? Fare la spesa con una reale attenzione all'ambiente. Impegnarsi a consumare prodotti locali, di stagione e a chilometri zero facendo attenzione agli imballaggi. In questo modo una famiglia può arrivare ad abbattere fino a 1000 chili di anidride carbonica in un anno. Scegliere i prodotti Made in Italy, infine, secondo la Coldiretti potrebbe aiutare il nostro Paese ad uscire dalla crisi.

coldiretti cibi inquinanti

Ecco la classifica dei 10 cibi che inquinano di più.

1) Ciliegie dal Cile

2) Mirtilli dall'Argentina

3) Asparagi dal Perù

4) Noci dalla California

5) Rose dall'Equador

6) More dal Messico

7) Angurie dal Brasile

8) Meloni da Guadalupe

9) Melograni da Israele

10) Fagiolini dall'Egitto

top ten cibi inquinanti coldiretti

Marta Albè

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E.coli: Pomodorini del Marocco contaminati in vendita anche in Italia

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pomodorini marocco

Pomodori ciliegini contaminati provenienti dal Marocco. In questi pomodorini sono state ritrovate tossine prodotte dal batterio Escherichia Coli. L'avvertimento arriva dalla Repubblica Ceca, che lo ha notificato attraverso il Sistema di Allerta Rapido Europeo. I pomodori ciliegini contaminati sono stati importati dalla Francia e sono stati venduti anche in Italia.

Nei giorni scorsi la Francia aveva già allertato i Paesi europei riguardo al pericolo di tossinfezione legata al consumo di pomodorini provenienti dal Marocco, che sono stati distribuiti in Italia, Germania, Slovacchia, Romania, Repubblica Ceca, Germania e Regno Unito.

A quanto pare, il Governo italiano non sarebbe ancora intervenute per informare i cittadini sulle precauzioni da adottare. Anche i prodotti alimentari di origine vegetale possono essere oggetto di contaminazioni batteriche. Nel 2011 la contaminazione di germogli crudi in Francia e Germania aveva provocato gravi malori e alcune vittime.

In casi simili, lo stato di allerta dovrebbe dunque rimanere alto e tutti i consumatori dovrebbero essere avvisati in modo ufficiale. Non è ancora stata fatta chiarezza sulle origini della contaminazione, dunque in questo momento il consiglio è di evitare di acquistare pomodorini provenienti dal Marocco.

Soltanto pochi giorni fa vi avevamo presentato la classifica stilata da Coldiretti che riuniva i 10 prodotti più contaminati da pesticidi provenienti dall'estero. Si parlava di veri e propri veleni nel piatto a causa delle sostanze inquinanti e potenzialmente pericolose per la salute impiegate dall'agricoltura intensiva.

Il problema dei pomodorini importati dal Marocco riguarderebbe però una contaminazione batterica. Il Sistema di Allerta Rapido Europeo ha indicato il ritiro dal mercato dei pomodori ciliegini marocchini tra le misure cautelative intraprese. Il Ministero dell'Agricoltura del Marocco ha dichiarato che i controlli effettuati sul prodotto nei luoghi di confezionamento e di produzione agricola non hanno rivelato alcuna irregolarità e ha annunciato che sono in corso ulteriori indagini per garantire la conformità dei pomodorini con i requisiti sanitari richiesti.

In particolare, in Francia si dovrà chiarire se i casi di contagio da Escherichia Coli avvenuti da gennaio ad aprile 2014 possano essere correlati al consumo dei pomodorini contaminati importati dal Marocco. Tra i sintomi indicati dalle persone coinvolte nelle intossicazioni troviamo vomito e crampi addominali. I pomodorini avrebbero inoltre un sapore molto sgradevole.

Marta Albè

Fonte foto: wikipedia.org

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Nanjiawan: il Villaggio di Fuoco che potrebbe scomparire con una sola scintilla

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Nanjiawan, meglio conosciuto come il Villaggio di Fuoco, si trova in Cina ed è situato nelle immediate vicinanze di un giacimento di metano sotterraneo. L'aria circostante è così ricca di gas che una sola scintilla potrebbe provocare un incendio fatale.

Gli abitanti del villaggio, nel corso del tempo, si sono abituati a vivere in condizioni così singolari e hanno imparato ad avere sempre a che fare con il metano e con i suoi pericoli. Sanno di dover fare costantemente attenzione nello svolgere qualsiasi attività, per non provocare incendi accidentali.

Il metano in questa località proviene direttamente dal suolo e talvolta supera la superficie del terreno per raggiungere l'aria circostante e dare vita ad inaspettate palle di fuoco. La concentrazione di gas è così alta che nessuno nel villaggio può osare accendere un fiammifero o una sigaretta. E' vietato anche l'impiego di apparecchiature elettriche.

Gli agricoltori devono prestare la massima attenzione mentre lavorano nei campi, poiché l'utilizzo di strumenti metallici potrebbe provocare scintille a causa dello sfregamento con le rocce. Il giacimento di metano sarebbe stato scoperto soltanto un anno fa.

L'83enne Su Geng si sarebbe lamentata con le autorità di uno strano odore nella propria cantina. Dai test effettuati è emersa la presenza di perdite di metano provenienti dal suolo. Secondo la polizia locale, nelle immediate vicinanze del villaggio si trova un'importante riserva di gas naturale.

Si tratta di una spiegazione molto semplice per la formazione delle strane sfere di fuoco che gli abitanti avevano avvistato negli ultimi tempi, ma non tutti sarebbero disposti a credere a quanto dichiarato dalle autorità. Secondo le antiche credenze, infatti, la comparsa improvvisa di fuoco e fiamme sarebbe da ricondurre agli spiriti maligni.

Gli abitanti del villaggio continuano a credere nelle superstizioni, nonostante le spiegazioni scientifiche e le prove della presenza di metano nel sottosuolo e nell'aria. Si tratta però di un fenomeno naturale perfettamente giustificabile.

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Alcuni anziani vivrebbero nella paura che un incendio improvviso possa distruggere l'intera regione. I più temerari hanno invece deciso di sfruttare la presenza di metano nel sottosuolo e di utilizzarlo per creare dei sistemi di riscaldamento a pavimento per le abitazioni.

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Le perdite di metano nel mondo sarebbero molto più comuni di quanto crediamo. Altri esempi analoghi sono presenti sulle coste del Mediterraneo, in Turchia, dove le fiamme al di sopra di una collina ardono da migliaia di anni proprio grazia al gas metano. Non esiste alcun modo per arrestare il fenomeno a Nanjiawan. Se la situazione dovesse peggiorare, le famiglie presenti saranno costrette ad abbandonare il villaggio.

Marta Albè

Fonte foto: people.cn

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10.000 francesi pagati per andare a lavoro in bici

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25 centesimi a km per chi va al lavoro in bici. In Francia, dallo scorso Lunedi, 10mila fortunati lavoratori potranno far crescere il loro portafogli a forza di pedalare. Il governo ha appena lanciato un esperimento con 19 aziende situate in tutto il Paese per promuovere il pendolarismo in bicicletta.

Per sei mesi, i dipendenti che si recano in ufficio con la bici ricevono un compenso monetario di € 25 centesimi per chilometro. In totale, per una persona che vive a 5 Km di distanza dal suo posto di lavoro tale compensazione può raggiungere dai 50 ai 60 euro al mese .

Questo esperimento di bike-to-work durerà fino al 1 dicembre e fa parte del "Piano d'azione per la mobilità attiva", presentato dal ministro dei Trasporti il 5 marzo scorso. "A livello nazionale abbiamo un notevole ritardo rispetto ai nostri vicini europei", aveva sottolineato in quella occasione Frédéric Cuvillier. In Francia solo il 2% dei lavoratori pendolari usa la bicicletta per andare in ufficio, con una percorrenza media di 3,4 km.

Prima di estendere questa misura, però, il governo ha voluto testarne l'efficacia. E ci sarà anche un'inchiesta della ADEME, l'Agence de l'Environnement et de la Maîtrise de l'Energie, per misurare l'impatto sugli abbonamenti al trasporto pubblico.

Tutto è guidato dal dolce sogno di rendere la Francia una novella Olanda: l'ambizione è quella di raggiungere lo stesso livello di pratica del ciclismo nei paesi nordici, come i Paesi Bassi e la Danimarca. Ad Amsterdam e Copenaghen, la regina dei trasporti è solo lei, la bicicletta, che copre rispettivamente il 22 e il 31% dei viaggi. Se i risultati del test saranno promettenti, verrà effettuato un secondo esperimento su larga scala. E magari contagerà anche noi che siamo qui, dall'altra parte delle Alpi.

Roberta Ragni

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Premio Impatto Zero: al via il concorso che valorizza le buone pratiche green dei cittadini

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premio impatto zero 2014

In occasione della Giornata Mondiale dell'Ambiente prende il via oggi, giovedì 5 giugno, il Premio Impatto Zero. L'iniziativa, che giunge quest'anno alla quarta edizione, è nata per valorizzare le buone pratiche green di cittadini, associazioni e cooperative. Le iscrizioni sono aperte fino al 30 settembre 2014.

Al centro del premio troviamo le scelte di vita e i comportamenti virtuosi dal punto di vista ecologico, che riducono lo sfruttamento di risorse, le emissioni, i rifiuti e contribuiscono a diffondere la cultura dell'ecosostenibilità, migliorando anche la qualità della vita della comunità.

Il Premio Impatto Zero ha ricevuto il patrocinio del Ministero dell'Ambiente ed è organizzato da Arci in collaborazione con Legambiente, Coordinamento Agende 21 Locali Italiane, Progetto Life+Eco Courts, Legacoop Veneto, Centri Servizi Volontariato di Padova, Verona, Vicenza, Rovigo, Treviso e Belluno.

Potrete candidare il vostro progetto o azione iscrivendovi al sito web www.premioimpattozero.it. Quest'anno l'attenzione sarà dedicata alle pratiche di consumo collaborativo e condiviso che vedono sempre maggiore adesione e diffusione in Italia, come il care e bike sharing, il car pooling, lo swapping e i Gruppi di Acquisto Solidale.

Ecco le 4 categorie in concorso:

1) Sharing Economy

Condivisione di beni e servizi nella vita quotidiana: acquisti di prodotti materiali; esperienze aggregative per le risorse energetiche e beni comuni, scambio/baratto; ideazione, creazione e utilizzo di servizi per la mobilità, il lavoro, la finanza, il tempo libero; l'utilizzo di spazi e beni immobili.

2) Tecno Green

Ideazione e gestione di media e nuovi strumenti comunicativi per diffondere la cultura della sostenibilità come blog e siti, app, social network.

3) Save The Food

Last minute market, progetti per il recupero e la ridistribuzione di eccedenze alimentari e di solidarietà sociale...).

4) Vivo Verde

Pratiche quotidiane e scelte di vita ecocompatibili come autoproduzione, acquisto di alimenti da filiera corta, turismo e mobilità sostenibili, riciclo e riuso, mercato dell'usato, etc.

Il concorso suddivide i premi, e quindi le candidature, tra le categorie Veneto e Italia; i riconoscimenti saranno assegnati da un'apposita commissione composta da esperti e rappresentanti istituzionali e dai promotori del Premio.

Saranno decisivi nella scelta dei vincitori: l'originalità e la creatività, il minor impatto ambientale, l'efficacia della promozione della sostenibilità, l'esportabilità delle prassi ad altre realtà del territorio, il miglioramento della vita sociale e gli apprezzamenti ottenuti tramite le votazioni online. I premi in palio: buoni sconto per l'acquisto di bici elettriche, forniture di prodotti biologici, cena al ristorante, selle eco friendly per bicicletta, e molto altro ancora.

Per maggiori informazioni: Associazione Arci Padova, Viale IV Novembre 19, 35123 Padova. E-mail: padova@arci.it.

Per iscrivervi al concorso: www.premioimpattozero.it.

Marta Albè

Leggi anche: 12 cose da fare non solo nella Giornata dell'Ambiente (#wed2014)

Cancro al seno: le persone obese rischiano di piu’

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diagnosi tumore seno

Continuano studi e ricerche sul cancro al seno, una delle malattie più temute dalle donne anche se, fortunatamente, presa in tempo ha buone probabilità di guarigione, in Italia ad esempio secondo le ultime statistiche l’87% delle pazienti dopo 5 anni dalla diagnosi è ancora in vita.

Un team di scienziati del Regno Unito ha trovato una nuova correlazione tra cancro al seno e obesità, sarebbero proprio le donne eccessivamente sovrappeso a rischiare di più.

Lo studio, condotto da un team della University of Oxford e presentato a Chicago al Congresso della Società americana di oncologia clinica (Asco), ha evidenziato infatti che l’obesità è un vero e proprio fattore di rischio per la comparsa di questa malattia e per il suo esito negativo: il rischio morte nelle donne obese colpite prima della menopausa da questo tumore sarebbe del 34%.

In particolare si è visto che la percentuale più alta di decessi avveniva nelle donne colpite da tumore tipo Her2 positivo, particolarmente aggressivo. Lo studio si è basato sull’analisi di 80mila casi di donne affette da cancro al seno.

Ancora una volta il mondo scientifico è arrivato alla stessa conclusione: per stare in salute bisogna seguire un’alimentazione corretta che permetta di mantenere il giusto peso corporeo! Questa è una vera e propria arma vincente nelle mani di tutti noi, semplice ed efficace soprattutto nella fase preventiva.

Francesca Biagioli

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Washed Ashore: quando l’arte nasce dai rifiuti raccolti sulle spiagge

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Salvare il mare e le spiagge dai rifiuti. Ecco l'obiettivo principale del progetto Washed Ashore, in corso negli Stati Uniti. Bottiglie di plastica, bicchieri, imballaggi di polistirolo, vecchi indumenti: ecco soltanto alcune delle tipologie di rifiuti che vengono raccolti lungo le spiagge e trasformati in opere d'arte.

Washed Ashore è nato da un'idea dell'artista e insegnante Angela Haseltine Pozzi, originaria dell'Oregon. La speranza è che la raccolta dei rifiuti lungo le coste e il loro riciclo creativo possa innalzare l'attenzione sul problema dell'accumulo di spazzatura sulle spiagge e nei fondali marini.

Non dimentichiamolo: purtroppo mari e oceani sono la discarica più vasta e profonda del mondo. L'artista ha dato il via al proprio progetto dopo aver notato il continuo accumulo di plastica lungo le spiagge della sua città natale, la località di Bandon, in Oregon. Il duro scontro con la realtà l'ha spinta, a 53 anni, a coinvolgere i propri concittadini nella pulizia delle spiagge. A partire dai rifiuti recuperati, ha iniziato a costruire enormi sculture che rappresentano le creature marine più minacciate dall'inquinamento e dalla plastica.

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In soli tre anni ha raccolto, con l'aiuto della comunità locale, che si è dimostrata subito disponibile alla collaborazione, 11 tonnellate di spazzatura dalle coste del Pacifico e ha dato vita a decine di mostre e progetti educativi in varie località degli Stati Uniti.

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Tartarughe marine e meduse in formato gigante sono soltanto alcune delle opere dell'artista, che ora si trovano in mostra a San Francisco, dove sarà possibile ammirarle fino a settembre 2014. Le opere d'arte nate dai rifiuti si trasferiranno poi a San Diego, fino a settembre 2015.

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Marta Albè

Fonte foto: washedashore.org

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Educazione ambientale, “Immagini per la Terra”: ecco quanto i bambini rispettano l’ambiente

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Si è conclusa in questi giorni la XXII edizione del concorso nazionale "Immagini per la Terra", l'iniziativa di educazione ambientale promossa da Green Cross Italia, in collaborazione con il Ministero dell'Istruzione e con il sostegno di Acqua Lete, svolta in occasione della Giornata dell'Ambiente 2014

Ogni momento è buono per insegnare ai bambini (ma anche agli adulti!) il rispetto per la Terra e qual è il miglior modo per farlo se non coinvolgendoli in quello che riesce meglio loro? Scatenare la fantasia, infatti, è la parola d'ordine di questo concorso – quest'anno incentrato sul tema dei rifiuti dal titolo "Da cosa (ri)nasce cosa" – attraverso la manualità creativa.

Così dal teatrino con i burattini fatti di stoffa, buste, cartoni, a collane, braccialetti e borsette. Dai giochi da tavolo all'orto verticale realizzato con le bottiglie di plastica. Tutto si ricicla e nulla si butta via: nelle scuole di tutta Italia suona come un imperativo categorico, l'occasione buona per trasformare le aule in autentici laboratori del riuso, del riciclo e del ricreo. Con materiali di recupero come carta, bottiglie, tappi, stoffe, lattine, bambini e ragazzi hanno dato vita a divertenti personaggi che hanno animato le loro storie.

Il concorso "Immagini per la Terra" (qui i vincitori) ha conosciuto quest'anno un vero boom di adesioni per i più piccoli: circa 20mila giovanissimi su un totale di 32mila partecipanti. Ciò che fa ben sperate è che la generazione degli under 12 pare sia la più pronta a impegnarsi in prima persona per salvaguardare il Pianeta.

Regione capofila del riciclo, per numero di istituti partecipanti, il Lazio, seguita da Marche, Toscana e Piemonte.

"Ridurre gli sprechi nelle nostre case, a cominciare da quelli di tutti i giorni, è il modo migliore per festeggiare la Giornata mondiale dell'ambiente - dichiara il presidente di Green Cross Italia Elio Pacilio -. In questo gli studenti sono i veri protagonisti perché molto spesso sono loro a insegnare ai genitori i comportamenti virtuosi che imparano a scuola e a coinvolgerli attivamente in progetti di educazione ambientale come Immagini per la Terra".

E se tra i banchi dell'infanzia e delle primarie imparare a riciclare è diventato un gioco, per i ragazzi delle secondarie è stato lo spunto per imparare la filosofia delle 4 R: riduco, riciclo, riuso, ri-creo.

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"Immagini per la Terra - aggiunge la responsabile dei progetti educativi di Green Cross Patrizia Pallara - è un appuntamento molto atteso da studenti e insegnanti, che ogni anno si prodigano nel realizzare elaborati e raccontarci il loro impegno diretto sul territorio. Il premio in denaro che consegneremo ai vincitori permetterà di valorizzare ancora di più la creatività dei ragazzi e di investire sul loro futuro per tutelare al meglio l'ambiente".

Germana Carillo

Palloni da calcio equosolidali: Altromercato non mette #NessunoFuorigioco

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riciclo palloni calcio

Equosolidali e vegan: i palloni da calcio in cuoio sintetico realizzati da Altromercato non conoscono sfruttamento minorile e sono fatti di cotone e gomma naturale. 

Un modo per far giocare i bambini, non i professionisti, un modo per dire – alla vigilia dei Mondiali di Calcio del Brasile – che l'alternativa al lavoro in nero e all'impiego dei minori nelle fabbriche, soprattutto del Sud del mondo, c'è eccome.

Così, proprio in occasione del campionato mondiale, Altromercato propone i Palloni Equosolidali che potremo trovare nelle Botteghe Altromercato e nella Bottega Online Altromercato a un prezzo speciale (10 euro) che non grava sul compenso corrisposto ai Produttori.

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Più del 70% dei palloni da calcio prodotti in tutto il mondo vengono realizzati nel distretto del Sialkot, nella regione pakistana del Punjab (gli altri Paesi produttori sono India, Cina e Indonesia), dove circa 40mila abitanti sono coinvolti nel processo produttivo, sia nelle fabbriche che in centri di cucitura, a volte corrispondono proprio alle case di privati cittadini. Sono proprio i cucitori l'anello debole, perché la maggior parte dei palloni sportivi sono cuciti a mano da persone che lavorano per molte ore in condizioni precarie, per salari modesti (e spesso, nel caso della cucitura delle piccole parti di un pallone si impiegano i bambini).

Il Commercio Equo e Solidale – Soprattutto nel settore della produzione dei palloni sportivi, il commercio equo e solidale offre ai lavoratori e alle cucitrici una retribuzione dignitosa nel rispetto degli standard salariali minimi (circa il 30% in più rispetto alla cucitura di un pallone non equosolidale), condizioni di lavoro monitorate, assenza di sfruttamento minorile e il riconoscimento di un sovraprezzo (premio equosolidale) che finanzia progetti di sviluppo, la formazione e servizi a beneficio delle comunità dei produttori.

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I palloni equosolidali Altromercato – realizzati in cuoio sintetico e più piccoli e leggeri rispetto a quelli tradizionali – sono prodotti da Vision Technologies, azienda di Sialkot dal 2005 inserita nel sistema Equo e Solidale. Il premio equosolidale ricavato dalla vendita dei palloni è servito ad istituire un fondo di solidarietà a vantaggio della collettività, con l'istituzione di una clinica mobile, la creazione di uno spaccio aziendale con generi di prima necessità a prezzi bassi, pullman collettivi che portano i lavoratori da e verso lo stabilimento, la creazione di infrastrutture e sistemi di acqua potabile per i lavoratori e le loro famiglie.

Dove potete trovare i palloni equosolidali? Nelle Botteghe Altromercato e nella Bottega Online Altromercato per tutto il periodo dei Mondiali di Calcio al prezzo speciale di 10 euro. 

Altromercato ci sfida a giocare la partita più importante, quella dei Diritti Mondiali. Perché in fatto di diritti #NessunoFuorigioco

Germana Carillo

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Coltiviamo un'altra economia non solo per la Giornata mondiale del Commercio Equo e Solidale 


Cambiamenti climatici e fame: firmiamo la petizione contro le multinazionali (VIDEO)

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oxfam cambiamenti climatici fame

I cambiamenti climatici sono tra le cause da non sottovalutare della fame nel mondo. In occasione della Giornata Mondiale dell'Ambiente, Oxfam lancia una nuova azione e una petizione all'interno della campagna Scopri il Marchio (Behind the Brands).

 

Oxfam chiede alle 10 maggiori multinazionali del settore alimentare, e in particolare a Kellog's (Pringles, Corn Flakes) e a General Mills (Häagen-Dazs, Old El Paso) di agire subito contro il cambiamento climatico che causa la fame.

Secondo quanto comunicato da Oxfam, l'agricoltura industriale e i comportamenti delle grandi multinazionali e dei loro fornitori generano grandi quantità di emissioni di gas serra e altri fenomeni, come deforestazione e uso di fertilizzanti inquinanti, che contribuiscono ai cambiamenti climatici.

I cambiamenti climatici causano la fame, poiché siccità, inondazioni e eventi meteorologici estremi impediscono agli agricoltori di tutto il mondo di sfamare e di far vivere dignitosamente la propria famiglia.

Il rapporto di Oxfam Cambiare Clima per Vincere la Fame evidenzia che le dieci Grandi Sorelle del Cibo producono un totale di 263,7 milioni di tonnellate di gas a effetto serra – più di quanto prodotto complessivamente da Qatar e Emirati Arabi Uniti, due stati che basano le loro economie sulla produzione di petrolio e gas.

La metà di queste emissioni è prodotta in ambito agricolo, lungo la filiera di produzione dei loro prodotti alimentari, ma non è conteggiata dalle aziende nel quadro dei loro impegni di riduzione delle emissioni derivanti dalla loro attività. Tuttavia, per evitare l'innalzamento della temperatura terrestre oltre i 2 gradi, questo trend deve cambiare urgentemente.

"Chiediamo ai cittadini italiani e a quelli di tutto il mondo di essere dei consumatori consapevoli facendo sentire la propria voce perché le imprese presenti con i loro prodotti alimentari nella quotidianità delle nostre tavole, modifichino il modo di produrre cibo, migliorando le proprie politiche di contrasto e prevenzione dei cambiamenti climatici" - ha dichiarato Maurizia Iachino, Presidente di Oxfam Italia.

La voce dei consumatori di tutto il mondo ha già avuto grandi effetti. La campagna Scopri il Marchio è riuscita ad ottenere impegni importanti da parte delle multinazionali del cibo sul tema dei diritti delle lavoratrici e della salvaguardia della terra dei piccoli produttori, colpiti dal land grabbing. Ora si attende un dialogo positivo che possa portare ad effetti concreti anche sul cambiamento climatico.

Per il lancio della nuova azione di sensibilizzazione, Oxfam ha realizzato una serie di video che dovrebbero spingere le multinazionali a cambiare rotta e a ridurre il proprio impatto sull'ambiente e sul clima e che dovrebbero sensibilizzare i consumatori a valutare meglio le proprie scelte di acquisto.

Scopri la verità dietro Kellogg's Corn Flakes.

{youtube}mNLIMPA3x2s{/youtube}

Scopri la verità dietro Häagen-Dazs.

{youtube}_h439tmucm0{/youtube}

Scopri la verità dietro Pringles.

{youtube}u2Z8IWXPpgU{/youtube}

 

Firma qui la petizione di Oxfam rivolta alle multinazionali.

Marta Albè

Fonte foto: rtcc.org

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Allergia al Nichel: i 10 sintomi piu' comuni

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allergia nichel sintomi

L'allergia al nichel tende a colpire di più le donne rispetto agli uomini, ma in ogni caso risulta piuttosto diffusa. Si parla, per la precisione, di Sindrome da Allergia Sistemica al Nichel (SNAS). Provoca reazioni allergiche al contatto con il nichel, sia all'esterno, ad esempio a causa di oggetti che lo contengono, sia all'interno, per via di alimenti che sono ricchi di questa sostanza.

Vi avevamo già parlato degli alimenti a maggior contenuto di nichel. Ora vediamo quali sono i sintomi più comuni di questa allergia. L'allergia al nichel pare si presenti ad intensità differenti. Alcune persone riscontrano problemi soltanto a causa del contatto della pelle con oggetti e prodotti che contengono nichel, come cerniere, bottoni metallici o detergenti. Altri soggetti, invece, soffrono di fastidi quando si cibano di alcuni alimenti. Le reazioni e i sintomi possono variare da persona a persona e in base all'intensità dell'allergia al nichel.

Il nichel è sia un metallo presente naturalmente nel terreno e negli alimenti, sia un prodotto di scarto industriale, ad esempio per quanto riguarda i fertilizzanti, le sigarette e i gas di scarico delle auto. E' bene ricordare che l'allergia al nichel è un'allergia da accumulo.

Ciò significa che, nelle persone più sensibili, un forte accumulo di nichel nell'organismo può portare allo scatenarsi di reazioni allergiche causate anche da un contatto con una minima quantità della sostanza. Altre persone presentano invece un livello di tolleranza più alto. L'allergia al nichel viene diagnosticata tramite patch test. In seguito alla conferma della sua presenza, è bene seguire i consigli indicati dall'allergologo.

Tra i sintomi più comuni di allergia al nichel troviamo:

1) Arrossamento della pelle, dermatiti, desquamazioni e bruciore.

2) Prurito, orticaria e comparsa di piccole pustole nelle zone che sono entrate a contatto con oggetti metallici.

3) Nausea e vomito.

4) Mal di testa, capogiri e vertigini.

5) Insonnia, difficoltà ad addormentarsi.

6) Aumento o perdita di peso apparentemente immotivati.

7) Problemi respiratori e tachicardia.

8) Afte e infiammazioni della bocca e delle gengive.

9) Gonfiori addominali, gastrite, colite o stipsi.

10) Stanchezza e malessere generale.

Leggi anche: Nichel: ecco cosa fare in caso di allergia e dermatite da contatto

Alcuni consigli utili per chi soffre di allergia al nichel consistono nell'evitare o limitare, solo se necessario e sempre dietro consulto medico, gli alimenti a cui si è scoperto di essere più sensibili (ad esempio cioccolato, caffè, frutta secca o pomodori). Bisognerebbe fare attenzione anche ai cibi in scatola e alle bevande in lattina, oltre a scegliere stoviglie per cucinare in vetro pyrex o in acciaio inox garantito nichel-free.

Le persone che soffrono di allergia al nichel da contatto dovrebbero fare attenzione ad accessori metallici, compresi bottoni dei jeans, cerniere, orecchini e gioielli in generale. Consigliamo inoltre di scegliere prodotti nichel tested per la cura della persona (creme, shampoo, saponi...) e di indossare dei guanti durante le pulizie di casa. Per qualsiasi dubbio, consultate il vostro medico di fiducia, che vi saprà suggerire un allergologo a cui rivolgervi.

Marta Albè

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Captain Busta, la scimmia extraterrestre che vuole salvare la Terra dai rifiuti (#EUGreenWeek)

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plastic europe

Captain Busta, una scimmia blu che viene dallo spazio dalla Federazione Intergalattica di Wastebuster (IWF) ha raggiunto il nostro Pianeta con una missione speciale: ridurre gli sprechi e aiutare la gente a salvarlo! Per questo è approdato alla Green Week 2014, la settimana verde della Commissione europea, in corso a Bruxelles.

L'IWF ha inviato il capitano qui da noi per aiutarci nella promozione della riduzione dei rifiuti. Per tre giorni, la creatura extraterrestra sarà accompagnata nella sua missione da quattro bambini di 10 anni delle scuole del Regno Unito.

Intervisteranno molto importanti personaggi per scoprire come stanno cercando di proteggere l'ambiente e salvare il pianeta. Il loro primo intervistato è stato Janez Potočnik, commissario europeo per l'Ambiente, che ha accettato di rispondere alle domande di questa squadra molto speciale.

 

"Sono così felice di incontrare e salutare tutti gli esseri umani alla Green Week, ma sono anche un po' nervoso perché non ho mai collaborato con una squadra extra-terrestre prima d'ora", ha detto il capitano Busta durante i preparativi per la sua visita.

La carismatica creatura ha cercato, quindi, di scoprire quali azioni vuole intraprendere l'Europa per proteggere l'ambiente e ridurre i rifiuti di plastica.

"I miei amici e io siamo entusiasti di aver avuto l'opportunità di incontrare il commissario Potočnik. La sua disponibilità a incontrarci è una testimonianza dell'impegno dei leader dell'umanità nella lotta contro i rifiuti. Certamente ha aiutato a capire i progressi compiuti per salvare il pianeta Terra" , ha detto il capitano dopo l'intervista.

140604 Photo Plastics Europe

L'IWF monitora i pianeti per la loro produzione di rifiuti e per la loro gestione efficiente delle risorse. E la Terra, indovinate un po', è sulla lista dei pianeti a rischio.

Roberta Ragni

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Frutta sciroppata: 10 ricette da preparare in casa

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frutta sciroppata fatta in casa

Preparare la frutta sciroppata vi permetterà di creare delle conserve da gustare tutto l'anno. Per preparare lo sciroppo potrete provare a sostituire il classico zucchero bianco con dello zucchero di canna chiaro bio e del commercio equo. Se amate la frutta sciroppata, potrete prepararla in versione casalinga, per risparmiare e per non rischiare di sprecare frutti che maturano troppo in fretta o che avete a disposizione in surplus. Ecco alcune ricette utili per preparare la frutta sciroppata fatta in casa tutto l'anno, con ingredienti diversi a seconda delle stagioni.

 

1) Pesche sciroppate

Le pesche sciroppate sono una delle conserve estive più tipiche. Scegliete pesche bio, o almeno non trattate, magari raccolte proprio da voi. In questo modo, le potrete gustare fuori stagione, se lo desiderate, in autunno o in inverno, evitando di acquistare prodotti confezionati o che arrivano da lontano. Per 1 chilo di pesche vi serviranno 500 grammi di zucchero e 1 liro d'acqua. Qui la ricetta completa.

Leggi anche: Pesche sciroppate: come prepararle in casa

fonte foto: recipejourney.com

2) Ananas sciroppato

Potrete preparare l'ananas sciroppato a partire dai frutti freschi, che dovrete pulire con la massima attenzione. Poi li dovrete tagliare a fette alte circa 1 centimetro. Da ognuna ricaverete 4 o 5 pezzi che inserirete nei vostri barattoli. Per 2 grossi ananas vi serviranno mezzo litro d'acqua, il succo di mezzo limone e 300 grammi di zucchero. Qui la ricetta completa.

ananas sciroppato

fonte foto: lericettedimamma.com

3) Ciliegie sciroppate

Procuratevi 1 chilo di ciliegie mature. Lavatele, eliminate il picciolo e asciugatele molto bene. Lasciatele riposare su un canovaccio. Calcolate di utilizzare 100 grammi di zucchero ogni litro d'acqua per preparare lo sciroppo che vi servirà per colmare i barattoli in cui riporrete le ciliegie. Dopo aver chiuso molto bene i barattoli, dovrete sterilizzarli in acqua bollente in una pentola capiente, avvolgendoli con dei canovacci. Qui la ricetta completa.

ciliegie sciroppate

fonte foto: conservedicasa.tv

4) Albicocche sciroppate

Per preparare un vasetto da 250 grammi di albicocche sciroppate vi serviranno 5 o 6 albicocche mature, 150 grammi d'acqua, 80 grammi di zucchero e 2 cucchiai di succo di limone. Dovrete preparare lo sciroppo con acqua e zucchero, da versare nei barattoli con le albicocche, che avrete sbucciato, tagliato a metà e cotto per qualche minuto per ammorbidirle. Fate sempre attenzione alla formazione del sottovuoto. Qui la ricetta completa.

albococche sciroppate

fonte foto: simplebites.net

5) Lamponi sciroppati

Lavate e asciugate molto bene i lamponi. Versateli nei barattoli di vetro e ricopriteli con uno sciroppo di acqua e zucchero con l'aggiunta di un pochino di scorza di limone. Dovrete versare lo sciroppo nei vasetti quando è ancora caldo. Quindi chiudeteli molto bene e sterilizzateli per qualche minuto. Conservate i lamponi sciroppati al riparo dalla luce e dall'umidità. Qui la ricetta completa.

lampono sciroppati

fonte foto: motherearthnews.com

6) Fragole sciroppate

Per preparare le fragole sciroppate vi serviranno 500 grammi di fragole non troppo mature, 150 grammi di zucchero e mezzo litro d'acqua. Il blog Qualcosa Di Rosso suggerisce di aggiungere alla ricetta 6 semi di cardamomo. Preparate lo sciroppo, versatelo nei barattoli con le fragole già lavate e asciugate e sterilizzateli lasciando bollire per 5 minuti. Qui la ricetta completa.

fragole sciroppate

fonte foto: stelladisale.it

7) Mele sciroppate

Per preparare le mele sciroppate dovrete sbucciarle e privarle del torsolo. Tagliatele e immergetele in una pentola piena d'acqua e succo di limone. Fate bollire le mele per 5 minuti, scolatele e conservate l'acqua di cottura per preparare lo sciroppo che vi servirà per riempire i barattoli. Qui la ricetta completa.

mele sciroppate

fonte foto: nonsolocucina.net

8) Pere sciroppate

Per preparare le pere sciroppate vi serviranno 1 chilo di pere non troppo mature, 200 grammi di zucchero, acqua, cannella e succo di limone. Dovrete cuocere le pere in acqua, zucchero e limone. Poi farete ridurre lo sciroppo prima di versare il tutto nei barattoli di conservazione. La cannella darà un tocco di dolcezza in più. Qui la ricetta completa.

pere sciroppate

fonte foto: style.it

9) More sciroppate

Potrete preparare questa conserva con le more di rovo raccolte durante una passeggiata in montagna o in campagna. Lavate le more e asciugatele molto bene. Riponetele in una ciotola con lo zucchero, mescolate con delicatezza e lasciate riposare per un giorno. Calcolate di utilizzare 500 grammi di zucchero per 1 chilo di more. Dovrete versare le more nei barattoli con il succo che avranno rilasciato e sterilizzare. Qui la ricetta completa.

more sciroppate

fonte foto: cindystarblog.blogspot.it

10) Mirtilli sciroppati

Per preparare i mirtilli sciroppati vi serviranno 1 chilo di mirtilli neri, 500 grammi di zucchero, 400 grammi di acqua. Preparate lo sciroppo con acqua e zucchero, unite i mirtilli nella pentola e portate a bollore. Filtrate i mirtilli da disporre nei vasi e fate addensare ancora un po' lo sciroppo prima di riempirli. Chiudeteli ermeticamente solo quando si saranno raffreddati. Qui la ricetta completa.

mirtilli sciroppati

fonte foto: notmartha.org

Marta Albè

Fonte foto: pinomessina.it

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Bricksy: i capolavori di Banksy ricreati con i lego (FOTO)

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Cosa succede quando si mettono insieme i mattoncini LEGO e alcune delle opere più rappresentative dell'artista urbano Banksy? Come ha dimostrato il fotografo Jeff Friesen il risultato è davvero impressionante e affascinante.

Nella sua serie intitolata non a caso "Bricksy", il pluripremiato fotografo canadese ha ricreato alcune delle più famose opere di Banksy, utilizzando solo pezzi dei LEGO e rendendole lineari e pulite. Realizzate con i blocchi presi dalla cesta dei giochi della figlia, le scene messe insieme dall'artista dei mattoncini sono tra le più classiche e famose, tra cui la ragazza con il palloncino a forma di cuore e l'iconico lancio del bouquet.

In ogni creazione, però, è stato introdotto un tocco umoristico e ironico. Ad esempio, il bouquet è in realtà scagliato da un omino Lego contro la sua fidanzata, vestita da agente di polizia. In un'altra scena, la cameriera che nasconde segretamente la polvere sotto il muro viene "beccata" da una casalinga affacciata alla finestra aperta.

Di seguito alcune scene della collezione.

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Per vedere il resto di "Bricksy", clicca qui

Roberta Ragni

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