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Game of Thrones: una campagna di crowdfunding per salvare i lupi e morire nel romanzo (VIDEO)

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martin

20.000 dollari per morire in un libro di George RR Martin e salvare i lupi. Una cifra ragionevole per i suoi fan se si considera la posta in gioco: una morte cruenta per mano della mente di Game of Thrones. L'onore è riservato al miglior donatore della campagna di crowdfunding lanciata su Prizeo per il Wild Spirit Wolf Sanctuary, a Santa Fé.

Il vincitore sceglierà la posizione del proprio personaggio fantasy. "Sono disponibili un personaggio maschile e un personaggio femminile. Potete scegliere l'identità del vostro personaggio (nobile, cavaliere, contadino, prostituta, dama) e andrete incontro a morte certa!", si legge sulla pagina ufficiale della campagna di raccolta fondi.

Chi non può mettersi una cifra di tale entità, non disperi. Tutti coloro che doneranno un qualsiasi importo verranno inseriti automaticamente in un concorso per vincere una visita nel santuario dei lupi, che oggi ospita oltre 60 esemplari salvati, ma che non hanno la capacità di sopravvivere in natura perché sono stati allevati in situazioni di cattività.

E per finire, compreso nel "pacchetto" c'è anche un giro in elicottero con l'autore di "Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco". Se c'è qualcosa che avete sempre voluto chiedergli, ecco la giusta occasione!

George-R.R.-Martin-wolf

Martin descrive il suo amore per i lupi così:

"Sono sempre stato appassionato di lupi ... metalupi di Westeros e lupi veri del mondo reale. La popolazione dei lupi negli Stati Uniti è arrivata a minimi criticidurante il XX secolo e trovare un modo di far coesistere queste maestose creature con gli esseri umani è una parte importante del movimento di conservazione".

{youtube}gdrxBbrUjZ8{/youtube}

Parallelamente George RR Martin sta aiutando anche "The Food Depot", un ente di beneficenza locale che aiuta decine di migliaia di persone in difficoltà con la sua banca del cibo. Si occupa di consegna pasti, rifugi per senzatetto, programmi per i giovani, centri per anziani, case per i disabili mentali e ricoveri per le persone maltrattate. Il Banco Alimentare distribuisce una media di 400.000 chili di cibo ogni mese, fornendo più di 500.000 pasti a bambini, anziani e famiglie povere.

Roberta Ragni

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Permacultura: ecco come puo' salvare il mondo. I video di Geoff Lawton

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permaculture-garden-reduced

La permacultura può salvare il mondo? Negli ultimi decenni i maggiori problemi in agricoltura, e non solo, sono stati risolti grazie alle nuove tecnologie. Nello stesso tempo, il progresso ha portato con sé nuove sfide da affrontare. La permacoltura invece propone un ritorno alla saggezza del passato per sfamare la popolazione mondiale e tutelare l'ambiente.

La permacultura è un metodo per progettare e gestire paesaggi antropizzati in modo che siano in grado di soddisfare i bisogni della popolazione, a partire soprattutto dal cibo. Nel contempo i progetti in permacoltura devono presentare la ricchezza e la stabilità degli ecosistemi naturali.

L'introduzione di nuove tecnologie e di Ogm in agricoltura avrebbe portato a conseguenze negative inattese per la salute, come l'incremento dei casi di allergia alimentare. Secondo Food Allergy Research & Education, le allergie alimentari sono cresciute del 50% dal 1997 al 2011. I ricercatori stanno studiando le cause del fenomeno. Solo in Europa ben 17 milioni di persone hanno sviluppato allergie alimentari. L'impiego di prodotti chimici nocivi in agricoltura, come l'"Atrazine" di Syngenta, sta creando problemi negli animali e in proposito è stata scoperta una vera e propria castrazione chimica delle rane.

Secondo l'australiano Geoff Lawton, esperto di agricoltura naturale e progettazione di orti,  esiste una soluzione a tutti questi problemi e si tratta proprio della permacoltura. Grazie al proprio lavoro, ha insegnato la progettazione in permacultura ad oltre 6000 persone in 30 Paesi del mondo.

Le sue tecniche di permacultura permettono a tutti di avere a disposizione il necessario per la sopravvivenza e raccolti abbondanti nel pieno rispetto dell'ambiente. La progettazione in permacoltura permette di adattare il proprio progetto agli spazi a disposizione e alle proprie esigenze.

Anche all'interno di aree urbane poco spaziose è possibile avviare progetti in permacoltura per l'autoproduzione alimentare. Geoff Lawton ha realizzato una serie di video disponibili gratuitamente online per permettere a tutti di imparare gli elementi principali della progettazione in permacoltura.

Coltivare in modo naturale massimizzando le rese dei raccolti senza ricorrere a pesticidi e fertilizzanti nocivi permette di ottenere cibo sano in abbondanza, a chilometri zero e in armonia con l'ecosistema. Secondo Lawton, la permacoltura permette di dare inizio ad una nuova vita con un approccio del tutto diverso rispetto all'agricoltura e alle necessità alimentari. Così potremo essere tutti parte della soluzione e non del problema.

Guarda qui tutti i video di Geoff Lawton.

{youtube}QG_vRG66wkA{/youtube}

Marta Albè

Fonte foto: www.annarbor.com

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Torta di acqua: il dolce piu' delicato del mondo (FOTO)

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dolce acqua

Sembra una grossa goccia d'acqua, ma in realtà è una torta. Questa invenzione giapponese è così fragile che va consumata entro soli 30 minuti, prima che... evapori! La torta d'acqua si presenta come una grande goccia incolore, ma i suoi creatori insistono sul fatto che si tratti di un dolce. Il dolce più delicato del mondo.

Lo strano piatto è una variante del noto dolce giapponese Shingen Mochi, le torte di riso ricoperte con Kinako (farina di soia) della Kinseiken Seika, che vengono consumate con sciroppo di zucchero di canna. Tradizionalmente è di colore giallo, con una consistenza gelatinosa e morbida.

Ma nella sua nuova forma, il Mochi è completamente trasparente e ha un aspetto che ricorda il cristallo. È fatto con acqua proveniente montagne del sud del Giappone, dal Monte Kaikoma, leggermente zuccherata e solidificata quanto basta per dargli una forma definita. Ecco perché si chiama Mizu (acqua) Shingen mochi.

Secondo il sito della Kinseiken, è così liscio che si scioglie in bocca. Ma bisogna sbrigarsi a consumarlo: mantiene la sua forma per soli 30 minuti prima della fusione. Immancabile la copertura con Kinako e sciroppo.

dolce acqua4

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Mizu Shingen Mochi è stato introdotto come dolce stagionale durante l'estate dello scorso anno. È diventato così popolare che i produttori hanno deciso di riproporlo anche quest'anno. Chi l'ha provato parla di una piacevole dolcezza naturale e di un gusto davvero incredibile e fresco. D'altronde non dovrebbe discostarsi molto dall'acqua e zucchero. Se andate in Giappone, fateci sapere...

Roberta Ragni

Foto Credit

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Come ricaricare lo smartphone camminando. Il dispositivo di un quindicenne filippino

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ricaricare cellulare camminando

Sembra incredibile, ma presto potremo ricaricare lo smartphone e qualsiasi dispositivo USB camminando. L'idea non è nuovissima, ma a metterla in pratica è stato un ragazzino di soli 15 anni che vive nelle Filippine. Si chiama Angelo Casimiro ed è un piccolo genio, che già a quattro anni si divertiva a dare vita a piccoli progetti tecnologici.

Il sistema sfrutta l'energia cinetica che viene prodotta quando camminiamo. I movimenti dei nostri piedi, che si alzano e si abbassano, attiveranno le membrane piezo-elettriche che genereranno corrente. In questo modo sarà possibile caricare qualsiasi piccolo dispositivo collegato.

Secondo Casimiro, la sua invenzione è in grado di caricare una batteria al litio da 400 mAh in 8 ore di camminata. Certo, si tratta ancora di tempi piuttosto lunghi, ma di sicuro l'invenzione potrà essere migliorata nel corso del tempo. Al momento potrebbe essere utile per evitare che la batteria dello smartphone si scarichi del tutto quando ci troviamo fuori casa.

Gli utilizzi di una simile invenzione vanno ben oltre la semplice ricarica dello smartphone. Pensiamo, ad esempio, alle zone del mondo in cui l'accesso alla rete elettrica è assente. Oppure, in modo più semplice, alle occasioni in cui siamo in campeggio o facciamo trekking.

Altre possibilità di miglioramento potrebbero riguardare il ricorso all'energia solare, su cui Casimiro, nonostante la sua giovanissima età, ha già lavorato in passato. Ora il nuovo sistema potrebbe risultare utile per caricare cellulari, radioline e flash. Potrebbero inoltre nascere applicazioni legate allo smart-clothing, con t-shirt, scarpe, zaini o pantaloni intelligenti che saranno dotati di dispositivi elettronici integrati, anche con tecnologia GPS. Il progetto per ricaricare il cellulare camminando è entrato a fare parte della Google Science Fair 2014.

angelo casimiro 1

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angelo casimiro 3

Supportiamo il progetto del giovanissimo inventore con un "Like" al suo video su YouTube.

{youtube}Uc4CD1aEFwE{/youtube}

Marta Albè

Fonte foto: googlesciencefair.com

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Traffico, Eurispes: Roma e Milano tra le citta' piu congestionate d'Europa

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eurispes traffico

Roma e Milano sono tra le 10 città europee più martoriate dal traffico. Lo dice il nuovo Libro Bianco sulla mobilità e i trasporti di Eurispes. Due delle tre città campione per l'Italia – la terza è Napoli – hanno conquistato il poco lodevole primato della top ten euroepa. Non a caso, il mezzo preferito è ancora l'auto, che grava però sui bilanci familiari.

Colpa non solo degli italiani, ma anche della mancanza di infrastrutture. Nel nostro paese, solo considerando la metropolitana, i chilometri disponibili sono inferiori alla rete della città di Madrid. Più in generale, nel nostro paese ci sono oltre 600 automobili ogni mille abitanti (a Roma superano quota 700).

Il problema, lo diceva anche Benigni, è il traffico. Ma gli ingredienti per cambiare marcia, in teoria, ci sarebbero. Dall'aumento del costo del trasporto privato (carburanti e tasse in primis) alla maggiore propensione dei cittadini verso i trasporti alternativi soprattutto da parte delle fasce d'età più giovani. Anche la sfavorevole congiuntura economica potrebbe essere considerata un'opportunità per il settore del trasporto pubblico.

Quest'ultimo in Italia, secondo Eurispes, impiega circa 130.000 lavoratori e il valore della produzione raggiunge i 13 miliardi l'anno. Nel 2011, i passeggeri complessivamente trasportati sono stati oltre sei miliardi. Numeri particolarmente consistenti in valore assoluto ma insufficienti se messi a confronto col trasporto privato. Secondo le stime del Ministero delle Infrastrutture, il costo associato a questa diseconomia è pari a circa 11 miliardi di euro.

E arriviamo a Roma e Milano. Proprio qui, si concentrano il fenomeno e i costi maggiori. Le due città per questo sono state inserite all'interno dei primi dieci posti della classifica europea con velocità medie anche inferiori ai 10 Kmh. Gli stessi tempi raggiunti durante la prima industrializzazione. Per non parlare dei tempi di trasferimento che raggiungono oltre 70 ore anno per abitante a Milano e superano le 45 ore a Roma.

Per quanto riguarda gli spostamenti quotidiani, una fetta consistente dei cittadini effettua con frequenza spostamenti al di fuori del comune di residenza. Il 52,9% degli intervistati si sposta prevalentemente all’interno del proprio comune e un terzo del campione (33,3%) nei comuni della provincia di residenza; il 6,2% in altre province della regione, il 4,5% in altre regioni, il 2,6% tra comuni di provincia e aree metropolitane. Gli spostamenti avvengono soprattutto per motivi di lavoro (57,3%). Oltre un terzo si sposta soprattutto per commissioni varie o tempo libero (34%), il 7,3% per motivi di studio.

Quanto tempo impieghiamo in auto? Per il percorso casa-lavoro, quasi un terzo del campione impiega un tempo decisamente breve, inferiore al quarto d’ora (31,2%), il 21,7% da 30 a 44 minuti, il 20% da 15 a 29 minuti. Per fortuna, è del 6,6% la percentuale di chi impiega da 45 minuti a un'ora per recarsi al lavoro. 

Quali mezzi usiamo? A vincere è sempre l'auto privata, il mezzo di trasporto più amato: il 29,4% la usa sempre, il 32,9% spesso, il 15,8% qualche volta, il 19,9% mai. Per quanto riguarda i mezzi pubblici, il 46,2% del campione non utilizza mai autobus o tram urbani, mentre il 33,3% lo fa qualche volta, l’11,6% spesso, il 5% sempre. Cresce invece il numero di chi non usa mai la metropolitana (60,8%), anche perché solo alcune città metropolitane ne sono dotate. Gli autobus extraurbani non vengono utilizzati nella maggioranza dei casi (57,9%), mentre nel 26,3% dei casi vengono usati qualche volta, nell’8,5% spesso, nel 4% sempre. La maggioranza degli utenti viaggia in treno, ma con frequenza contenuta: il 45,2% qualche volta, il 6,8% spesso, l’1,9% sempre; il 42,9%, invece, mai. E la bici? Il 53% non la usa mai, quasi un terzo (32,2%) lo fa qualche volta, l’8,6% spesso, il 2,6% sempre.

Se i danni all'ambiente sono ormai noti, anche quelli al portafoglio possono essere quantificati. Secondo Eurispes, la spesa che ogni famiglia italiana sostiene per il trasporto privato va dal 12 al 25% del proprio reddito complessivo, in base al numero di auto presenti in famiglia. Il costo per energia e carburanti pesa per il 38% sul valore del trasporto privato, per il 18%, 20% e 21% rispettivamente nel trasporto collettivo a breve raggio, a lungo raggio e nel trasporto merci. Tenendo conto di manutenzione, assicurazione, parcheggi e pedaggi autostradali, un'auto di media cilindrata grava su chi la possiede per 4.500 euro l'anno.

Per quanto riguarda il trasporto pubblico locale, vi sono significative disparità tra i centri urbani e le aree metropolitane del Centro-Nord, maggiormente fornite, contro quelle del Sud, quasi esclusivamente basate sul trasporto su gomma.

L'insufficienza di soluzioni politiche, collettive e organizzate determina l'emersione delle soluzioni individuali. Spostata tale considerazione sul fronte della mobilità – e ciò vale in Italia come per il resto del mondo industrializzato – l'insufficienza del trasporto pubblico locale ha determinato la preminenza del trasporto privato su quello collettivo e pubblico e l’auto di proprietà da bene familiare è divenuta prima bene individuale indispensabile e quindi, o insieme, status symbol,spiega Eurispes.

Ancora un dato. Calcolatrice alla mano, il trasporto privato costa ad una famiglia media italiana 17 volte in più rispetto a quello pubblico

Siamo ancora sicuri di voler prendere l'auto per andare al lavoro o a fare la spesa?

Francesca Mancuso

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#WhoseSideAreYou: il principe William e Beckham insieme per proteggere gli animali

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Il principe William e David Beckham sono i nuovi paladini della lotta al commercio illegale di specie selvatiche. E che paladini! I due sex symbol inglesi hanno deciso di usare la loro popolarità e il loro fascino per coinvolgere e sensibilizzare soprattutto i giovani, sui social network, sui pericoli che corrono gli animali per colpa del bracconaggio e del commercio clandestino.

Per questo hanno lanciato la campagna #WhoseSideAreYou, "da che parte stai", di United for Wildlife, che ha lo scopo di colpire laragmente l'opinione pubblica sfruttando la potenza dello sport sulle problematiche di conservazione delle specie in tutto il mondo. L'inedita coppia è apparsa a Londra per parlare dei pericoli della caccia illegale.

Il duca, che sedeva accanto a Beckham sul palco durante l'evento centrale di Londra, ha tenuto anche un breve discorso in cui ha spiegato come il 'commercio illegale prospera perché è nascosto, spesso invisibile, rendendo il lavoro più facile ai criminali'.

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Photo credit

Beckham, invece, si è rivolto al di ambientalisti e attivisti dicendosi onorato per essere stato invitato dal principe. Parlando del commercio illegale di specie selvatiche, l'ex capitano dell'Inghilterra ha detto:

'E' devastante. E ' davvero devastante. Siamo in un mondo in cui la nostra generazione e le generazioni più giovani possono davvero fare la differenza e abbiamo davvero bisogno di farlo ora. Siamo dalla parte dei criminali? O siamo dalla parte degli animali?".

{youtube}Seua2TGQshI{/youtube}

Insomma, anche le grandi star vogliono far parte del cambiamento, vogliono fare la differenza. Per la gioia degli animali (e anche degli occhi, in questo caso).

Roberta Ragni

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Guerra d'avorio: elefanti e rinoceronti rischiano l'estinzione. In campo anche il principe William

Mitsubishi Outlander PHEV: il primo suv ibrido-plugin al mondo

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Mitsubishi-Outlander-PHEV

È il primo suv ibrido-plugin al mondo. Il nuovo Mitsubishi Outlander PHEV è dotato di due motori elettrici da 60 kW e da un motore a benzina, per garantire un'autonomia di 800 km con un carico rimorchiabile di 1500 kg.

La casa giapponese aveva promesso otto nuovi modelli di auto elettriche e ibride plug-in entro il 2015. L'Outlander PHEV ha trazione integrale di serie e cambio automatico. Il cuore è una batteria agli ioni di litio da 300 V con la capacit di 12 kWh. Possiede inoltre due motori elettrici presenti uno all'avantreno e uno al retrotreno e un motore a benzina. Quest'ultimo è collegato direttamente ad un generatore da 70 kW che ha il compito di dare corrente ai due propulsori elettrici, garantendo così l'autonomia di 800 km.

Per controllare in tempo reale l'efficienza alla guida, il suv 4x4 di Mitsubishi è dotato di uno speciale display che mostra anche il livello di carica della batteria. È possibile gestire con un joystick anche il livello di recupero dell'energia cinetica in frenata.

Mitsubishi-Outlander-PHEV2 

La particolarità dell'auto è che il motore a benzina normalmente deputato alla ricarica delle batterie per gli altri due motori, è in grado di fornire il moto anche alle ruote anteriori in maniera automatica grazie al sistema ibrido. Quest'ultimo infatti può trasformare Outlander PHEV in un veicolo esclusivamente elettrico, ibrido seriale o ibrido parallelo, con le batterie che si ricaricano anche dalla normale presa elettrica in circa 5 ore.

Non si tratta però di un'auto alla portata di tutti. Essendo l'unico suv 4x4 ibrido plug-in sul mercato, il prezzo si aggira attorno ai 45.000 euro per la versione Instyle.

Francesca Mancuso

Foto: Mitsubishi

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10 zanzariere fai-da-te per letti e finestre

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zanzariera da letto

L'estate è vicina, il caldo è arrivato un po' ovunque e ha portato con sé le zanzare. Come fare per dormire sonni tranquilli? Il rimedio più ecologico riguarda probabilmente la realizzazione e l'installazione di zanzariere che permetteranno di tenere le zanzare fuori di casa anche quando aprirete le finestre e lontano dal vostro letto mentre vi riposate.

Così non dovrete ricorrere a repellenti e insetticidi. Ecco tanti progetti per creare delle zanzariere fai-da-te a cui potrete ispiravi.

ZANZARIERE PER FINESTRE

1) Zanzariera fai-da-te con la macchina da cucire

Per realizzare questa zanzariera da finestra vi basterà avere a disposizione una rete delle dimensioni adatte - che potrete acquistare al metro nei negozi di bricolage - del velcro e una macchina da cucire per le rifiniture. Si tratta di un'idea davvero economica e semplice da realizzare. Qui il video-tutorial.

{youtube}3ZG2ot7s5jo{/youtube}

2) Zanzariera fai-da-te magnetica

Su internet potrete acquistare degli speciali kit per realizzare una zanzariera fai-da-te magnetica adatta sia alle porte che alle finestre, a seconda dei modelli disponibili. Si tratta di una soluzione facile da montare e da utilizzare, molto leggera, che di solito non richiede la costruzione di cornici in legno e che, volendo, potrete imitare per una versione del tutto homemade. E'adatta alle finestre con finiture metalliche. Qui un esempio fai-da-te con video.

{youtube}2srpXw6ylGs{/youtube}

3) Zanzariera fai-da-te in legno

Direttamente da Singapore, ecco un progetto molto interessante per realizzare una zanzariera con cornice in legno. Si ottiene una sorta di pannello antizanzare che può essere facilmente rimosso o inserito nella cornice delle finestre a seconda delle necessità. Qui il video-tutorial con tutte le spiegazioni in inglese.

{youtube}48bJ2rVwxOg{/youtube}

4) Zanzariera fai-da-te con chiodi e puntine

Costruire una zanzariera fai-da-te da soli è facile. Bastano una rete adatta, chiodi, legno e martello. Seguendo questo progetto costruirete una zanzariera a incastro per le vostre finestre, a partire da chiodi da legno, nastro da pacco, puntine, listelli di legno e rete per zanzariere da acquistare dal ferramenta o in un colorificio. Qui il tutorial completo con video.

zanzariera fai da te 4

5) Zanzariera fai-da-te con velcro

Dal nostro Forum ecco la segnalazione di una zanzariera fai-da-te con velcro pratica ed economica, da realizzare facilmente. Il progetto si adatta sia alle porte che alle finestre. Per creare la vostra zanzariera, vi serviranno del velcro adesivo e una rete adatta. Potrete acquistare tutto il necessario nei negozi di bricolage. Qui il tutorial completo.

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fonte foto: nanopress.it

ZANZARIERE DA LETTO

1) Zanzariera da letto fai-da-te

Questa zanzariera da letto è stata realizzata fissando al soffitto dei ganci che potessero reggere una cornice quadrata, a cui unire dei lunghi teli di tulle che potessero formare un baldacchino decorativo, adatto anche a proteggere il letto dalle zanzare tirando le tendine verso i lati e sul fondo.

zanzariera da letto faidate 1

fonte foto: patriciagrayinc.blogspot.it

2) Zanzariera a baldacchino fai-da-te

Per realizzare la vostra zanzariera a baldacchino fai-da-te, potrete utilizzare come materiali di partenza delle bacchette telescopiche per la tenda da campeggio, che potranno sorreggere la vostra zanzariera in telo da ritagliare a seconda delle dimensioni del letto. Vi serviranno anche dei ganci, spago, trapano e delle fascette di plastica. Qui tutte le istruizioni.

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fonte foto: grigolite.it

3) Zanzariera da letto in kit

Se la costruzione di una zanzariera da letto fai-da-te da zero vi sembra troppo complicata, potrete acquistare un kit nei negozi di bricolage, dove troverete altrimenti le retine, il tulle e dei supporti utili a comporre il vostro progetto. Le zanzariere da letto dovrebbero sempre essere facili da rimuovere e da smontare per permetterne il riutilizzo durante l'anno successivo. Qui maggiori informazioni.

zanzariera da letto 3

4) Zanzariera fai-da-te per letto matrimoniale

Per realizzare la vostra zanzariera fai-da-te adatta ad un letto matrimoniale dovrete innanzitutto prendere le misure del materasso per avere un'idea della grandezza della rete da utilizzare. Per un effetto decorativo ma comunque funzionale, sostituite le classiche retine antizanzare con del tulle. Qui il tutorial completo.

zanzariera da letto 4

fonte foto: ehow.com

5) Zanzariera fai-da-te per culle e lettini

Jing Kolca ha dato vita ad un progetto fai-da-te per realizzare delle zanzariere fai-da-te per le culle e per i lettini dei più piccoli, che potrebbero essere utili per proteggere i bambini dalle punture di zanzare durante il sonno, con le dovute attenzioni. Vi serviranno una rete per zanzariere leggera e dei supporti a forma di anello. Qui il video-tutorial.

{youtube}fz9g5fYpFhk{/youtube}

Marta Albè

Fonte foto: longroad.com

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Al via l’iter per l’istituzione di 4 nuove aree marine protette. Ma i fondi?

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Capo testa sardegna

Biodiversità marina: i litorali di Puglia, Marche, Sicilia e Sardegna in lizza per la nascita di quattro nuove aree marine protette (AMP). Lo annuncia il Ministero dell'Ambiente che intende così continuare a preservare l'ecosistema marino e la variegatissima fauna di queste altre zone della penisola, aggiungendole alle 27 aree marine protette già esistenti e arricchendo la straordinaria offerta di biodiversità marina dell'Italia. 

Quindi, secondo quanto previsto dalla legge di stabilità 2014, il dicastero dedicato all'ambiente ha avviato l'iter per la creazione delle aree marine protette del Conero, sul litorale adriatico vicino Ancona nelle Marche, di Torre Calderina in Puglia sulla costa barese tra Bisceglie e Molfetta, di Capo Testa-Punta Falcone, in Sardegna a pochi chilometri da Santa Teresa di Gallura, e di Capo Milazzo in Sicilia.

"Il vero tesoro italiano è la sua grande bellezza e varietà naturale e paesaggistica, la suggestione del suo mare e delle sue costeafferma il Ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti. Integrare questo tesoro con quattro nuove gemme significa innalzare il livello di protezione del nostro ambiente ma anche ampliare l'offerta del turismo sostenibile italiano con nuove mete di enorme interesse, capaci di stimolare iniziative e attività di crescita economica e occupazionale per queste aree, qualificando ulteriormente la proposta ambientale del sistema-paese".

Per il 18 e 19 giugno prossimo, le regioni di Marche, Puglia, Sardegna e Sicilia e le amministrazioni locali competenti sono state convocate al Ministero per l'avvio del procedimento istitutivo, mentre le attività istruttorie scientifiche e gli studi relativi alle aree interessate saranno svolti dall'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA).

Una vittoria, dunque, per noi e per l'ambiente? Certo, c'è soddisfazione, ma le associazioni ambientaliste, il WWF in primis, non nascondono la propria preoccupazione per il taglio delle risorse finanziarie alle 27 aree già istituite. Quello che spaventa il WWF è il non corrispondente incremento delle risorse per la gestione di un numero di Aree Marine Protette invece sempre crescente.

L'istituzione di queste nuove Aree Marine Protette, infatti, è prevista dalla legge di stabilità 2014, che per contro ha mancato di definire un aumento dei finanziamenti adeguato alla gestione ordinaria delle 4 Aree Protette Marine e delle 27 istituite, già in gravi difficoltà per la riduzione delle risorse.

Anzi il WWF ricorda come dall'inizio dell'anno si registri, a causa dei tagli lineari decisi dal Ministero dell'Economia e delle Finanze, una sostanziale ulteriore riduzione dei fondi per la gestione ordinaria e gli investimenti.

Per questo motivo, il WWF Italia chiede al Governo e al Parlamento delle azioni coerenti per assicurare il necessario aumento dei finanziamenti per la gestione ordinaria delle Aree Marine Protette. Insomma, ben vengano le aree protette, ma da trattare poi come dei gioielli!

Germana Carillo

Foto: Simona Falasca (costa Santa Teresa Gallura)

 

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- Pantelleria: verso l'istituzione dell'Area marina protetta 

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10 ricette di acque aromatizzate alla frutta

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infused waters

All'estero si chiamano "infused waters". Si tratta di acque aromatizzate naturali fatte in casa e preparate con la frutta fresca e con erbe aromatiche, come la menta, la stevia o il basilico. Si tratta di un'ottima idea per preparare delle bevande rinfrescanti, dal sapore gradevole e senza zuccheri o dolcificanti aggiunti.

Per la preparazione delle acque aromatizzate naturali vi serviranno dei barattoli di vetro con coperchio a chiusura ermetica ben puliti (meglio ancora, sterilizzati in acqua bollente) o delle brocche. Potrete filtrare le acque aromatizzate prima di berle e recuperare la frutta per preparare una macedonia, il gelato fatto in casa o il muesli per la colazione.

Le acque aromatizzate fatte in casa sono belle da vedere, buone da bere e aiutano l'organismo a depurarsi. Ci permettono di mantenerci idratati durante le giornate più calde. Il consiglio è di conservarle in frigorifero da 1 a 12 ore prima di berle e di consumarle entro poche ore dopo averle filtrate per godere di tutti i loro benefici. Ecco tante ricette per preparare le vostre acque aromatizzate naturali alla frutta.

1) Acqua di fragole

Raccogliete le fragole dal vostro giardino e preparate questa deliziosa acqua aromatizzata naturale. Per 1 litro d'acqua vi basteranno 5 fragole fresche e potrete dolcificare il tutto, se volete, con qualche foglia di stevia. Lasciate riposare l'acqua di fragole in un barattolo a chiusura ermetica, in frigorifero, per tutto il giorno o per tutta la notte. Qui la ricetta completa.

Leggi anche: Come preparare l'acqua di fragole

2) Acqua di anguria

Per preparare la vostra acqua di anguria, versate in un barattolo di vetro 5 o 6 cubetti di questo frutto. La quantità di frutta da utilizzare dipende dalle dimensioni del barattolo e dall'intensità di sapore desiderata. Per un effetto rinfrescante, insieme all'acqua unite anche qualche fogliolina di menta. Qui la ricetta completa.

acqua anguria

fonte foto: eat-drink-love.com

3) Acqua di mirtilli

Versate uno strato di mirtilli freschi sul fondo del vostro barattolo di vetro. A piacere, potrete aggiungere delle fettine sottili di limone o di lime e qualche ago di rosmarino, a seconda dei vostri gusti, prima di versare l'acqua e di chiudere il barattolo. Il rosmarino aiuta la digestione e ha proprietà antinfiammatorie, mentre i mirtilli sono ricchi di antiossidanti. Qui la ricetta completa.

acqua di mirtilli

fonte foto: freepeople.com

4) Acqua di cetrioli e limone

Per preparare questa acqua aromatizzata naturale, vi serviranno dei cetrioli e dei limoni freschi. Per ogni barattolo vi basteranno quattro o cinque fettine sottili di cetriolo e due o tre fette o spicchi di limone. Per arricchire di gusto la bevanda, potrete unire anche qualche fogliolina di menta. Qui la ricetta completa.

acqua cetrioli e limone

fonte foto: eat-drink-love.com

5) Acqua di lamponi

Con dei lamponi freschi, meglio ancora se appena raccolti, potrete preparare una fantastica acqua aromatizzata. Versatene una manciata sul fondo di un barattolo e aggiungete una o due fettine di limone e qualche fogliolina di menta. Chiudete il barattolo e lasciate riposare in frigo per alcune ore prima di filtrare e servire. Qui la ricetta completa.

acqua di lamponi

fonte foto: foodpress.com

6) Acqua di ciliegie

Approfittate del momento in cui le ciliegie sono di stagione per preparare la vostra acqua aromatizzata naturale. Versatene alcune sul fondo di un bicchiere, lasciandole intere senza problemi, e aggiungete, insieme all'acqua, alcune fettine di lime o di limone. Lasciate riposare in frigorifero in un barattolo ben chiuso per qualche ora prima di servire. Qui la ricetta completa.

acqua ciliegie

fonte foto: fruitinfusedwater.com

7) Acqua di ananas

Le acque aromatizzate fatte in casa sono rinfrescanti, economiche e deliziose. Con ananas e foglioline di menta otterrete una bevanda dissetante da bere quando vorrete durante la giornata. Per prepararla, versate in un barattolo capiente da 2 a 4 fette d'ananas divise in pezzetti e 2 rametti di menta. Come di consueto, chiudete il barattolo e lasciate riposare in frigorifero. Qui la ricetta completa.

acqua ananas

fonte foto: infusedwaters.com

8) Acqua di pesca

Questa preparazione è molto semplice. Non dovrete fare altro che lavare, sbucciare e tagliare a fettine una pesca matura. Versate le fette di pesca in una brocca o in uno o più barattoli e lasciate riposare in frigorifero almeno per un'ora, in modo che l'acqua possa aromatizzarsi. Qui la ricetta completa.

acqua di pesche

fonte foto: idontgotodegym.com

9) Acqua di limone e zenzero

Per preparare un litro di acqua aromatizzata al limone e zenzero vi serviranno mezzo limone da tagliare a fettine e un pezzetto di radice di zenzero fresco. Versate in una brocca o in barattoli di vetro e lasciate riposare e insaporire per un'ora o più in frigorifero prima di servire. Qui la ricetta completa.

acqua limone zenzero

fonte foto: justapinch.com

10) Acqua di arance

Per 1 litro d'acqua vi serviranno 1 arancia e 1  cetriolo da tagliare a fettine sottili. Versate tutti gli ingredienti in una brocca o in barattoli diversi e lasciate riposare in frigorifero almeno per un'ora prima di servire. Potete aggiungere anche qualche fettina di limone e delle foglioline di menta. Qui la ricetta completa.

acqua di arance

fonte foto: myspawaterbook.com

Marta Albè

Fonte foto: annabelkarmel.com

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Ecomafie 2014: più di 80 reati al giorno contro l'ambiente. Boom nell'agroalimentare

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ecomafie2

Agroalimentare, rifiuti, fauna, ciclo del cemento. Un vero affare per le ecomafie. Un business illegale che nel 2013 ha raggiunto i 15 miliardi di euro con 29.274 infrazioni accertate per i 321 clan censiti. Sono questi i nuovi dati resi noti oggi dal rapporto Ecomafie 2014 di Legambiente.

Calcolatrice alla mano, ogni ora sono 3 i reati commessi, circa 80 al giorno. In testa alla classifica dell'illegalità è finito il settore agroalimentare con 9.540 reati, circa il 25% del totale, più del doppio del 2012 quando i reati erano 4.173. Il 22% delle infrazioni ha colpito la fauna, il 15% i rifiuti e il 14% il ciclo del cemento. Sono 21 le amministrazioni comunali sciolte per condizionamento mafioso negli ultimi 16 mesi.

I reati

Il leggero calo il business dello ecomafie, complice anche la discesa degli investimenti a rischio (nel 2012 era pari a 16,7 miliardi contro i 15 del 2013). Diminuendo la spesa pubblica sono calate anche le sporche occasioni di guadagno. Ma non è cambiato molto il livello di illegalità nel settore dei rifiuti speciali, che nel 2013 ha raggiunto i 3,1 miliardi di euro. Stabile anche il fatturato dell'abusivismo edilizio, a 1,7 miliardi. Un miliardo invece la cifra ottenuta dai rifiuti urbani trattati illegalmente.

Nel ciclo del cemento vi è stato un calo dei reati: 5.511 nel 2013 (-12,7%, erano 6.310 lo scorso anno) ma salgono gli arresti (21). In calo le denunce (7.155) e i sequestri (1.566).

Ecomafia2014 infografica2

Nel 2013, c'è stato un vero e proprio boom di reati nel settore dell'agroalimentare, passando dai 4.173 del 2012 ai 9.540 del 2013, con il raddoppio delle denunce e 57 persone arrestate.

ecomafia 2014

Salgono anche i reati contro la fauna, con infrazioni per commercio illegale di specie protette, abigeato, bracconaggio, allevamenti illegali, pesca di frodo, maltrattamenti e combattimenti clandestini: 8.504 totali, in aumento del 6,6%, con l’impennata degli arresti che passano da 7 a 67, 7.894 denunce e 2.620 sequestri. La maggior parte dei reati si registrano in Sicilia con 1.344 infrazioni, seguita da Campania (1.075) e Puglia (953).

Dove

In generale, Il 47% dei reati è stato accertato nelle 4 regioni a tradizionale insediamento mafioso: Campania, Puglia, Calabria e Sicilia. Qui si registra anche il record delle persone denunciate (4.072), degli arresti (51), e dei sequestri (1.339).

La Campania è in testa con 953 reati, il 17% del totale, seguita da Puglia, Sicilia e Calabria. Tra le provincie, a detenere il triste primato prima è stata Napoli, seguita da Roma, Reggio Calabria, Salerno e Bari.

Ecomafia2014 infografica1

La regione del centro Italia con più ecocrimini è il Lazio con 2.084 reati, 1.828 denunce, 507 sequestri e 6 arresti, mentre la prima regione del Nord è la Liguria con 1.431 reati. La tabella mostra invece nel dettaglio i numeri relativi alle regioni, con le infrazioni accertate, le denunce, gli arresti e i sequestri:

 tabella regioni

E il futuro è tutt'altro che roseo, come mostra l'infografica che segue e che mostra come sta cambiando il business delle ecomafie:

Ecomafia2014 infografica3

Ecomafia 2014 - ha dichiarato la direttrice nazionale di Legambiente Rossella Muroni evidenzia un nuovo aspetto delle attività degli ecocriminali che si muovono con strategie sempre più sofisticate camuffate di legalità che si espandono verso nuovi settori. Sul fronte della corruzione è necessaria una risposta urgente perché è proprio l'area grigia dei funzionari pubblici corrotti che arricchisce e rende ancor più potente l'ecomafia. Nelle banche straniere transitano soldi accumulati trafficando rifiuti, prodotti alimentari contraffatti e opere d’arte rubate. Diminuisce leggermente il numero dei reati che diventano però più gravi, invasivi e pericolosi”.

Francesca Mancuso

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Water Footprint: i 10 cibi che consumano piu' acqua

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impronta idrica cibi

Qual è l'impronta idrica dei cibi che portiamo normalmente sulle nostre tavole? Si tratta di un dato molto importante, che non troviamo mai riportato in etichetta. L'impronta idrica indica il volume di acqua necessario per realizzare un prodotto a livello industriale, tenendo conto sia dell'acqua effettivamente utilizzata che dell'acqua inquinata nei diversi processi produttivi.

Non stupisce che ai primi posti della classifica si trovino la carne bovina e la carne suina, un dato che ci fa riflettere ancora una volta sul forte impatto ambientale degli allevamenti. Al secondo posto, subito dopo la carne di maiale, ecco il tè verde. Quando berremo una tazza di tè, ora saremo consapevoli che per ricavare il prodotto sono necessari migliaia di litri d'acqua.

L'acqua potabile diventa un vero e proprio oro blu, a cui l'industria alimentare attinge sempre più per garantire una produzione continua. Basta pensare ai Paesi in via di sviluppo, in cui l'accesso all'acqua potabile è difficoltoso, se non quasi assente, per capire che è giunto il momento di chiedere al settore alimentare di contenere consumi e sprechi.

Ecco la classifica dei cibi che consumano più acqua secondo i dati di Water Footprint Network.

1) Carne bovina

Per produrre 1 chilo di carne bovina occorrono ben 15400 litri d'acqua.

impronta idrica carne bovina

2) Tè verde

Per produrre 30 grammi di tè verde occorrono ben 30 litri d'acqua, che corrispondono a 8860 litri d'acqua per un chilo.

3) Carne suina

Per la produzione di 1 chilo di carne di maiale vengono utilizzati ben 6000 litri d'acqua.

4) Riso

Per produrre 1 chilo di riso servono 2500 litri d'acqua.

impronta idrica riso

5) Zucchero di canna

Per produrre 1 chilo di zucchero di canna sono necessari 1800 litri d'acqua.

impronta idrica zucchero di canna

6) Pane

Per produrre 1 chilo di pane occorrono 1600 litri d'acqua.

impronta idrica pane

7) Orzo

Per ottenere 1 chilo d'orzo servono 1420 litri d'acqua.

8) Mele

 

Per produrre una sola mela occorrono ben 125 litri d’acqua, che salgono a 1140 litri d'acqua a confezione per quanto riguarda il succo di mela.

 

9) Latte

Sembra incredibile, ma per produrre 1 solo litro di latte servono 1000 litri d'acqua.

impronta idrica latte

10) Vino

Per il vino l'impronta idrica è di 610 litri d'acqua per chilo, dunque un solo bicchiere consuma ben 110 litri d'acqua.

Marta Albè

Fonte foto: waterfootprint.org

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Croccantini per cani e gatti tossici negli Usa. Nestlé Purina patteggia

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Una class action contro Nestlé Purina PetCare Co. che è valsa 6,5 milioni dollari. La multinazionale ha raggiunto un accordo con i proprietari di cani i cui animali domestici sarebbero stati uccisi dai croccantini Waggin' Train e Canyon Creek Ranch contaminati e tossici. Entrambe le parti hanno voluto evitare una battaglia legale lunga e costosa.

Tutto questo è accaduto negli Stati Uniti, dove il risultato, per il quale si attende l'approvazione di un giudice federale, crea di fatto un importante precedente: ogni proprietario di animali da compagnia convinto di aver subito danni dai prodotti di fabbricazione cinese potrà essere rimborsato non solo per il cibo acquistato, ma anche per tutte le spese veterinarie e post-morte sostenute.

L'importo disponibile per i proprietari sarebbe notevolmente inferiore a 6,5 milioni dollari. Dalla cifra, infatti, vanno dedotte le spese legali e amministrative e altri costi. Gli studi legali che rappresentano i querelanti chiederanno al giudice di approvare un tetto massimo di 2,15 milioni per le spese legali.

L'accordo sembra essere l'ultimo capitolo di una saga durata sette anni sul pet food che ha scatenato una vera e propria epidemia oltre Oceano, le cui cause restano ancora misteriose, nonostante i test e le analisi. La Food and Drug Administration ha segnalato a metà maggio che 5.600 cani e 24 gatti sono stati male dopo aver mangiato i prodotti incriminati, molti dei quali made in China. Si va da disturbi gastrointestinali a quelli renali. Più di 1.000 cani sono morti.

WagginTrain-CanyonCreek-600

Dopo anni di indagini e attività di laboratorio, infatti, la FDA è stata in grado di collegare definitivamente i croccantini con malattie o morti degli animali. Le catene di prodotti per animali domestici nazionali Petco e PetSmart hanno annunciato che avrebbero smesso di vendere pet food cinese dal 1 gennaio 2015. Fino a quella data, però, i cibi rimaranno sugli scaffali dei negozi. Intanto Nestlè Purina PetCare e la sua controllata Waggin' Train hanno patteggiato, senza ammettere, tuttavia, alcuna responsabilità.

Occhio dunque a cioò che acquistiamo per i nostri amici pelosi: leggiamo sempre le etichette e la provenienza del cibo, cercando di scegliere marche cruelty-free.

Roberta Ragni

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Microgranuli inquinanti nei cosmetici: l'Illinois è il primo Stato a metterli al bando

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bando microgranuli illinois

L'Illinois è il primo Stato che decide di mettere al bando i microgranuli inquinanti presenti in alcuni prodotti cosmetici, come scrub, detergenti per il viso e dentifrici. I microgranuli, che svolgono un'azione esfoliante o leggermente abrasiva, sono composti da materie plastiche derivate dal petrolio e inquinano le acque di laghi e fiumi.

E' proprio per via del pericolo di inquinamento che negli Stati Uniti lo scorso febbraio è nata una proposta per la messa al bando dei microgranuli (microbeads). La loro presenza nei cosmetici è facilmente riconoscibile per via della consistenza del prodotto e grazie alle descrizioni presenti in etichetta.

Anche se in Italia i microgranuli vengono ancora utilizzati per la produzione di dentifrici e cosmetici, possiamo evitare facilmente l'acquisto dei prodotti che li contengono. La dicitura "con microgranuli" presente sulle confezioni dovrebbe bastare come indicazione, ma nell'INCI possiamo andare alla ricerca di sostanze come polyethylene e polypropylene.

Alcune aziende statunitensi avrebbero già reso nota la volontà di eliminare i microgranuli dai propri prodotti entro il 2015, ma l'Illinois sembra aver preso una decisione definitiva. I microgranuli dagli scarichi domestici giungono fino a mari e oceani e arrivano a contaminare la catena alimentare. Pensiamo, ad esempio, a pesci e animali acquatici.

I microgranuli costituiti da materie plastiche non sono biodegradabili, ecco perché risultano così minacciosi dal punto di vista dell'inquinamento delle risorse idriche. Negli Stati Uniti l'inquinamento da microgranuli interessa soprattutto i Grandi Laghi. Oltre all'Illinois, anche lo Stato di New York e la California starebbero prendendo provvedimenti.

Il governatore dell'Illinois Pat Quinn ha firmato la scorsa domenica la nuova legislazione per mettere al bando la vendita e la produzione di prodotti che contengano microgranuli sintetici realizzati con materie plastiche. Secondo il governatore, questo provvedimento permetterà di assicurare acque più pulite nel Lake Michigan e nei laghi e fiumi circostanti, che rappresentano alcune delle risorse idriche più importanti per l'Illinois.

La messa al bando dei microgranuli dai processi di produzione dovrà avvenire entro il 2017 mentre le vendite dei prodotti che li contengono cesseranno in Illinois entro il 2018. A quando un simile provvedimento anche in Italia e in Europa?

Marta Albè

Fonte foto: shutterstock.com

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Peronospora: il parassita killer che minaccia il basilico

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basilico peronospora

Dovremo dire addio al pesto? Basilico e rucola sono minacciati dai parassiti killer. Si tratta, nel caso del basilico, della peronospora (Peronospora belbharii), un agente patogeno che è arrivato in Italia solo 11 anni fa. Ecco perché Agroinnova lo ha definito un nemico alieno. I pericoli riguardano l'agricoltura italiana e europea.

In particolare, in Liguria la peronospora sta mettendo in pericolo la coltivazione del basilico e la produzione del pesto. Fino a questo momento nessuno sarebbe riuscito a trovare un antidoto davvero efficace per affrontare il problema.

La rucola è invece minacciata dal fungo Plectosphaerella, che danneggia le coltivazioni. Gli agenti patogeni più pericolosi per l'agricoltura europea vengono trasmessi per seme e viaggiano da un continente all'altro. Ora il Centro di Competenza dell'Università di Torino sta prendendo provvedimenti.

Questi parassiti killer che arrivano da lontano vengono chiamati alieni perché si tratta di patogeni portati da seme o da altro materiale vegetale non autoctoni del nostro Paese. Agroinnova spiega che spesso è sufficiente la presenza di un solo seme infetto ogni 10 mila per provocare gravi danni alla coltura.

La Commissione Europea di recente ha elaborato una proposta per risolvere il problema delle specie aliene invasive per proteggere la biodiversità e gli ecosistemi e per minimizzare l'impatto sulla salute dell'uomo, degli animali, delle piante e sull'economia del Paese. La proposta riguarda sistemi di allerta e risposta rapida, prevenzione e gestione dell'emergenza.

In Italia il fenomeno ha raggiunto dimensioni importanti ed è arrivato ad aggredire gravemente colture "minori", proprio come la rucola e il basilico. A partire dallo scorso anno, proprio a causa della peronospora, la produzione di basilico è andata in crisi. Quest'anno i danni riguardano soprattutto le coltivazioni di basilico di Liguria, Piemonte e Emilia Romagna. Il primo violento attacco al basilico ligure avvenne nel 2003 e fu così grave che molte persone persero il lavoro.

Il maggiore colpevole della diffusione delle nuove malattie delle piante è la globalizzazione. Infatti anche in Italia si utilizzano semi provenienti dall'estero che, se contaminati, possono portare all'insorgenza di malattie mai osservate prima su piante come il basilico e la rucola. Ecco che i parassiti raggiungono zone molto diverse e lontane da quelle in cui sono stati prodotti.

Il fungo di Plectosphaerella cucumerina, che attacca la rucola, è stato rinvenuto per la prima volta in Campania nel 2012. Secondo Agroinnova, la soluzione al problema potrebbe essere nella diagnostica molecolare, che permette di analizzare il DNA delle sementi e di dare il via a strategie preventive.

Poi, un trattamento dei semi con acqua o aria calda a temperature variabili tra i 45 e i 70 gradi può arrivare ad sradicare completamente alcuni patogeni dai semi. Tra i mezzi biologici Agroinnova indica l'impiego, in fase di concia del seme, di micro-organismi antagonisti, in grado di contrastare il patogeno, senza determinare alcun effetto negativo sulla pianta o sul consumatore finale. Le nuove normative europee, che prevedono restrizioni sull'impiego di fungicidi, potrebbero avvantaggiare i rimedi fisici (acqua e calore) e biologici. La speranza è di trovare per ogni pianta e per ogni malattia la lotta più efficace, nel rispetto della salute e dell'ambiente.

Marta Albè

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Stop alle trivelle nel parco di Virunga: nel Congo il panda vince sul petrolio

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virunga fiume

In Congo, il parco nazionale di Virunga è libero dalle trivelle. Salvi i gorilla, salvo l'ambiente. Grazie alla lunga battaglia del WWF, la compagnia petrolifera britannica Soco International ha annunciato di porre finalmente termine alle trivellazioni nel più antico parco nazionale africano. 

La Soco si ritirerà dal parco dei vulcani Virunga dopo aver concluso le sue attuali attività operative, che riguardano soprattutto il test sismico nel lago Edward, impegnandosi a rimanere fuori da tutti gli altri siti Patrimonio dell'Umanità Unesco.

"Oggi è una vittoria per il nostro pianeta e per le buone pratiche nel mondo delle multinazionali. Questo successo è frutto del lavoro di funzionari governativi, attivisti all'interno della Repubblica Democratica del Congo e sostenitori di tutto il mondo che si sono uniti insieme per aiutare a rimuovere la minaccia più immediata per il Virunga", ha detto Marco Lambertini, neo Direttore Generale del WWF Internazionale.

Il WWF è sceso in campo nell'ottobre del 2013 quando ha esposto all'OCSE una denuncia contro la Soco e ha avviato nel contempo una raccolta di firme per contrastare le attività di estrazione petrolifera tutto a danno di un ecosistema così prezioso e delicato.

Un successo da prendere, tuttavia, con le pinze, dal momento che ora il governo della Repubblica democratica del Congo dovrà a sua volta impegnarsi affinché il parco del Virunga si riaffermi come "valore universale appartenente all'intera umanità", annullando di fatto tutte le concessioni petrolifere che ancora ci sono nel parco.

virunga wwf

Ma un segno a favore dell'ambiente e della fauna locali è stato comunque messo in porta. La biodiversità del luogo è qualcosa di talmente straordinario che potrà diventare un fattore economico importante per l'intera comunità (più di 50mila famiglie, per esempio, dipendono dalle risorse del Lago Edward per lavoro, cibo e acqua potabile).

Il parco nazionale di Virunga, insomma, potrà e dovrà essere rilanciato in termini ecosostenibili, attraverso la pesca, l'uso sostenibile delle risorse e, perché no, attarverso anche l'ecoturismo. E proteggendo, ovvio, animali rari come i gorilla di montagna, già in forte pericolo di estinzione.

Germana Carillo

Foto: wwf.panda.org

 

 

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VEGinROME: manca poco al primo festival vegano di Roma

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Una vera e propria festa della vita. Si può riassumere così, in poche parole, la prima edizione del VEGinROME, il primo festival Vegano di Roma. Si terrà all'interno di un'area riscattata dal suo passato, dal 13 al 15 giugno 2014, presso la Città dell'Altra Economia - ex mattatoio di Testaccio.


La tre giorni sarà un'occasione speciale d'incontro e di condivisione per tutti, non solamente per chi ha già abbracciato questa filosofia di vita fondata su un'alimentazione priva di animali e derivati dal loro sfruttamento, in una continua ricerca di armonia ed equilibrio con tutte le altre forme di vita presenti sul nostro pianeta.

Il VEGinROME sarà anche un'occasione per tutti coloro che vogliono conoscere gli aspetti di una nuova cultura che si sta diffondendo nella nostra società, apprezzandone le varietà culinarie nei diversi punti ristoro, tra stand informativi, vendita di prodotti cruelty-free, corsi, mostre, conferenze, dibattiti, intrattenimenti (anche per i piccini) ed ottima musica dal vivo...il tutto, in un clima di aggregazione e di festa.

"Perché il veganismo non è una rinuncia bensì una conquista, una scelta consapevole, un arricchimento della propria dieta alimentare, con benefici per la salute ma, soprattutto, è il raggiungimento di una più ampia visione della vita, degli orizzonti di percezione e considerazione del mondo, con tutti i suoi abitanti. Con quest'evento si vuole portare nella città eterna una testimonianza concreta della cultura vegana ed antispecista, un'ideologia proiettata verso un mondo libero da ogni sfruttamento, discriminazione ed uccisione di esseri viventi, senza alcuna distinzione di specie", spiega Marina Kodros del Coordinamento Antispecista, l'associazione che si occupa di attivismo per i diritti animali ed umani organizzatrice dell'evento, a greenMe.it.

Si comincia con The REGGAE CIRCUS venerdì, per poi proseguire con la musica live di Roberta Orrù, Innuendo, Emanuela Palmer, Anna Mancini sabato e domenica. Ci saranno anche tanti corsi, conferenze, incontri, video-proiezioni, e laboratori per bimbi completamente gratuiti. Coloro che vogliono partecipare alle lezioni di yoga, pilates e yoga bambini sono pregati di portare con sé un tappetino o equivalente, spiegano gli organizzatori.

veg in rome

Per info: www.veginrome.org 

Qui l'evento su Facebook

Roberta Ragni

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Insalate di cereali: 10 ricette per tutti i gusti

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insalata di cereali

Siete alla ricerca di alternative alla classica insalata di riso estiva? Allora è giunto il momento di andare alla scoperta del variegato mondo dei cereali (e degli pseudo-cereali, come di solito vengono considerati quinoa, grano saraceno e amaranto, che vengono comunque commercializzati e cucinati come se si trattasse di cereali) per arricchire rendere sempre diversi i vostri piatti anti-caldo.

I cereali sono interscambiabili in ogni ricetta, a seconda dei vostri gusti. E chi è celiaco o intollerante al glutine potrà scegliere senza problemi grano saraceno, mais, quinoa, miglio e amaranto, come alternative al classico riso. Ecco tante ricette di insalate di cereali davvero facili da preparare.

1) Insalata di farro con rughetta e pomodori

Ecco una ricetta fresca e facile da preparare per dare vita a una gustosa insalata fredda a base di farro, meglio se biologico. E' tra i cereali meno calorici e si sposa bene con il gusto degli ortaggi estivi. Lo potrete abbinare a pomodori o pomodorini e rucola. Se volete, potrete arricchire l'insalata di farro con il tofu. Qui la ricetta completa.

Leggi anche: Insalata di farro con rughetta e pomodori

insalata di farro

2) Insalata di segale con daikon e cavolo rosso

Il blog Gestione dei Soffritti propone una ricetta davvero originale per preparare un'ottima insalata di segale. Abbinerete questo cereale in chicco a daikon, cavolo rosso, carote, mela verde e noci per preparare un piatto ricco e salutare. Condite con yogurt, anche vegetale, e senape. Qui la ricetta completa.

insalata di segale

fonte foto: giallozafferano.it/gestionesoffritti

3) Insalata di grano alla greca

L'insalata di grano alla greca, che abbina anche l'orzo ai cereali di base, è una ricetta vegetariana che potrete preparare con olive nere, olive verdi, pomodori datterini, feta e basilico fresco. Lasciatela insaporire per qualche ora in frigorifero e gustatela fredda o a temperatura ambiente. Qui la ricetta completa.

insalata grano greca

fonte foto: giallozafferano.it/lericettediberry

4) Insalata d'orzo alle verdure estive

L'orzo è un cereale molto versatile, adatto alla preparazione di fresche insalate estive. La cottura in acqua bollente richiede circa 15 minuti. Potrete arricchire la vostra insalata d'orzo con le olive, i pomodorini e le classiche verdure estive, come melanzane, cetrioli e peperoni tagliati a listarelle o a cubetti. Qui la ricetta completa.

insalata di orzo

fonte foto: inagrodolce.blogspot.it

5) Insalata di quinoa al pesto

Preparate la quinoacome indicato sulla confezione. Di solito occorrono 15-20 minuti di cottura e dovrete risciacquare la quinoa prima di lessarla. Per condire questa insalata estiva, preparate un bel pesto fatto in casa con il basilico fresco, che potrete arricchire con rucola, mandorle, pinoli e pomodori secchi. Qui la ricetta completa.

insalata di quinoa

fonte foto: lamandolinacucina.blogspot.it

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6) Insalata di miglio con ceci e limone

Il miglio è un cereale in chicco davvero delizioso, tutto da riscoprire. E' ottimo per la preparazione di insalate estive. Potrete arricchire la vostra insalata di miglio con ceci lessati, zucchine, succo e scorza di limone. Condite con olio extravergine d'oliva, sale e pepe. Per un tocco esotico unite anche zenzero e cumino. Qui la ricetta completa.

insalata di miglio

fonte foto: progettoalimentazione.it

7) Insalata di grano saraceno ai capperi, olive e carote

Il grano saraceno vi permetterà di preparare una fresca insalata estiva senza glutine. Potrete condirla con capperi in salamoia, olive verdi o nere, carote tagliate a listarelle o a cubetti. La potrete arricchire con pomodorini, tofu o feta e cipolle rosse a crudo. Otterrete un piatto freddo ricco e invitante. Qui la ricetta completa per preparare la vostra insalata di grano saraceno senza glutine.

insalata di grano saraceno

fonte foto: nuovaterra.net

8) Insalata di avena alle mandorle e rucola

Secondo la ricetta di La Tarte Maison, dovrete mettere in ammollo l'avena per 3 ore, prima di cuocerla per 40 minuti. Condite il vostro piatto con le mandorle, la rucola fresca, il radicchio, le olive verdi denocciolate e olio extravergine d'oliva. Potrete tostare le mandorle a lamelle in padella prima di completare il piatto. Qui la ricetta competa per preparare l'insalata di avena.

insalata di avena

fonte foto: latartemaison.it

9) Insalata di mais con ravanelli e germogli

L'insalata di mais, fresca e colorata, si presta perfettamente come secondo piatto o contorno estivo, ma anche come antipasto per un pranzo più ricco. Potrete condire i chicchi di mais con ravanelli tagliati a fettine sottili, germogli di soia verde (fagioli mung), carote, succo di limone e fettine di mela. Ottimo anche l'abbinamento con piselli, fagiolini o fagioli rossi. Qui la ricetta completa.

insalata di mais

fonte foto: odealvino.com

10) Insalata di amaranto con cipolle rosse, cetrioli e legumi

L'amaranto è uno pseudo-cereale senza glutine che potrete utilizzare per preparare le vostre insalate estive e primaverili. Potrete condire la vostra insalata di amaranto, con cipolle, cetrioli, legumi, come ceci o fagioli, piselli, pinoli, nocciole, feta o tofu, per ottenere un piatto unico davvero ricco. Qui la ricetta completa.

insalata di amaranto

fonte foto: myrecipes.com

Marta Albè

Fonte foto: foodblogga.com

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Giornalismo ambientale: ancora pochi giorni per iscriversi al corso Laura Conti

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Ancora pochi giorni per partecipare all'avventura: scade infatti il 4 luglio il termine per iscriversi alla XIV edizione del Corso EuroMediterraneo di giornalismo ambientale Laura Conti, che si tiene per il sesto anno consecutivo nel Campus Universitario di Savona.

L'iniziativa si svolgerà dal 3 novembre al 12 dicembre e prevede laboratori, borse di studio e un workshop di una settimana in cui si producono servizi giornalistici sulle valenze naturali e sociali, le risorse e le opportunità di sviluppo dell'area.

Il successo del corso, punto di riferimento per la formazione dedicata al giornalismo ambientale, è testimoniato anche dai numeri. La metà dei partecipanti, una volta terminato il corso, ha avviato rapporti di lavoro: dall'assunzione in qualità di praticanti giornalisti alla collaborazione con varie testate, uffici stampa di associazioni, enti o imprese private. Nelle prime tredici edizioni, oltre 3.200 domande di partecipazione e 139 le borse di studio assegnate tra i 335 studenti selezionati.

Organizzato da Editoriale La Nuova Ecologia in collaborazione con Legambiente e in partenariato con l'Istituto Nazionale di Geologia e Vulcanologia, il corso Laura Conti ha ricevuto i patrocini del Ministero dell'Ambiente, del Comune di Savona,oltre a SPES-Campus Universitario di Savona, Federparchi, Res4Med, Anev ed Enea. 

Anche quest'anno il programma prevede lezioni con grandi firme del giornalismo di settore e docenti universitari tra cui Franco Foresta Martin, Corriere della Sera, Antonio Cianciullo, La Repubblica, Toni Mira, Avvenire, Tiziana Ribichesu, Giornale Radio Rai, Alberto Zoratti, Responsabile clima ed economia Fairwatch.

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Il percorso formativo, residenziale e a tempo pieno, dura 6 settimane e prevede 220 ore di lezione, tra teoria e pratica. Rivolto a giornalisti professionisti e pubblicisti, è aperto anche a laureati o diplomati interessati a conoscenze di base e tecniche dell'informazione ambientale. Terminato il corso, è possibile proseguire la formazione attraverso alcuni stage presso uffici stampa e testate giornalistichecome Ansa.it, greenMe.it, Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, LaVoceWeb, Are Liguria..

Roberta Ragni

 

10 cose che sarebbe meglio non mettere mai in lavatrice

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bucato in lavatrice

La lavatrice ormai da decenni è entrata a fare parte in modo stabile delle nostre case. Pochi sarebbero in grado di rinunciare ad una simile comodità, ma quanti sanno davvero utilizzarla al meglio? Il consiglio è di leggere bene il manuale di istruzioni e di controllare le caratteristiche di ogni ciclo di lavaggio, per evitare di commettere errori e di rovinare i capi a cui tenete di più. 

Ci sono poi alcuni capi, prodotti e accessori, che sarebbe meglio evitare di mettere in lavatrice, o comunque farlo con la massima attenzione. Per questo è buona norma leggere sempre le etichette dei capi.

Ecco alcuni consigli utili.

1) Scarpe delicate

Molte persone utilizzano la lavatrice per lavare le scarpe da ginnastica impermeabili o di tela, ma non sempre i risultati sono perfetti, soprattutto se sui lacci sono presenti delle macchie resistenti. In alcuni casi, soprattutto se le scarpe sono delicate, meglio non rischiare con il lavaggio in lavatrice e spazzolarle bene con sapone di Marsiglia o detersivo per i piatti ecologico, in modo da eliminare bene ogni residuo. Poi potrete risciacquare le scarpe e lasciarle asciugare all'aria aperta. Strofinate bene a mano anche i lacci per rimuovere le macchie. Se volete lavare in lavatrice delle scarpe resistenti, inseritele in un sacchetto di tela o in una vecchia federa e evitate il più possibile la centrifuga.

Leggi anche: Come lavare le scarpe da ginnastica in modo naturale

2) Oggetti metallici

Fate molta attenzione agli oggetti metallici prima di iniziare a fare il bucato. Nelle tasche di giacche e pantaloni potrebbero essere rimaste delle monetine. Controllate dunque sempre bene ogni spazio e svuotatelo. Attenzione anche a forcine per capelli, grosse cerniere e bottoni in metallo, che potrebbero rischiare di rigare l'oblò della lavatrice oppure intasare il filtro. Potrete inserire i capi d'abbigliamento con parti in metallo in sacchetti o federe di cotone per proteggere la vostra lavatrice.

3) Cuscini

Il riferimento è in particolar modo ai cuscini da divano e per le sedie. Spesso sono costituiti da tessuti delicati o le loro cuciture non sono abbastanza forti per resistere a cicli energici. Inoltre, l'imbottitura potrebbe rovinarsi a causa della centrifuga. Meglio controllare bene le etichette per capire se i vostri cuscini sono adatti al lavaggio a mano, in lavatrice, magari escludendo la centrifuga, o al lavaggio a secco in tintoria.

4) Cappellini con visiera

Arriva l'estate ed ecco che, soprattutto i più piccoli, inizieranno ad utilizzare i classici cappellini con visiera per proteggersi dal sole durante le vacanze e i giochi all'aria aperta. Le visiere rischiano di rovinarsi con lavaggi prolungati in lavatrice e a causa della centrifuga. Meglio dunque lavare i cappellini a mano con acqua e sapone naturale, cercando di strizzarli senza rovinarli.

5) Capi in pizzo

Per i capi delicati in pizzo, compresa la biancheria intima, per le tovaglie e per i centrini, preferite sempre il lavaggio a mano con acqua tiepida e sapone naturale. Per ravvivare il bianco, lasciate in ammollo i capi in un catino a cui avrete aggiunto uno o due cucchiai di bicarbonato per litro d'acqua. Evitate la lavatrice, maneggiate delicatamente e non torcete troppo per strizzare.

6) Reggiseno

I reggiseni con ferretto rischiano di rovinarsi in lavatrice. A causa della centrifuga, il ferretto potrebbe piegarsi e deformarsi. Come fare dunque? Esistono in commercio degli speciali contenitori salva-reggiseno per il lavaggio in lavatrice. Altrimenti, potrete semplicemente lavare il vostro reggiseno a mano con sapone di Marsiglia.

7) Seta

In alcune lavatrici sono presenti programmi di lavaggio per i delicati, che comprendono anche i capi in seta. Ma se ciò che dovete trattare è di piccole dimensioni o risulta molto fragile, meglio pensare al lavaggio a mano o alla tintoria, per non rischiare di rovinare un capo o un accessorio costoso. Per lavare la seta a mano scegliete detersivi ecologici per capi delicati, usate acqua tiepida e non strizzate.

8) Panni in microfibra

I panni in microfibra, soprattutto quelli più costosi e ben fatti, magari tessuti con un filo unico, rischiano di rovinarsi a causa del lavaggio in lavatrice e di perdere parte del loro potere assorbente. Le stesse aziende produttrici consigliano di lavarli a mano con acqua tiepida e un po' di sapone subito dopo l'uso e di lasciarli asciugare in modo naturale, senza ricorrere alla lavatrice e all'asciugatrice.

9) Ammorbidente convenzionale

L'ammorbidente è davvero necessario? A volte potremmo farne a meno. Gli ammorbidenti convenzionali favoriscono l'inquinamento e possono lasciare residui indesiderati sui tessuti, con conseguenti rischi di allergia. Se l'acqua di casa è dura e il bucato ne risente, possiamo provare ad utilizzare una soluzione di acqua e acido citrico (per ogni lavaggio bastano 10 grammi di acido citrico da versare in un contenitore graduato, a cui aggiungere acqua fino a raggiungere la tacca dei 100 ml). C'è anche chi si trova bene con l'aceto come ammorbidente in lavatrice, ma vi sono discussioni aperte per quanto riguarda il suo impatto ambientale e la possibilità che questo prodotto possa risultare aggressivo in lavatrice e sulle superfici metalliche.

10) Detersivi aggressivi

Soprattutto se dobbiamo lavare dei capi delicati, cerchiamo di evitare il più possibile i detersivi aggressivi. Per il bucato possiamo utilizzare dei detersivi ecologici formulati con materie prime a basso impatto ambientale e gentili con il bucato. Il sapone naturale fatto in casa e il sapone di Marsiglia sono ottimi per pretrattare le macchie prima del lavaggio a mano o in lavatrice. Soprattutto, fate attenzione a non utilizzare troppo detersivo. Fate sempre riferimento alle istruzioni presenti sulle confezioni.

Leggi anche: Dixan non lava meglio di Dash: multa da 50 mila euro per Henkel

Marta Albè

Fonte foto: slimg.com

 

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