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Per #Velolove un album dedicato ai Ciclisti Urbani

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I ciclisti urbani in un album: domani 7 giugno il B.A.S.E., centro di ricerca del MAXXI, il museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma, ospiterà la presentazione delle Figurine del primo Album di Ciclisti Urbani, una performance di 90 minuti organizzata da #Salvaiciclisti, Legambiente, Rete Mobilità Nuova, Ciclonauti, We are Traffic, Bike Porn Garage e ideata in occasione di #VeloLove, la festa nazionale dei ciclisti urbani che si terrà a Roma il 14 giugno. 

L'idea è questa: chi pedala può essere visto come elemento di un'opera d'arte contemporanea in grado di restituire alla città un volto umano e una bellezza andati perduti a causa delle auto. Una bellezza che riguarda tutta la comunità e che, in questo modo, può far tornare le piazze alla loro funzione originaria di "agorà", di luoghi d'incontro e non di scontro, di parcheggio o di traffico.

Le "Figurine" ritraggono 200 pedalatori qualunque immortalati dal fotografo Andrea Romagnoli accanto al loro mezzo di trasporto, a fare da testimonial di uno stile di mobilità alternativo ed ecologico. L'album di figurine dei ciclisti urbani – ideato dalla blogger bicisnob e realizzato col contributo di Selle Royal e degli editori Terre di Mezzo ed Ediciclo – vive anche online (velolove.it) , con una fotogallery aperta che continuerà col tempo ad arricchirsi dei volti di nuovi pedalatori metropolitani e di pedoni, pendolari e utenti del trasporto pubblico.

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Nel contempo, saranno proposti anche i "santini dei ciclisti urbani", la campagna pubblicitaria di #VeloLove ideata da Alberta Schiatti (associate creative director di una delle più importanti agenzie di pubblicità internazionali), dalla regista Veronica Mengoli, dall'editor Marco Ferrara e dai creativi Orazio Marino e Davide Pagliardini. Tanti soggetti - come San Pietrino, che tutela i ciclisti da pavé e pavimentazioni sconnesse, o San Semaforo Sempreverde, che protegge la scorrevolezza dell'itinerario – suggeriranno, in modo ironico, che chi usa la bici trova spesso città inospitali e non pronte a questo tipo di mobilità non motorizzata.

velolove santini

Il 14 giugno, infine, un ciclocorteo con partenza da piazza del Popolo alle 15, chiederà a sindaci e Governo di abbassare a 30 km orari il limite di velocità all'interno dei centri abitati del nostro Paese (tranne le principali arterie di scorrimento) così come prevede una proposta di legge attualmente in discussione alla Camera.

Qui trovate tutti gli appuntamenti da non perdere per la festa nazionale dei ciclisti urbani.

Germana Carillo

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#Velolove: gli appuntamenti da non perdere per la Festa nazionale dei ciclisti urbani 


Digiuno: rinforza il sistema immunitario e fa vivere meglio e di piu’

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Torna alla ribalta un argomento molto caro all'igienismo (corrente di pensiero naturopatica) che ne parla già da molto tempo. Si tratta della pratica del digiuno terapeutico i cui benefici sono confermati ora anche dalla scienza.

Nella mentalità comune digiunare è qualcosa di negativo, di solito non mangiamo quando siamo malati o quando c’è qualcosa che non va. A volte ci sforziamo di mangiare perché fa bene. Oggi invece vogliamo ribaltare un attimo questi convincimenti parlando della pratica del digiuno che vuole invece essere un momento di pausa per il nostro organismo sempre indaffarato nelle sue funzioni tra cui appunto quella di digerire (spesso tra l’altro cibi molto pesanti che richiedono una lunga lavorazione). 

Non mangiando però, e quindi non dovendo digerire, il nostro organismo può dedicarsi a cose ancora più importanti ad esempio alla buona salute del nostro sistema immunitario. Il digiuno, infatti, contribuisce proprio a rinforzarlo, questo è quello che ha provato scientificamente Valter Longo, Direttore dell'Istituto di Longevità della University of Southern California che ha voluto analizzare gli effetti di 4 giorni di digiuno assistito sulle difese immunitarie di un gruppo di volontari. 

In realtà la ricerca, pubblicata su Cell Stem Cell, fa parte di un più ampio studio inziato sui lieviti, continuato sui topi e ora finalmente approdato alla sperimentazione umana. I risultati di quest’ultimo hanno confermato cose che già erano state evidenziate nei precedenti. Grazie al digiuno: “il sistema immunitario si libera delle cellule inutili, non necessarie, mentre è spinto a rimettere in azione in modo naturale, come accadeva nei momenti della nascita e della crescita, le cellule staminali capaci di assicurare la rigenerazione” ha dichiarato Longo.

Sì al digiuno, quindi, capace di rendere più vigile e forte il nostro organismo ma a patto che sia assistito da specialisti. Secondo gli studi di Longo, si ottengono ottimi risultati anche su pazienti anziani o malati di tumore: "Potenzialmente riteniamo che questa pratica sul cibo favorisca l’eliminazione di cellule anomale, precursori di cellule cancerogene".

A breve il team di Longo sarà impegnato in un’ulteriore ricerca a cui prendereanno parte volontari tra i 20 e i 70 anni che si sottoporanno a 2 cicli di digiuno di 4-5 giorni al mese.

Francesca Biagioli

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Le 10 città più trafficate d'Italia

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Palermo, Roma e Napoli le tre città più trafficate d'Italia, congestionate più di città come Londra, Parigi o Los Angeles. Sono i dati che emergono dal TomTom Traffic Index, la classifica che si basa sui flussi automobilistici in oltre 200 aree di tutto il mondo. 

L'indice parte dallo studio dei dati di percorrenza reali, misurati lungo l'arco di una intera giornata su tutto il network stradale che comprende sia strade urbane che extraurbane di 180 città in tutto il mondo (di cui 60 in Europa). In questo modo, il report rivela la percentuale di congestionamento delle diverse città contando su più di 10 trilioni di misurazioni e registrando una crescita quotidiana pari a 5 miliardi di misurazioni.

In pratica, l'andamento del traffico all'ora di punta viene confrontato con quello delle ore più calme. Il picco del traffico mattutino, l'ora X per i pendolari, piazza la città di Roma al primo posto con tempi di percorrenza che aumentano anche dell'71%, seguita da Milano, (+62%). Palermo registra un incremento del 60%, soffrendo di più di Napoli (+43%) e di Genova (+37). Situazione analoga alla sera, che vede Roma e Palermo appaiate con un aumento del 64%, segue Milano con un +52% nel calcolo dei tempi di percorrenza, seguite da Napoli (sempre +50%), mentre al momento del ritorno a casa dal lavoro Genova, con +38%, diventa più caotica di Torino (+36).

Qualche dato positivo c'è: grazie ad alcuni interventi attuati nel corso degli anni, Milano e Torino, hanno migliorato la viabilità sulle proprie strade, tanto che, se Milano nel report 2013 si trovava al 3° posto della classifica italiana, quest'anno viene scavalcata da Napoli e si piazza in 4° posizione, mentre Torino dal 6° raggiunge l'8° posto.

IN EUROPA - La città più trafficata del Vecchio Continente è Mosca, che supera Istanbul di 12 punti percentuali rispetto all'indice di congestionamento delle strade. Mentre, tra le altre grandi città europee Milano risulta migliore di Parigi (8° posto), Londra (9° posto) e Vienna (16° posto) e con un indice di congestione pari a quello di Berlino (18° posto). Barcellona al 28°, con un indice di 25%, mentre Madrid è al 47°. Chiudono la classifica Goteborg, Berna, Saragoza, Murcia e Malmo, con indici inferiori al 17%.

Germana Carillo

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Soap Kayak Race 2014: un'eco-regata a bordo di canoe di cartone autocostruite

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Domenica 8 giugno sul fiume Adda, all'interno del Parco Adda Nord, si terrà una manifestazione sportiva eco-friendly davvero singolare. Si tratta di una gara a bordo di canoe di cartone autocostruite che partirà dalla località di Imbersago, in provincia di Lecco. Il motto della competizione è: "L'Arca di Noè è stata costruita da un dilettante... Il Titanic è stato costruito da professionisti!".

La Soap Kayak Race Championship 2014 viene presentata come una delle manifestazioni eco-friendly più divertenti d'Italia ed è strutturata su una serie di gare con le canoe di cartone, caratterizzate da un forte spirito ecologico.

Saranno due le gare in programma. Nella SKR Classic le squadre partecipanti dovranno autocostruire una canoa biposto in sole due ore di tempo utilizzando circa 7 metri quadrati di catone ondulato e del nastro da pacchi per assemblare il tutto. Nella SKR Banzai i concorrenti arriveranno sul campo di gara con la canoa di cartone già assemblata a casa, con la quale dovranno affrontare un percorso ad ostacoli.

I partecipanti alla gara dovranno costruire le canoe rispettando le regole della Soap Kayak Race, ma la speranza degli organizzatori è che le squadre che hanno avuto la possibilità di realizzare la canoa a casa possano dare vita ad imbarcazioni più creative ed originali, dato che hanno avuto il tempo di apportare modifiche al progetto.

Le squadre più meritevoli avranno la possibilità di pagaiare sul fiume Noce, in Trentino, dove si svolgeranno i Campionati Europei di Rafting. I vincitori parteciperanno a una discesa in rafting e a una lezione teorica per imparare le tecniche migliori di navigazione in acque agitate.

foto corsaro

cartolina canoe piu folle

Verrà poi il momento di prendere parte alla Soap Kayak Race Extreme, regata che si svolgerà sempre sul fiume Adda il 7 settembre 2014. L'appuntamento per assistere alla Kayak Soap Race è per domenica 8 giugno, a Imbersago, dalle ore 14.

Marta Albè

 Leggi anche: 5 barche, canoe o kayak realizzate con le bottiglie di plastica

Cartina: nuova collezione per le scarpe in carta riciclata Made in Capannori

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Da quando ve ne avevamo parlato nel 2012, il progetto Cartina ha fatto davvero tanta strada e ora ha raggiunto il mondo della moda che conta. Il Comune di Capannori continua a stupire per il suo impegno nel rispetto dell'ambiente e i risultati sono tangibili. Le scarpe impermeabili in carta riciclata delle collezioni Cartina saranno presenti a Firenze in occasione di Pitti Immagine Uomo.

In passato vi avevamo parlato delle ballerine in carta riciclata, rigorosamente Made in Italy, come del segno di una dedizione sempre maggiore alla riduzione dei rifiuti di questo Comune virtuoso in provincia di Lucca. Il progetto Cartina ha unito fin dall'inizio i valori ambientali con quelli di sviluppo e produzione in un contesto locale, come strategia per rispettare il Pianeta e per uscire dalla crisi.

Grazie alla produzione delle scarpe Cartina, si riducono i rifiuti e si riutilizzano materiali usati. Le scarpe stesse saranno poi riciclabili, per ridurre il problema dell'accumulo di rifiuti indifferenziati nelle discariche. Il marchio Cartina Paper Idea presenterà la nuova collezione SS2015 in occasione del Pitti Immagine Uomo, evento che si svolgerà a Firenze, presso la Fortezza da Basso, dal 17 al 20 giugno 2014.

Cartina è la prima scarpa in carta riciclata e riciclabile con esclusivo brevetto mondiale. La nuova collezione, nata a Lucca, città delle cartiere, rende omaggio alle sue origini, con l'intenzione di presentare accessori fashion dall'anima ecologica. Propone scarpe sia da uomo che da donna e anche modelli per bambino e bambina.

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Il tutto per uno stile sia sportivo che elegante, ma sempre dall'anima green. Ogni nuovo modello è realizzato con carta riciclata abbinata a materiali sintetici prodotti nel pieno rispetto per l'ambiente e impreziositi da lamine metal. Così la morbidezza e la purezza della carta bianca si uniscono all'immagine compatta e solida del metallo. Perché per essere green non serve rinunciare all'eleganza.

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Per maggiori informazioni: www.cartinapaperidea.com

Marta Albè

Fonte foto: cartinapaperidea.com

Leggi anche: Cartina: le scarpe di carta riciclata impermeabile made in Capannori

Austria: le straordinarie pensiline degli autobus di Krumbach

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La località di Krumbach, in Austria, merita davvero di essere vista per via delle sue straordinarie pensiline degli autobus. E' nato tutto del progetto Bus Stop Krumbach, che ha coinvolto designer internazionali e locali per la realizzazione di sette nuove fermate degli autobus.

Sette architetti provenienti da tutto il mondo, che includono Sou Fujimoto dal Giappone e Smiljac Radic dal Cile, hanno lavorato con sette architetti austriaci per dare vita al progetto incentrato sul design all'avanguardia e sulla mobilità sostenibile.

Bus Stop Krumbach nasce per incoraggiare la creazione di nuove infrastrutture sostenibili e l'utilizzo di mezzi pubblici, ma anche lo sviluppo delle abilità architettoniche e la riscoperta delle tradizioni artigianali locali.

Krumbach è una località davvero unica della Bassa Austria. Ogni anno attira 30 mila turisti e dà spazio a numerosi nuovi progetti dedicati all'architettura sostenibile, a partire dalla costruzione di una nuova stazione centrale per gli autobus.

Ci troviamo in una zona rurale, ma il servizio del trasporto pubblico è davvero efficiente, con corriere che passano ogni ora. Una delle pensiline degli autobus si trova vicino ad un campo da tennis ed ha dunque una doppia funzione: riparare chi attende il pullman e permettere agli spettatori di sedersi comodamente per guardare la partita.

Altre pensiline sono nate per proteggere i viaggiatori dalla pioggia ma presentano nello stesso tempo delle aperture laterali, per consentire di ammirare il paesaggio che le circonda. L'architetto russo Alexane Brodsky ha progettato una torretta di legno parzialmente coperta, con tanto di panchine, tavolini e casette per gli uccellini.

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C'è anche chi ha pensato di dare vita a pensiline degli autobus costruite con assi di legno di recupero, come nel caso degli architetti spagnoli di Ensamble Studio. In questo modo lo spazio risulta sia protetto che aperto.

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Il legno è volutamente non trattato poiché lo sprigionarsi del suo profumo nel corso del tempo entri a far parte dell'esperienza di viaggio. Infine, la pensilina triangolare realizzata dagli Architecten De Vylder, dal Belgio, ha una copertura spiovente, che può risultare utile soprattutto in inverno, in caso di neve.

Marta Albè

Fonte foto: kulturkrumbach.at

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Mondiali di calcio: in partenza per il Brasile? ecco come proteggersi da malattie e infezioni

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Avete la fortuna di essere in partenza per il Brasile in occasione dei mondiali di calcio o semplicemente per visitare questo splendido paese? Bene, un po’ come sempre quando si viaggia in paesi tropicali bisogna prestare attenzione a possibili infezioni e malattie che spesso colpiscono i turisti che frequentano queste località tanto affascinanti.

Ad attirare l’attenzione su questa tematica è stato il Centers for Diseases Control di Atlanta che ha voluto sottolineare come il clima tropicale caratteristico dello stato sudamericano comporta un rischio più alto di incorrere in intossicazioni alimentari o malattie dovute alle punture degli insetti, come ad esempio la malaria. Nello studio pubblicato sulla rivista Jama Internal Medicine, gli esperti di Atlanta consigliano di portare sempre con sé delle confezioni di antivirali e di valutare l’ipotesi di vaccinarsi contro tetano, malaria, febbre gialla e tifo.

Tanto dipende però anche dalla zona del Brasile che si intende visitare, consigli sempre validi sono comunque quelli di evitare i cibi venuti in condizioni igieniche poco sicure, lavare sempre bene frutta e verdura che si intendono consumare crude, bere acqua in bottiglia, portarsi dall’Italia dei fermenti lattici che possano aiutare in caso di diarrea del viaggiatore oltre che i medicinali che siete soliti assumere quando siete malati.

I medici sottolineano anche l’importanza, una volta tornati in Italia, di saper valutare il proprio stato di salute. A volte infatti le malattie hanno una certa incubazione per cui i primi sintomi insorgono quando già si è nuovamente a casa. Se così fosse è bene consultare subito un medico, meglio se specializzato in malattie tropicali.

C’è da dire poi che eventi come appunto i Mondiali, dove si incontreranno migliaia di persone da ogni parte del mondo, sono possibili focolai di malattie di vario genere, tra cui anche le banali influenze che comunque non vanno sottovalutate. Con un po’ di buon senso però non c’è poi da allarmarsi troppo e ci si può godere appieno la bella vacanza!

Francesca Biagioli

 

Citronella: come coltivare la pianta anti-zanzare

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come coltivare citronella vaso giardino

La citronella, insieme ai gerani, è una delle piante più note che vengono utilizzate per tenere lontane le zanzare in modo naturale. Proprio da questa pianta viene estratto l'olio essenziale di citronella, rimedio anti-zanzare per antonomasia da diffondere nell'ambiente. Potrete coltivare la citronella in giardino oppure in vaso, per posizionarla nei punti della casa da proteggere dalle zanzare.

E' una pianta erbacea perenne e sempreverde che appartiene al genere Cymbopogon. E' originaria delle regioni calde e tropicali dell'Asia Meridionale. In inglese la citronella è conosciuta con il nome di lemongrass. Le sue foglie sono molto lunghe e di un colore verde intenso. Tendono a ricadere verso l'esterno.

L'odore delle foglie di citronella ricorda quello del limone, una caratteristica che ne permette l'uso in cucina per la preparazione di salse, zuppe e tisane, tipiche dell'Oriente. La citronella funziona come pianta anti-zanzare proprio per via del suo profumo, che di solito è piacevole per noi, ma che risulta sgradito agli insetti.

Le varietà di citronella dal maggiore potere repellente prendono il nome di Cymbopogon Nardus, Cymbopogon Citratus o Cymbopogon Winterianus. Potrete acquistare le piantine di citronella da coltivare in vaso o in giardino presso i vivai e le fiere dedicate all'orto e al giardino. I semi di citronella sono in vendita nei negozi di giardinaggio e su internet.

Le piante di citronella da acquistare in vivaio di solito sono pronte per il trapianto in un vaso più grande. Utilizzare un supporto con le rotelle facilita lo spostamento della pianta a seconda delle necessità e permette di porla al riparo più facilmente in inverno, se il clima risulta particolarmente freddo. Se decidete di coltivare la citronella in giardino, collocatela in luoghi riparati, vicino a dei cespugli o a delle piante ornamentali, in modo che in inverno non soffra troppo il freddo.

Seminare la citronella

Ecco come seminare la citronella. Seminate la citronella tra marzo e luglio in vasetto. Coprite i semi con uno strato molto sottile di terriccio, che dovrete mantenere sempre umido. L'anno successivo, quando la pianta sarà abbastanza forte, la potrete trasferire in giardino o nel vaso definitivo in primavera.

Tenete conto che la pianta di citronella può raggiungere l'altezza di 1 metro e che le sue foglie possono essere lunghe fino a 60-70 centimetri. Strofinando le foglie tra le dita potrete avvertire al meglio il loro profumo. Posizionate la citronella al sole o in un luogo solo parzialmente ombreggiato. Si adatta bene a tutti i tipi di terreno e anche ai climi non troppo miti, ma teme il freddo. Potrete rinvasare le piantine di citronella quando avranno raggiunto un'altezza di circa 10 centimetri, se le avete coltivate a partire dal seme. Selezionate le 5 o 6 piantine più forti da inserire in un unico vaso.

citronella

fonte foto: indulgy.com

Trapiantare la citronella

Se acquistate una piantina di citronella in vivaio, trasferitela in un vaso di dimensioni adatte con terriccio ricco e ben drenato, quindi posizionatela nella zona più soleggiata del balcone in primavera, oppure in casa, vicino a una finestra, se siamo in autunno o in inverno. Dato che la citronella viene utilizzata proprio come repellente per zanzare e altri insetti, non teme attacchi da parte dei parassiti.

citronella vaso

fonte foto: lovelygreeens.com

Divisione dei cespi

Potrete moltiplicare la citronella non soltanto per seme, ma anche per divisione dei cespi. Dividete i cespi in autunno e mettete le nuove piantine subito a dimora. Assicuratevi che le radici siano vive e tenete la citronella al riparo, tenendo conto che al di sotto degli 8°C la pianta comincia a soffrire.

Dovrete estrarre la pianta dal vaso e selezionare i cespi produttivi e con le radici più forti. Potrete poi inserire ogni cespo in un vaso dedicato, con terriccio ricco e ben drenato. La citronella richiede annaffiature regolari e frequenti, soprattutto nella stagione più calda e vitale per la pianta, da marzo a settembre. Lasciate radicare sempre bene le piantine di citronella prima di trasferirle in un vaso più grande o in giardino. Quando le radici della citronella fuoriescono dai fori per il drenaggio dell'acqua, è di certo giunto il momento del travaso. Per la divisione dei cespi di citronella, è inoltre utile utilizzare dei vasetti colmi d'acqua per favorire il radicamento.

coltivare citronella

fonte foto: indulgy.com

Infine, coltivare al meglio la citronella, ricordate di eliminare le foglie secche, di potare le parti della pianta che appaiono più deboli in autunno, di sistemare i vasi al riparo dal vento e dalle correnti fredde e di non lasciare ristagni idrici nei sottovasi, poiché le radici della pianta potrebbero marcire.

Marta Albè

Fonte foto: sfgate.com

Leggi anche: 5 piante anti-zanzare facili da coltivare


Croazia: le 10 isole piu' belle

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La Croazia è un paradiso tutto da scoprire, soprattutto durante la stagione estiva, grazie alle sue splendide isole. Vi avevamo già parlato delle spiagge della Croazia (isole escluse) provando a stilare una classifica delle più belle. Ora invece è giunto il momento di conoscere le isole croate che punteggiano l'Adriatico. Da Cherso a Lissa, ecco dieci tra le più belle isole della Croazia.

 

1) Lesina - Hvar

Lesina - Hvar in croato - è un'isola dalla storia molto antica, come testimoniano le costruzioni medievali che la caratterizzano. A Hvar si trovano spiagge spettacolari, vegetazione lussureggiante e un panorama culturale da non perdere. Vale la pena di visitare Starigrad, il villaggio più antico dell'isola, insieme ai piccoli insediamenti che punteggiano la costa.

isola di lesina

fonte foto: wikipedia.org

2) Cherso - Cres

Sull'isola di Cherso - nota anche come Cres - troviamo la località balneare di Lubenice, che comprende una spiaggia ghiaiosa collegata dal traghetto sia all'Istria che all'isola di Krk. Più a nord potrete visitare la baia di Zanja, con la sua Grotta Blu, adatta agli amanti delle immersioni. E' una delle isole dell'arcipelago del Quarnero. La parte settentrionale di Cherso è disabitata ed è caratterizzata da fitti boschi di latifoglie e coste ripide e accidentate.

cherso

fonte foto: croatia-yachting-charter.com

3) Busi - Bisevo

L'isola di Busi - o Bisevo - è fra le isole croate più lontane dalla costa della Dalmazia. Nel 2001 risultava abitata soltanto da 19 persone. Sull'isola di Busi troviamo la spiaggia di Porat, una gemma nascosta e una delle poche spiagge sabbiose della Croazia. Bisevo è ricca di grotte che sembrano scolpite nella costa rocciosa. L'attrazione principale è la Grotta Azzurra, che potrete raggiungere dalle isole di Lissa e Lesina.

busi bisevo isole croazia

fonte foto: vis-accomodation.com

4) Curzola - Korcula

L'isola di Curzola - o Korcula - è famosa per la spiaggia di Lumbarda, un'immensa distesa di sabbia ideale per i bambini. Il mare della baia ha un fondale poco profondo ed è dunque particolarmente adatto alle vacanze con tutta la famiglia. La spiaggia di Lumbarda ha sabbia bianca ed è molto esposta al sole, con scarse zone d'ombra. Sull'isola si trovano anche palazzi e cattedrali in stile romanico-gotico.

korcula

fonte foto: korcula-gita.com

5) Brazza - Brac

Sull'isola di Brac, in Dalmazia, si trova la bellissima spiaggia di Murvica, che è caratterizzata da ghiaia quasi rosa e che si affaccia su un mare turchese e cristallino. E' la terza isola dell'Adriatico in ordine di grandezza. Sull'isola di Brazza il monte San Vito con la sua altezza di 778 metri rappresenta il punto più alto nel mare Adriatico.

isola di brac

fonte foto: seadestination.com

6) Meleda - Mijet

Meleda (Mijet) è un'isola della Dalmazia meridionale. E' caratterizzata da fitte pinete e dalla presenza di laghi salati dalle acque cristalline. Nei secoli passati sull'isola fu costruito un monastero benedettino. La parte occidentale, ricca di foreste, è ora un parco nazionale, mente la parte orientale dell'isola ospita la spiaggia sabbiosa di Saplunara.

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fonte foto: wikipedia.org

7) Lagosta - Lastovo

L'isola di Lagosta (Lastovo in croato) si trova al centro dell'Adriatico meridionale, non lontano dalle Tremiti, e fa parte della Croazia. Si trova a 13 chilometri da Curzola ed è una delle più remote isole della Dalmazia centrale. E' collegata da traghetti giornalieri a Spalato, Curzola e Lesina.

lastovo

fonte foto: like2sail.com

8) Veglia - Krk

L'isola di Veglia, o isola di Krk, è insieme a Cherso la più popolata e la più estesa isola dell'Adriatico. Si trova nel golfo del Quarnero a breve distanza dalla terraferma e dalla città di Fiume, appartiene all'arcipelago delle Isole Quarnerine. A Veglia si coltivano viti e ulivi. La Grotta di Biserujka, situata nella parte settentrionale, è una delle maggiori attrazioni turistiche di Veglia.

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fonte foto: kvarner-express.har

9) Lissa - Vis

L'isola di Lissa, conosciuta in croato come Vis, è considerata un isola davvero misteriosa, per decenni ne è stato vietato l'accesso ai turisti stranieri. Si tratta di un paradiso tutto da esplorare, adatto a chi è alla ricerca di una vacanza eco-friendly. Sull'isola troviamo tre piccoli villaggi di pescatori e tutta la località gode di una lussureggiante vegetazione mediterranea.

isola vis lissa

fonte foto: condenast.co.uk

10) Arbe - Rab

Si trova tra le isole di Krk e di Pag. La parte meridionale dell'isola è la più incontaminata ed è caratterizzata da pinete, grotte e spiagge tranquille. A nord-est troviamo una zona piuttosto brulla, con alte scogliere e pochi insediamenti. La parte interna dell'isola è protetta dai venti grazie alle montagne e ciò consente la coltivazione di viti, ulivi e ortaggi.

rab arbe isola

fonte foto: globalgeopark.org

Marta Albè

Fonte foto: discover-island-hvar.com

Leggi anche: Croazia: le 10 spiagge piu' belle (isole escluse)

 

Abbracciare gli alberi: il segreto del koala per combattere il caldo

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koala alberi

Abbracciare gli alberi rinfresca. Ad assicurarlo è un esperto in materia di abbracci e di alberi: il koala. Un nuovo studio pubblicato dagli scienziati americani e australiani dell'Università di Melborne, Australia, ha dimostrato che il simpatico marsupiale combatte la calura proprio stringendosi forte agli alberi.


Il team è arrivato a questa conclusione dopo aver monitorato con collari radio un gruppo di koala, sia nei mesi invernali che estivi. È così che hanno osservato come nei giorni più caldi, le creature hanno abbracciato per più tempo gli alberi, al contraio di quanto accaduto nelle giornate più fredde.

Hanno inoltre notato che i koala tendevano a muoversi verso l'estremità inferiore dei tronchi d'albero, dove li abbracciavano.

"E 'stato solo quando abbiamo misurato temperature superficiali degli alberi e immagini termiche ottenute che il comportamento dei koala ha preso perfettamente senso", ha detto Natalie Briscoe, ricercatrice che ha condotto lo studio.

Abbracciando un tronco e premendoci il loro corpo contro la superficie fredda, perdono calore per conduzione.

Roberta Ragni

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Le coppie felici dormono bene e in sintonia

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Per misurare la felicità di una coppia sposata basta vedere come dorme! A dirlo una nuova ricerca americana che ha messo in luce come un rapporto d’amore soddisfacente si traduce in un sonno migliore e in sincronia tra i due partner.

Lo studio in questione è stato condotto dai ricercatori dell’Università di Pittsburgh e presentato alla conferenza Sleep 2014. I ricercatori hanno analizzato la vita coniugale di un campione di 46 coppie sposate scoprendo che quelle che si dichiaravano maggiormente soddisfatte del matrimonio erano anche quelle in cui vi era maggiore sincronia negli orari in cui si dormiva ma anche nei momenti in cui si entrava nelle diversi fasi del sonno (leggero, Rem, ecc).

In particolare sembra che si dorma in sincronia quando è la moglie particolarmente soffisfatta della relazione (forse perché è il membro della coppia generalmente più difficile da accontentare?). La ricerca ha comunque evidenziato come le coppie più felici erano proprio quelle in cui i due partner avevano la percentuale di tempo in cui erano svegli o dormienti che coincideva maggiormente.

E’ stato possibile monitorare ed analizzare tutto questo con actigraphy, una specie di orologio che ogni partecipante indossava durante il periodo dell’esperimento. Grazie a questo strumento i ricercatori sono riusciti a monitorare i periodi di attività e riposo delle singole persone.

'Il sonno delle coppie sposate è maggiormente in sincronia che il sonno di due individui casuali - ha dichiarato la dottoressa Heather Gunn, autrice principale dello studio - Questo suggerisce che i nostri modelli di sonno sono regolati non solo da quando dormiamo, ma anche dalle persone con cui dormiamo”.

Francesca Biagioli

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Sculture verdi: il fantastico dragone di 30 metri realizzato da un pensionato

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Vi avevamo presentato alcune delle migliori sculture verdi del mondo, realizzate da artisti molto esperti, che di recente sono state oggetto di mostre green in Canada e negli Stati Uniti. Seguendo lo stile degli artisti-giardinieri più famosi, un pensionato inglese ha dato vita ad un dragone davvero spettacolare.

Si tratta di John Brooker, che ora ha 75 anni e che negli ultimi 10 anni si è dedicato anima e corpo alla realizzazione di un dragone verde lungo 30 metri all'interno della sua proprietà. Il drago gigante ha sei zampe, ali massicce e denti appuntiti, accompagnati da radici che sembrano pronte a lanciare fiamme.

Il dragone si trova nella località di East Rudham, un villaggio immerso nelle campagne del Norfolk. Probabilmente l'ispirazione per l'originale creazione è nata durante gli anni trascorsi in Malesia come membro dell'esercito. Inoltre, deve aver avuto un ruolo molto importante sua moglie, una giardiniera di professione.

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Per anni si sono occupati insieme di potare la siepe, ma ad un certo punto l'uomo ha notato che il suo profili risultava troppo noioso. Ecco dunque un momento di creatività, che lo ha portato a servirsi di numerosi attrezzi adatti alla potatura per completare la propria opera. Dopo dieci anni, ha finalmente potuto portare a termine la propria creazione, che ora noi possiamo ammirare meravigliati almeno in fotografia.

{youtube}N7aDbis2gsU{/youtube}

Marta Albè

Fonte foto: damienmacfadden.com

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SproutsIO: dal MIT un nuovo dispositivo hi-tech per coltivare l'orto in piccoli spazi

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orto smartphone 1

Coltivare frutta e ortaggi in spazi davvero ristretti sembra una missione impossibile? Forse presto non lo sarà più. Gli studenti del MIT stanno lavorando ad una nuova invenzione per migliorare le possibilità di giardinaggio indoor grazie alle nuove tecnologie.

Coltivare l'orto tra le mura di casa sarà più semplice grazie ad uno smartphone e al sistema di microfarming chiamato SproutsIO. Si tratta di un sistema di coltivazione fuori terra ad alta tecnologia che si avvale di speciali sensori in grado di indicare le esigenze nutritive delle piante.

I sensori sono collegati ad un'App da consultare direttamente dal proprio smartphone. Le unità per la coltivazione di un orto in miniatura hanno un look davvero minimal e sono dotate di dispositivi per l'illuminazione e anche di videocamere, che permettono di controllare l'orto a distanza, anche quando ci si trova fuori casa.

L'invenzione è nata da un'idea di Jenny Broutin Farah, studentessa del MIT. Il progetto, fin dall'inizio legato all'orto, si è subito orientato verso la coltivazione in piccoli spazi urbani. Sarà particolarmente adatto per le erbe aromatiche, per i piccoli frutti e per ortaggi di dimensioni ridotte, come pomodorini e peperoncini, in modo da averli a portata di mano in cucina senza fatica e senza avere grandi spazi a disposizione.

orto smartphone 2

SproutsIO è un sistema ad alta efficienza che utilizza il 98% di acqua e il 60% di fertilizzante in meno rispetto ai metodi convenzionali. Permette di ottenere un raccolto la cui quantità risulterà 6 volte tanto rispetto a quanto coltivato in vasetti delle stesse dimensioni con le tecniche comuni.

orto smartphone 3

orto smartphone 4

Le diverse unità potranno essere posizionate in varie parti della casa, in modo da sfruttare al meglio ogni spazio adatto disponibile. L'invenzione è stata pensata anche per i ristoranti, che così potranno offrire piatti preparati con ingredienti davvero locali. Ora SproutsIO si trova in una fase di beta-test e sarà disponibile per la vendita tra circa un anno. A settembre verrà presentato ufficialmente allo Student Showcase 2014 del MIT.

Marta Albè

Fonte foto: sprouts.io

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Tonno in scatola: le etichette diventano un po' piu' trasparenti. Le pagelle di Greenpeace

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tonno in scatola greenpeace

Tonno in scatola, le etichette sono sempre più trasparenti grazie alla maggiore attenzione dei consumatori, che spinge le aziende a rendere più chiare le informazioni relative ai propri prodotti. Greenpeace negli ultimi anni ha monitorato le etichette del tonno in scatola e ora svela i nomi delle aziende che hanno fatto i maggiori progressi.

Ai primi posti  tra i migliori troviamo Calvo/Nostromo, Mareblu, Generale Conserve/As do Mar e Conad. Tra i marchi peggiori ecco Mare Aperto/STAR e Carrefour. E' rimasto invece invariato, ma comunque elevato, il livello di informazione per il tonno in scatola a marchio Coop e Esselunga.

I volontari di Greenpeace hanno esaminato 4095 confezioni di tonno in scatola provenienti da 14 aziende diverse, per un totale di 20 marchi presenti nei negozi di 21 città italiane. L'indagine ha valutato presenza o assenza delle informazioni necessarie ai consumatori per effettuare acquisti consapevoli. Non ha quindi valutato eventuali informazioni poste all'interno della confezione e inaccessibili al momento dell'acquisto.

Le informazioni oggetto dell'indagine riguardavano: nome comune della specie di tonno, nome scientifico, area di pesca (oceano di origine e specifica area FAO), metodo di pesca. Sono state prese in considerazione varie tipologie di prodotti (come tonno all'olio d'oliva, tonno al naturale, etc.), sia in lattina che in vasetti di vetro, mentre non sono stati oggetto di monitoraggio i prodotti trasformati quali sughi pronti, insalate o prodotti in tubetto.

Nella metà dei prodotti monitorati nel 2011 non veniva specificata la specie di tonno e solo il 7% delle etichette indicava l'area di pesca, mentre appena il 3% riportava l'area di pesca coinvolta. Nell'ultima indagine di Greenpeace sono emersi dei miglioramenti. Il nome comune e il nome scientifico della specie sono sempre più presenti. 11 marchi hanno migliorato le informazioni sull'area di pesca.

Uno dei problemi maggiori riguarda le informazioni sui metodi di pesca, che però hanno avuto un miglioramento netto per Calvo/Nostromo, Mare Blu e Generale Conserve/As do Mar. Ci sono progressi in tal senso anche per Coop, Mazzola/Maruzzella e per il marchio Moro di Icat Food.

Greenpeace ricorda che il tonno è a rischio non soltanto per la pesca eccessiva e troppo spesso illegale, ma soprattutto per i metodi di pesca utilizzati, tanto che ben 5 delle 8 specie di tonno di interesse commerciale sono in pericolo, compre il tonno pinna gialla, il più consumato in Italia.

Accade che spesso nelle scatolette finisce tonno pescato con metodi distruttivi, come i palamiti e le reti di circuizione con sistemi di aggregazione per pesci. Ogni anno, come ricorda Greenpeace, causano la morte di migliaia di esemplari giovani di tonno, squali, mante e tartarughe marine.

Tonno infografica

Greenpeace chiede dunque al settore conserviero di non utilizzare specie a rischio e di impegnarsi a vendere solo tonno pescato in maniera sostenibile, per esempio con amo e lenza o senza FAD. I risultati di questo monitoraggio, secondo Greenpeace, dimostrano che un cambiamento da parte delle aziende è possibile anche grazie alla crescente attenzione dei consumatori.

Scarica qui l'infografica di Greenpeace.

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Marta Albè

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Costa Concordia, destinazione Genova. Ma rischio inquinamento durante la

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costa concordia

Costa Concordia, potrebbe ricadere su Genova la scelta di Costa per il relitto invece che su Piombino. Ma durante l'ultima traversata verso il porto del capoluogo ligure la Concordia potrebbe rilasciare in mare il carico di veleni ancora presente al suo interno.

Secondo la relazione tecnica di Costa sul “progetto di trasferimento e smaltimento” della nave dall’Isola del Giglio, il porto di Piombino non è ritenuto idoneo. Da qui a Genova, il passo è stato breve. La Concordia raggiungerà il porto ligure dopo la metà di luglio. Ma il viaggio potrebbe non essere sicuro per il mare e i suoi abitanti. La nave potrebbe infatti rilasciare le sostanze inquinanti che ancora nasconde: dalle acque interne contaminate ai prodotti chimici fino agli idrocarburi.

È la stessa Costa ad ammetterlo nel documento, anticipato all'Ansa. Anche se di “lieve entità” grazie alle “misure di mitigazione” previste, “durante il trasferimento a Genova si prevede che in relazione all'assetto del relitto, alla velocità di rimozione e sulla base delle aperture presenti a scafo (oblò e zone danneggiate), possano avvenire rilasci a mare di acque interne al relitto, sostanze e preparati censiti all'interno della Concordia, idrocarburi,” spiega la relazione.

Mentre la Conferenza dei Servizi presieduta da Gabrielli, proprio oggi, discute sulle sorti della nave l'unica cosa certa sembra quella che riguarda i rischi connessi allo spostamento del relitto.

E non mancano le polemiche. “Se Costa ha già deciso tutto e ce lo fa sapere a mezzo agenzia, è inutile fare una riunione e mettere menti, tecnici ed esperti a lavorare per trovare soluzioni e rilasciare permessi. Questo documento si commenta da solo,è stato il commento del Presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, a proposito dei contenuti del progetto resi noti dall'agenzia di stampa. “Il governo deve intervenire. Esiste ancora un governo che deve fare le valutazioni di impatto ambientale o è Costa che decide tutto da sola?”. Dal canto suo Rossi spinge ancora per il trasporto della Concordia a Piombino. “Se, come appare possibile guardando lo stato di avanzamento dei lavori, il porto a settembre sarà pronto ad accogliere la Concordia, non c'è ragione alcuna perché la nave sia portata a Genova. Chiedo quindi che si prenda in considerazione l'ipotesi-Piombino”. Qui manca infatti il cantiere per la demolizione.

Ma cosa accadrebbe se finissero in mare le sostanze inquinanti? Costa e Titan-Micoperi avrebbero già predisposto una serie di misure precauzionali come panne assorbenti attorno al relitto, trainate da rimorchiatori, e uno skimmer di recupero olio.

Una soluzione, in realtà, ci sarebbe ed la proposta formalizzata oggi in un question time in Commissione Ambiente alla Camera dal Movimento 5 Stelle: “Eliminare gli inquinanti prima della rimozione e far stipulare alla Costa una polizza fideiussoria,” suggeriscono i pentastellati, d'accordo con l'opzione Genova piuttosto che Piombino. I deputati pentastellati applaudono alla scelta di Genova quale porto ospitante, considerata come l'unica opzione percorribile: “Ci preoccupa l'atteggiamento del Governatore della Toscana, Rossi, che continua a cercare di boicottare e rimandare l'operazione nell'illusione di poter far ritornare in auge l'opzione Piombino, l'opzione Piombino, tecnicamente impraticabile, noncurante del disagio che genera all’isola del Giglio, che pure fa parte della Toscana. Noi abbiamo avuto modo di verificare la serietà e l'efficienza di quanti hanno lavorato intorno al relitto in questo periodo, mettendo in piedi un'operazione che i detrattori descrivevano come impossibile e foriera di catastrofi che non si sono verificate. Ci fidiamo quindi più del piano di Costa che dei tentativo di boicottaggio di Rossi”. La proposta verrà discussa mercoledì. Il progetto, lo ricordiamo, non ha ancora ricevuto il via libera definitivo del governo.

Francesca Mancuso

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Realizzato il primo censimento di tutte le piante selvatiche che crescono solo in Italia

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Morisia monanthos

Quante e quali sono le piante selvatiche che crescono solo in Italia? A rispondere a queste domande e a classificare tutte le specie e sottospecie endemiche del Bel Paese ci ha pensato un gruppo di botanici dell'Università di Pisa e del Centro Ricerche Floristiche dell'Appennino che hanno realizzato il primo censimento delle piante spontanee nostrane.

La ricerca è durata quattro anni e solo oggi si può dire con certezza che le specie e sottospecie endemiche in Italia sono ben 1.371. Il certosino lavoro realizzato da Lorenzo Peruzzi, ricercatore del Dipartimento di Biologia dell'Università di Pisa, in collaborazione con Fabrizio Bartolucci e Fabio Conti, botanici del Centro Ricerche Floristiche dell'Appennino, ente co-gestito dal Parco Nazionale del Gran Sasso-Monti della Laga e dall'Università di Camerino è stato pubblicato sulla rivista internazionale "Phytotaxa"

 

"Il nostro studio ha messo in evidenza che quasi il 19% della flora nazionale è costituito da piante endemiche – ha spiegato Lorenzo Peruzzie oltre la metà delle specie e sottospecie si trova nelle due principali isole, Sardegna e Sicilia, seguite in classifica da Calabria, Toscana e Abruzzo".

Il censimento ha permesso di conoscere in maniera più approfondita piante che crescono solo nel nostro territorio e fornito una base di partenza per un programma di protezione delle varie specie, molte delle quali rischiano l'estinzione. 

Ed è così che  sono potute venire alla luce piante come ad esempio il "Lino di Katia", una specie endemica del Massiccio del Pollino in Calabria che vive in una sola remota località in prossimità della vetta del Monte Manfriana o la "Pinguicola di Poldini" tipica dell'Italia nord-orientale, una pianta carnivora (o meglio, insettivora) che cattura le prede grazie alle foglie trasformate in trappole adesive.

"La conoscenza delle specie endemiche è indispensabile dato che la loro eventuale estinzione sarebbe sotto la piena responsabilità dell'Italia - ha concluso Lorenzo Peruzzi – questo studio rappresenta quindi un punto di partenza fondamentale da cui partire per approfondire la conoscenza di queste piante sia dal punto di vista evolutivo che conservazionistico".

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Simona Falasca

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Allarme balene: i rumori delle navi ostacolano l'accoppiamento

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balene accoppiamento

Ancora una volta le attività umane interferiscono  in modo negativo con il mondo animale. Le balene, tormentate dai rumori delle navi, non riescono più ad accoppiarsi. La difficoltà di riproduzione dei cetacei sarebbero legate proprio ai fastidi provocati dal traffico navale.

Il frequente passaggio delle navi interferisce con i loro richiami amorosi, che vengono lanciati anche a 400 km di distanza. Si tratta di segnali a frequenze bassissime che vengono annullati dal rumore dei traghetti. Si teme che a causa di questo problema le balene abbiano difficoltà sempre maggiori a generare nuovi esemplari.

L'allarme balene è stato lanciato nel corso della presentazione della nuova campagna Marevivo, che ha messo in luce che i richiami delle balene vengono ostacolati dai sonar e dagli strumenti per la ricerca petrolifera. Basti pensare che il traffico navale può generare 190 decibel di rumore. Le balene dunque tendono a spostarsi di frequente e ad abbandonare le aree marine dove non riescono ad incontrarsi per accoppiarsi.

"Abbiamo negli oceani milioni di navi che fanno rumore" - ha spiegato il professor Gianni Pavan in occasione dell'inaugurazione della campagna Marevivo - "producono un 'tappeto' sonoro a bassa frequenza che ha un impatto significativo sugli animali, impedisce la loro comunicazione, provoca stress, l'abbandono di determinate aree marine e impedisce alle balene di corteggiarsi".

Come ha spiegato l'esperto, ci sono balene che si corteggiano a centinaia di chilometri di distanza. E' il caso delle megattere. I rituali amorosi diventano però impossibili quando sono disturbati dal rumore. I cetacei sono dunque sottoposti ad un vero e proprio tormento: "In mare soprattutto le basse frequenze si propagano su grandissime distanze perché mentre l'aria è elastica e assorbe il suono, in acqua il suono si propaga su centinaia di chilometri, un aereo che passa a due chilometri non ci disturba più di tanto, una nave che passa a due chilometri genera un rumore molto forte".

Le sorgenti di rumore di origine umana che infastidiscono le balene secondo gli esperti comprendono anche le esplosioni marine, le centrali eoliche in mare e le prospezioni sismiche con airgun. Non solo il rumore delle navi si trova sotto accusa, dunque.

C'è però una buona notizia. In Italia l'ambiente marino sarà più protetto. Come comunicato dal Ministero dell'Ambiente, saranno istituite 4 nuove aree marine protette (AMP), che si aggiungono alle 27 già esistenti. Presto nasceranno l'AMP del Conero, sul litorale adriatico presso Ancona, l'AMP di Torre Calderina in Puglia sulla costa barese tra Bisceglie e Molfetta, e infine quella di Capo Testa-Punta Falcone, in Sardegna a pochi chilometri da Santa Teresa di Gallura, e di Capo Milazzo in Sicilia.

"Il vero tesoro italiano è la sua grande bellezza e varietà naturale e paesaggistica, la suggestione del suo mare e delle sue coste" – ha affermato il Ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti. - "Integrare questo tesoro con quattro nuove gemme significa innalzare il livello di protezione del nostro ambiente ma anche ampliare l'offerta del turismo sostenibile italiano con nuove mete di enorme interesse, capaci di stimolare iniziative e attività di crescita economica e occupazionale per queste aree, qualificando ulteriormente la proposta ambientale del sistema-paese".

Il 18 e 19 giugno prossimo le regioni interessate (Marche, Puglia, Sardegna e Sicilia) e le amministrazioni locali competenti sono state convocate al Ministero per l'avvio del procedimento istitutivo. Le attività istruttorie di carattere scientifico e gli studi relativi alle aree interessate saranno svolti, per il Ministero, dall'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA).

Marta Albè

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Invasione di panda all'aeroporto di Hong Kong

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hong kong panda cover

Una vera e propria invasione di panda di cartapesta ha interessato nelle ultime ore l'aeroporto di Hong Kong. Resteranno esposti in città almeno per un mese per un totale di 1600 esemplari, che corrispondono ai panda viventi effettivamente rimasti sulla Terra.

L'artista francese Paulo Grangeon ha realizzato i panda di cartapesta in collaborazione con il WWF per sensibilizzare l'opinione pubblica sul grave rischio di estinzione che interessa gli animali simbolo dell'associazione. I panda di cartapesta diventano emblema della biodiversità che possiamo tutelare supportando coloro che si occupano della difesa degli animali in via di estinzione.

L'invasione dei panda non riguarda soltanto l'aeroporto. Infatti le loro impronte sono state lasciate in 10 luoghi noti della città. I panda di cartapesta sono stati realizzati nel 2008 e hanno già viaggiato per numerosi Paesi del mondo, compresa l'Italia, ma anche Francia, Germania, Paesi Bassi, Svizzera e Taiwan.

"Voglio che la gente si chieda perché 1600" - ha spiegato l'artista francese che li ha realizzati - "Il panda è l'animale simbolo del Wwf e questo evento riguarda la natura selveggia che possiamo tutelare aiutando il Wwf".

L'aeroporto di Hong Kong è la prima tappa del tour dei panda nella metropoli cinese. Centinaia di viaggiatori si sarebbero fermati meravigliati presso la hall dell'aeroporto ad accogliere la sorpresa, che recava con sé un messaggio molto importante riguardo il rischio di prematura scomparsa dei panda.

panda aeroporto 1

fonte foto: scmp.com

I cittadini e i visitatori di Hong Kong nei prossimi giorni potranno incontrare i panda anche in altre zone della città, come nei pressi del Grande Buddha di Lantau, all'Avenue of the Stars in Tsim Sha Tsui e addirittura lungo uno speciale tour in tram. Nel 2008 i panda erano stati protagonisti di una mostra dedicata a sole 100 persone, ma ormai da tempo girano il mondo per ispirare sempre più cittadini ad un maggior rispetto dell'ambiente.

panda wwf 1

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fonte foto: backyardopera.com

Per i diversi appuntamenti di sensibilizzazione, dal 2008 ad oggi, l'artista francese avrebbe creato almeno 10 mila panda in carta riciclata. Sono stati tutti realizzati con carta riciclata e con colori per dipingere ecologici. Grangeon ha inoltre creato 120 balene di carta pesta per il Ministero degli Affari Esteri della Francia e 200 orsi bruni su richiesta di Taiwan.

Marta Albè

Fonte foto: senatus.net

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Tumore alla prostata: i cani lo annusano dall'urina. Il successo della sperimentazione italiana

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zoe liu

I cani sanno annusare i tumori. Zoe e Liu, due pastori tedeschi precedentemente ammaestrati a riconoscere i campioni di urine dei pazienti affetti da tumore prostatico, hanno dimostrato una spiccata capacità di selezionare i campioni positivi, con un margine di errore trascurabile.

Si è conclusa con successo, pochi mesi fa, la ricerca italiana, lanciata nel 2012, in collaborazione con il Centro militare veterinario di Grosseto (Cemivet) e patrocinato dallo Stato Maggiore della Difesa, che ha coinvolto 902 persone, suddivise tra sane e affette da cancro della prostata di diversa aggressività. L'annuncio viene dal 21esimo Congresso nazionale dell'Auro, l'Associazione urologi italiani.

"L'urina dei malatiha spiegato Gianluigi Taverna, responsabile del Centro di patologia prostatica dell'Istituto Clinico Humanitas di Rozzano (Milano) – ha un odore particolare, che cani specificatamente addestrati sono in grado di percepire e riconoscere. Zoe e Liu, due pastori tedeschi altamente addestrati, hanno annusato pochi millilitri delle loro urine e i risultati sono stati superiori alle aspettative: hanno evidenziato una sensibilità superiore al 98% e una specificità superiore al 96%, dati attualmente inimmaginabili se confrontati alle procedure diagnostiche in uso".

Una ricerca che sta facendo parlare di sé anche oltre Oceano.

"Abbiamo presentato questi risultati – ha sottolineato Taverna – al 109esimo meeting annuale dell'American Urological Association (Aua), che si è svolto a maggio negli Stati Uniti e gli americani hanno presentato questa scoperta come una reale opportunità clinica al servizio di noi specialisti".

La seconda fase dello studio è già in corso e si concluderà entro un anno.

Roberta Ragni

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Una polvere per mettere fine alle flatulenze delle mucche?

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Una mucca emette più anidride carbonica di una vettura. Lo sapevate? E secondo le statistiche della FAO, il metano rilasciato dalle mucche rappresenta circa il 4 per cento del totale delle emissioni di gas serra del mondo. Per questo Karen Beauchemin trascorre ogni giorno nel suo laboratorio presso l'Agriculture and Agri-Food Canada (AAFC), cercando di creare mangimi in grado di evitare che i ruminanti allevati dall'uomo inquinino.

La ricercatrice fa parte di una task force internazionale di scienziati che lavorano su un progetto multimilionario il gigante dell'alimentazione danese DSM. Così, è stato possibile sviluppare una polvere che può essere miscelata con la normale alimentazione per il bestiame, che è in grado di interferire con i microrganismi che producono il metano incriminato.

"Nelle prove siamo riusciti a ridurre le emissioni di metano fino al 60 per cento", dice Petra Simic, biochimico che dirige gli sforzi del DSM contro l'inquinamento delle mucche. " Quello su cui stiamo lavorando adesso è capire il modo migliore di mescolarlo nel mangime delle mucche".

A essere testata è anche la sicurezza dell'additivo. Senza una garanzia che sarà completamente sicuro per i loro animali, nessun agricoltore accetterebbe mai di utilizzarlo. E gli scienziati stanno cercando di capire anche se possa accadere che il latte e la carne bovina cambino sapore.

Questa non è la prima volta che gli scienziati esplorano modi per cambiare la dieta di una mucca e per evitare che emettano CO2 in atmosfera. Si va dalle pillole anti-metano agli integratori alimentari, passando per orribili zaini che intrappolano i gas attraverso tubi collegati allo stomaco.

Ma questi sforzi sono davveri necessari? Per contrastare davvero i cambiamenti climatici basterebbe modificare la propria alimentazione, facendo bene a sé stessi agli animali e pure alle povere mucche.

Roberta Ragni

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