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Cambiamenti climatici: il National Geographic riscrive la mappa dei Poli nel nuovo Atlante

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Nasa ghiaccio

 

Contro chi cerca ancora di negarne l'esistenza, la perdita di ghiaccio marino artico è un segno lampante del cambiamento climatico avvenuto negli ultimi 30 anni. La gravità della situazione è confermata anche dalla pubblicazione da parte del National Geographic del nuovo atlante che, per la prima volta, ha mappato il riscaldamento globale, ridisegnando la mappa dei Poli.

L'aumento delle temperature globali ha causato il ritirarsi del 12% di ghiaccio per decennio dagli anni '70, con battute d'arresto particolarmente notevoli nel 2007 e nel 2012. Sciogliendosi, il ghiaccio diventa più sottile, e riflettendo meno sole rispetto a quello più spesso, l'oceano assorbe una maggiore quantità di calore che, a sua volta, indebolisce il ghiaccio ancora di più.

E' un evento storico, anche se c'è poco da festeggiare. A dimostrare che si arriva a un momento in cui la storia cambia così radicalmente da costringerci a ridisegnare le mappe del mondo. E se la scoperta dell'America o il collasso dell'Unione Sovietica lo hanno fatto, nel Terzo Millennio saranno i cambiamenti climatici a cambiare l'aspetto fisico della nostra Terra.

Ed è questo quello che vedremo nella prossima edizione del National Geographic Atlas of the World, in uscita il 30 settembre 2014. Secondo quanto reso noto finora, i cartografi hanno apportato uno dei cambiamenti più visibili della storia della pubblicazione: la drastica riduzione del ghiaccio artico. La riduzione pluriennale del ghiaccio al Polo Nord è così evidente rispetto alle precedenti edizioni che il geografo Juan José Valdés del National Geographic l'ha definita “il più grande cambiamento visibile, altro che dissoluzione dell'URSS”.

Nasa ghiaccio2

I cartografi hanno usato i dati sull'Artico risalenti al 2012, utilizzando gli studi e le osservazioni sul ghiaccio marino effettuate dalla NASA e da NSIDC. Mentre la quantità di ghiaccio artico cresce e decresce durante tutto l'anno a seconda della stagione, l'Atlante ha rappresentato il ghiaccio “pluriennale”, ossia quello più vecchio di un anno. “Rappresentare un ambiente dinamico in una forma fissa è sempre una sfida”, ha detto Valdés ma “gli occhi della gente devono essere aperti su ciò che sta accadendo nel mondo.

A puntare il dito contro lo scioglimento dei ghiacciai è stata anche una notizia, sicuramente falsa, ma che ha fatto il giro del web. Un grosso iceberg alla deriva al largo della coste della Groenlandia si starebbe spostando verso il Canada. E sull'enorme ammasso di ghiaccio sarebbero presenti, secondo Gronlandnewsnetwork, almeno una trentina di eschimesi, con un piccolo accampamento fatto di tende e altri oggetti.

Si tratta chiaramente di una bufala visto che il sito e il profilo Twitter sembrano stati creato ad hoc ma magari riuscirà ad attirare l'attenzione sul problema.

Francesca Mancuso

Foto: Nasa

 

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Scoperto un nuovo tipo di roccia formata...dalla plastica!

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rocciaplastica

Scoperto un nuovo tipo di roccia, un nuovo e autentico marcatore biologico del passaggio dell'uomo sulla Terra. Peccato che questa roccia non sia altro che un ammasso di rifiuti di plastica fusi, sedimenti, frammenti di lava vulcanica e detriti organici. 

Il suo nome non poteva che essere "Plastiglomerato" e la sua esistenza ci fa abbracciare la raccapricciante ipotesi che della plastica non ci sbarazzeremo così facilmente. Per non dire mai più. Così, dopo i rifiuti plastici nell'Artico e nel Pacifico, ora gli scienziati (e tutta l'umanità) si trovano a dover far i conti con vere e proprie rocce di plastica.

La scoperta si deve ai ricercatori della University of Western Ontario, guidati dalla geologa Patricia Corcoran e da Charles Moore, capitano della nave da ricerca oceanografica Alguita. Il loro triste compito è stato quello di rinvenire lo strano materiale in 27 siti diversi sulla spiaggia hawaiana di Kamilo. Ma, come si afferma in un articolo pubblicato su LiveScience, il materiale geologico potrebbe esistere in molti altri luoghi. 

I risultati della ricerca, pubblicata su GSA Today, parlano di due tipologie di Plastiglomerati: in situ e clastica. La varietà in situ è più rara e prende corpo quando "la plastica si scioglie sulla roccia e viene incorporato nello strato superficiale". Nei plastiglomerati clastici, invece, si formano delle rocce che, insieme alla plastica fusa, inglobano conchiglie, coralli, basalto, detriti legnosi e sabbia, incollati.

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Una scoperta tutt'altro che piacevole, questa. Nuoteremo in mari di plastica, scaleremo montagne di plastica. Se non è la fine del mondo questa...

Germana Carillo

Foto: livescience.com

TITOLO: Dalla plastica si formano le rocce (FOTO)

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10 scuse per non usare i pannolini lavabili

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pannolini lavabili bambini mamme

I pannolini lavabili sono una piccola grande rivoluzione - che riemerge dal passato, modernizzata - per ridurre il quantitativo dei rifiuti usa-e-getta non riciclabili prodotti dalle famiglie. Per fortuna, le 10 scuse per non usare i pannolini lavabili che vi presentiamo sono tutte superabili con un po' di buon senso.

Così sempre più mamme potranno superare i loro dubbi e fare un tentativo, se lo vorranno, magari ascoltando le esperienze di altri genitori che hanno scelto i pannolini lavabili.

1) Non so dove trovarli

Nel corso degli ultimi anni i pannolini lavabili si stanno diffondendo sempre di più. Si trovano comunque più facilmente su internet, nei negozi di prodotti biologici e durante le fiere dedicate ai più piccoli e alla sostenibilità. Inoltre il consiglio è di cercarli nei negozi di abitini usati per bambini, così potrete risparmiare.

2) Costano troppo

Il costo dell'acquisto iniziale dei pannolini lavabili viene ammortizzato nel corso del tempo. Calcolate che il risparmio sarà evidente se non dovrete acquistare i pannolini usa-e-getta ogni settimana, che comunque non sono di certo economici. Il risparmio ci sarà ancor di più con l'arrivo di un secondo figlio, poiché li potrete riutilizzare. Inoltre in diverse città d'Italia sono nate delle "pannolinoteche" per il prestito dei pannolini lavabili. Qui l'elenco.

3) Sono poco pratici

Imparare ad usare bene i pannolini lavabili è soprattutto una questione d'abitudine. Infatti possono risultare facili da fare indossare al bambino proprio come i pannolini usa-e-getta e altrettanto pratici per quanto riguarda la velocità del cambio del piccolo. E' vero, i pannolini usa-e-getta possono sembrare più pratici poiché ce ne liberiamo subito, ma non possiamo dimenticare le gravi conseguenze per l'ambiente del loro utilizzo, che i pannolini lavabili non hanno.

4) Sono poco igienici

I pannolini lavabili hanno un grande vantaggio. Garantiscono che la pelle del vostro bambino non entri a contatto con materie plastiche. E' un aspetto molto importante, che vi garantisce di evitare le classiche irritazioni da pannolino. Certo, come tutti i pannolini anche i lavabili vanno cambiati al momento del bisogno. Lavarli e riporli in modo corretto garantisce la massima igiene e sicurezza.

5) Non so come lavarli

Se sceglierete i pannolini lavabili, dovrete magari preventivare di fare qualche lavatrice in più in modo da avere sempre a disposizione una scorta di pannolini puliti. Il lavaggio in lavatrice vi permette di risparmiare tempo. E' stato calcolato che, nonostante l'impiego di acqua e elettricità per il lavaggio, i pannolini lavabili risultano un'alternativa più ecologica rispetto ai pannolini usa-e-getta. Qui trovate le tabelle dettagliate di costi e risparmi. Potrete pretrattarli con sapone di Marsiglia e lavarli in lavatrice a 40° C con detersivo ecologico. Qui una guida utile.

6) Non si asciugano

I tempi di asciugatura dei pannolini lavabili possono dipendere dal materiale di cui sono composti. Di solito le fibre sintetiche impiegano più tempo ad asciugare rispetto alle fibre naturali. Tenetene conto quando dovete scegliere i pannolini lavabili da acquistare. L'ideale è lasciarli asciugare al sole durante le belle giornate e su uno stendino da posizionare vicino al termosifone quando piove. Sia per il lavaggio che per l'asciugatura seguite sempre con attenzione le istruzioni riportate sulla confezione.

7) Non sono adatti per la notte

Se i vostri timori legati alla praticità riguardano soprattutto le ore notturne, potrete alternare i pannolini tradizionali ai pannolini lavabili. Almeno in parte riuscirete comunque a produrre meno rifiuti. Con il tempo e con l'esperienza potrete individuare quali sono i modelli di pannolini lavabili a vostra disposizione più adatti da utilizzare per la notte.

8) Sono scomodi per il bambino

Probabilmente nessun pannolino usa-e-getta è davvero comodo per i bambini, che essendo molto piccoli non saranno in grado di esprimere a parole il loro disagio. I pannolini lavabili possono risultare più comodi soprattutto per quanto riguarda la morbidezza e non sono nemmeno troppo ingombranti sotto i vestitini. Insomma, provate a verificare le reazioni dei vostri bimbi con il passaggio dal pannolino usa-e-getta al pannolino lavabile per comprendere se ci sono problemi.

9) Sono scomodi fuori casa

Come fare con i pannolini quando ci troviamo fuori casa? I problemi maggiori potrebbero riguardare il momento del cambio e il dubbio su dove mettere il pannolino usato. Lo potrete riporre in un normale sacchetto impermeabile, proprio come fareste con i pannolini usa-e-getta nel caso in cui non vi fossero dei cestini per i rifiuti a disposizione. Con l'esperienza capirete quali sono i pannolini lavabili più adatti da usare fuori casa, soprattutto in base alla loro tenuta in termini di tempo, ad esempio a seconda della durata delle commissioni da sbrigare o della passeggiata.

10) Non assorbono bene

Non tutti i pannolini lavabili che troviamo in vendita potrebbero avere lo stesso livello di assorbenza. Esistono pannolini di taglie, dimensioni e spessore differente, con diversi materiali per le imbottiture. Potrete provare ad acquistare pannolini di marche diverse per capire quali sono i più adatti per i vostri bambini, ricordando che le esigenze possono variare anche in base all'età.

Il vostro piccolo amerà i pannolini lavabili? Come dimostra questo video, i pannolini lavabili rendono i bimbi felici!

{youtube}mmovrT7SBE{/youtube}

Aspettiamo i vostri consigli e il racconto delle vostre esperienze.

Marta Albè

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Eco Classroom: la scuola off-grid nella foresta che raccoglie l'acqua piovana dal tetto verde

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eco classroom cover

Le prossime generazioni di ambientalisti cresceranno in una scuola ecologica off-grid, con aule di legno, tetti verdi e sistemi di raccolta per l'acqua piovana. Un nuovo spazio didattico del Regno Unito è stato progettato proprio per dare una svolta alle classiche strutture scolastiche, per un maggior rispetto dell'ambiente.

Il progetto si chiama Eco Classroom. Si tratta di una scuola off-grid, cioè non collegata alla rete elettrica, che raccoglie l'energia necessaria grazie ai pannelli solari. La location immersa nel verde garantisce un'esperienza imperdibile, a diretto contatto con la natura. Pensiamo a quante ore i bambini passano a scuola senza l'opportunità di trascorrere all'aria aperta almeno l'intervallo.

La nuova struttura fa parte della Beneden School, che si trova nel Kent all'interno di un bosco secolare. E' uno dei nuovi gioielli tra gli edifici autosufficienti del Regno Unito. Secondo i suoi progettisti, si tratta del primo edificio britannico ad essere in grado di trasformare l'acqua piovana in acqua potabile calda o fredda solo grazie a un tetto verde e all'energia solare. Come potrete capire, la costruzione è indipendente dall'acquedotto, anche per via della sua collocazione remota.

Eco Classroom è dotata di toilet ecologiche, che consentono il compostaggio. Per purificare e filtrare l'acqua piovana vengono utilizzati dei sistemi ad osmosi inversa e dei trattamenti UV. Per la costruzione è stato utilizzato legname FSC.

eco classroom 1

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Dall'edificio si gode un meraviglioso panorama naturale, che sarà perfetto per gli studenti che all'interno della scuola ecologica si dedicheranno a studi nell'ambito della biologia e della geografia. Eco Classroom sarà soprattutto un laboratorio di educazione alla sostenibilità e al rispetto per l'ambiente fin da piccoli.

Marta Albè

Fonte foto: blueforest.com

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Ultimo minuto bio: il supermercato che vende prodotti in scadenza a prezzi stracciati (VIDEO)

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Alimenti sani e naturali, rispettosi dell'ambiente e delle persone e, soprattutto, molto economici. Sono quelli che offre "Ultimo minuto bio", che ha preso il via nel negozio Bielò di Padova, in via Santa Maria Assunta. Si tratta, come suggerisce il nome, di prodotti bio con scadenza a breve termine, e quindi venduti a prezzi notevolmente inferiori, anche fino al 70 per cento.

È il frutto di una partnership tra tre realtà promotrici: consorzio Sefea-Società europea Finanza etica e alternativa, gruppo EcorNaturaSì spa e la società agricola Kilometri Zero. Come funziona? EcorNaturaSì spa fornisca la merce invenduta, o con una scadenza ravvicinata, a Bielò, il punto vendita basato sull'insieme delle filosofie Biologico – Equo – Locale, evitando così gli sprechi alimentari e agevolando i consumatori.

I prodotti invenduti, inoltre, saranno alla regalati alle mense popolari, ad associazioni o comunità del territorio. Gli alimenti saranno distribuiti grazie al lavoro volontario di alcuni studenti universitari, che si sono spontaneamente uniti al progetto. Anche per i prodotti freschi c'è un'alternativa al secchio: saranno dati agli animali.

"Il nostro obiettivo è quello di promuovere il consumo dei prodotti biologici e i valori dell'alimentazione sana, ma anche di agire concretamente nella lotta allo spreco e di ridurre i costi della spesa quotidiana per le famiglie, ora più che mai attente ai consumi", spiegano il direttore generale di Sefea Fabio Salviato, il presidente di EcorNaturaSì spa Fabio Brescacin e Francesco Carraro, socio fondatore di Kilometri Zero.

{youtube}oGoltXgjzBQ{/youtube}

Roberta Ragni

Fonte

 

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#Salviamoimacachi: 90 parlamentari scrivono al Rettore dell'Universita' di Modena per liberarli

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Una lettera aperta al Rettore dell'Università di Modena e Reggio Emilia, per chiedere la liberazione dei macachi dello stabulario modenese. A firmarla in soli tre giorni sono stati 90 tra Deputati e Senatori, appartenenti a tutte le forze politiche.

I parlamentari ricordano al Rettore dell'Università di Modena e Reggio Emilia:

"la sua Università si è distinta nel 2012 per aver ceduto uno dei macachi ad un centro di recupero nell'ottica di una progressiva riduzione del numero dei primati non umani nello Stabulario Interdipartimentale e che l'Ateneo si era formalmente impegnato a non sostituire tale animale "con l'acquisto e/o l'introduzione di un nuovo animale nella colonia". E gli chiedono "di interrompere tale attività sperimentale e di cedere i macachi alle Associazioni disposte a farsene carico per metterli a dimora in centri di recupero idonei".

I macachi allevati nello stabulario dell'Università di Modena, infatti, sono utilizzati per test molto invasivi al cervello che hanno come esito la morte. La nuova legge sulla sperimentazione vietando l'allevamento di primati, colpisce direttamente questo laboratorio che pur non potendo farne nascere altri può, però, continuare a usarli. In tanti chiedono e vogliono la libertà di queste scimmie, che hanno la possibilità rarissima di conoscere una vita diversa lontano da paura e costrizione.

"Riteniamo – si legge ancora nella missiva - che i tempi siano maturi per scelte coraggiose in materia di sperimentazione animale. L'Università che, in collaborazione con le associazioni di tutela animali, compirà per prima un passo così importante sarà presa ad esempio e seguita da molte altre, non solo in Italia. La sensibilità dell'opinione pubblica è mutata, l'esperienza degli errori compiuti in passato suggerisce un cambio di metodo, la tecnologia è pronta in tutti i campi di applicazione. Serve un piccolo passo nella direzione giusta, da qualunque Paese o città parta questo cammino".

Perché non dall'Italia? Perché non, ancora una volta, da Modena? Per la liberazione di questi macachi, Animal Amnesty e LAV, insieme a AnimAnimale, si troveranno domani, sabato 28 giugno, alle 15 in Largo S. Agostino a Modena per corteo nazionale per la liberazione dei macachi dell'Università di Modena.

 

"Questo Ateneo deve, ora, cogliere l'occasione per dismettere gli animali ancora presenti nelle proprie gabbie e sostituire le proprie obsolete ricerche sulle scimmie con modelli alternativi etici, realmente predittivi per la salute dell'uomo", concludono LAV e Animal Amnesty.

Roberta Ragni

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Come i funghi sostituiranno plastica e mattoni

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funghi mattoni cover

Dai funghi possiamo ricavare non soltanto sostanze nutritive preziose per la salute, ma anche materiali da costruzione che potranno sostituire il cemento e la plastica. Nel mondo sono in corso vari esperimenti in proposito. Ad esempio, Philip Ross, un esperto in materia, sta studiando e sperimentando la resistenza del micelio dei funghi.

Si tratta delle loro fibre, una parte dei funghi che non risulta particolarmente appetibile ma che può essere utilizzata per dare vita a mattoni e altri materiali super-resistenti all'acqua e al fuoco e anche molto adattabili. Il micelio dei funghi, secondo l'esperto, sarebbe più forte del cemento.

Il micelio può essere coltivato e adattato a qualsiasi forma. Si tratta di un materiale organico e compostabile al 100% che ha attirato l'attenzione del MoMa di New York, dove ora si trova in mostra una speciale torre che è stata costruita proprio con i funghi e che porta il nome di Hy-Fi Mushroom Tower.

Ross sta realizzando uno speciale laboratorio a San Francisco, dove si occupa della coltivazione dei funghi che verranno utilizzati per dare vita ad una serie di sedie e sgabelli. Vuole così dimostrare che è possibile creare pezzi d'arredamento e materiali da costruzione a partire dagli scarti dell'agricoltura locale.

funghi mattoni 1

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funghi mattoni 3

Il nuovo biomateriale, che l'inventore ha brevettato, è stato battezzato Evocative ed è stato premiato per la procedura di produzione. Ross utilizza i funghi non soltanto per arredamento e edilizia, ma anche a scopo artistico e decorativo.

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I suoi lavori sono stati protagonisti di numerose mostre in musei di tutto il mondo, dove le sue opere sono particolarmente apprezzate soprattutto dal punto di vista dell'innovazione e della sostenibilità. Presto i funghi potranno sostituire il cemento e la plastica? La speranza è che i nuovi progressi possano rendere l'edilizia e l'arredamento davvero più sostenibili.

Marta Albè

Fonte foto: ecovativedesign.com

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Pane degli Esseni: come preparare il pane cotto al sole

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pane cotto al sole

Il pane esseno, pane degli Esseni o pane cotto al sole richiama antiche tradizioni e popoli del passato. Gli Esseni sono una setta ebraica vissuta nel II secolo d.C. e sono considerati i precursori del crudismo. Si tratta di un pano essenzialmente crudo poiché non viene sottoposto ad alte temperature, come invece accade nel caso della cottura al forno. La ricetta del pane degli Esseni prevede di solito l'utilizzo di cereali germogliati.

Evitare la classica cottura al forno permette di preservare meglio le sostanze nutritive presenti nei cereali. Il pane cotto al sole o pane degli Esseni è conosciuto anche come pane crudista. Chi segue una dieta crudista al 100% sceglie di non alimentarsi con cibi che siano stati esposti a temperature superiori a 42° C. Ciò permette di preservare le vitamine, i sali minerali e gli enzimi presenti negli alimenti.

La germogliazione del grano o di altri chicchi, ad esempio grano saraceno, permette di rendere questi alimenti più digeribili, anche senza la classica cottura. Una preparazione più semplice del pane cotto al sole prevede di utilizzare la farina integrale. Potrete sperimentare così la prima preparazione del pane cotto al sole, che si presenta sotto forma di gallette piuttosto sottili, a cui potrete dare una forma rettangolare o tondeggiante.

Ora abbiamo a disposizione robot da cucina che permettono di tritare facilmente chicchi e germogli e essiccatori che consentono di preparare il pane esseno senza la necessità dell'esposizione al sole. Ma durante l'estate e se ne avete la possibilità, potrete provare a preparare il vostro pane cotto al sole, disponendo le gallette su una griglia del forno o su una retina, tipo zanzariera, e esponendole all'aria aperta, anche sul balcone se si trova in un punto soleggiato.

Pane cotto al sole: ricetta semplice con la farina

250 gr di farina integrale
Erbe aromatiche
Acqua

Questa ricetta è una versione molto semplice per preparare il pane cotto al sole. Otterrete delle gallette sottili e croccanti. Il suggerimento è di insaporirle aggiungendo delle erbe aromatiche, meglio se già essiccate, magari proprio da voi, come origano, timo, rosmarino o maggiorana.

Non dovrete fare altro che versare la farina in una ciotola capiente e aggiungere a poco a poco dell'acqua, come per il normale impasto del pane. Ad esempio potrete scegliere farina integrale di farro o di grano. Unite all'impasto le vostre erbe aromatiche preferite. Il tutto deve risultare liscio ed omogeneo, senza grumi.

Per ammorbidire l'impasto aggiungete ancora un po' d'acqua. Se invece appare troppo appiccicoso, unite dell'altra farina. Stendete l'impasto in una sfoglia molto sottile, con l'aiuto di un mattarello o della macchina per tirare la pasta. Tenete conto di formare delle gallette dallo spessore di circa 3 o 4 millimetri (è utile utilizzare un bicchiere con il bordo inumidito come "formina"). Quindi disponetele su carta forno, oppure direttamente su una griglia da forno o su un tessuto tipo zanzariera e lasciatele essiccare al sole in una bella giornata calda e soleggiata. Le alternative sono l'essiccatore e il forno a basse temperature.

Pane degli Esseni: ricetta con i chicchi di cereali

Per preparare il pane degli Esseni seguendo una ricetta il più possibile vicina all'originale vi serviranno:

250 gr di cereali in chicco
Erbe aromatiche (facoltative)
Acqua

Tra i cereali in chicco che potrete utilizzare per la preparazione del pane degli Esseni troviamo soprattutto il farro e il grano saraceno, ma potrete anche utilizzare altri cereali, a seconda dei vostri gusti. Lasciate i chicchi di cereali in ammollo per una notte.

Poi scolateli e fateli germogliare in un germogliatore (anche fai-da-te) per 24-48 ore, fino a quando la lunghezza del germoglio sarà di circa mezzo centimetro. A questo punto vi servirà avere a disposizione un robot da cucina, oppure un tritacarne, per poterli tritare finemente. Aggiungerete al composto ottenuto un po' d'acqua per renderlo più facile da lavorare.

Ora potrete formare delle gallette (è utile utilizzare un bicchiere con il bordo inumidito come "formina"), stenderle sulla carta da forno e posizionarle in un luogo molto soleggiato. Se volete potrete aggiungere delle erbe aromatiche tritate, fresche o essiccate, durante la preparazione. I tempi possono essere piuttosto lunghi. La cottura al sole può richiedere anche una giornata intera.

L'alternativa è utilizzare un essiccatore fino ad ottenere gallette della consistenza desiderata oppure utilizzare il forno ad una temperatura di 40°C. Ma la cottura al sole, quando si può, è decisamente più ecologica. Assaggiate le gallette per verificarne la croccantezza prima di servirle.

Il pane cotto al sole e il pane degli Esseni si conservano per qualche giorno a temperatura ambiente, in un sacchetto di carta. Durante la preparazione girate le gallette di tanto in tanto in modo che si asciughino meglio da entrambi i lati. Qui altre informazioni utili.

Marta Albè

Fonte foto: superfood.co.za

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Sesso orale tra maschi: anche gli orsi bruni lo fanno (FOTO)

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orso

A quanto pare, anche gli orsi praticano il sesso orale. Dopo il pipistrello della frutta, l'orso bruno è la nuova specie che si aggiunge alla lista degli animali che, proprio come gli esseri umani, conoscono gli atti sessuali che richiedono l'uso della bocca e della lingua per la stimolazione erotica dei genitali.

Finora si credeva che a fare sesso orale fossero solo gli esemplari in cattività, che vivono in condizioni di stimolazione mentale inadeguate. È possibile che in questi casi, quindi, tale pratica sia più un marchio di stress che piacere. Ma ora un nuovo studio pubblicato su Zoo Biology confuta questa ipotesi.

I ricercatori, infatti, hanno effettuato "le prime osservazioni di orsi grizzly in fellatio in condizioni appropriate". Lo hanno scoperto dopo aver registrato più di 116 ore di filmati nel corso di sei anni, osservando 28 casi di sesso orale tra due orsi maschi, che vivevano insieme in un santuraio in Croazia. 

 

Ogni interazione è durata tra uno e quindici minuti:

sesso orsi

I ricercatori ritengono che questi rapporti possano essere iniziati perché entrambi gli orsi sono stati portati al santuario come orfani, senza la possibilià di essere allattati per il giusto tempo dalle loro madri. La precoce deprivazione dal latte della mamma avrebbe potuto portare alla ricerca di un'alternativa, quasi come un riflesso.

Il fatto, però, che i rapporti siano continuati a lungo nel tempo, anche quando entrambi gli orsi erano adulti, potrebbe dimostrare che il tutto sia trasformato in piacere. "Si tratta della prima relazione descrittiva della fellatio negli orsi, e suggerisce anche che alcuni orsi potrebbero subire conseguenze comportamentali per tutta la vita se rimasti orfani in tenera età", concludono i ircercatori.

 

Roberta Ragni

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Etichette alimentari: l'Ecuador adotta il sistema del semaforo per segnalare l'eccesso di sale, grassi e zuccheri

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equador etichette alimentari

L'Ecuador è il primo Paese dell'America Latina ad adottare il sistema del semaforo sulle etichette dei prodotti alimentari. Si tratta di una strategia per avvertire con precisione i consumatori sulla quantità di zuccheri, grassi e sale presenti negli alimenti e nelle bevande.

Il regolamento per l'etichettatura degli alimenti industriali per il consumo umano è stato elaborato dall'Agenzia nazionale per la regolamentazione e il controllo sanitario (Arcsa). L'iniziativa si ispira al Regno Unito, dove è stata fortemente approvata dalla British Medical Association e da Consumers International.

L'obiettivo è di avvertire la clientela della presenza di ingredienti potenzialmente pericolosi per la salute, soprattutto se assunti in eccesso. Il sistema si basa sull'utilizzo di colori, come in un vero e proprio semaforo, per segnalare l'allerta massima sull'eccesso di sale, zucchero e/o grassi (rosso), un'avvertenza (giallo) o il via libera (verde).

In questo modo la popolazione dell'Ecuador potrà ricevere informazioni più chiare e trasparenti sui propri acquisti. Secondo le associazioni nazionali dei consumatori, il semaforo fa parte della lotta contro l'obesità per promuovere un'alimentazione più sana che sia meno ricca di sale, grassi e zuccheri.

L'Arcsa sarà a disposizione dei consumatori per qualsiasi tipo di chiarimento e per spiegazioni su come interpretare i colori del semaforo del sistema informativo. Sarà compito delle aziende alimentari rinnovare le etichette e fornire con precisione le indicazioni nutrizionali, seguendo le nuove norme.

Il sistema del semaforo viene descritto come un metodo innovativo che aiuterà a prevenire le malattie del benessere, non soltanto per quanto riguarda la già citata obesità, ma anche in riferimento al diabete. I cittadini comprenderanno meglio il contenuto dei cibi confezionati e faranno scelte di acquisto più consapevoli, pensando soprattutto alla salute. Nella speranza che tutti ricordino che i cibi davvero salutari, come frutta, ortaggi e verdura fresca, non hanno bisogno di alcuna etichetta.

Marta Albè

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Superfood: la lista delle 41 verdure piu' nutrienti e salutari

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verdure salutari

Sentiamo spesso parlare delle verdure come di cibi molto preziosi per la salute, dei veri e propri "superfood", ma quali sono le verdure migliori? Talvolta le verdure a foglia verde vengono usate semplicemente per decorare piatti più ricchi, ma sono una fonte davvero preziosa di sostanze nutritive per il nostro organismo.

Come orientarci per consumarne di più? Uno studio condotto dalla William Paterson University in New Jersey  e pubblicato di recente sulla rivista Centers for Disease Control and Prevention -CDC , dedicata alla prevenzione delle malattie croniche, ha stilato la classifica delle verdure migliori in base ai valori nutrizionali di ciascun prodotto. Al primo posto, a sorpresa, troviamo il crescione, che ha totalizzato ben 100 punti su 100 per via del suo valore nutrizionale.

Il crescione è ricco di fibre, potassio, calcio, folati, proteine, vitamina A, vitamina D e altri elementi fondamentali per il nostro organismo. Subito dopo il crescione (watercress) troviamo il cavolo cinese, che ha totalizzato un punteggio comunque elevato, pari a 91,99.

Nelle posizioni successive non mancano alcune delle verdure più comuni sulle nostre tavole, benefiche per il loro elevato contenuto di clorofilla, come gli spinaci e le bietole. Il contenuto di sostanze nutritive delle verdure a foglia verde risulta di gran lunga superiore rispetto a quello di ortaggi e frutti come zucca, peperoni rossi, pomodori e limoni.

Addirittura, frutti preziosi come mirtilli e lamponi non rientrano nemmeno nella lista, fermo restando il loro contenuto di vitamine e antiossidanti. Questo perché la classifica ha preso in considerazione la densità di nutrienti per ciascun alimento valutato in base alla percentuale del fabbisogno giornaliero per ciascun nutriente fornito dal cibo. Lo studio infatti ha assunto come valore medio una dieta di 2000 calorie gionaliere e 100 grammi di ciascun alimento e i punteggi sono stati assegnati per garantire alimenti con quantità particolarmente alte di varie sostanze nutritive in modo da non falsare i risultati premiando, ad esempio, cibi ricchi di un solo micronutriente.

Fino z questo momento molte persone hanno sottovalutato il consumo delle verdure a foglia verde, indicandole come "tristi insalatine", mentre ora la scienza conferma il loro elevato valore nutrizionale. Gli esperti, alla luce del presente studio, incoraggiano il loro consumo. Dunque non trascuriamo le verdure, scopriamo nuovi sapori e prepariamo delle ricche insalate verdi tutto l'anno. Infine lo studio ha messo a disposizione un tool per calcolare il proprio fabbisogno giornaliero di frutta e verdura in base all'età e allo stile di vita, che potete consultare QUI.

tabella nutrizionale

Consulta qui la tabella con la lista completa che vi riportiamo qui tradotta:

ALIMENTO Densità Nutrizionale
   
Crescione 100.00
Cavolo Cinese 91.99
Bietola 89.27
Barbabietola Verde 87.08
Spinaci 86.43
Cicoria 73.36
Foglie di lattuga 70,73
Prezzemolo 65,59
Lattuga romana 63,48
Cavolo Verde 62,49
Rapa Verde 62.12
Senape Verde 61,39
Indivia (inalata belga) 60,44
Erba cipollina 54.80
Cavolo nero 49.07
Tarassaco 46.34
Pepe rosso 41.26
Rucola 37,65
Broccoli 34,89
Zucca 33,82
Cavolini di Bruxelles 32,23
Scalogno 27.35
Cavolo Rapa 25,92
Cavolfiore 25.13
Cavolo 24,51
Carote 22,60
Pomodori 20,37
Limoni 18.72
Lattuga Iceberg 18.28
Fragole 17.59
Ravanelli 16,91
zucca invernale (tutte le varietà) 13,89
Arance 12.91
Lime 12.23
Pompelmo (rosa e rosso) 11.64
Rapa svedese 11.58
Rapa 11.43
More 11,39
Porri 10,69
Patate dolci 10,51
Uva (bianca) 10,47

Marta Albè

 

Leggi anche: 5 motivi per cui e' bene mangiare le verdure a inizio pasto

 

7 cibi bianchi che sarebbe meglio eliminare dalla dieta

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cibi bianchi evitare

Ormai sappiamo quanto è importante mangiare sano per stare in salute dato che gli alimenti che assumiamo vanno a nutrire tutte le cellule del nostro corpo e permettono ai complessi meccanismi del nostro organismo di funzionare al meglio tenendo lontane le malattie.

Spesso, però, assumiamo alimenti che possono andare a interferire con l’equilibrio del nostro corpo in quanto privi di nutrienti importanti, ricchi di calorie e magari addizionati con ingredienti non proprio naturali. Vediamo quali sono gli alimenti di uso comune che sarebbe meglio eliminare (o quanto meno ridurre) dalla propria dieta.

FARINA 00

E’ vero, i prodotti realizzati con la super raffinata farina 00 sono bianchi, morbidi e buoni però di contro sono privi di fibre, sali minerali, aminoacidi e vitamine che invece sono naturalmente presenti nella farina integrale. Le farine raffinate tendono a far alzare velocemente la glicemia (con conseguente picco a ribasso successivo) a differenza di quanto avviene invece con le farine integrali che riescono a tenere sotto controllo meglio il glucosio e di conseguenza l'insulina nel nostro organismo donandoci un grado di energia e vitalità più stabile.

Leggi anche: La farina 00 e' dannosa per la salute: ecco perche'

RISO RAFFINATO

Lo stesso discorso vale anche per il riso raffinato, ovvero quello bianco che si trova comunemente in commercio nelle sue tante varietà. Questo prodotto ha esattamente gli stessi svantaggi della farina 00 con cui si ricavano pane, pasta, dolci, ecc. Meglio scegliere il riso integrale, privato solo della parte esterna non commestibile, ricco in fibre, sali minerali e vitamine. Un alimento completo e sano adatto a tutti. Se inizialmente il vostro intestino fa fatica a digerire il riso nella versione integrale o il vostro palato non riesce ad abituarsi, potete fare una tappa intermedia acquistando il riso semintegrale (si trova nei negozi bio) che comunque garantisce un 50% in meno di raffinazione.

Leggi anche: Riso bianco Vs. Riso integrale: vantaggi e precauzioni

ZUCCHERO BIANCO

Lo zucchero bianco è per noi una vera e propria droga da cui è bene disintossicarci riducendola al minimo. Se proprio non potete farne a meno scegliete almeno lo zucchero integrale di canna (attenzione non quello grezzo ugualmente raffinato), ma vale comunque la stessa avvertenza: non bisogna abusare! Si tratta infatti sempre di zucchero e, ormai è risaputo, questa sostanza può portare a sviluppare malattie metaboliche anche molto serie oltre che più in generale indebolire il nostro organismo facendoci ammalare più facilmente e spesso. Esistono anche dei dolcificanti naturali che si possono utilizzare per evitare il tradizionale zucchero tra questi il malto d’orzo o di riso, la stevia, il succo d’acero, il succo di mela o lo zucchero di cocco.

Leggi anche: Dolcificanti naturali: 10 valide alternative allo zucchero bianco

DOLCIFICANTI ARTIFICIALI SBIANCATI

I dolcificanti artificiali sbiancati non offrono nulla in più dello zucchero e, secondo una recente ricerca, creano comunque grossi problemi a livello metabolico e possono portare ugualmente alla comparsa di diabete. Tra i più diffusi ci sono sicuramente l’aspartame e la saccarina che sono dolcificanti di sintesi, artificiali. Credo che questo sia già abbastanza per evitarli: perché dovremmo consumare dolcificanti creati in laboratorio quando abbiamo la possibilità di utilizzare dolcificanti naturali? Sia sulla saccarina che in particolare sull’aspartame, considerato sicuro dall’Ue, si discute ancora molto e un servizio di Report ha messo in luce la potenziale pericolosità di quest’ultimo.  Molto diffuso è poi l’acesulfame K, edulcorante artificiale considerato sicuro ma che, se assunto in dosi elevate, può portare ad effetti collaterali come emicrania, nausea, disturbi neurologici e altro.

Leggi anche: I dolcificanti artificiali sono nocivi come lo zucchero bianco

SALE

In Italia si utilizza troppo sale, sostanza che può diventare pericolosa soprattutto se è raffinata. Innanzitutto è bene evitare il comune sale da cucina e scegliere invece il sale marino integrale o il sale rosa dell’Himalaya (non raffinati) e poi seguire il consiglio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità non superando i 5 grammi di questa sostanza al giorno per ridurre il rischio di ipertensione e malattie cardiovascolari. Si possono trovare escamotage per ridurre il consumo di sale almeno a casa propria, uno tra tutti è quello di utilizzare più spesso spezie ed erbe aromatiche che doneranno naturalmente sapore ai vostri piatti preferiti oppure prepararvi in casa del gomasio con semi di sesamo tostati e una piccola percentuale di sale.

Leggi anche: Sale: i 6 alimenti insospettabili da evitare con la pressione alta

MARGARINA

Per molto tempo si è pensato che la margarina fosse un prodotto migliore del burro in quanto più leggero e sano. Inizialmente però questo prodotto era composto da grassi idrogenati e quindi è stato subito additato come non sano, oggi si trovano quasi tutte le margarine con su la scritta “senza grassi idrogenati”, lo stesso però non si tratta di un prodotto naturale. La margarina, infatti, viene realizzata con oli vegetali ed acqua a cui vengono aggiunti alcuni additivi e il risultato finale può presentare un elevato contenuto di grassi saturi. I grassi utilizzati per realizzare la margarina generalmente sono di origine vegetale ma spesso si tratta del tanto discusso olio di palma di dubbi effetti sulla salute e che, come sappiamo, crea deforestazione e squilibri ambientali nelle zone in cui si produce. Visto che si tratta di un prodotto realizzato con processi industriali vi consigliamo di utilizzarlo il meno possibile privilegiando invece per le vostre preparazioni oli vegetali e spremuti a freddo come l'olio extravergine d'oliva, di girasole, ecc.

Leggi anche: Margarina senza grassi idrogenati: fa male lo stesso alla salute?

LATTE VACCINO

Sul latte vaccino ultimamente si discute molto. E’ ancora da considerare un alimento benefico da inserire in una dieta equilibrata? Aumenta il numero dei medici e nutrizionisti che consigliano di diminuire il consumo di latte e in alcuni casi di eliminarlo del tutto anche perché aumentano intolleranze ed allergie a questo alimento. Recentemente anche Harvard, nella sua piramide alimentare, ha spostato il latte tra gli alimenti che vanno mangiati con parsimonia. Tutto ciò per diversi motivi: secondo i più attenti agli aspetti naturali, nessun mammifero dopo lo svezzamento continua a bere latte e per giunta di un’altra specie; la caseina sarebbe per noi una proteina indigeribile; il calcio presente in questa bevanda sarebbe in realtà poco utile e anzi controproducente in quanto essendo il latte un alimento acidificante l’organismo per tamponare la situazione che si viene a creare ha bisogno di tirare fuori minerali basificanti (tra cui il calcio stesso) proprio dalle ossa; i fattori di crescita e gli ormoni presenti nel latte sono adatti al vitello che si deve sviluppare non all’essere umano e possono permettere ai tumori di crescere più rapidamente, ecc. La questione latte è tutt'altro che conclusa anche perchè vi sono ancora molte resistenze a riguardo.

Leggi anche: Latte: un alimento benefico o da evitare?

Francesca Biagioli

Nestle' ritira 10 mila confezioni di gelato Haagen-Dazs per rischio allergie

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gelato haagen dazs

Haagen-Dazs ha deciso di ritirare dal mercato Usa almeno 10 mila confezioni di gelato a causa del possibile rischio di allergie. Il pericolo è determinato da un errore di etichettatura dei barattoli di gelato.

I prodotti con etichettatura errata sono stati distribuiti in Delaware, Florida, Maryland, North Carolina, New Jersey, New York, Pennsylvania, South Carolaina, Virginia e West Virginia. I prodotti Haagen Dazs distribuiti in Canada o altrove nel mondo non avrebbero subito alcun errore di etichettatura.

Il ritiro riguarda infatti esclusivamente le confezioni di gelato dove l'etichetta del barattolo non corrisponde all'etichetta del coperchio. Sono a rischio coloro che soffrono di allergia a noci, noccioline e frutta secca.

Il problema di errori nell'etichettatura riguarda il gelato che riporta sulla confezione la dicitura "Häagen-Dazs Chocolate Chocolate Chip Ice Cream" (UPC 74570-08400) e sul coperchio l'indicazione "Häagen-Dazs Chocolate Peanut Butter" (Lotto 24-52 4133580418D e scadenza il 13 maggio 2015).

Come spiega l'azienda sul proprio sito web, i consumatori che soffrono di grave allergia o sensibilità alle noccioline possono correre il rischio di una reazione allergica se consumeranno la confezione di gelato al burro d'arachidi, etichettato per errore come gelato con gocce di cioccolato.

L'errore di etichettatura è stato identificato da un consumatore, che lo ha comunicato ai produttori. L'azienda sta investigando per comprendere le cause dell'incidente e sta lavorando con la Food and Drug Administration per potenziare le procedure di richiamo dal mercato. Sta inoltre collaborando con Food Allergy Research & Communication per mettere in guardia la clientela dal rischio di reazioni allergiche.

Coloro che avessero acquistato il prodotto in questione dovranno chiamare il numero verde 800-993-8924 e seguire le indicazioni dell'azienda, che fa capo alla multinazionale Nestlé. per capire se sarà possibile restituire il prodotto e ricevere un rimborso.

Marta Albè

Fonte foto: www.wkrb13.com

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Concordia: ultimo viaggio verso Genova, quali rischi per l'ambiente?

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concordia greenpeace

Entro il 20 luglio la Costa Concordia farà il proprio ultimo viaggio. Arriverà a Genova, dove l'enorme rifiuto che per due anni e mezzo ha stazionato di fronte all'Isola del Giglio verrà finalmente smantellato. Spostare il relitto per chilometri verso il punto di demolizione ligure sarà un'operazione sicura per l'ambiente?

Prima dell'approvazione da parte del Governo sulla manovra sono sorte accese discussioni sulla destinazione della Concordia, tanto che in Italia sono stati preparati due punti di demolizione, a Genova e a Piombino. La Concordia, insomma, ha rappresentato un relitto conteso nell'ultimo periodo. Ora che la destinazione è certa, si dovrà garantire la massima sicurezza durante il trasporto.

I timori maggiori riguardano lo sversamento nelle acque marine di liquidi pericolosi ancora presenti all'interno della Concordia. Il viaggio verso Genova, lungo cui la Concordia verrà traghettata, durerà per 5 giorni e percorrerà una distanza di 370 chilometri.

LEGGI anche: Costa Concordia, destinazione Genova. Ma rischio inquinamento

E' proprio un viaggio in mare aperto così lungo, con condizioni climatiche incerte giorno dopo giorno, a destare preoccupazioni. Ancora più importante, la rotta della Concordia verso Genova attraverserà il Santuario dei Cetacei, una risorsa inestimabile dal punto di vista della protezione degli animali marini e un patrimonio naturale da tutelare.

Greenpeace è intervenuta per porre l'accento sui possibili rischi ambientali legati allo spostamento e allo smaltimento della Concordia. Nelle ultime ore ha affiancato il relitto con la propria nave simbolo, la Rainbow Warrior, su cui sono comparsi dei messaggi inequivocabili: "Un altro disastro, quanto ci Costa?" e "In mare aperto per 5 giorni?".

Greenpeace non ha mai fatto il tifo per la scelta di una città rispetto ad un'altra per quanto riguarda la destinazione di demolizione della Concordia, ma solo per il Giglio e per lo splendido mare del Santuario dei Cetacei per il quale fa campagna da anni. L'associazione ambientalista ricorda che lo smaltimento delle navi è bene che avvenga il più vicino possibile al luogo in cui si trovano per minimizzare i rischi ambientali, soprattutto quando hanno subito gravi danni.

"Non sappiamo cosa accadrebbe se, com'è già successo, durante il traino si dovesse staccare un altro cassone. Non conosciamo previsioni meteo davvero affidabili a cinque giorni (tanto, e forse più, ci vorrà per portare la Concordia a Genova) e non abbiamo certezze su come verranno limitati i rischi di rilascio dei liquidi pericolosi o contaminati che sono dentro il relitto. Infine, non sappiamo con quali garanzie avverrà a Genova la rottamazione della Concordia che deve rispettare le norme comunitarie" - ha dichiarato Alessandro Giannì, direttore delle campagne di Greenpeace Italia.

L'Italia si è dotata di ben due punti di smaltimento delle navi non molto distanti tra loro pur sapendo che, come ricorda Greenpeace, il Regolamento UE 1257/2013 di fatto consente agli armatori europei di vendere le navi che possono quindi cambiare bandiera ed essere smantellate fuori dei confini comunitari. Costa/Carnival lo ha già fatto con la Costa Allegra - incendiatasi poche settimane dopo la Concordia - che è stata venduta a un intermediario, ha cambiato nome in Santa Cruise e bandiera (Sierra Leone) ed è stata rottamata ad Alyaga, in Turchia.

greenpeace concordia

greenpeace costa concordia

Ora la speranza è che il Governo, che ha deciso per il trasferimento e lo smaltimento a Genova, mantenga le promesse di massimo controllo delle operazioni, per evitare qualsiasi rischio legato all'ambiente, a partire dallo sversamento di sostanze indesiderate nelle acque dei nostri mari e dalla possibilità che parti del relitto si distacchino durante il trasporto.

Marta Albè

Fonte foto: greenpeace.org

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Bollette energetiche: come aderire alla nuova tariffa sperimentale D1 per pompe di calore

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Al via a partire da oggi la nuova tariffa D1, sperimentazione tariffaria su scala nazionale rivolta ai clienti domestici che utilizzano, nell'abitazione di residenza, pompe di calore elettriche come unico sistema di riscaldamento delle proprie abitazioni. Lo stabilisce l'articolo 8, comma 3, della delibera 607/2013/R/eel prevede che dal 1° luglio 2014.

Da oggi, e fino al fino al 31 dicembre 2015, i clienti che aderiranno alla sperimentazione tariffaria verrà applicata la tariffa di rete D1, caratterizzata dall'assenza di progressività del costo del kWh rispetto ai consumi complessivi annui, che invece caratterizza le tariffe di rete D2 e D3 attualmente applicate ai clienti domestici.

COSA CAMBIA – Proprio per chiarire il nuovo scenario l'Aeeg ha recentemente pubblicato una lista di Faq, spiegando, in sintesi, che con la D1 ogni kWh viene pagato sempre uguale, indipendentemente dal volume di consumo annuo registrato. Una delle componenti del prezzo dell'energia varia a seconda dei consumi effettivi (in centesimi di euro/kWh) quindi più si consuma, più si paga ogni kWh consumato; così invece il prezzo non cambia.

COME ADERIRE? -La richiesta di adesione deve essere presentata al proprio venditore di energia elettrica. Nel caso in cui si è serviti da un contratto in regime di maggior tutela, il venditore è sempre tenuto ad accogliere la richiesta di adesione. Se invece vi è l'adesione all'offerta di un venditore del mercato libero, è necessario verificare che abbia deciso di aderire alla sperimentazione.

La richiesta va presentata a partire da oggi 1° luglio 2014 ed entro il 31 dicembre 2015, compilando il modulo presso il proprio venditore di energia elettrica e allegando la documentazione tecnica che dimostri le caratteristiche del proprio sistema di riscaldamento a pompa di calore.

Dalla presentazione di una richiesta di adesione, venditore e impresa di distribuzione hanno a loro disposizione 14 giorni lavorativi per verificarne il contenuto e aggiornare le banche dati. La tariffa D1 verrà dunque applicata a partire dal primo giorno del mese successivo a quello in cui scade tale termine. L’adesione non comporta comunque alcun costo.

Scarica QUI il modulo per richiedere la nuova tariffa (al momento applicata solo da Enel)

 

Roberta Ragni

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10 cose che non ti aspetti di mangiare in un barattolo

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ricette barattoli

Ricordate il Bar dei Barattoli? In un locale di Kiev, in Ucraina, tazze e bottiglie sono bandite. Tutto viene servito in barattoli di vetro, all'insegna del riciclo. 

Anche noi a casa possiamo provare a riutilizzare i barattoli di vetro per sostituire in modo originale i bicchieri da cocktail, le coppette per la macedonia e il gelato e non solo.

Ecco tante idee originali.

1) Insalate

L'idea delle insalate in barattolo è nata negli Stati Uniti, alla ricerca di un'alternativa salutare al fast food, facile da portare con sé al lavoro e per il pranzo fuori casa. Si tratta di insalate preparate a strati, con tanto di condimento, da preparare al mattino o la sera prima e da mescolare e gustare ancora fresche.

Leggi anche: Insalate in barattolo: 10 ricette per prepararle in casa

2) Torte

Sono ormai arrivate anche in Italia numerose ricette di torte e dessert in barattolo, da preparare e da servire in modo insolito. Alcune torte in barattolo sono davvero facili da preparare perché non richiedono la cottura. Pensiamo ad esempio alla cheescake con fondo di biscotti sbriciolati. Qui tante idee utili.

 

Leggi anche: Torte in barattolo: 10 idee per preparare in casa degli originali dessert

 

torte in barattolo

3) Succhi e frullati

Probabilmente a qualcuno di voi sarà capitato di ordinare un succo di frutta o un frullato al bar e di ricevere un bel barattolo di vetro al posto del bicchiere, magari decorato con fettine di agrumi e foglioline di menta. E' un'ottima idea per riutilizzare i barattoli di vetro delle marmellate per servire succhi e frullati in modo originale ai vostri ospiti. Anche un semplice succo d'arancia sembrerà diverso dal solito.

succhi barattolo

fonte foto: thefooddocs.com

4) Macedonia

Ecco una bella idea per servire le vostre macedonie riciclando i barattoli di vetro. Se non avete a disposizione le classiche ciotoline per la frutta, perché non recuperare dei barattoli di vetro? Vi basterà lavarli sempre bene prima dell'uso. L'effetto cromatico della frutta colorata visibile dai barattoli trasparenti sarà davvero gradevole.

macedonia barattolo

fonte foto: recipecorner.com

5) Cioccolata calda

I barattoli di vetro saranno adatti anche per servire la vostra cioccolata calda. Tenete a mente questa idea per l'autunno e l'inverno. In alternativa potrete trasformarli in un'idea regalo per offrire agli amici tutti gli ingredienti in polvere adatti a preparare una cioccolata calda in barattolo, come il cacao, lo zucchero di canna e l'amido di mais per addensare. Qui tante ricette.

Leggi anche: Cioccolata calda fatta in casa: 10 ricette per tutti i gusti

cioccolata calda barattolo

fonte foto: simplify101.com

6) Gelato

I barattoli di vetro andranno benissimo anche per servire il gelato fatto in casa. Potrete divertirvi a comporre barattoli con strati di gelato di colori diversi e a decorarli con la frutta fresca, la frutta secca, il cacao in polvere o le scaglie di cocco e di cioccolato. Ricordate che potete preparare in casa il gelato anche senza la gelatiera.

Leggi anche: Come fare il gelato senza gelatiera

gelato barattoli

fonte foto: peanutbutterandpeppers.com

7) Cocktail

Non di rado alcuni dei cocktail più popolari, come il mojito (che potrete preparare in versione "decrescente"), vengono serviti in barattoli di vetro durante gli aperitivi e le serate nei locali. Il risultato è davvero gradevole e a livello casalingo, ancora una volta, si incentiva il riciclo. Preparate dei cocktail coloratissimi e serviteli accompagnati da tanta frutta fresca e di stagione.

Leggi anche: Mojito...in decrescita!

cocktail barattolo

fonte foto: foragingforflavor.com

8) Tofu

Sapevate di poter conservare il tofu sott'olio? Lo potrete preparare come se si trattasse di una conserva e servirlo sempre in barattolo, dopo averlo scolato, magari accompagnandolo con pomodorini e peperoni. Per preparare il tofu sott'olio vi serviranno anche olio extravergine, pepe, peperoncino e basilico. Qui una ricetta utile per preparare il tofu in barattolo.

tofu sottolio barattolo

fonte foto: elinluv.com

9) Parmigiana

Potrete preparare e servire in barattolo anche uno dei piatti più classici della tradizione italiana, come la parmigiana di melanzane. Un'alternativa alla frittura o alla preparazione alla griglia delle melanzane è la cottura al forno e poi al vapore, per ottenere un piato più leggero, come suggerisce Luciano Pignataro. Qui la ricetta completa.

parmigiana barattolo

fonte foto: lucianopignataro.it

10) Biscotti

Per quanto riguarda i biscotti in barattolo avete due alternative. Prepararli seguendo una delle vostre ricette preferite e conservarli semplicemente in un barattolo di vetro a chiusura ermetica, oppure utilizzare un barattolo per regalare agli amici gli ingredienti per fare i biscotti in casa, come farina, zucchero e cacao in polvere. Qui una ricetta utile.

biscotti barattolo

fonte foto: anemoneincucina.com

Marta Albè

Fonte foto: honestlyyum.com

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Cambiamenti climatici: pinguini in via di estinzione con il riscaldamento globale

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La più grande minaccia per i pinguini imperatore non sono le foche leopardo o le orche, ma un predatore molto più grande: il riscaldamento globale. Il cambiamento climatico, che sta rapidamente sciogliendo il ghiaccio del mare da cui questa specie dipende per la sopravvivenza, potrebbe causare cadute drammatiche nel numero di pinguini imperatore in tutto l'Antartide entro la fine del secolo.

È quanto emerge da uno studio di un team internazionale di scienziati pubblicato oggi su Nature Climate Change , in cui si rivela che l'animale è "pienamente meritevole di stato in via di estinzione a causa del cambiamento climatico". I pinguini imperatore sono infatti fortemente sensibili alle variazioni di concentrazione di ghiaccio marino. Il team ha ha stabilito che tutte le colonie saranno in declino – in alcuni casi di oltre il 50 per cento - entro la fine del secolo, a causa dei cambiamenti climatici futuri.

"Se il ghiaccio marino declina ai tassi previsti dai modelli climatici dell'IPCC, e continua a influenzare i pinguini imperatore, come ha fatto nella seconda metà del 20° secolo, almeno i due terzi delle colonie diminuiranno di oltre il 50 per cento dalla loro dimensione attuale entro il 2100", spiega Stephanie Jenouvrier, un biologo con il Woods Hole Oceanographic Institution (WHOI).

I ricercatori hanno scoperto che, seppur alcune colonie aumenteranno per un po', questa crescita sarà di breve durata. Entro la fine del secolo almeno due terzi di loro diminuiranno di oltre la metà. Ancor più preoccupante, si prevede che tutte le colonie saranno in calo in quel momento. Un drastico cambiamento sarebbe necessario per invertire questi declini. Il pinguino imperatore è un esempio iconico di un nuovo paradigma globale per le specie minacciate dai cambiamenti climatici futuri.

Roberta Ragni

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iVegan: apre a Roma il primo supermercato vegan italiano

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iVegan

In attesa che la catena tedesca Veganz arrivi a Milano, a Roma un supermercato vegano è già realtà. E' tutto italiano ed esiste già dal 2008. E' iVegan, lo shop online che ora sta per aprire un nuovo punto vendita, più grande, più comodo e più accogliente, in Via Angelo Emo 125 129. L'inaugurazione del negozio si terrà il 05 Luglio e prevede, dalle ore 10.00 e fino a esaurimento scorte, cornetti vegan gratis, per poi proseguire, alle 18.00, con una degustazione-aperitivo dei migliori prodotti iVegan.

iVegan nasce grazie alla passione e all'esperienza maturata nei gruppi di acquisto vegan. Da qui l'idea di un progetto ambizioso: garantire a tutte le persone del buon cibo vegan, direttamente nelle loro case. Ad oggi è il primo e più grande distributore di alimenti vegan nel nostro paese, consegna in tutta Italia in modo rapido ed efficiente grazie alla possibilità̀ dell'ordine online e all'acquisto nel negozio di Roma.

Andrea Biello, presidente iVegan, spiega a greenMe.it:

"Oltre al punto vendita, continuiamo parallelamente l'attività di vendita online. Il nostro successo lo dobbiamo ai nostri clienti, che hanno tutte le età e tutte le estrazioni sociali, perché il veganesimo si sta allargando trasversalmente. Sono persone attente all'alimentazione e/o all'etica, ma anche semplicemente incuriosite dalle alternative offerte dai prodotti vegetali. L'apertura della nuova sede ci aiuta a portare avanti la battaglia che abbiamo intrapreso a favore di uno stile di vita vegan, facilitando questa scelta".

iVegan, infatti, risponde alla richiesta sempre maggiore di persone, vegan e non, attente alla propria alimentazione e offre una scelta vastissima di prodotti, anche biologici e cruelty free, ad un ottimo prezzo.

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Seleziona le imprese tra produttori artigiani e grandi aziende specializzate nel settore, mettendo sempre al primo posto la qualità̀.

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Una spesa completa, dalla colazione alla cena, che rende più semplice e sfiziosa la scelta vegan. Perché crediamo il primo cambiamento da attuare è quello alimentare di tipo etico verso gli animali e la terra che ci ospita.

Roberta Ragni

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Veganz: arriva in Italia la prima catena di supermercati vegan del mondo (VIDEO)

Elicriso: proprieta', benefici e utilizzi

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proprieta benefici elicriso

L'elicriso (Helichrysum italicum) è una pianta erbacea tipica delle aree mediterranee. Le varie specie di elicriso, che appartengono al genere delle Asteraceae, possono presentare fiori di colori vari, che vanno dal bianco, al giallo, al rosso. Ma l'Helichrysum italicum si distingue per il colore giallo lucente dei capolini.

Si tratta di una pianta perenne diffusa in particolar modo nell'Europa meridionale. In Italia lo si trova soprattutto al centro, al sud e sulle isole fino ad 800 metri di altitudine. La fioritura avviene da luglio ad agosto. Si tratta dunque di un fiore tipicamente estivo. Il suo nome deriva dal greco "Helios chrysos", che significa "sole d'oro".

La raccolta dell'elicriso avviene proprio con la fioritura, soprattutto se si ha l'intenzione di lasciare essiccare la pianta, con particolare riferimento ai fiori e alle foglie. Insieme vengono sminuzzati per preparare pot-pourri per profumare gli ambienti e sacchetti per deodorare gli abiti, i cassetti e gli armadi.

Dai fiori di elicriso si estrae un olio essenziale utilizzato in erboristeria e in medicina naturale. L'olio di elicriso ha proprietà antinfiammatorie, antifungine e astringenti. Viene impiegato per alleviare i rossori e le screpolature della pelle. L'elicriso ha una fragranza molto intensa, così come il suo olio essenziale. Per questo viene utilizzato nella preparazione dei profumi.

L'elicriso, con particolare riferimento ai suoi estratti erboristici e al suo olio essenziale, viene utilizzato nella preparazione di sieri e creme per il viso, adatti soprattutto alla pelle matura, secca e danneggiata. E' considerato utile anche per prevenire le cicatrici, le rughe e le smagliature.

Secondo la medicina naturale e le cure erboristiche, l'elicriso permette di migliorare la digestione, aiuta a regolare la pressione del sangue, supporta il sistema nervoso, allevia i dolori causati dall'artrite ed è utile per proteggere l'organismo dalle infezioni causate dai microbi.

L'olio essenziale di elicriso ha effetto calmante sulla dermatite, sull'eczema e sulla psoriasi. E' necessario diluirlo in un olio vegetale di base prima di applicarlo sulla pelle, secondo le dosi indicate da un erborista esperto in base al problema da trattare. Può essere utile anche per le scottature della pelle, per l'acne e le manifestazioni allergiche.

Le proprietà cicatrizzanti dell'elicriso permettono di utilizzare il suo olio essenziale, o l'oleolito di elicriso, per applicazioni preventive sulla pelle. L'olio essenziale di elicriso ha anche proprietà espettoranti. Aiuta a liberare l'apparato respiratorio dal muco e evita che si depositi in modo eccessivo.

elicriso fiori 1

fonte foto: neoplantarum.it

La medicina naturale indica l'elicriso come un efficace sedativo bronchiale. L'elicriso ha inoltre un'azione bechica, cioè svolge la funzione di calmane della tosse. In erboristeria e in cosmetica l'elicriso viene utilizzato soprattutto sotto forma di macerato oleoso, olio essenziale, tintura madre, macerato glicerico e idrolato.

Ha proprietà lenitive e disarrossanti, utili per il trattamento della pelle scottata dal sole. Le sue applicazioni riguardano anche i geloni e le ustioni. Molte delle virtù curative dell'elicriso sono conosciute fin dall'antichità, con testimonianze che riguardano le popolazioni dei greci e degli egizi.

elicriso fiori 2

fonte foto: lorenamanca.blogspot.com

Con 200 grammi di fiori di elicriso freschi e 1 litro di olio extravergine d'oliva o di semi di girasole potrete preparare l'oleolito di elicriso. Si uniscono i due ingredienti in un contenitore capiente e si lascia macerare il tutto al sole per 20-28 giorni. Si mescola ogni giorno e trascorso il tempo di macerazione si filtra l'oleolito. Qui la ricetta completa.

Per la cura della pelle si consiglia di preparare un decotto di elicriso, oppure di utilizzare olio essenziale diluito in piccole quantità in olio vegetale di base, ad esempio olio extravergine o olio di mandorle dolci. E' possibile anche preparare un infuso di elicriso per uso interno, ma poiché il suo sapore è piuttosto forte, l'assunzione orale dell'elicriso come rimedio erboristico di solito avviene tramite preparati in capsule. Per i geloni si consiglia l'abbinamento dell'olio essenziale di elicriso con oleolito di calendula.

Per quanto riguarda l'elicriso, non vengono segnalate controindicazioni particolari alle dosi terapeutiche normali consigliate, fatta eccezione per una ipersensbibilità individuale. Dunque è sempre bene rispettare le indicazioni dell'erborista e valutare se la propria pelle possa essere sensibile ai preparati a base di elicriso utilizzandone all'inizio soltanto una piccola quantità.

Marta Albè

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Il governo tedesco incentiva l'uso delle cargo bike

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Il governo tedesco incentiva uso delle cargo bike

Nel percorso verso un futuro più pulito e sostenibile la Germania è di gran lunga avanti, basti pensare, ad esempio, alla loro produzione di energia da fonti rinnovabili.

Storica poi è l'attenzione dei tedeschi verso l'uso della bici, tanto da spingerli a costruire una vera è propria autostrada ciclabile, la Radler B-1.

 

Oltre agli 80 milioni di euro all'anno spesi per infrastrutture dedicate alle biciclette, il governo tedesco sta mettendo in campo nuovi strumenti per incentivare l'uso delle cargo bike, che proprio qui stanno ritornando molto in auge.

Queste biciclette sono state molto popolari all'inizio del novecento, prima che l'auto prendesse il sopravvento nei trasporti, ma proprio in Germania, negli ultimi cinque anni, hanno ricominciato ad essere usate. Sono bici, spesso a tre ruote, con un contenitore che permette di trasportare oggetti anche molto pesanti.

Ed è proprio questa loro caratteristica che sta spingendo il governo tedesco ad incentivare il trasporto delle merci tramite bici, anziché camion o auto.

"E' un buon mezzo di trasporto che non fa alcun rumore e non inquina" ha detto Birgitta Worringen, portavoce del Ministero dei Trasporti. "Più di tre quarti di tutti gli spostamenti fatti in Germania sono fatti in meno di 10 chilometri e le cargo bike sono perfette per realizzarli".

Il corriere UPS ha già aderito al progetto, iniziando ad usare cargo bike, per le proprie consegne, in sei città tedesche e ci sono buone probabilità che iniziative di questo genere continuino a crescere. "Questo ritorno alle nostre radici è un concetto che abbiamo recentemente implementato per affrontare i problemi di congestione nei centri urbani e fare la nostra parte in termini di responsabilità per le pratiche sostenibili" ha detto Lars Purkarthofer, portavoce della UPS.

Naturalmente siamo solo all'inizio e le sfide da superare sono tante: gran parte delle infrastrutture - dalle piste ciclabili ai parcheggi - sono state pensate e costruite per le bici tradizionali. Ma il fatto che il governo tedesco inizi a riconoscere il ruolo importante che questo mezzo di trasporto potrà svolgere in futuro è sicuramente un ottimo inizio.

Insomma, imprese e governo dovranno cominciare a pedalare insieme se davvero vorranno riportare le cargo bike sulla strada principale.

Arturo Carlino

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